Weishan, 30 sculture della Cina moderna, a Palazzo Venezia

di Romano Maria Levante

Una presentazione all’altezza dell’evento quella della mostra romana a Palazzo Venezia, aperta dal 14 novembre al 16 dicembre 2012 dal titolo eloquente “Wu Weishan. Scolpire l’anima di una nazione”, promossa  dai Ministeri della cultura di Cina e Italia e dall’Ambasciata cinese, organizzata dal’Accademia  Nazionale d’Arte cinese con la soprintendenza  del polo museale romano, il coordinamento di MondoMostre e supporti prestigiosi come due grandi Musei Nazionali cinesi. Curatore lo stesso artista  Wu Weishan: 30 sculture in bronzo, alcune di grandi dimensioni.

“Un’ipotetica Conversazione tra Leonardo da Vinci ed il Grande Pittore Cinese Qi Baishi”, la testa del genio italiano

Le opere esposte esprimono la capacità dell’artista di interpretare la sua epoca richiamandosi alla classicità e alla tradizione,  con una qualità e cifra stilistica elevata e una profondità di introspezione che riflette – come ha detto il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon in occasione della mostra  tenuta all’Onu quest’anno –  “non solo la cultura di un paese, anche l’anima di tutta l’umanità”.

Palazzo Venezia, con la nuova soprintendente Daniela Porro, prosegue nella sua attenzione alla cultura cinese, manifestata in passato con la mostra “Oltre la tradizione. I maestri della pittura moderna cinese” e con la mostra sul’arte antica “I due imperi. L’Aquila e il Dragone”. Alla presentazione la soprintendente ha sottolineato questo interesse, mentre i rappresentanti delle istituzioni cinesi, in particolare il Museo Nazionale che ha partecipato alla realizzazione della mostra, ne hanno illustrato i principali aspetti, con il protagonista Wu Weishan dalla straordinaria disponibilità e simpatia, fino ad offrire artistiche medaglie di Confucio e accompagnare nella visita.

Un artista del dialogo con l’Occidente, tra la tradizione e la modernità

L’artista è una grande realtà dell’arte cinese contemporanea e insieme un simbolo dei risultati estremamente positivi in campo artistico dell’apertura della Cina negli anni ’80, periodo della sua formazione. Fin dal 1898 le sue sculture sono state esposte in Oriente, Corea, Giappone e perfino Taiwan, oltre che in Cina, e in Occidente, Stati Uniti e Canada, Gran Bretagna e Olanda. Un ponte tra Oriente e Occidente può essere definita la sua scultura, nella quale la tradizione cinese, nelle forme più diverse dall’arte antica a quella popolare, dalla calligrafia alla pittura, incontra i motivi dell’arte occidentale dal classicismo al realismo e all’espressionismo nella forma scultorea.

Si vedono chiaramente i riflessi dei suoi viaggi in Occidente, ma rispondendo  a una domanda ha tenuto a riaffermare che al di là degli aspetti personali lo spirito della tradizione aleggia sempre nelle opere degli artisti, per cui si può ben parlare di “arte orientale” per il comune denominatore che collega i diversi autori. Per quanto lo riguarda in prima persona, dice chiaramente: “Con la scultura tento di portare avanti lo spirito della cultura cinese attraverso forme d’arte più innovative”.  Sentiamo influssi lontani e vicini, da Michelangelo a Bernini, da Marino Marini a Manzù, con la presenza di Leonardo quale nume tutelare. Noi abbiamo trovato anche un riferimento a Giacometti, in due opere in mostra, lo abbiamo detto all’artista e ci ha risposto di conoscerlo bene e ammirarlo.

Il suo stile è molto personale, lo definiscono “impressionismo moderno” ma la sua opera viene chiamata anche “scultura espressionista”. Al di là delle definizioni vi è la fusione tra elementi antichi e nuovi e tra quelli del mondo orientale ed occidentale in una concezione che va altre la sfera artistica: il suo amore per l’umanità lo porta a considerare basilare la fusione delle due culture.

Come si esprime tutto questo? ´In taluni casi le figure umane si fondono con i contorni  naturali, come le montagne, in una sorta di assimilazione panica che riconduce alla natura,  alla quale sono intitolate alcune sue opere; le figure isolate vengono modellate in una pesante consistenza corporea con la capacità di esprimerne la spiritualità e l’anima che dà vita e respiro ai corpi.

L’artista produce anche opere monumentali per esterni, alte parecchi metri, la più spettacolare “Armonia tra Uomo e Natura – Laozi”, alta l8 metri, un abbraccio protettivo della natura che diviene antropomorfa e accoglie nell’altissima grotta ricavata nel mantello aperto; un motivo molto diverso in “Rovina  e morte”, 15 metri di una figura che urla al cielo la sua disperazione.  Un filmato in mostra lo ritrae mentre è impegnato nelle sue creazioni esterne di grandi dimensioni.

Nelle opere per interni va dalla monumentalità di figure alte oltre i 2 metri a sculture più piccole, dai grandi personaggi della cultura e dell’arte a persone comuni, fino al dramma della guerra. Temi espressi in tre sezioni: la prima  sui “Dialoghi con i Grandi Maestri”, la seconda sul “Dialogo con la Realtà”, la terza sul “Dialogo con il Popolo in Sofferenza”. E’ il momento di vederle da vicino.

“Confucio: Una Montagna Torreggiante” , 2012

I Dialoghi con i Grandi Maestri

I “Dialoghi con i Grandi Maestri” sono la sezione più corposa, con 15 sculture di grande forza espressiva, tanto intenso è il pensiero che intendono trasmettere. L’apertura della mostra è inattesa e travolgente, all’ingresso riconosciamo il volto con la barba fluente di Leonardo da Vinci nella grande scultura alta oltre 2 metri, con il dito sollevato in alto, affiancata da un‘altra scultura della stessa altezza con un celebre artista cinese moderno, anch’egli dalla lunga barba, che solleva una pertica. E’ “Un’ipotetica Conversazione tra Leonardo da Vinci ed il grande pittore cinese Qi Baishi”, avviene tra due statue separate fisicamente ma collegate idealmente dal fluido sottile del pensiero.

Abbiamo chiesto a Wu Weishan di prestarsi ad essere fotografato da noi tra le statue dei due Maestri come a fare da tramite della loro “conversazione” ed ha accettato subito, come è stato disponibile alle domande. L’insieme è di grande effetto, i corpi sono abbozzati, spiccano i volti da pensatori e grandi Maestri. Le stesse figure, ma alte solo 10 cm, sono poste agli estremi di un lungo bilanciere leggermente ricurvo  nell’opera recentissima del 2012 dal titolo “Da Vinci e Qi Baishi nel sogno”  quasi indicassero la via e si equilibrassero l’uno con l’altro nella guida magistrale di Occidente e Oriente.

Qi Baishi era uno dei grandi maestri della pittura moderna cinese” della mostra del 2011 nello stesso Palazzo Venezia, anche in lui lo spirito di innovazione  oltre la tradizione ma nel suo solco, con dipinti raffinati su rotoli di carta all’uso antico. Altre sculture sono dedicate a questo maestro ritenuto forse il più celebre in assoluto, dopo le due citate che lo accomunano a Leonardo: “Qi Bashi con la Barba Lunga”  in cui il corpo praticamente scompare, i 130 cm di altezza culminano nella testa del pittore che è il vero soggetto sostenuto da un lungo supporto sottile; ritroviamo un’analoga struttura in “Il Musicista Cieco . A Bing (Hua Yan jun)”.  Ci ha fatto pensare allo scultore  Giacometti per la verticalità della forma, esasperata nel ridursi all’essenza nel culmine.

L’altro grande Maestro è Laozi, mitico filosofo cinese dell’antichità, il simbolo dell’“Armonia tra l’Uomo e la Natura”, un bronzo di 83 cm che sembra il bozzetto della grande opera all’esterno di 18 metri di cui si è detto, con l’accoglienza nel mantello aperto, anche questo è del 2012. Ci ha ricordato la scultura su papa Wojtila nel piazzale dinanzi alla Stazione Termini con il mantello aperto in un vano che vorrebbe essere accogliente, giustamente contestata perché suggerisce più una garitta per la vigilanza che un’apertura per l’accoglienza: prova che non basta l’idea, l’opera di  Weishan rispetta appieno il motivo ispiratore, fa sentire l’abbraccio della natura sia nella grande versione esterna in cui si entra fisicamente sia nella piccola in cui riesce a rendere l’armonia.

Laozi ha avuto un’esistenza tormentata, ha dovuto andare via dal suo paese. Ed ecco il simbolo dell’armonia con la natura raffigurato in momenti tormentati: “Laozi lascia il passo Hangu”, chino sulla groppa del suo bufalo che lo porta lontano; “Suono nella valle vuota: Laozi lascia la Vina”  in cui lo stesso motivo è ripetuto in una forma filiforme  come l’eco della più corposa immagine precedente, una trasposizione rimpicciolita analogamente a quella su Leonardo e Qi Baishi.

Dello stesso tipo sono anche le due figure ancora più alte, addirittura 2 metri e 60, di “Chiedere la Via: Incontro di Confucio con Laozi”, che pur nella loro materialità scultorea perdono la corporeità, quasi rugosi tronchi arborei, mentre l’espressione del viso è di straordinaria intensità. Il grande mito della religione e della cultura orientale è raffigurato nel bronzo verde “Confucio: Una Montagna Torreggiante” , a differenza di quella appena citata è compatta in una corporeità massiccia come la solidità del suo pensiero che domina simile a una torre o a una  montagna, o ad entrambe insieme.

Figure di Maestri anch’essi indicati espressamente come simbolo di categorie della cultura sono “Lo scrittore –  Lu Xun” e “Il  matematico- Zu Chongzhi”, “Il Monaco – Hongyi” e “Il navigatore – Zheng He”. Sculture di 60-70 cm di altezza, con  il linguaggio dei corpi –  a differenza delle altre in cui tutto si riassume nei volti – esprimono visivamente l’archetipo dei maestri: la staticità dello scrittore e la complessità del matematico, la calma del monaco e il movimento del navigatore.

Completano la sezione la “Statua di Antico Soldato in Cina”, che nella potente forma del corpo reca il simbolo della sua forza esplosiva piuttosto che nell’arma che stringe con la destra. E “Io Propongo Un Brindisi alla Luna – Il Poeta Li Bai”, qui più che l’archetipo del personaggio conta il messaggio, non è scolpita un’immagine figurativa ma una sorta di slancio mentale e fisico insieme.

“Anziano della Minoranza Qing”, 1998

I Dialoghi con la Realtà e con il Popolo in Sofferenza

Dai grandi Maestri alla gente comune nel “Dialogo con la Realtà” con alcune figure simbolo. Le teste delicate di “Il Bambino” e “Ragazza cinese”, piccole sculture in marmo bianco dai lineamenti delicatissimi dopo i bronzi imponenti. Sono eccezioni, torna il bronzo in“Bambino Dormiente”,  dai tratti più marcati. Leggiadra la figura sottile di  “Bambina con Trecce”, alta oltre un metro e della più corposa ma piccolissima “Brezza di primavera”, 15 cm nei quali la figura sembra mossa dal vento: è del 1994 e precede quasi di dieci anni l’altra del 2003,  ma ci piace vederla in successione. Ancora più mossi i “Tre Dei della Musica”, si prendono per mano come per ballare.

Nessun adulto in questa semplice realtà? Non c’è questa lacuna, abbiamo “Un Anziano della Minoranza”, del 1998, che rappresenta il popolo paziente in una solidità corporea molto espressiva. 

 “L’invocazione dell’umanità – Gruppo di sculture delle vittime del Massacro di Nanchino -. La fuga” chiude la potente galleria scultorea di  Wu Weishan: dal messaggio di pace e di cultura dei grandi Maestri, attraverso la vita normale nell’innocenza dei piccoli e nella pazienza dei grandi, si giunge agli orrori della guerra da cui nasce un  altro messaggio che diventa invocazione. E’ il “Dialogo con il Popolo in Sofferenza” ispirato dalla tragedia del tremendo massacro di Nanjing, cioè Nanchino, l’antica capitale della Cina la cui popolazione fu soggetta a violenze inenarrabili e uccisioni in massa da parte dell’esercito giapponese che la occupò dopo un breve assedio il 13 dicembre 1937 scatenandosi in una vendicativa follia omicida: tra 100 mila e 200-300 mila le vittime, tra cui molte donne e bambini. Il gruppo scultoreo è composto da figure di bronzo alte oltre 2 metri, riprese in fuga in atteggiamenti drammatici: dalla madre che stringe a sé il suo bambino facendogli scudo con il suo corpo alla figura con il busto proteso in avanti nella corsa disperata per la sopravvivenza, fino alla persona che si china su qualcosa a terra e il titolo “calmare l’animo”.

E’ una sequenza di straordinaria efficacia che ci riporta ai drammi senza fine della guerra e della violenza in tutte le epoche anche se le sue sculture si riferiscono direttamente alla tragedia del massacro cinese. Ma quanti massacri in ogni  tempo e latitudine vengono perpetrati?

Due simboli e un appello

Ci torna alla mente il “Giovane Cavaliere della Pace” dello scultore abruzzese Venanzo Crocetti, anche quest’opera ha fatto un tour mondiale, esposta nella sede dell’ONU come simbolo di un valore permanente da perseguire con indomita perseveranza. Il gruppo di Weishan esprime l’altra faccia, le vittime della cieca violenza, un monito da affiancare al simbolo dell’aspirazione alla pace.

L’apprezzamento del segretario generale dell’ONU – che, come abbiamo ricordato, vede riflessa nelle sue sculture “anche l’anima di tutta l’umanità” – comprova una capacità di coinvolgere  tale da diventare messaggio globale in una produzione variegata ma sempre dai profondi connotati simbolici. Anche in Crocetti abbiamo trovato questa visione lungimirante e profonda.

Nella sala del Vittoriano, allorché usciti tutti  ci siamo trovati da soli circondati dalle sculture di Wu Weishan, abbiamo provato la stessa sensazione avuta nel Museo Crocetti sulla via Cassia a Roma, in una sala analoga popolata delle sue sculture. Con i due approdi diversi ma complementari, al simbolo della pace e al simbolo contro gli orrori della guerra, due invocazioni compresenti e perenni dell’umanità. Dai “due imperi” ai due messaggi: le due nazioni di più antica civiltà dell’Oriente e dell’Occidente, Cina e Italia, accomunate nell’arte per un mondo migliore. Che questo venga dopo l’anno culturale che ha visto insieme i due paesi in tante celebrazioni è molto positivo, come lo sono le ulteriori iniziative preannunciate e in parte realizzate su presenze stabili.

Ed è proprio l’importanza dell’evento a far ritenere troppo breve il periodo della mostra, appena tre settimane, senza dubbio non per sottovalutazione della sensibilità dei romani e italiani in genere dinanzi a una simile offerta di alto valore culturale e umano, ma per gli impegni successivi nel tour delle opere. Non chiediamo il lungo arco di tempo per esposizioni di questo livello, ma lanciamo un appello per il prolungamento che copra almeno le feste natalizie. Farla terminare prima, come previsto, sarebbe interrompere un’emozione collettiva, impedire che venga condivisa . La simpatia e la disponibilità di Weishan e la sensibilità della Soprintendenza museale romana, ne siamo certi, non lo permetteranno.

Info

Palazzo Venezia, Antico Refettorio Quattrocentesco, Via del Plebiscito Roma, dal martedì alla domenica ore 10,00-19.00, lunedì chiuso. Ingresso gratuito.. http://www.mondomostre.it/.

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante a Palazzo Venezia alla presentazione della mostra, si ringrazia la Soprintendenza museale romana, con MondoMostre e i titolari dei diritti; in particolare il maestro Wu Weishan anche per la disponibilità ad essere fotografato da noi tra le due sculture del “dialogo” tra Leonardo e Qi Baishi. In apertura il particolare di “Un’ipotetica Conversazione tra Leonardo da Vinci ed il Grande Pittore Cinese Qi Baishi” con la testa del genio italiano; seguono “Confucio: Una Montagna Torreggiante” , 2012,e “Anziano della Minoranza Qing”, 1998;  in chiusura l’autore Wu Weishan ha posato per noi  tra le  due statue di Leonardo e Qi Bashi del suo “Un’ipotetica Conversazione tra Leonardo da Vinci ed il Grande Pittore Cinese Qi Bashi”.

Wu Weishan  tra le  due statue di Un’ìpotetica Conversazione  tra Leonardo da Vinci e il Grande Pittore Cinese Qi Bashi”