Quirino, 2. Retrospettiva “Stagione del Sorriso” 2011-12

di Romano Maria Levante

Abbiamo già ricordato le grandi iniziative della stagione precedente quella attuale: dalla riapertura dopo otto anni del Quirinetta con un Cartellone e un’Accademia internazionale d’arte drammatica; al programma d’avanguardia “Mad Revolution” con creazioni innovative e avanzate; da “Autogestito”, una settimana di “performance” di gruppi selezionati, fino alle attività di valore civile come “In scena diversamente insieme” e “Teatro Ragazzi”, per figli e famiglie.  Ora il cartellone  “La Stagione del Sorriso” 2011-12,  13 spettacoli da ottobre 2011 a giugno 2012.  Come il precedente articolo anche questo è illustrato con immagini degli spettacoli in corso e in programma della stagione attuale di cui, nelle didascalie, si ricordano le date fino a maggio 2013.

“La governante”

“La Stagione del Sorriso”  da ottobre a dicembre 2011

Iniziò con  Raffaele Paganini, dal 4 al 16 ottobre 2011, in “George Gershwin… Diario di un americano a Parigi”,  una partenza folgorante dove la finzione si mescolava alla realtà del musicista che, non ancora trentenne, soggiornò veramente a Parigi, affascinato dalla musica di Ravel e dalla cultura europea.  Non si può non ripensare al film di Vincente Mannelli con Gene Kelly, entrato nella memoria personale e collettiva, ma il libretto di Riccardo Reim animato dalle coreografie di Luigi Martelletta  con il riferimento diretto all’esperienza parigina trasforma la commedia musicale, già emozionante, in un viaggio nell’anima e nel talento dell’artista con la creatività e la gioia di vivere nonostante il presagio della prematura fine.

Un solo giorno di sosta, come è stato quasi sempre per l’intera stagione, e dal 18 al 30 ottobre ecco sul palco Massimo Ranieri, in “Chi nun tene curaggio nun se cucca ch’e femmene belle”. Protagonista un artista poliedrico e popolare che garantisce un’esplosione di vitalità toccando diverse corde, dalla canzone alla recitazione, dal ballo all’acrobazia, una gamma completa. I motivi sono stati i più vari, dall’umorismo all’ironia, dalla comicità alla commozione, dall’orgoglio alla solidarietà. Scenette e monologhi intrecciati ai canti intorno al tema del coraggio, come nel titolo,  rovesciando valori consueti: non si celebrano gli eroi e i vincitori ma i deboli e i “vinti”  che abbiano la capacità di sognare dando così corpo all’evangelico “gli ultimi saranno i primi”. Un bella prova d’attore del suo calibro ben sperimentato ma capace sempre di sorprendere.

I primi venti giorni del mese successivo, dal 1° al 20 novembre, è sceso in campo, è il caso di dirlo, Geppy Gleijeses con “L’affarista”, un classico di Honoré de Balzac, in coproduzione con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, al suo fiancoMarianella Bargilli  per  la regia di Antonio Calenda. Mercadet “mosso da una sorta di libido del denaro, che vive come una nevrosi esistenziale” attende invano il socio Godeau fuggito con la cassa. E’ una figura dell’oggi, e questo ha dato impulso alla produzione dello spettacolo: “Oggi, signora, tutti i sentimenti svaniscono e il denaro li sospinge. Non esistono più interessi perché non esiste più una famiglia, ma solo individui… se riuscite a far fortuna senza suscitare lamentele, diventate deputato, o ministro”.

Dal 22 novembre al 4 dicembre lo spettacolo scritto e interpretato da Filippo Timi, che al titolo “Favola” aggiungeva  un tocco di ansioso mistero con “C’era una volta una bambina, e dico c’era perché ora non c’è più”.  Con il  protagonista c’erano “due donne, due amiche, due impeccabili mogli e un terribile e scabroso segreto da nascondere”; e diventava più fitto il mistero evocato nel passaggio dal sorriso della favola all’asprezza della vita nella quale “una notte magica di Natale busserà alla tua porta, e nulla sarà mai più come prima”. “Ogni uomo è una trappola”, dice Mrs Fairytale, “Dobbiamo imparare ad essere cattive” esclama Mrs. Emerald,  per poi concludere “Ho paura, ti prego abbracciami”. E l’amica: “Vieni qui, tesoro mio”. Un invito per gli spettatori.

Dopo questo intermezzo moderno, dal 6 al 18 dicembre  William Shakespeare  nel classico “La bisbetica domata” , protagonisti Vanessa Gravina ed Edoardo Siravo,  con le musiche di Goran Bregovic a la regia di Armando Pugliese. Il teatro nel teatro, nel prologo la stessa beffa fatta al carbonaio (qui calderaio) nel “Marchese del Grillo” interpretato da Alberto Sordi. Un misto di comicità e riflessioni, le due facce della vita. Tre i mondi che si intrecciano nella commedia: quello popolare del calderaio rappresentato con realismo, il mondo della scena proiettata in un futuro immaginifico da “anni sessanta”, infine l’ambiente domestico dove il  caparbio Petruccio  che ha conquistato l’irrequieta Caterina  cerca di domarla tra i suoi “servi ibseniani”.

Con “Le bugie dalle gambe lunghe” , dal 26 dicembre 2011 all’8 gennaio 2012, si  passò al nuovo anno. Il testo che Eduardoscrisse  nel dicembre 1946 subito dopo “Filomena Maturano”, messo in scena dalla compagnia di Luca De Filippo che ne è stato regista e interprete con 11 attori. Ritornato a grande richiesta dopo il successo della precedente stagione dovuto anche all’attualità del tema della verità e della menzogna.  Gli intrighi delle coppie intorno a un uomo semplice e onesto lo portano alla fine a rinunciare alla difesa della verità e ad adeguarsi amplificando le menzogne.  Le bugie con le gambe corte sono dei bambini; hanno le gambe lunghe – disse Eduardo –  “le bugie che tutti noi dobbiamo aiutare a camminare per non far cadere l’impalcatura della società”.

“Il fu Mattia Pascal” 

Da gennaio a maggio 2012 con il sorriso

Il  primo mese del 2012 si chiuse con Giuliana De Sio, dal 10 al 29 gennaio, nello spettacolo di Woody Allen“La lampadina galleggiante”, regia di Armando Pugliese, definito “una favola postmoderna, semplicissima e illuminante al tempo stesso, delicata e divertente, pervasa da un umorismo sottile e intelligente”. E’ un’aspra critica al mito del “sogno americano” le cui anomalie si riflettono nella crisi esistenziale di una famiglia che vede fallire le ambizioni dei componenti in un’atmosfera metafisica fatta di amare realtà cariche di simboli. Con  un Woody Allen inedito: “Qui è tutto diverso, più intimista e solitario, l’ironia è leggera, amara, sconsolata; i personaggi inseguono qualcosa che non trovano mai, e i loro sogni svaniscono in uno straziante senso di impotenza”.

Dalle crisi esistenziali  americane a quelle italiane dal 31 gennaio al 19 febbraio con  Giobbe Covatta ed Enzo Iachetti, in “Niente progetti per il futuro”, testo e regia di Francesco Brandi.  I protagonisti disegnati sulle qualità sceniche dei due popolari personaggi, il garagista semplice e concreto, ma con velleità filosofiche, e il Vip televisivo opinionista tuttologo, ma egoista ed egocentrico, si incontrano su un ponte di periferia, dove hanno deciso di togliersi la vita: il garagista perché tradito dalla fidanzata, il personaggio televisivo perché vede la sua carriera distrutta e si sente trascurato anche dalla “starlette” di successo che ha sposato da poco. Dall’incontro tra le disperazioni personali espressione di due mondi lontani il dramma che sfocia in commedia.

Non poteva mancare Luigi Pirandello, l’opera in scena dal 21 febbraio all’11 marzo era “Questa sera si recita a soggetto”, con Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini, regia Ferdinando Ceriani.  Il titolo ne riassume il ben noto contenuto, al centro il mondo del teatro, con i suoi conflitti: l’autore sopraffatto dal regista, questo dagli attori, loro dal pubblico, finché non prevalgono i personaggi. E’ stato presentato come “una grande struttura funambolica in perenne equilibrio tra illusione e verità che può riassumersi proprio in questa breve esclamazione dell’autore: ‘Tutto il teatro recita’”.  In effetti avevano un ruolo anche le luci e il sipario utilizzato per dividere o riunire secondo i momenti il pubblico e il palcoscenico dove si monta e si smonta la macchina teatrale, “potente affresco di vita”.

L’alternanza tra l’intensità classica e la leggerezza moderna portò alla ribalta, dal 20 marzo al 10 aprile,  “Il Catalogo” di Jean Claude Carriére, traduzione e regia di Valerio Binasco, titolo che trattandosi di un noto Don Giovanni della Parigi bene ricorda quello mozartiano. Interpreti Isabella Ferrari ed Ennio Fantastichini, definiti dal produttore Tumminelli “un binomio davvero perfetto, artisticamente in grado di abbinare capacità, classe ed originalità”. E’ una storia di  solitudine e incomunicabilità tra il seduttore impenitente che ha catalogato in un album le proprie conquiste e l’intraprendente Suzanne che si installa nella sua casa sovvertendone la vita. “Tutto si gioca nel dialogo tra un solo uomo e una sola donna” sul tema classico dell’incontro fatale e imprevedibile.

Ancora leggerezza moderna unita a profonda riflessione sulla condizione umana nello spettacolo “A Santa Lucia”, dal 10 al 22 aprile,  testo inedito e musica di Raffaele Viviani, con16 attori, tra cui Lello Arena e la coppia padrona di casa Marianella Bargilli e Geppy Gleijeses che  ne è stato anche il regista. Un altro incontro tra due mondi che si incrociano fisicamente nel borgo napoletano sotto Castel dell’Ovo, da cui il titolo, in un ristorante dove “cocottes” e prostitute, ubriachi e tossicomani, nobili decaduti e poeti in bolletta entrano in contatto e si scontrano con gli abitanti del quartiere, i “luciani” così descritti da Geppy: “Arrostiti dal sole, ‘nzuariati’ dal mare, fermi nel tempo come lo scoglio”, mentre il cocainomane recita: “Così viene assopita la miseria della vita”.

Si è restati nel clima di Napoli dal 24 aprile al 6 maggio, con uno spettacolo che ne è l’epopea musicale, “Novecento napoletano” nella nuova edizione con Federico Salvatore e Rosaria De Cicco, scene e regia di Bruno Garofano. Ha vent’anni  il grande successo teatrale e musicale di un’opera che impegna 100 artisti tra interpreti e danzatori, musicisti e comparse in un “happening” fatto di quadri a tema e coreografie frutto di accurate ricerche che consentono di evitare i luoghi comuni del folklore strapaesano nell’atmosfera, qui ispirata ai pittori d’epoca; e anche il cliché della canzone napoletana fatta non di gorgheggi ma di intense interpretazioni risultato di una lettura poetica non di maniera; un’immersione in un mondo affascinante animato da arte e sentimenti.

Il gran finale dall’8 al 20 maggio con “I Rusteghi” di Carlo Goldoni, adattamento e regia di Gabriele Vacis,  con otto attori per dare corpo alla malinconica storia degli ultimi anni veneziani del commediografo, quando il successo gli aveva voltato le spalle anche per la restaurazione della Commedia dell’Arte lanciata da Carlo Gozzi. La sua crisi personale si confonde con quella di Venezia che ha fatto esaurire la fonte dell’ispirazione. Ci sono diversi “rusteghi”, oltre al mercante Pantalone in questa atmosfera:  “Cupa e vagamente claustrofobica questa commedia parla ancora al nostro tempo, all’intolleranza travestita da moralismo, alla difficoltà di mettersi in relazione, alla mancanza di comunicazione in un’epoca che proprio della comunicazione fa il proprio vessillo”.

Il marito ideale” 

La magia del teatro nella commedia umana al  Quirino

Anche il teatro è comunicazione, tra palcoscenico e platea e nella stessa platea, dove si crea una magia con opere e autori, personaggi e interpreti, e ogni sera, di fatto, “si recita a soggetto”. Del resto una “recita a soggetto” era stata anche la mattinata di presentazione, con alcuni dei principali protagonisti della stagione alternatisi sul proscenio, aprendosi al pubblico nel parlare del proprio spettacolo prima di entrare nei personaggi interpretati assumendone l’identità al posto della propria.

La magia nasce dal prestigio del teatro che evoca storiche rappresentazioni, con l’indimenticabile figura di Vittorio Gassman, un vero Pigmalione: ricordiamo al “Quirino” un suo “laboratorio” teatrale nel quale avemmo la sorpresa di riconoscere, assurta al ruolo di attrice, la bionda mascherina che l’anno precedente ci aveva accompagnato alla poltrona; nasce dalla bomboniera gremita ogni sera di pubblico con l’atmosfera suggestiva ed emozionante che sembra unica e irripetibile, invece torna con la serata successiva; nasce dall’arte degli interpreti e registi scelti  tra i mostri sacri e i giovani emergenti e dalle opere rappresentate, un  mix di grandi classici e di novità dal forte impatto.

Il titolo della stagione richiamava il sorriso, e ce n’era tanto; ma c’era anche tanta riflessione. “Iucunda oblivio vitae” e “Castigat ridendo mores”  erano  le iscrizioni che spiccavano in un piccolo teatro di provincia della  nostra adolescenza, ci sono tornate in mente dal programma della  “Stagione del sorriso”: il “Cartellone 2011-12” di cui è stata protagonista la commedia umana.

Info

Il  primo articolo retrospettivo sulla stagione 2011-12 è uscito, in questo sito, l ‘8 febbraio 2013, con 4 immagini degli spettacoli  “Il Principe di Honburg” e “La grande magia”, “Due di noi” e “La coscienza di Zeno”. Per la stagione in corso 2012-13 cfr. i 2 articoli usciti, in questo sito, il 15 ottobre 2012 con 8 immagini: il primo con“Re Lear” e “Il discorso del Re”, “Rain man”  e “La grande magia“; il secondo con “Miseria e nobiltà” e “Rain man”,”Otello” e “Cyrano di Bergerac”,  

Foto

Le immagini degli spettacoli del Cartellone 2012-13 sono state cortesemente fornite dall’Ufficio stampa del Teatro Quirino Vittorio Gassman che si ringrazia. In apertura “La governante”, dal 16 al 19 aprile 2013; seguono “Il fu Mattia Pascal”, dal 2 al 12 maggio,  e “Il marito ideale”, dal 14 al 19 maggio 2013; in chiusura  Pippo Pattavina in “La governante”.

Pippo Pattavina in “La governante”