Quirino, 2. Il Grande Teatro nel cartellone 2012-13

di Romano Maria Levante

Al centro del “teatro globale” al “Quirino-Vitttorio Gassman” diRomala stagione di spettacoli nel cartellone principale 2012-13, cui nella gestione di Geppy Gleijeses si aggiungono quelli del “Quirinetta” e altri, dall'”Autogestito” al “Teatro ragazzi”, da “In scena diversamente insieme” alla “Mad Revolution.. Titolo della nuova stagione: “Il Grande Teatro”, dopo “La stagione del sorriso” e “”La grande stagione”, nel cartellone tale nome trova un preciso riscontro.

“Miseria e nobiltà”,  con Lorenzo Gleijeses, Lello Arena e Marianella Bargilli

A prima vista il titolo sembra riferirsi al prestigio del “Quirino”,  la dedica a Gassman ne ha voluto segnalare la costante presenza: lo ricordiamo in uno spettacolo nel quale recitava  una ragazza bionda  che l’anno precedente avevano notato quando ci accompagnò al posto come mascherina del teatro, miracolo della sua “bottega”, laboratorio di giovani da sconosciuti trasformati in attori. Ma  a ben guardare gli spettacoli in cartellone emerge che si è attinto al meglio del teatro nelle sue espressioni più elevate ben più che in  precedenza. “La stagione del sorriso” dello scorso anno rendeva onore al titolo, era uno scacciapensieri di qualità in un periodo difficile, mentre “La grande stagione” dell’anno precedente, sempre della gestione Geppy era un inizio scoppiettante.

Il “Quirino” partiva alla grande e si è mantenuto su quei livelli raddoppiando spettatori, incassi e abbonamenti, finché la crisi  non lo ha risparmiato anche se la sua vitalità è espressa dal 3° posto in assoluto tra i teatri italiani, con una percentuale di utilizzo del 92% dei circa 1000 posti al 31 dicembre 2011, poi come abbiamo ricordato, l’escalation dello spread  ha inciso fortemente. Come fare per reagire, indurre gli amanti del teatro a rinunciare ad altre spese e non a questa?  Portando in cartellone il meglio degli spettacoli, far leva sull’importanza e la solennità dei testi e degli attori.

Lo si vedrà quando scorreranno ad uno ad uno i titoli, un vero “parterre de roi” , un appello, quasi una chiamata alle armi della passione teatrale al quale non si può che rispondere “presente”.  Alla presentazione al “Quirino” con molti dei protagonisti si è evocata l’immagine di una ridotta, quasi un fortino nel quale gli attori hanno voluto essere presenti con la loro capacità di resistenza. Hanno parlato dei propri spettacoli dai propri posti sparsi in platea, mentre sul palco dietro un piccolo tavolino c’erano Geppy Gleijeses, Marianella Bargilli e il direttore organizzativo Shapour Yazdani.

Di titoli così famosi non serve riassumere i contenuti, nel cartellone evidenzieremo il filo rosso che li unisce, oltre alla qualità e notorietà dei testi e dei protagonisti: la penetrazione all’interno dell’animo umano nelle sue più diverse espressioni e manifestazioni, quasi un’autoanalisi a puntate in un momento così difficile per il teatro e per gli spettatori, che fa vacillare consolidate certezze.

Gli 8 spettacoli dell’autunno-inverno 2012-13

Il “”Grande teatro” inizia alla grande, è il caso di dirlo,  con Michele Placidonel “Re Lear” di Shakespeare, dal 16 al 28 ottobre 2012, di cui è anche il regista insieme a Francesco Manetti.  Tanti sono gli aspetti dell’animo umano evocati da questa “tragedia da fine del mondo”, come viene definita, ma il “il motore fondamentale è l’amore, un amore abnorme che porta distruzione e morte, crea mostri”. L’amore espresso nelle sue varie forme muove i diversi personaggi , misterioso, tenero e spietato; forte e virile; erotico o disperato; devoto fino al sacrificio in chi riesce a emergere dalle macerie: “Sta a lui costruire il futuro dell’umanità e le sue ultime parole ci danno speranza nel genere umano: bisogna dire ciò che sentiamo, non ciò che dobbiamo”.

Si scava ancora nell’animo umano con un’altra tragedia shakespeariana, “Otello”, protagonista Massimo Dapporto per la regia di Nanni Garella, dal 30 ottobre all’11 novembre. Due visioni contrapposte, quella di Otello  fondata sulla lealtà e l’amore, quella di Iago sull’abiezione e la volgarità. “Da un lato – secondo il regista – un’idea del mondo e della natura umana che volge lo sguardo alla convivenza, alla bellezza e all’armonia, dall’altro la totale assenza, machiavellica, di ideologia, il pragmatismo empirico più spregiudicato”.  Tutto viene espresso nel linguaggio e nella corporeità del teatro, anche “la notte buia, il cupo abisso in cui precipita a volte la mente umana. E la dissoluzione di un mondo di valori, come famiglia, patria, amore, lealtà, coerenza morale”.

Con “Il discorso del re”, di David Seidler, interpretato da Luca Barbareschi e Filippo Dini, dal 13 novembre al 2 dicembre, si passa dai grandi drammi catartici shakespeariani al filone che pone al centro del teatro la voce e l’importanza delle parole. Ancora la monarchia inglese al centro, ma nel XX secolo, allorché i progressi nelle comunicazioni acuiscono la,necessità di adoperare le giuste parole e farlo nel modo giusto da parte del potere. La “disarticolazione verbale” del Re è all’origine del suo dramma  esistenziale per la  responsabilità e la dignità del ruolo, e della sfida alla sua forza di volontà e ai valori della solidarietà familiare, per Barbareschi “una commedia umana, sempre in perfetto equilibrio tra toni drammatici e leggerezze, ricca di ironia ma soffusa di malinconia”.

“Rain man” , con Luca  Lazzareschi 

Un altro dramma esistenziale vissuto inconsapevolmente in “Rain man”, un adattamento di Dan Gordon dal celebre film, regia di Saverio Marconi, con Luca Lazzareschi  nel panni di Raymond dal cui nome viene il titolo e Luca Bastianello in quelli di Charlie, nel film rispettivamente Dustin Hoffman e Tom Cruise, un confronto da far tremare le vene e i polsi. Ma Lazzareschi si è mostrato sicuro, ha parlato di come si è calato nella mente degli autistici, dalla memoria prodigiosa che trae dagli oggetti squarci onirici, ha sottolineato “i 90 sì” pronunciati senza alcun colore e  significato; c’è anche il sentimento che si scontra con l’interesse, l’amore incondizionato torna in primo piano.

Il passaggio all’anno nuovo vede dal 26 dicembre 2012 al 20 gennaio 2013  “Miseria e nobiltà”, di Eduardo Scarpetta, interpretI Geppy Gleijeses, Lello Arena, Mariannella Bargilli, regista Geppy Gleijeses, trio collaudato con i recenti successi di “Lo scarfalletto” dello stesso Scarpetta e “A Santa Lucia”  di Raffaele Viviani.  Nell’operare la riduzione  Geppy si è riferito al testo originale e agli adattamenti di Eduardo De Filippo e di Mario Mattioli per il film con Totò.  Torna l’amore, in lotta contro gli ostacoli posti dallo scontro tra miseria e nobiltà intese nelle varie accezioni, mentre esplodono i contrasti tra falsità e verità, in una commedia che scava anch’essa nella natura umana.

L’amore è al centro dello spettacolo dal 22 gennaio al 10 febbraio, con  “Cyrano de Bergerac”, di Edmund Rostand  interprete e regista Alessandro Preziosi, che dai travolgenti successi sul grande e piccolo schermo passa di nuovo al palcoscenico, sua grande passione, la si sente nel suo intervento alla presentazione. Ma non c’è solo l’amore nel personaggio da lui interpretato con la sua passione, c’è “la sua geniale temerarietà, la drammaticità della sua fiera esistenza, vissuta pericolosamente all’insegna del non piegarsi mai alla mediocrità ed alle convenienze, costi quel che costi”; ciò che ne fa  “un autentico eroe romantico e un personaggio straordinariamente moderno”.

I contrasti si acuiscono in “Il principe di Honburg”, di Heinrich von Kleist, traduzione e regia di Cesare Lievi, dal 12 al 17 febbraio, tra gli interpreti  Lorenzo Gleijeses nel ruolo del principe, Stefano Santospago e Ludovica Modugno. A 200 anni dalla morte dell’autore, una voce poetica intrisa di una “sconvolgente, contraddittoria umanità”,  si parla allo spettatore d’oggi, come dice Luigi Reitani, assessore alla cultura di Udine il cui “Teatro Nuovo Giovanni da Udine” lo mette in scena: non c’è solo “il contrasto tra sentimento elegge, libertà e obbedienza, inconscio e norma”, ma la proposta dell’autore, assolutamente moderna, di una soluzione: “Da ogni conflitto si esce grazie a un sogno. Non importa se è destinato a cedere e crollare sotto il principio di realtà, anzi”.

Dal 19 febbraio al 10 marzo irrompe lo spirito napoletano  con “La grande magia”, di Eduardo De Filippo, interprete e regista Luca De Filippo, una commedia rappresentata soltanto da Eduardo e poi da Gorgio Strehler dal 1985. Scritto nel primo dopoguerra  con la disillusione verso un mondo che non guarda in faccia la realtà, mette in scena il rapporto tra realtà e illusione attraverso una  vicenda di tradimenti e pentimenti imperniata su una scatola magica.

 “La vita è un gioco – sono parole di Eduardo su “Il Dramma” del marzo 1950 – e questo gioco ha bisogno di essere sorretto dall’illusione, la quale a sua volta deve essere alimentata dalla fede… Ogni destino è legato ad altri destini in un gran gioco eterno del quale non ci è dato scorgere se non particolari irrilevanti”.

“Otello, con Massimo Dapporto

I 5 spettacoli della primavera 2013

Il “grande teatro”  non allenta la presa con l’arrivo della primavera, gli spettacoli  in cartellone sono nella fascia della grande offerta teatrale, quasi una chiamata a raccolta dei maggiori protagonisti per riportare  nella platea e nei palchi del Quirino chi ha tagliato un “superfluo” da rendere necessario.

Solo l’inizio è “leggero”, quasi un siparietto di vita familiare quanto mai attuale. Dal 12 al 24 marzo “Due di noi”, di Michael Frayn, con Lunetta  Savino ed Emilio Silfrizzi, regia di Leo Muscato, prodotto da Roberto Toni.  Tre atti unici, con paradossali ma emblematiche “scene da un matrimonio”: “Black and Silver“,  il confronto, tenero e amaro tra passato e presente; “Mr. Foot”, dialogo surreale con il piede del marito; “Chinamen”, il virtuosismo di cinque ruoli diversi degli stessi attori, in un meccanismo al limite della farsa con entrate e uscite fino al paradosso conclusivo.

Dalla commedia sulla coppia si passa al dramma sulla crisi dell’uomo dal 2 al 14 aprile con “La coscienza di Zeno”, adattamento di Tullio Kezich dal romanzo di Italo Svevo, interprete Giuseppe Pambieri, regia di Maurizio Scaparro. Si celebrano i 90 anni dalla pubblicazione del  romanzo, avvenuta nel 1923, sul tema eterno della vita come lotta e come “malattia”. E’ fonte di inquietudine e angoscia esistenziale che considera “la nostra coscienza un gioco comico e assurdo di autoinganni più o meno consapevoli”; ed è proprio l’autoconsapevolezza  a rendere più acuta la crisi  dell’uomo. Il romanzo fu portato sulle scene nell’adattamento di Kezich già nel 1964, interprete Alberto Lionello, seguito da Giulio Bosetti nel 1987 e Massimo Dapporto nel 2002. Sempre grandi successi.

Maurizio Scaparro è  regista anche del successivo spettacolo, dal 16 al 29 aprile, “La governante” di Vitaliano Brancati, con Pippo Pattavina e Giovanna di Rauso, anche qui una celebrazione, i 60 anni di un’opera, pubblicata nel 1952. la cui rappresentazione fu all’inizio vietata dalla censura perché “contraria alla morale. Ha detto  Scaparro, intervenendo alla presentazione, che “Zeno e la Governante sono  due facce della stessa medaglia”; e ha scritto che  “accese una querelle non solo letteraria e teatrale, ma civile e politica, nella quale è inevitabile cogliere nodi tuttora irrisolti in termini di intolleranza, negazione della libertà di espressione, perbenismo, mali cronici di una società che annega  nell’ipocrisia e si dibatte in un insanabile conflitto tra morale e pregiudizio”.  Anna Proclemer, moglie di Brancati e prima interprete, nel sottolineare come “sia morale rappresentare il caso di coscienza di un essere che si dibatte nelle spire di un vizio che non vuole accettare”, aggiunge in termini più generali: “O il teatro diventa specchio della nostra vita personale e segreta, ci rappresenta cioè a tutti i livelli, non soltanto a quelli intellettuali e ideologici, o saremo ridotti all’alienazione e alla nevrosi”. Non può ridursi soltanto ad “esercitazioni di stile”.

Resta altissimo il livello con l’opera in scena dal 2 al 12 maggio, “Il fu Mattia Pascal”, versione teatrale di Tato Russo, che è anche il regista, del romanzo di Luigi Pirandello, dieci attori  con in testa Katia Terlizzi. Il tema è ancora il rapporto con se stessi e con il mondo circostante, il protagonista risponde alle domande con le parole “Mi chiamo Mattia Pascal”. Si afferma nella presentazione che “così inizia il suo viaggio attraverso i vari modi d’apparire di se stesso a se stesso e agli altri, il viaggio tra gli intrighi di una vita moltiplicata forse all’infinito che ci impedisce  tra convenzioni e compromessi di capire chi siamo veramente. Alla ricerca dell’ES, dell’altra parte di sé, o della propria vera identità”. Per  ritrovare “la propria unica ragione d’esistere”.

Il “grande teatro”  si congeda dal 14 al 19 maggio con il passaggio del testimone da Pirandello ad Oscar Wilde, autore di “Un marito ideale”, con Valentina Sperti, Pietro Bontempo e Roberto Valerio che è anche regista. E’ una commedia che affronta con leggerezza un tema molto serio e quanto mai attuale, la corruzione politica e l’integrità dei governanti, e pone domande  anch’esse all’ordine del giorno quali: “E’ possibile una politica senza compromessi? La questione morale è un fatto privato o pubblico? Esiste ancora un limite, oltrepassato il quale, si prova vergogna delle proprie azioni?” Dal pubblico si passa al privato con le domande sull’amore: è rivolto a un’immagine di perfezione  oppure se questa viene meno è capace anche di comprensione?

Il viaggio intorno all’uomo nel cartellone 2012-13 del “Grande teatro” termina  così, coinvolgendo entrambe le dimensioni, quella pubblica e quella privata, nella realtà e nell’apparenza. “Iucunda oblivio vitae” e “Castigat ridendo mores” sono definizioni teatrali impresse  in noi dall’infanzia, erano iscrizioni sul cinemateatro “Apollo” a Teramo che ci facevano riflettere sin da allora. Torneranno valide in tempi migliori, come sembravano quelli della “Stagione del sorriso”, per ora la crisi ha chiamato a raccolta opere con le quali non si ride né si dimentica, ma si riflette.

E qui interviene l’effetto catartico con la sua azione rasserenante, in fondo lo stesso risultato. Per questo siamo grati a Geppy Gleijeses e alla nuova magia del suo Quirino-Vittorio Gassman.

Info

Biglietti interi comprensivi prevendita: platea euro 32, I balconata 26, II balconata 21, galleria 19: Abbonamenti in vendita dal 18 maggio (rinnovo da confermare entro l’8 settembre): 12 spettacoli a posto fisso  da galleria euro 125 a platea euro 290; 10 spettacoli a posto fisso da g. 110 a p. 270; 11 spettacoli sabato pomeriggio posto fisso da g. 110 a p. 250; card 7 spettacoli, data e posto liberi da g.  70 a p. 165; card 4 a data e posto libero da 95 a 110; card Giovani 6 spettacoli data e posto libero mar-mer-gio II balc. e gall. euro 50. Over 65 e under 26 prezzi ridotti del 15% ca. Tel. 06.6794585 – info 800.013.616; http://www.teatroquirino.it/   L’articolo precedente è stato pubblicato su questo sito, nella stessa data del presente articolo, con 4 immagini di protagonisti della stagione: Michele Placido Luca Barbareschi, Luca Lazzareschi e Luca De Filippo. .. 

Foto

Le immagini sono state fornite cortesemente dall’ufficio stampa del teatro “Quirino-Vittorio Gassman”, che si ringrazia con i titolari dei diritti. In  apertura “Miseria e nobiltà”,  con Lorenzo Gleijeses, Lello Arena e Marianella Bargilli, seguono  “Rain men”  con Luca  Lazzareschi e “Otello, con Massimo Dapporto;  in chiusura “Cyrano di Bergerac” con Alessandro Preziosi. 

“Cyrano di Bergerac”,  con Alessandro Preziosi