Di Tonno, intimità a teatro, i nudi onirici. al Teatro Quirino

di Romano Maria Levante

“Intimità a teatro”, al Teatro Quirino di Roma dall’11 ottobre al 23 novembre 2011,non era il titolo di uno dei tanti spettacoli in un cartellone ricco, nel quale “La stagione del sorriso” appena iniziata con la direzione di Geppy Gleijeses, prestigioso attore, regista e imprenditore teatrale di successo, era stata preceduta  da “Mad Revolution”, l’avanguardia di Lorenzo Gleijeses, e da “Autogestito” di Marianella Bargilli;  in più il  “Teatro per i ragazzi” e “Diversamente in scena”, disabili ed emarginati  resi attori con la Fondazione Roma- Terzo settore. Si è trattato invece di una mostra di pittura molto particolare di Michele Di Tonno, a cura di Teresa Emanuele. Ci torniamo a distanza di oltre un anno non avendo dimenticato fascino e sensualità delle sue figure femminili. Poche parole di presentazione, preferiamo lasciare il posto ad immagini ben più eloquenti.

L’autore davanti a due sue opere

La prima particolarità della mostra è stata la sede, il “Foyer” del “Quirino”, anzi un angolo raccolto del “Bistrot”che Gleijeses ha voluto introdurre come parte integrante di un teatro totale, aperto 320 giorni l’anno e 18 ore al giorno, con i tavolini  davanti a pesanti tendaggi, basta spostarli e si scopre la platea, magari gli artisti che stanno provando, lo abbiamo visto tornando alla mostra; e poi la biblioteca e la visione di filmati e video con possibili incontri a sorpresa. Ma soprattutto sono stati molto particolari i dipinti esposti in un allestimento sobrio ed efficace: quadri senza cornice  in due pareti ad angolo su fondo azzurro, quasi una sequenza di immagini che scorrevano in un cielo terso.

L’autore, del 1966, come pittore è più giovane dell’anagrafe, dipinge dal 2005, in acquerello e tempera, acrilico e olio. Dopo essersi formato alla Rufa, “Rome University of  Fine Arts”, la prima personale a Roma nel dicembre  2007,  “Conoscenze” a Palazzo Scapucci, un percorso nella mente; con “Poeticamente immaginiamo”,  mostra del novembre 2008 a Viterbo,  il percorso entra nell’anima. Poi le collettive del 2008,  a Roma “Nua,  fare arte” al Circolo degli artisti  e “Flussi di marea” al Palazzo Medici Ciarelli,  vicino Pesaro alla “10^ Edizione artisti della Carpegna”; nel 2009 le mostre a Roma “Bideceinge”  all’Isa e “Preludio a un bacio” a Palazzo Valentini.

Quest’ultimo titolo segna il passaggio dalle conoscenze e dall’immaginazione poetica delle prime due personali all’“Intimità a teatro” della mostra al “Quirino”, che è sembrata preludere idealmente al bacio cui aveva intitolato la mostra precedente appena citata. Le immagini esposte colpivano i sensi e penetravano  nell’anima disvelandone l’immaginario e i sogni che riportano alla donna, l’altra metà del cielo, forse per questo s’inserivano bene nel fondale azzurro come la volta celeste.

Ha scritto la curatrice Teresa Emanuele che il suo è “un figurativo sempre rivolto alla dimensione degli affetti, raccontando la donna, sua musa”. E lo fa con “la rappresentazione di un mondo interno che muove un sentire profondo, attraverso immagini femminili immerse in uno scenario nebuloso e irreale”. E’ il risultato di una “ricerca artistica delle forme dell’anima”.

Vogliamo sottolineare che le raggiunge attraverso le forme del corpo, con un figurativo moderno da cui traspare, citiamo un’altra nota critica, “un sentire interno, la ricerca di stati d’animo ed emozioni nel rapporto uomo-donna”.

Con gli occhi del cronista piuttosto che del critico possiamo convenire con queste visioni per l’emozione che l’artista è riuscito a trasferire al visitatore. L’eterno femminino – così lo si chiamava una volta – è stato riproposto in una forma che ci è apparsa doppiamente seducente: l’artista sembra sedotto dall’immagine della donna dei suoi sogni, ma viene sedotto anche il visitatore, preso dalla sequenza di forme sempre più definite ed eloquenti scorrendo i quadri esposti da sinistra a destra.

Le forme sono definite da linee curve morbide e dolci, che evocano tenerezze antiche ma sono di una assoluta modernità; ed esprimono una faccia della luna, la femminilità in termini di seduzione e di intimità, che vediamo troppo spesso mortificata dalla volgarità odierna. Invece è giusto che venga valorizzata appieno  in questa forma moderna che riecheggia una classicità non dimenticata e merita di essere portata alla ribalta. Resta nascosta l’altra faccia della luna, l’identità personale, l’artista inquadra le figure di schiena, quindi con i volti completamente nascosti. Mentre abbiamo presente un suo dipinto del 2008, non esposto al “Quirino”, dal titolo “L’amore fugge”, che raffigura  un intenso volto femminile,segno che la  concentrazione sul corpo è frutto di una scelta ben precisa.

Era il punto di arrivo del momento, dato che tutte le opere esposte – ci disse lui stesso – erano del 2011.  La sua scelta non vuole ridurre la donna a un corpo solo da desiderare, anzi l’assenza del volto porta a dare a quei corpi l’identità voluta, a farne archetipi di natura onirica che ognuno può “rivestire” con i volti dei propri sogni, e non solo di quelli erotici: non sono nudi  presi di fronte, quindi non nascondono solo il volto della donna, anche se ne mostrano tutta la carica di seduzione.

L’artista ci rivelò che non si era avvalso di modelle, aveva voluto esprimere il proprio “sentire profondo”  e lo aveva fatto “raccontando la donna, sua musa”, per ripetere le parole di Teresa Emanuele. Possiamo dire che tali sentimenti è riuscito a trasmetterli plasticamente con i tratti delicati della sua pittura. Quei corpi sembrano invitare alle carezze, diventano un’offerta visiva  tangibile che ha dato calore al “Bistrot” nel mese e mezzo di mostra rendendo ancora più attraente l’area aperta al pubblico  per 18 ore al giorno nello storico  teatro “Quirino”. Averli ricordati dopo un anno è la prova del loro fascino persistente e della loro validità artistica.

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante all’inaugurazione della mostra al foyer del teatro “Quirino-Vittorio Gassman”, si  ringrazia l’artista con la direzione del teatro per l’opportunità offerta. In apertura l’autore ritratto davanti a due sue opere, anche di questa disponibilità lo ringraziamo; seguono due tipiche sue figure di corpi femminili; in chiusura una visione del lato del foyer con le sue opere in mostra.