L’Aquila, due dipinti restaurati e una proposta finale, a Palazzo Barberini

di Romano Maria Levante

Folla delle grandi occasioni il 23 ottobre 2012  alla Sala dei Marmi di Palazzo Barberini. Viene presentato  il restauro di due dipinti di Giacinto Brandi del Museo Nazionale d’Abruzzo, gravemente danneggiati dal sisma dell’Aquila e recuperati con un lungo lavoro per iniziativa  dell’associazione Civita, e il concorso delle istituzioni: la Direzione regionale  per i beni culturali e paesaggistici d’Abruzzo, il Comune dell’Aquila e la locale Fondazione della Cassa di Risparmio,.i cui esponenti sono intervenuti, con la direttrice di Palazzo Barberini. Tra loro  il sottosegretario ai Beni Culturali Roberto Cecchi e, per Civita, il presidente Antonio Maccanico e il presidente onorario Gianni Letta. Per il Comune dell’Aquila l’Assessore alla Cultura Stefania Pezzopane.

La presentazione a Palazzo Barberini, al microfono Stefania Pezzopane, Assessore alla Cultura del Comune dell’Aquila  

Si accede alla Sala dei Marmi, al piano nobile del Palazzo, dopo i settantacinque bassi gradini della scalinata del Bernini, monumentale e avvolgente.  La maestosità dell’edificio e la consapevolezza di essere nel Museo dell’Arte Antica con il labirinto senza fine di sale cariche di capolavori emoziona. I marmi danno il nome alla sala perché è contornata da busti e statue, alle pareti vi sono una quindicina di grandi quadri. Per la circostanza ne sono stati aggiunti due, su cavalletti, in carattere come stile e dimensioni con quelli delle pareti: sono i due restaurati,  “La nascita della Vergine” e “Il transito della Vergine” di Giacinto Brandi, del XVII secolo, i cui dipinti e affreschi si trovano in diverse chiese barocche a Roma.

Il restauro è stato un complesso e delicato, date le condizioni in cui si trovavano – ci vengono mostrate alcune fotografie impressionanti “prima della cura” –  che ha richiesto un lavoro conservativo articolato e difficile, il risultato è d’eccellenza. Vengono restituiti alla città dell’Aquila il giorno dell’omaggio annuale al ricordo di Gianfranco Imperatori, operatore economico e  culturale sempre con un’attenzione particolare per l’Abruzzo e il patrimonio artistico aquilano.

L’omaggio a Gianfranco Imperatori

E’ stato tra i fondatori e per più di venti anni segretario generale dell’associazione promotrice del restauro, che si aggiunge ai tanti recuperi di opere d’arte operati nel corso della meritoria attività  svolta in campo culturale. Alla sua memoria il presidente Antonio Maccanico in apertura ha rivolto parole commosse, il presidente onorario Gianni Letta in chiusura ha dedicato una vera  e propria orazione. Gli altri intervenuti non hanno mancato di sottolineare i meriti e la visione lungimirante e illuminata della persona e dell’operatore culturale.

Ricordiamone con pochi tratti la figura di banchiere e imprenditore illuminato, docente e scrittore, dal raro pregio di tradurre le intuizioni e le idee in progetti e iniziative a carattere innovativo. Per dieci anni, da presidente del Mediocredito centrale lo ha trasformato in una banca d’investimenti risultata vero strumento di sviluppo del territorio anche con l’introduzione del “project financing”. Non si contano i ruoli di vertice in altre banche e istituti finanziari e non solo, al riguardo ci interessa sottolineare che nelle funzioni svolte ha cercato sempre di promuovere la cultura come parte integrante di un modello di sviluppo basato sulla valorizzazione in termini economici, oltre che culturali, dei beni di interesse storico e artistico coinvolgendo anche il mondo delle imprese.

Il suo impegno, oltre che da banchiere, operatore economico e promotore di iniziative assistenziali, si é espresso in campo culturale nella presidenza dell’Accademia Belle Arti di Roma e nella creazione e gestione dell’associazione Civita, risultato di un incontro, che ebbe la lungimiranza di organizzare nel 1987 a Civita di Bagnoregio,  con i due attuali presidenti Maccanico e Letta, oltre a Portoghesi, Mostacci e Pompei. L’associazione è stata in grado di svolgere un meritorio lavoro di promozione e recupero di beni culturali, del quale il restauro dei due dipinti presentato in suo omaggio è solo l’ultima espressione, particolarmente significativa per il valore che assume.

Giacinto Brandi, “La nascita della Vergine”, XVII sec. 

Il significato del restauro per L’Aquila

Nelle due opere  che vengono restituite all’Aquila restaurate è stato visto il segno di una svolta. Citiamo  per tutti le parole di Stefania Pezzopane: l’Assessore alla Cultura  del Comune ha definito la riconsegna dei dipinti recuperati  “dono preziosissimo per la rinascita della nostra città”. E ha aggiunto che la tragedia del sisma ha interrotto tante iniziative, ma è tempo di “riprendere il cammino nella visione di una città e di un territorio che nella cultura e nell’arte, nella storia e nell’identità trovano la loro forza, per cui vanno recuperati tali valori in modo da aprire le strade del futuro”.

Per questo il restauro dei due dipinti, oltre ad evocare il restauro che ancora si fa attendere del centro storico da ricostruire, ha un significato simbolico: i due momenti estremi della vita della Vergine, la nascita e il trapasso, racchiudono l’intero ciclo vitale, riportarli all’Aquila è  come riportarvi la vita.  L’assessore ha annunciato che saranno esposti al Palazzetto dei Nobili come primo atto di un percorso che vi prevede altre mostre e la sede delle iniziative per la candidatura dell’Aquila a Capitale Europea della Cultura per il 2019. Alle istituzioni e alle forze economiche è richiesto il solidale sostegno.

L’autore Giacinto Brandi

Ed ecco le due opere – commissionate da Filippo Carli per la cappella della chiesa di San Filippo Neri – dal forte chiaroscuro e dalle espressioni intense, i critici vi trovano influenze di Lanfranco e più in generale notano come l’artista contemperi la formazione bolognese con i modelli napoletana.

Intanto un cenno alla sua vita artistica: nato a Poli nel 1621, dopo un apprendistato nelle botteghe di Algardi e di Sementi passò  in quelle di Magni e di Lanfranco, dove rimase fino al 1646. Lavorò a Napoli,  a Roma dal 1647 dove  fece parte dell’Accademia dei Virtuosi al Pantheon  e frequentò l’Accademia di san Luca fino a diventarne “principe” nel 1668.  Morì nella città eterna nel 1691.

Le sue opere si trovano in diverse chiese barocche romane: sono suoi gli affreschi nella volta della basilica dei santi Ambrogio e Carlo al Corso e di San Silvestro in Capite, le pale d’altare nella basilica di Santa Maria in Lata e nella chiesa di Gesù e Maria, la “Trinità” nella basilica di santa Francesca Romana. Suo anche il ciclo di affreschi nel Palazzo Pamphili a Piazza Navona.

Nel Museo Nazionale d’Abruzzo, oltre ai due dipinti ora restaurati  provenienti dalla chiesa di San Filippo, di questo pittore – tra  i  150 presenti nel Museo – c’è anche il dipinto sul “Beato Bernardo Tolomei”, proveniente dalla chiesa  di Santa Maria del Soccorso, una bianca figura su fondo blu.

Giacinto  Brandi, “Il trapasso della Vergine”, XVII sec.

I due dipinti restaurati

Ma osserviamo i due dipinti esposti di fronte a noi ai lati del tavolo degli oratori, sono delle stesse vistose dimensioni: due superfici pittoriche che misurano 176 cm di altezza per 243 di larghezza.

“La nascita della Vergine”  concentra l’attenzione sull’angolo destro della scena, anche se parte della composizione è nell’angolo sinistro, ma le due ancelle che preparano la culla guardano alla loro destra, dove sant’Anna dal giaciglio accarezza l’infante Maria che è tenuta dalla nutrice con san Gioacchino. I due angoli animati, separati dalla diagonale centrale vuota e scura, sono ravvivati oltre che dal biancore delle tuniche, dal rosso della veste di una delle due ancelle e delle fasce della neonata.  Il gruppo a destra, anche per l’atteggiamento delle ancelle assorte, sembra un’apparizione.

L’altro dipinto, “Il transito della Vergine”, è di impianto più tradizionale, nella composizione e nella scena anche se, con l’altro della nascita, l’artista raffigura due momenti poco rappresentati dagli artisti, interessati  soprattutto alla Madonna  in gloria, quasi sempre  con il Bambino. Qui è distesa sul letto bianco, nella sua veste rosa e celeste, con intorno gli apostoli. Tra gli altri si notano san Giovanni al capezzale con le mani giunte, san Tommaso in ginocchio in fondo al letto, san Paolo seduto alla sinistra chino nella lettura di un libro. La  luminosità dell’immagine al centro la fa risplendere,  contornata  dal cromatismo scuro degli apostoli che vegliano tutt’intorno.

I valori artistici delle due opere sono riconosciuti, ci sono  anche valori simbolici evidenti. Il ciclo di vita cristiano termina in gloria, il transito, nel segno della fede, è verso una vita migliore.

Il bambino felice in volo sull’aquila simbolo della rinascita

Da quanto si è detto nell’incontro sulla ricostruzione dell’Aquila  è emersa la spinta verso un rilancio che possa far decollare la città sulle ali della cultura  in un nuovo inizio per una nuova vita.

Per questo abbiamo voluto avvicinare al termine l’assessore Stefania Pezzopane e ricordarle l’idea da noi lanciata il 3 settembre 2009 in un articolo su “cultura.inabruzzo.it” dedicato alla Perdonanza a cinque mesi dal terremoto: prendere a simbolo della rinascita una scultura che rende visivamente questo slancio, si tratta di “Vivere insieme”,  rappresenta un bambino felice che spicca il volo a braccia  aperte in groppa a una grande aquila. Ha rappresentato l’Italia all’Expo di Siviglia del 1992, è stata  apprezzata al punto che l’allora presidente della Repubblica francese,  Mitterand,  insignì l’autrice della  Legion d’Onore e la definì “artista di valore”.  Si tratta di Gina Lollobrigida, l’attrice che con tenacia ha saputo risorgere dal declino come diva per affermarsi nel mondo dell’arte –  come fotografa prima, scultrice poi –  è un tocco in più che non guasta, tra l’altro le sue origini ciociare e la sua genuina vena popolare la accostarono al suo esordio alla gente abruzzese.

A distanza di tre anni ci sembra che la proposta sia sempre attuale, tanto più nel momento in cui le immagini della Vergine in fasce e nel trapasso vengono restituite all’Aquila ancora sfigurata dal sisma. Dopo vent’anni dalla sua realizzazione la composizione scultorea con le ali spiegate e il nobile profilo del bambino felice potrebbe essere adottata come segno di crescita e di speranza.

In fondo è la profetica traduzione visiva della volontà e della forza  che è nella città e attende solo di potersi esprimere in tutta la sua energia, nella dignità e nella fierezza della propria natura. Del resto, i ritardi sono stati tali che impongono di ripartire da zero, lasciando cadere i fardelli e appellandosi all’innocenza primigenia.  Soltanto così si potranno superare remore e incertezze, e decollare.  

Con questa e con le altre opere scultoree, più di 60, la Gina nazionale degli anni ’50 è risorta a una nuova vita nell’arte, testimoniando come sia possibile rinascere se lo si vuole. Per l’Aquila la sua scultura può diventare un simbolo  per moltiplicare le energie verso la sospirata ricostruzione .

Soccorre anche il mito della bellezza, che l’Arcivescovo Molinari evocò nella Perdonanza del 2009 dicendo: “E la bellezza che non morirà mai. Ricordalo sempre, amatissimo popolo dell’Aquila. E con l’aiuto di questo Dio, Signore del tempo e della storia, riprendi subito il tuo cammino, per una storia nuova, piena di Bellezza e di Speranza”. Il simbolo che proponiamo evoca tutto questo.

La fatina di Pinocchio dopo la madre  di Cristo dei due dipinti? La rinascita della città ferita ha bisogno di miracoli  e anche di sortilegi, come  quello del bambino che spicca il volo felice in groppa  all’aquila. Ci piace riscriverlo con la  maiuscola:  il bambino felice in volo in groppa all’Aquila, per superare di slancio le troppe delusioni e poter riprendere il cammino della storia.

Foto

Le immagini della sala  e dei due dipinti  sono state riprese da Romano Maria Levante alla presentazione del restauro nella Sala dei Marmi di Palazzo Barberini, si ringrazia l’associazione Civita con i titolari dei diritti per l’opportunità offerta.  Sta parlando dal podio Stefania Pezzopane, nel tavolo alla sua sinistra siedono tra gli altri  Antonio Maccanico e Gianni Letta.  Per la raffigurazione della scultura “Vivere insieme”  si è fatto ricorso al sito ufficiale di Gina Lollobrigida che ringraziamo per  averci consentito di illustrare visivamente la nostra proposta.

Gina Lollobrigida, “Vivere insieme”, 1992