Contributi editoria. Ai giornali politici dimezzare, azzerare e rifondare

di Romano Maria Levante

Nel decreto di fine anno “milleproroghe”, nel quale si rivedono gli impegni e le scadenze, sono stati dimezzati i contributi a quelli che chiamiamo giornali politici, di “varia umanità”, spesso fantasmi dalla diffusione clandestina: una pletora eterogenea di beneficati a vario titolo, non certo commendevole, come si è visto nel precedente articolo. Nella conversione in legge saranno fortissime le pressioni per una retromarcia di Tremonti dopo quella dello scorso anno; non solo vanno respinte, ma si deve puntare all’azzeramento per rifondare un sistema: se si vogliono erogare contributi all’informazione, comprenda quella culturale e in particolare l’approfondimento. Su basi che non siano legate alle vendite, eludibili come le tirature, ma riconoscano il valore e la qualità.

L’impegno disinteressato delle nostre riviste on line

Abbiamo già spiegato che per il sostegno pubblico ai giornali politici e vari si invoca a torto la Costituzione fino a reclamare un assurdo “diritto soggettivo” – per fortuna rimosso dal 2008 – ai contributi milionari (in euro); mentre l’apporto del giornalismo culturale viene recepito gratis, senza sostegno pubblico, ricevendone invece ritorni economici rilevanti oltre che di alto significato civile.

Questo rappresenta una contraddizione, ci si avvale di apporti necessari, anzi vitali, come quelli dell’informazione e approfondimento culturale, per ottenere tangibili risultati economici, vantando giustamente gloria e meriti dei risultati conclamati; ma si assiste inerti alla dissipazione di risorse per l’informazione elargite alla politica, molto spesso millantata “in fraudem legis” o alla cooperazione con lo stesso vizio di mistificazione, senza spezzare non una lancia ma neppure uno stecchino sull’esigenza di dirottarli alla cultura. Non è una guerra tra poveri, ma una notazione doverosa, una “vox clamantis” nel deserto che riteniamo doveroso elevare alta e forte.

E quando parliamo di giornalismo culturale ci rivolgiamo sia a quello tradizionale su carta stampata, sia a quello on line, la forma più avanzata soprattutto per le nuove generazioni; che il Ministero per i Beni Culturali dia notevole valore a Internet lo prova l’utilizzazione anche di Facebook e di Twitter per divulgare le proprie iniziative, con l’aggiunta di altri veicoli telematici.

Il direttore generale del MiBAC Mario Resca di recente ha sottolineato come dalle Rassegne stampa, aperte anche ai siti Internet, risulta che nell’ultimo anno sono triplicate le fonti informative; nel contempo si è invertito il trend negativo nelle visite ai musei – l’indicatore della valorizzazione dei beni culturali – che da una continua discesa è tornato a salire, come numero e come incassi: aumento del 15% delle visite e dell’8% degli incassi nei primi 10 mesi dell’anno appena terminato.

Post hoc o propter hoc? Vorremmo sapere se il responsabile del MiBAC per la valorizzazione collega questi due trend da lui sottolineati e se dà una parte del merito, oltre che alle proprie innovazioni di inedito marketing culturale, all’apporto volontario dell’informazione a ciò dedicata.

Torniamo alla notizia sul decreto “milleproroghe”, alla buona notizia, non perché “mal comune è mezzo gaudio”, cioè se le riviste culturali non hanno provvidenze pubbliche non l’abbia neppure l’informazione politica. Ma perché è l’inizio di una resipiscenza che abbiamo invocato almeno tre volte negli ultimi mesi sulle nostre riviste, mostrando l’impresentabilità della lista dei contributi: riportavamo i molti milioni di euro l’anno nella dissipazione bipartisan a Libero e L’Unità, per passare a cifre minori, ma non inferiori ai 2,5 milioni di euro a Secolo ed Europa, il Foglio e Rinascita, Liberazione e Il Manifesto tra questi con la cifra più alta, per citare i più noti e combattivi; poi la pletora altrettanto o più scandalosa di quelli ignoti. Ma rinviamo alle nuove liste, oltre a quelle già pubblicate tre volte, sono riportate in appendice di questo articolo, che è il seguito dell’appendice dell’articolo precedente, riguardano anche queste i versamenti del 2009 per il 2008..

Abbiamo detto che l’esperienza dello scorso anno induce ad essere cauti, questi contributi erano stati cancellati del tutto, ma vennero reintrodotti dopo il clamore delle proteste, Federazione Nazionale della Stampa in testa. Anzi, in coda, perché in testa ci furono le “direttore” di Secolo d’Italia e l’Unità con seguito di altri direttori in visita al Presidente della Camera, l’antico “ragazzo di Via Milano” sede del “Secolo” nella poltrona della terza carica dello Stato. .Non “c’azzeccava” con la materia, ma fece la telefonata “a viva voce” a Tremonti al quale fu strappato l’assenso alla reintroduzione; lo rivendicò chiedendo l’adempimento il direttore Polito intervistando Fini all’atto di consegnargli il premio “Il politico dell’anno” conferitogli da Il Riformista. Fini confermò l’impegno di Tremonti aggiungendo, bontà sua, che si sarebbe dovuto verificare quali giornali “meritassero” il contributo, sentenziando intanto apoditticamente che Il Riformista era tra questi.

L’impegno disinteressato delle nostre riviste on line

Chissà se si ripeterà una simile pantomima, e non ci riferiamo al premio – anche se mai come quest’anno Fini è stato il politico che ha fatto parlare di più di sé, nel bene o nel male a seconda delle posizioni – bensì alla processione: non quella del dipinto di Francesco Paolo Michetti cara agli abruzzesi, ma quella di un anno fa dal presidente della Camera appena ricordata. I sospetti nati dalle recentissime dichiarazioni di appoggio dei “finiani” ad una eventuale presidenza del Consiglio di Tremonti in alternativa all’inviso Berlusconi, crediamo sconsiglino il ripetersi dello spettacolo non certo edificante dello scorso anno, sarebbe troppo imbarazzante per entrambi. Ma anche senza azioni plateali di questo tipo si sta lavorando per l’atteso bis, una nuova retromarcia di Tremonti.

Quanto abbiamo prodotto per la valorizzazione della cultura, concorrendo ai rilevanti effetti in termini di crescita civile e anche di sviluppo economico che il Ministero dei Beni culturali rivendica, citando l’ampia divulgazione promossa del patrimonio e delle iniziative culturali, ci dà la legittimazione a far sentire la nostra voce: parlano i fatti verificabili nella raccolta di articoli delle nostre tre riviste accessibile on line con un semplice click. Non per rivendicare meriti da narcisisti, ma per contrapporre al clamore da umiliati e offesi dei soliti noti una voce che fa parlare i fatti.

Oltre alle iniziative promozionali del Ministero abbiamo contribuito alla divulgazione delle mostre d’arte con servizi di approfondimento: più di 100 servizi in due anni sulle grandi mostre nazionali, poi molte note sugli eventi culturali e la minuziosa documentazione sull’arte abruzzese, fitta e quotidiana, come l’informazione sull’archeologia, una miniera di cosa avviene nel mondo in presa diretta. Inoltre i “venerdì di Archeorivista”, siti archeologici visitati e raccontati settimanalmente.

E’ preziosa la documentazione regionale, marca giornalmente un’identità che si rinnova di continuo nell’arte. Mentre lo speciale approfondimento nei servizi a livello nazionale è di particolare valore: nel Convegno “Giornalismo ed editoria in linea con il futuro” dell’11 gennaio 2011, in preparazione del 26° Congresso della Federazione Nazionale della Stampa, abbiamo sentito parlare, ci è sembrato Stefano Folli, di “pessimo giornalismo che viaggia sul web” perciò “si possono prevedere micro pagamenti per analisi e approfondimenti”: i nostri sono gratuiti, ma tale riconoscimento è significativo. Ci ha regalato la citazione l’ascolto notturno di Radio Radicale.

L’autorità morale ci viene dal logo che correda la nostra testata, la scritta “Questa rivista non riceve denaro pubblico”, con l’euro cancellato: neppure un euro, in nessuna forma nemmeno per rimborso od altro. Non è una rivendicazione pauperistica di matrice francescana, non siamo tali né ci atteggiamo ad esserlo. Possiamo dire di fare di necessità virtù, e per questo ci teniamo a far sapere che esiste quest’altra faccia della luna mentre i riflettori sono puntati soltanto su quelli che si stracciano le vesti nel vedere dimezzati i milioni (in euro) percepiti in molti casi per due decenni.

Libero, uno dei giornali beneficati dai contributi, ha fatto una commendevole azione informativa nel calcolare quanto hanno ricevuto dallo Stato i politici più eminenti: in testa Fini , ancora lui, con oltre 9 milioni di euro, poi gli altri, Berlusconi ha percepito 5 milioni, nessun effetto, sono briciole per lui. Perché il quotidiano di denuncia non fa lo stesso calcolo per tutti i giornali beneficati dai contributi, compreso il proprio, cumulando quelli ricevuti nel tempo, magari anche con il calcolo degli interessi? La legge è del 1990, la cifra denuncerebbe vent’anni di gravi dissipazioni di risorse.

Da Libero a il Fatto quotidiano

Anche il Fatto quotidiano rivendica di non esserne coinvolto: non c’è l’euro cancellato ma la scritta “Non riceve alcun contributo pubblico”, che fa parte della testata, è analoga alla nostra. Gli è stato rinfacciato di fruire delle altre provvidenze per l’editoria, per le spese postali, ecc. in parte rientrate, per noi inesistenti: ma sarebbe ingeneroso non sottolinearne l’estraneità ai contributi.

Nell’articolo precedente abbiamo riportato l’analisi del suo Marco Gambaro, che mette il dito sulla piaga delle tirature dei giornali politici vergognosamente soverchianti le vendite con rese fino al 90%, che gonfiano il contributo dello Stato per copia venduta a livelli anche più che doppi e tripli del prezzo di vendita: in base all’artifizio di moltiplicare le tirature per moltiplicare i contributi.

Ma vorremmo vedere, al di là dei parametri e dei valori unitari, che calcoli la dissipazione di risorse elargite nel tempo a ogni singola testata, commisurata al parametro vistosamente irregolare delle tirature gonfiate a dismisura “in fraudem legis”; calcolo che certamente Libero, pur essendo parte interessata, potrebbe fare avendo un livello di rese fisiologico ma percependo alti contributi per i livelli di vendite; di certo non lo farà, e vorremmo essere smentiti da una sua resipiscenza.

Insistiamo perché il Fatto Quotidiano dedichi una nuova inchiesta a tale problema pubblicando – come noi abbiamo fatto tre volte e facciamo ancora oggi – la “lista della vergogna” e calcolandone l’onere peri trascorsi venti anni. Si è limitato a un asettico resoconto quasi tacitiano senza alcun commento del contenuto del “milleproroghe”, se ci è sfuggito un approfondimento di questi giorni saremmo grati di una rettifica; altrimenti saremmo del pari grati se ce ne spiegassero il motivo.

Le deludenti modifiche a una legge da rifondare totalmente

Detto questo, non ci è sfuggito, sull’edizione on line del 2 ottobre 2010 di tale quotidiano, l’analisi di Guido Scorza, intitolata “Il porcellum dei contributi all’editoria”, che inizia così: “Ogni anno centinaia di milioni di euro lasciano le casse dello Stato sotto forma di contributi all’editoria: oltre 360 milioni quelli stanziati, nel bilancio dello Stato, per il solo 2010. Di questi, decine e decine di milioni – oltre 40 milioni nel solo 2008, secondo gli ultimi dati resi disponibili dal dipartimento dell’editoria della Presidenza del Consiglio – vanno ad arricchire le tasche di imprese editrici di quotidiani e periodici organi – di nome o di fatto – di movimenti e partiti politici. Si tratta, molto spesso, di quotidiani e periodici che non arrivano neppure nel circuito delle edicole o che, se vi arrivano, vendono qualche decina di copie ogni giorno”. Un’“ouverture” promettente, soprattutto dopo l’analisi di cui abbiamo riportato i risultati nel precedente articolo, sullo scandalo delle rese indecenti e dei contributi gonfiati. Ma le nostre aspettative sono andate in parte deluse perché l’articolo si limita alle carenze del provvedimento predisposto per la revisione di tale metodo che non darebbe le garanzie di aderire alle copie vendute soprattutto per i giornali politici.

E’ sacrosanto dire che si tratta di “leggi e leggine scritte trasversalmente dagli amici degli amici e per gli amici degli amici”, ma non ci sembra sottoscrivibile l’accettazione di “una delle tante pagine buie della nostra storia alla quale – chi più consapevolmente e chi meno – ci siamo tutti dovuti rassegnare, magari con l’augurio che, prima o poi, si sarebbe voltata pagina. Difficile, però, immaginare che la nuova pagina sarebbe stata più buia della precedente”. Ma è più buia non tanto per la sostanziale esenzione dei giornali di partito dal vincolo delle copie vendute rispetto alla mera tiratura, quanto perché la revisione – che corregge solo in parte l’anomalia più abnorme – perpetua di fatto un sistema che non ha alcuna giustificazione razionale ma è frutto dell’interessata convergenza bipartisan “degli amici degli amici e per gli amici degli amici”.

Se la correzione è deludente – solo la parte variabile è riferita alle vendite, mentre c’è una parte fissa, e poi si escludono i giornali di partito da questo parametro più veridico – anche il nuovo meccanismo è aggirabile, basta che risultino vendute anche copie elargite con i marchingegni suggeriti dalla fertile fantasia nostrana. Il fatto che il particolare sia sfuggito al controllo del Consiglio di Stato – come lamenta il giornalista – mostra già che la diga di carta sia ben poca cosa in un paese di azzeccagarbugli; la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ne siamo certi, si avrebbe per le copie “vendute” come si è avuta per le “tirature”. E poi, perché riferirsi alle vendite, e la qualità’?

E’ l’istituto in sé che non ha ragion d’essere com’è concepito, mancando la giustificazione logica prima di quella morale. Perché se si intende dare dei contributi all’informazione, non si può limitare a quella politica escludendo o ignorando l’informazione e l’approfondimento culturale: c’è un riconoscimento costituzionale ancora più forte alla cultura che “la Repubblica promuove”; e la valorizzazione, con tutela, dei beni culturali è alla base della strategia di progresso civile e sviluppo economico del paese, che deve far leva su un patrimonio, storico e artistico, unico al mondo per superare la competizione internazionale sul piano del turismo. A questo fine l’informazione e l’approfondimento culturale sono strumenti indispensabili che danno ritorni economici tangibili, come si vede dalla forte crescita degli incassi ai musei in parallelo con la maggiore divulgazione.

Sotto questo profilo, tenendo conto anche della penetrazione dei siti culturali internet, non sono di certo le vendite il parametro cui riferirsi, ma bisogna far leva sulla qualità e sull’approfondimento che sono la quintessenza della cultura e il differenziale competitivo che dà un vero punto di forza.

Ripetiamo che ci aspettiamo dal il Fatto Quotidiano e, perché no, da Libero – confidiamo nella nuova conduzione, spes contra spem – la documentazione e valutazione approfondita che non può occupare una rivista culturale diversa dalle due citate: di battaglia, su fronti opposti, che dovrebbero convergere su una denuncia sacrosanta, senza remore per gli interessi che ne sarebbero toccati.

Ma prima di concludere riportiamo il commento all’articolo di Guido Scorza, postato l’11 novembre 2010 alle ore 13, 24 da certo Vincenzo, lettore di il Fatto Quotidiano on line: “Lo scandalo sono quei 360 milioni che si spartiscono allegramente questi signori. L’articolo denuncia và bene. Sarebbe stato perfetto se non vi foste dimenticati (?) di fare l’elenco di tutte le testate giornalistiche che ne usufruiscono, con affianco la cifra percepita. Aspetto una risposta, soprattutto dal sig. Travaglio, grazie”. Ci uniamo alla domanda di Vincenzo, l’avevamo già scritta più o meno negli stessi termini prima di leggere la sua, diamo la nostra parola; e spieghiamo anche il perché.

Al gemellaggio virtuale tra la nostra testata e quella di il Fatto Quotidiano – evidenziano entrambe l’assenza di contributo pubblico – non corrisponde un analogo approccio nella materia. A Radio radicale imputammo la stessa contraddizione, pubblicò meritoriamente la “lista della vergogna”, anzi allora fu la nostra fonte, ma tutto finì lì; non svolse una conseguente denuncia, forse perché l’emittente è tra i fruitori dei contributi, nel suo caso giustificati, eccome, dalle sue solide motivazioni di servizio pubblico di qualità per la politica e la cultura economica, sociale e civile.

Nelle critiche alla Rai, tale radio e il partito radicale non hanno mai sottolineato – come noi abbiamo fatto purtroppo senza seguito – la dissipazione di 1600 milioni di euro l’anno sottratti alla cultura che secondo la Corte Costituzionale è la sola legittimazione della devoluzione, a canone di abbonamento obbligatorio, dell’“imposta” conseguente al possesso di un apparecchio televisivo; ma ha combattuto l’emittente pubblica essenzialmente perché “oscura “ i radicali, e lo ha fatto attraverso il pervicace minutaggio delle presenze dei politici e la burocratica contestazione del mancato adempimento agli obblighi del “contratto di servizio” da parte del suo rappresentante in Commissione parlamentare di vigilanza: si guarda l’erba e non l’albero, anzi la foresta di abusi.

L’impegno intenso quanto disinteressato delle nostre riviste on line

Torniamo a il Fatto Quotidiano dopo l’intermezzo sui Radicali, sordi alle nostre sollecitazioni fatte anche direttamente nella loro sede alla presentazione del dossier “La peste italiana”, libello giallo con oltre 10 pagine su 80 sulla Rai che ignorano il problema di fondo. E ripetiamo che ci piacerebbe fosse spiegato il silenzio sulla questione di fondo della legittimità di questi dissennati contributi; a parte lo scandalo nello scandalo del riferimento alla tiratura e non alle vendite, non sanato con la revisione del sistema predisposta dal Dipartimento. Ci aspettiamo uno degli imperdibili articoli giornalieri di Marco Travaglio, che uniscono alla documentazione analitica l’ironia sferzante. Di lui abbiamo un ricordo personale: parlammo a lungo alla Fiera Internazionale del libro di Torino del 2001, mentre firmava fiumi di dediche dinanzi a una catasta del suo libro di allora “L’odore dei soldi”; eravamo lì per presentare un libro su D’Annunzio nel padiglione della Regione Abruzzo.

Chissà se ricorda l’episodio, c’era la fila per avere il suo autografo. Di suoi libri di documentazione e denuncia ne sono seguiti tanti, così di articoli. E’ troppo chiedergliene uno sui contributi ai giornali politici, vari e fantasma – nei quali il giornale di cui è vice direttore meritoriamente non è coinvolto – facendo appello a quell’incontro nel momento del suo primo successo editoriale? Ha combattuto contro le leggi ad personam e ad aziendam, perché non lo fa contro questa legge fatta ad usum delphini – nel senso di Scorza “dagli amici degli amici e per gli amici degli amici”? Non meno perversa perché dissipa quelle risorse che, spostate nella cultura, avrebbero un vero effetto positivo sulla crescita civile ed economica del paese per i motivi che abbiamo cercato di richiamare.

Restiamo in attesa, l’“odore dei soldi” lo stimola quando ne vede fare un cattivo uso, non per interesse personale, su questo metteremmo la mano sul fuoco. Speriamo che la lista che terminiamo di pubblicare spulciando nel sito del Dipartimento per l’editoria e l’informazione, lo ripetiamo, abbia questo effetto su di lui ancora una volta. Al di fuori di qualunque interesse personale.

La seconda parte della lista dei contributi erogati nel 2009

Pubblichiamo il seguito delle liste dei contributi erogati nell’ultimo anno disponibile, il 2009 riferiti al 2008, dati del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che abbiamo rilevato dal portale del governo. La prima parte, pubblicata nel nostro articolo dei giorni scorsi, recava anche il nome dell’Impresa di appartenenza della Testata; fornito per mostrare con precisione le singole titolarità, in questo seguito delle liste dove figura la gran parte dei giornali politici oltre a quelli di “varia umanità”, riteniamo di semplificare riportando soltanto la Testata in maiuscole perché appaia subito in evidenza. E’ un secondo elenco di risorse pubbliche dilapidate, che non entrò nella trasmissione di Fabio Fazio “Vieni via con me” a fianco dell’elenco di partiti politici la cui lettura gli fede invocare una sedia per la plateale lunghezza. Ricordiamo che i dati in milioni di euro, per l’immediata conversione, sono miliardi raddoppiati con riferimento alle vecchie lire. E, per una comparazione altrettanto immediata, facciamo presente che il magro contributo pubblico annuale perla Biblioteca Nazionale di Roma è di 1.600.000 euro. Non aggiungiamo altro. Meditate gente, meditate! come diceva Renzo Arbore.

Seguito: CONTRIBUTI EROGATI ALLA STAMPA NEL 2009 (RIFERIMENTO 2008)

Dati aggiornati al 7 maggio 2010

IMPRESA IMPORTO IN EURO

Contributi per testate organi di partiti e movimenti politici con gruppo parlamentare in una delle Camere o presenti nel Parlamento europeo o di minoranze linguistiche con almeno un rappresentante in una Camera o già con tali requisiti e fruitrici dei contributi al 31.12.2005

(Art. 3 comma 10 legge 250/1990 e Art. 20 co 3 ter DL n. 223/2006 convertito da l. 248/2006)

  • CAMPANILE NUOVO (IL) 713.982,34
  • CRONACHE LIBERAL 2.798.767,84
  • DEMOCRAZIA CRISTIANA 303.204,78
  • EUROPA 3.527.208,08
  • LIBERAZIONE 4.555.149,86
  • PADANIA (LA) 3.947.796,54
  • PEUPLE VALDOTAIN 306.447,59
  • RINASCITA DELLA SINISTRA 918.561,04
  • SECOLO D’ITALIA 2.952.474,42
  • SOCIALISTA LAB (IL) 480.061,60
  • TERRA (NOTIZIE VERDI) 2.484.656,16
  • UNITA’ (L’) 6.377.209,80
  • ZUKUNFT IN SUDTIROL 661.132,42

Riportiamo per completezza e memoria alcuni dei giornali a maggiore contenuto politico della prima lista, già da noi pubblicata, dove figurano come giornali di cooperative di giornalisti

  • AVANTI (L’) 2.530.638,81
  • MANIFESTO (IL) 4.049.022,10
  • RINASCITA 2.530.638,81
  • DISCUSSIONE (LA) 2.530.638,81
  • AVVENIRE 6.174.758,70

Contributi per imprese editrici di quotidiani o periodici organi di movimenti politici, trasformati in cooperativa entro e non oltre il 1° dicembre 2001 (Art.153 legge 388/2000)

  • APRILE 201.292,49
  • AREA POLITICA COMUNITA’ ECONOMICA 365.786,62
  • CRISTIANO SOCIALI NEWS 58.699,14
  • DENARO (IL) 2.455.232,22
  • DUEMILA (IL) 181.033,57
  • FOGLIO (IL) 3.745.345,44
  • METROPOLI DAY 2.024.511,05
  • MILANO METROPOLI 74.125,41
  • OPINIONE DELLE LIBERTA’ 2.009.957,81
  • ROMA 2.530.638,81
  • VOCE REPUBBLICANA 634.721,66

Contributi per periodici editi da cooperative di giornalisti (Art. 3 comma 2 quater legge 250/1990)

  • CARTA 506.660,00
  • CHITARRE 277.769,62
  • COMMUNITAS 185.500,35
  • CONFSAL 47.601,38
  • CRITICA SOCIALE 246.891,03
  • ECO DI BASILICATA 59.236.74
  • FORUM ITALIA 325.984,59
  • GRANCHIO (IL) 89.947.77
  • IN COMUNE 224.567,43
  • JAM 221.749,45
  • LEFT AVVENIMENTI 506.660,00
  • LUNA NUOVA 506.660,00
  • MARE E MONTI 105.101,66
  • MERCOLEDI’ 227.281,52
  • MINERVA 201.947,28
  • MODUS VIVENDI SCIENZA
  • NATURA E STILI DI VITA 475.578,77
  • MOTOCROSS 506.660,00
  • MUCCHIO SELVAGGIO 423.160,82
  • NEXT EXIT 122.933,43
  • NOI DONNE 86.161,75
  • NOVI MATAJUR 303.730,60
  • NUOVA ECOLOGIA 506.660,00
  • OEP – NOTIZIARIO AGRICOLO SPAZIO RURALE 405.444,63
  • OFFICINA 503.281,29
  • PAGINA (LA) 98.873.15
  • PIAZZA – AVVENIMENTI 145.765,58
  • QUI MAGAZINE 491.850,94
  • RASSEGNA SINDACALE 506.660,00
  • RID – RIVISTA ITALIANA DIFESA 409.850,91
  • RISK 319.637,69
  • SABATO SERA 506.660,00
  • SALVAGENTE (IL) 506.660,00
  • SOLE DELLE ALPI
  • IL CANAVESE 445.512,04
  • SUONO STEREO HI FI 221.640,41
  • SUPER PARTES IN THE WORLD 153.082,04
  • TEMPI 259.740,93
  • TRENTA GIORNI NELLA CHIESA E NEL MONDO 506.660,00
  • WHAT’S UP 49.205,76
  • ZAINET LAB 506.660,00

Contributi alle imprese editrici di periodici esercitate da cooperative, fondazioni o enti morali oppure da società nel cui capitale siano maggioritari tali soggetti senza scopo di lucro

(Art. 3 comma 3 legge 250/1990)

Sono 141 Testate , di cui nel 2009 a 20 contributi fino a 10.000 euro, a 47 contributi da 10.000 a 40.000 euro, a 39 tra 40.000 e 70.000 euro, a 11 tra 70000 e 100.000 euro, a 24 contributi oltre i 100.000 euro. Per brevità riportiamo solo queste ultime i cui contributi sono di maggiore entità.

  • ADISTA 122.100,00
  • AMICO DEL POPOLO (L’) 260.840,00
  • AZIONE (L’) 120.578,00
  • BIELLESE (IL) 310.053,60
  • CAR AUDIO & FM 297.400,00
  • CITTA’ NUOVA 138.000,00
  • CORRIERE DI SALUZZO 144.165,00
  • ECO DEL CHISONE 291.920,00
  • ERRE COME ROMA 270.000,00
  • FAMIGLIA CRISTIANA 312.000,00
  • GAZZETTA MARTESANA 167.271,00
  • GIORNALINO (IL) 306.000,00
  • NUOVO RINASCIMENTO 101.230,00
  • QUADERNI DI MILANO 312.000,00
  • RHO SETTEGIORNI 233.087,20
  • SPRINT E SPORT 222.148,40
  • TIRACCIO 211.200,00
  • TOSCANA OGGI 150.334,60
  • TRIBUNA ECONOMICA 138.000,00
  • VERONA FEDELE 133.580,00
  • VITA CATTOLICA (LA) 141.080,00
  • VITA DEL POPOLO (LA) 195.393,00
  • VITA TRENTINA 116.432,00
  • VOCE DEL POPOLO (LA) 105.772,60

Fonte Presidenza del Consiglio, Dipartimento per l’informazione e l’Editoria, www.governo.it.

Contributi erogati nel 2009 (anno di riferimento 2008) – Dati aggiornati al 7 maggio 2010.