Alberto Aiardi 1. Un testamento spirituale negli ultimi due libri: religione, socialità, economia

Postato da arteculturaoggi.com [03/11/2012 19:53]

di Romano Maria Levante

Alberto Aiardi, scomparso l’8 giugno 2012,  ha compiuto nella sua vita politica un lungo viaggio nelle istituzioni locali e nazionali: da amministratore, da vice sindaco di Teramo e Presidente del Consorzio industriale a deputato per cinque legislature e Sottosegretario al Bilancio e alla Programmazione Economica. E’ stato sottolineato che la sua militanza  politica ha avuto come matrice ideale le radici nel movimento cattolico, nel quale è stato Presidente diocesano della Gioventù Italiana di Azione Cattolica e Consigliere nazionale, nonché Presidente di Giunta Diocesana; e come direttrice costante la visione sociale che lo ha visto mobilitarsi in un’azione instancabile sui temi della vita civile del territorio e della nazione, tra i quali l’emigrazione come Vice Presidente Nazionale dell’ANFE, l’associazione italiana delle Famiglie degli Emigrati, fino all’immigrazione nel periodo più recente.

Alberto Aiardi alla presentazione dell’ultimo suo libro, nel gennaio 2012,
meno di 6 mesi prima della sua scomparsa l’8 giugno successivo

Questo impegno appassionato si è manifestato non solo sul piano politico ma anche su quello culturale. Il suo è stato un approccio da economista abituato ad approfondire i problemi con una ricerca assidua e minuziosa, nulla lasciando all’improvvisazione che contraddistingue la politica fine a se stessa. Come sbocco naturale di questa elevata caratura, oltre all’azione diretta in associazioni culturali come il Gruppo dei Personalisti di cui è stato presidente e l’associazione “J. Maritain-Società 2000″” da lui fondata e presieduta, ha scritto una serie di volumi pubblicati tra il 1969 e il 2012  nei quali ha raccolto le proprie analisi e riflessioni sulla evoluzione della società nei rapporti con i partiti e con la persona, e sui problemi dell’economia nei rapporti con la politica e l’etica, con un excursus  anche  su personaggi come Maria Federici  e sul movimento cattolico.

Nei due volumi pubblicati negli ultimi due anni la sua riflessione è stata di natura storica, quasi volesse lasciare il segno di quanto aveva potuto percepire e approfondire nella sua vita di impegno personale sui temi visti ora in una più vasta prospettiva temporale. Il loro contenuto ce li fa sentire come un vero e proprio testamento spirituale che lascia ai suoi concittadini da lui tanto amati.

Alberto Aiardi, la copertina del penultimo libro
“L’Azione cattolica a Teramo… “, 2011

L’Azione cattolica teramana tra il fascismo e la democrazia

 Il penultimo libro, del febbraio 2011,“L’Azione cattolica a Teramo – Tra ventennio e ritorno alla democrazia (1919-1953 ” presenta una prima particolarità: è una testimonianza del periodo in cui era semplice “aspirante” che non si estende alla fase successiva, allorché fu  presidente della Gioventù Italiana di Azione Cattolica dal 1958 al 1964 e membro della Giunta Diocesana dal 1968 al 1970.

Lui stesso ne spiega le motivazioni: “Per ricostruire le basi di una memoria storica di un periodo che rischia altrimenti di perdersi nella indifferenza e nel nascondimento di movimenti e di uomini che hanno operato nella comunità locale, sollecitati ad un impegno di cattolicesimo militante, molto spesso difficile per contrapposizioni e prevalere di altre storie culturali e politiche”.

E indica i  motivi della scelta temporale: vuole addentrarsi, in “un tempo nel quale con la dittatura fascista viene meno la presenza del movimento strettamente politico dei cattolici, nell’esame di una presenza dell’azione di apostolato laicale”; inoltre intende verificare, del movimento cattolico, “il suo ruolo al momento del ritorno alle libertà democratiche; e quindi la sua capacità di ripresa organizzativa e di promozione nel primo decennio di cammino nel nuovo clima politico e sociale”.

Poi confida “una terza motivazione di carattere più strettamente personale: quella di rendere omaggio ad un gruppo numeroso di persone con le quali ho avuto il piacere e l’onore di incrociarmi per conoscenza e rapporti di impegno comune nel mio percorso di vita degli anni giovanili”.

Il pregio della sua rievocazione, oltre al valore storico,  sta nella capacità di far rivivere quei momenti evocando le figure di spicco nella vita associativa locale e componendo un mosaico di fatti e persone operanti nella provincia con sullo sfondo la più ampia prospettiva nazionale in un periodo così tormentato, segnato dalla dittatura prima e dal sospirato ritorno alla democrazia poi.

Scorrono nella sua ricostruzione figure rimaste nella memoria di coloro che hanno vissuto quel periodo e possono confrontare con i propri ricordi le vicende emerse dal vivo racconto dell’autore.  Non manca di trarne conclusioni per la realtà odierna, “in relazione alla esigenza di contribuire a rianimare, culturalmente ed eticamente, tale realtà, di fronte ai preoccupanti sintomi di incertezza, di smarrimento e di declino che vanno percorrendo il Paese”. A tal fine, “forse torna importante, come nei momenti più difficili della Chiesa e della stessa comunità civile, ripensare la necessità di saper raccogliere le nuove sfide e di recuperare il ruolo più incidente di quella organizzazione dell’apostolato laicale, attuato nella più stretta collaborazione con la Chiesa pastorale”.

L’Azione cattolica, nella visione di Aiardi, dovrebbe tornare ad essere “strumento di concreta e capillare collaborazione dei laici all’azione della Chiesa”, ma non in una visione integralista, bensì con finalità di alto valore sociale e umano: “Un associazionismo che sia di reale aiuto ed animazione della vita parrocchiale, con le varie iniziative di formazione, di assistenza alle aree della emarginazione (anziani, povertà, handicap, ecc.), di comunicazione sociale sui beni di interesse comune'”. I gruppi di laici che ne fanno parte sarebbero così “impegnati ad essere, secondo l’antico motto di ‘preghiera, azione e sacrificio’, testimoni autentici con l’esempio e la parola ed educatori al sociale, mantenendo fermo il principio prioritario della scelta religiosa, ma con l’obiettivo di essere antenne sensibili ed intelligenti dei problemi del mondo.

Alberto Aiardi, la copertina dell’ultimo libro
“Breve storia economica e sociale della provincia di Teramo…, 2012″

L’economia teramana, una lunga marcia tra successi e criticità

Nel gennaio 2012 l’ultimo libro, “Breve storia economica e sociale della provincia di Teramo nel Novecento”, pubblicato solo tre mesi prima di essere colpito dal grave malore, presenta un vasto affresco dell’evoluzione socio-economica del territorio inquadrato nel contesto più generale delle vicende nazionali ed internazionali che è sua cura ricordare costantemente. E’ una ricerca minuziosa basata su una molteplicità di fonti dalle quali ricava le cifre più significative che interpreta con una analisi approfondita volta a percepire le trasformazioni che segnano l’evoluzione nel tempo.

I  mutamenti – non solo progressi ma anche battute d’arresto – sono evidenziati con  riferimento alle  iniziative che hanno mutato il volto all’economia e alla società teramana. Ciò consente a ciascuno di rivivere quel cammino confrontandolo con i propri ricordi. Viene rievocata la  partenza della lunga marcia del ‘900, allorché all’inizio del secolo il 90% della popolazione provinciale era dedito all’agricoltura, mentre un secolo dopo, nel 2001, la percentuale  è risultata  inferiore al 6%; Dietro queste due cifre estreme il capovolgimento epocale dell’economia e della società documentato attraverso un’accurata rilevazione statistica riportata con il rigore e la capacità interpretativa dell’economista insieme alla sensibilità del politico che consente di cogliere i movimenti profondi.

Altri dati estremi: 1901, sulla popolazione di 204.000 abitanti, solo il 13,5%  riguardava un’industria primitiva legata all’attività agricola, che riguardava tutto il resto; 2001, su 287.000 abitanti il 44 % lavora in un’industria con settori moderni, dalla componentistica all’impiantistica elettrica ed elettronica, e avanzati come l’ “area della ‘meccatronica’”. Nel terziario la crescita è ancora più impetuosa: dal 7% nel 1901 per le attività più elementari commerciali e creditizie, al 52% nel 2001  che  comprende attività complesse dalla logistica e comunicazioni, alla progettazione e consulenza.

C’è un “come eravamo” e “come siamo”,  in un excursus nel tempo reso non solo attraverso le evidenze statistiche e l’analisi economica, ma anche evocando di volta in volta le iniziative industriali sorte nella provincia, anche per sua diretta iniziativa di politico impegnato nella valorizzazione del territorio.

Ricorda il Consorzio per il nucleo industriale  della Val Tordino, di cui è stato Presidente e quello per il Centro ceramico castellano, con gli insediamenti di tante iniziative produttive; e poi quelle della Val Vibrata nella confezione, abbigliamento, pelli e cuoio, di Mosciano Sant’Angelo e nel mobilio, di  Roseto nelle confezioni. Per promuovere il turismo le  iniziative di valorizzazione della costa e delle aree interne e montane, come il Consorzio per la valorizzazione del Gran Sasso ai Prati di Tivo. Le iniziative nella viabilità, l’autostrada Roma-Adriatico con il traforo del Gran Sasso in testa; l’Università dell’Aquila creata nel 1959 e il consorzio delle Università nelle altre province, con i corsi riconosciuti alla metà degli anni ’60.

I risultati di queste attività cui  ha dato contributi rilevanti nella sua attività politica?  La provincia di Teramo diventa modello di vitalità localistica nella direttrice adriatica, che ha portato il Censis a definire la Val Vibrata “la Milano del Sud”: le imprese, piccole e medie, nate per lo spirito di iniziativa alimentato dalle esperienze commerciali, artigianali e anche rurali maturate nel territorio.  

Ma non è stata una marcia trionfale, si ripercorrono i momenti critici dei dopoguerra seguiti alla due guerre mondiali, con una minuziosa analisi dell’evoluzione nei diversi periodi; si rivive il fenomeno dell’emigrazione, al quale l’autore è molto sensibile, avendolo seguito dalle posizioni di vertice ricoperte nelle associazioni impegnate in un campo che coinvolge la storia familiare di ognuno. I problemi? Mon manca di individuarli e segnalarli: produzioni soprattutto “mature” per consumi di base con scarsa diversificazione e specializzazione, insufficiente innovazione e fragilità organizzativa esposta ai mutamenti del ciclo economico.

Aiardi precisa: “Restava però la forza di reagire, espressione di quello spirito di iniziativa  che aveva prodotto l’avvio delle prime esperienze di imprenditorialità, anche artigianale”. Nei tempi recenti, poi, si aggrava la disoccupazione giovanile, lo spopolamento della montagna e l’invecchiamento della popolazione, con il fenomeno dell’immigrazione a parziale compensazione.

Gli elementi positivi non sono sufficienti “per quel salto di qualità necessario a consolidare il cammino finora realizzato e ad afferrare le opportunità dei nuovi percorsi”. Perché ad esse si associano le minacce crescenti che vengono dall’aspra competizione divenuta globale. Ciò richiede quel più elevato tasso di innovazione tecnologica, mancato per “la sottoterziarizzazione dell’economia locale, che produce un ritardo nella percezione dei processi innovativi e una conoscenza frammentaria degli stessi”; e perché “talvolta l’innovazione è stata spesso attuata per adattamento, anziché con continuità e sistematicità”.

Non si limita alla diagnosi Aiardi, alla capacità interpretativa dell’economista si aggiunge l’approccio operativo del politico di razza che cerca le soluzioni, soprattutto in una fase come l’attuale nella quale i problemi si sono ulteriormente aggravati ed “è indispensabile riattivare quel clima di iniziativa e di entusiasmo imprenditoriale che si espresse al meglio dando vita al localismo emergente”. Come farlo? “Il salto decisivo di qualità è quello di essere ‘cerniera attiva’, come realtà ormai facente parte a pieno titolo delle sinergie  dell’area centrale del Paese, con la capacità di guardare al nuovo secolo con rinnovato spirito di volontà ed intraprendenza”.

La via del futuro è dunque nella valorizzazione della posizione geografica, che da causa di isolamento diviene un’opportunità con una “contraddizione in positivo”: ciò si può realizzare  considerandola, come a volte è avvenuto senza però trarne i vantaggi, “zona vera di passaggio dal Sud al Centro, con una linea di demarcazione che la attraversava nel mezzo del territorio”.

La consegna dal Rotary Club di Teramo, del “Premio Alberto Aiardi”, 3^ edizione, 6 giugno 2013, per neolaureati
in materie umanistiche dell’Università di Teramo, a Pietro Francesco D’Amico ed Enrico Di Berardino

Un testamento spirituale

Questo il messaggio che Alberto Aiardi ci lascia dopo l’excursus sul Novecento teramano, oltre al messaggio sull’azione dei cattolici nella politica, al termine di due libri nei quali si è cimentato con impegno e dedizione in accurate ricostruzioni storiche in una fase della vita in cui si preferiscono comode presenze di rappresentanza alla ben più faticosa ricerca culturale.

Ricordiamo i suoi due ultimi libri con commozione perché ce li aveva fatti pervenire lui stesso nel segno di un sodalizio culturale di una vita; e perché una  forza interiore ci aveva spinti a recensirli nei giorni di Pasqua, ignorando che proprio allora stava combattendo con l’improvviso  malore che poi gli è stato fatale. Un segno che ce li fa sentire come un testamento spirituale: abbiamo avuto il privilegio di raccoglierlo e lo presentiamo alla considerazione, alla riflessione e alla gratitudine di tutti. Ne daremo conto in modo più ampio molto presto. rosinmi giorni.

L’inaugurazione del “Largo Alberto Aiardi”, a lui intitolato, a Teramo, Piano d’Accio,
nella rotatoria tra Statale ’80 e provinciale per Nepezzano, l’8 giugno 2019

Info

Alberto Aiardi: L’Azione cattolica a Teramo – Tra ventennio e ritorno alla democrazia (1919-1953″, Galaad Edizioni, febbraio 2011, pp. 236, euro 14,00;  Breve storia economica e sociale della provincia di Teramo nel Novecento, Galaad Edizioni, gennaio 2012, pp. 170, euro 10,00. Nelle immagini di chiusura vengono aggiunti due riconoscimenti alla memoria di Alberto Aiatdi, non sono citati nel testo che resta quello pubblicato a 6 mesi dalla sua sconparsa: l’intitolazione da parte del Rotary Club di Teramo del “Premio Alberto Aiardi ” per neolaureati dell’Università di Teramo in discipline umanistiche, e il “Largo Alberto Aiardi”, a lui intitolato a Teramo, Piano d’Accio, nella rotatoria tra Statale ’80 e provinciale per Nepezzano, inaugurazione avvenuta l’8 giugno 2019, come sintesi del suo percorso, tra la visione nazionale e quella provinciale, nella zona vicina alla sua abitazione.

Photo

In apertura, Alberto Aiardi alla presentazione dell’ultimo suo libro, nel gennaio 2012, meno di 6 mesi prima della sua scomparsa l’8 giugno successivo; seguono, Alberto Aiardi, le copertine del penultimo libro “L’Azione cattolica a Teramo… ” 2011, e dell’ultimo libro “Breve storia economica e sociale della provincia di Teramo…” 2012; poi, La consegna dal Rotary Club di Teramo, del “Premio Alberto Aiardi”, 3^ edizione, 6 giugno 2013, per neolaureati in materie umanistiche dell’Università di Teramo, a Pietro Francesco D’Amico ed Enrico Di Berardino; e, in chiusura, L’inauguraziosa del “Largo Alberto Aiardi”, a lui intitolato, a Teramo, Piano d’Accio, nella rotatoria tra Statale ’80 e provinciale per Nepezzano, l’8 giugno 2019. Per l’immagine di apertura, molto espressiva, e suggestiva dato il momento molto particolare, si ringrazia “Il Centro”, nella persona del direttore Mauro Tedeschini, che ce l’ha gentilmente concessa; per l’immagine di chiusura il sito web ekuoews, di pubblico dominio, anche ai suoi titolari vanno i nostri ringraziamenti. Le ultime 2 immagini sono state aggiunte all’articolo del dicembre 2012, il cui testo è rimasto nella stesura originaria, riguardando giugno 2013 e giugno 2019.