Natura morta, Ricci al Vittoriano, Zarattini a RvB Arts

di Romano Maria Levante

Due diverse interpretazioni della natura morta a Roma, all’inizio dell’estate 2014, in due sedi espositive molto particolari: il Complesso del Vittoriano con  la sua monumentalità espone, dal 19 al 29 giugno 2014 nel Salone Centrale, lato Fori Imperiali, l’“Iperrealismo” di Orlando Ricci, 45 oli su tela di forte impatto cromatico e di un precisionismo che dà l’effetto-rilievo; la galleria RvB Arts, nell’ambito del programma “Accessible Art” promosso da Michele Von Buren, espone dal 29 maggio al 28 giugno nella mostra “Capricci” in un’atmosfera familiare alimentata dagli arredi domestici,  la “Natura storta”di Luca Zarattini, definita così per l’indeterminatezza e l’instabilità della composizione dalla cromia attutita dai materiali scelti, ruvidi e assorbenti, e nella mostra “Past Times”  i gruppi da “album di famiglia” di Christina Thwaites.

Nessun confronto tra le due interpretazioni della natura morta,  ma una spontanea associazione di idee ci ha indotto a presentarle in parallelo. La natura morta è un tema declinato nei modi più diversi dagli artisti di ogni epoca, alla Gnam c’è stata una mostra dedicata alle Nature morte giacenti nei magazzini della Galleria, l’esposizione occupava intere pareti fino al soffitto.

Dello sconfinato iceberg artistico di questo tema ci limitiamo a ricordare la “Canestra di frutta” di Caravaggio, che viene evocata a proposito dell’iperrealismo di Ricci, e le composizioni floreali e di frutta della dinastia dei Brueghel, accurate al punto di documentare le diverse specie vegetali.

Passiamo quindi a descrivere la trasposizione artistica dei due autori cercando di evidenziarne le peculiarità che li rendono, per diversi motivi, meritevoli di attenzione e di essere seguiti nel loro percorso pittorico.

L’iperrealismo di Orlando Ricci

Orlando Ricci, romano,  classe 1942, ha cominciato a dipingere da autodidatta a 10  anni e si è formato nell’arte classica, ha uno stretto legame con la Provenza, terra da cui trae ispirazione, mostre personali in Italia e all’estero, a Roma ha già esposto a Palazzo Valentini, nei Giardini di Palazzo Barberini e nello stesso Vittoriano.

La predilezione per le nature morte la fa accostare a Luciano Ventrone, un maestro in questo campo a lui molto vicino, e nel  vedere le sue opere si pensa anche a Sciltian e Tommasi Ferroni, come altrettanti punti di riferimento pur nell’assoluta originalità di un artista fedele alla propria interpretazione della realtà offerta dalla natura.

Sergio Rossi ne parla  così: “L’artista interpreta  e riplasma  i suoi canestri, le sue frutta,  i suoi fiori, e nonostante, o forse grazie all’iperrealismo della resa pittorica ci appaiono ‘altro’ dalla frutta che mangiamo, dai fiori che annusiamo eppure ad essi indissolubilmente legati”. 

Il critico definisce così l'”altro”: “Noi potremo dire che questa non è una zucca, non è un grappolo d’uva, sono una rappresentazione, o per meglio dire una trasfigurazione poetica, di una zucca, di un melograno, con la carica di mistero che sempre la poesia, anche la più semplice, porta con sé”. 

La chiave della trasfigurazione è la luce, una “luce glauca” come quella dell’alba, livida e più “difficile” da cogliere di quella della notte, una luce in grado di dare spessore tridimensionale alla raffigurazione.  Oltre alla luce, il colore, così Viviana Normando: “Valore imprescindibile della sua pittura è lo studio del colore che diventa arte, raffinata ed elegante, tecnicismo, musicalità di ritmi. La particolarità che caratterizza i suoi dipinti ad olio è una diversità di toni, un accentuato  e puntuale colorismo”.

Ma non è per un calcolo o per la ricerca esasperata di un particolare stile pittorico, bensì per un moto istintivo: “Ed è dal furore artistico, dalla spontaneità del gesto, che un frutto, su un tavolo si anima, accarezzato da un anelito di vita”.

Guardiamo le sue opere,  oltre al canestro caravaggesco in varie versioni, ci colpisce il bicchiere ricolmo di ciliege che traboccano dall’orlo, viene di allungare la mano per raccogliere quelle cadute e rimettere dentro al calice quelle appese fuori,  tanto sono realistiche, in un rilievo cromatico impressionante.

Il vetro è onnipresente, vasi con dentro fiori e soprattutto bicchieri ricolmi di frutti, il vetro con la sua trasparenza e la sua luminosità è il grande protagonista – fino a divenire unico in una successione di bicchieri come le bottiglie di Morandi – insieme ovviamente ai chicchi e alle bacche, ai petali e alle corolle. In alcune composizioni i frutti pendono dai rami, come i due grandi grappoli d’uva a fianco della fiasca impagliata, i fiori traboccano anche loro svettando sopra l’orlo dei vasi.  

Si prova la sensazione che così viene descritta dalla Normando: “Lo sguardo si posa sui petali, laddove il fruitore del quadro si aspetta, su quello stesso fiore, il sopraggiungere di un’ape, di una farfalla”; viene data una nuova definizione dell’ “altro” evocato da Rossi: “Le venature delle foglie, la buccia dei frutti, i semi, tutto illuminato dalla luce diventa altro”.  Per assurgere a qualcosa di superiore: “Una rosa, un girasole, l’uva, il melograno sono i segreti dell’animo umano che prendono forma e volume e nascono da un’esigenza interiore”.

La “natura storta” di Luca Zarattini

Si cambia verso completamente con Luca Zarattini, ferrarese, classe 1884, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, con al suo attivo, pur in giovane età, un’ampia serie di mostre personali e collettive e prestigiosi premi, nel 2010 il Premio d’Arte Zingarelli e nel 2011 il premio della critica Basilio Cascella e  al Concorso di Ferrara per il 150° dell’Unità d’Italia.

La sua caratteristica saliente risiede nella sperimentazione dei materiali più diversi nel raffigurare soggetti tradizionali, da questo incrocio nasce la “natura storta”, con la particolare conformazione che assumono le sue composizioni rese in materiali quali legno, cemento e intonaco. 

“Da Caravaggio a Cezanne a Morandi e Bacon – scrive Viviana Quattrini, sensibile critica d’arte sempre attiva nelle mostre di RvB Arts –  nelle ‘Nature Storte’ eseguite come fossero affreschi, riesce a fondere linguaggi apparentemente opposti. Un dialogo in cui il gioco di piani si inserisce nella modulazione illusoria di luci ed ombre e al silenzio si alterna l’assenza e la distorsione”.

Questo fa sì che “i piani nelle ‘Nature Storte’ più che fungere da appoggio sembrano creare instabilità sorreggendole al limite”.  Equilibri e squilibri  che nascono dai materiali e dal modo dell’artista di trattarli: “La materia è segnata dal gesto della mano e dello strumento. Gli impasti si sovrappongono e si sgretolano nella tradizione delle nature morte”.

Ne vediamo diverse, contrassegnate da un numero d’ordine, sono tutte opere del 2014,  la ricerca e sperimentazione artistica di Zarattini procede con temi e soggetti sempre diversi. In mostre precedenti sempre a RvB Arts abbiamo trovato i suoi primi piani di volti particolarmente intensi.

La sua personale a RvB Arts è intitolata “Capricci” perché espone anche opere su altri temi, come le “Barche”, anch’esse contrassegnate da un numero d’ordine, su cartoni pressati e ferro che creano un addensamento materico nello scafo per poi sciogliersi nella fluidità delle acque. Non danno la sensazione del movimento e neppure del viaggio, sembrano incagliate e in disarmo nella pesantezza della materia e nel cromatismo altrettanto greve. Nessuna presenza umana nelle opere esposte,  se non alcuni raffinati disegni di mani su carta, del resto è una fase evolutiva del percorso di Zarattini, abbiamo già ricordato i suoi ritratti molto espressivi resi in una materia non meno greve.

Abbiamo voluto mettere in primo piano le sue nature morte per l’accostamento del suo realismo tutto particolare con l’iperrealismo della mostra parallela al Vittoriano. Da quanto abbiamo appena detto si ricava che la versatilità nei soggetti è una sua cifra d’artista, insieme all’approfondimento in serie plurime per la sperimentazione. Operazione complessa la sua a stare alle parole della critica.

Così la Quattrini: “Come uno stato d’animo le cui alternanze sfociano in parole inconsuete, gesti rapidi e istintivi,  i ‘Capricci’ si manifestano attraverso una forma destabilizzata dove il soggetto dell’opera non è mai un simbolo a sé stante”. In particolare: “Quello che noi osserviamo è un gioco di più livelli spaziali e temporali dove luci ed ombre non sono altro che un inganno. L’immagine degli oggetti rappresentati in primo piano si impone attraverso l’interazione con piani geometrici, linee spezzate e multiple”.

Gli “album di famiglia” di Christina Thwaites

Abbiamo citato, tra le altre opere di Zarattini, la sua ritrattistica, se così si può dire data la peculiarità dei visi, particolarmente intensi, in precedenti mostre sempre in RvB Arts, nell’ambito del programma “Accessible Art” che seguiamo da tempo per l’interesse che merita una formula con la quale ci si propone di portare l’arte contemporanea  nelle mura domestiche con opere accessibili sotto il profilo economico – prezzi contenuti – e della compatibilità con l’ambiente e la percezione familiare:  requisiti questi garantiti dall’accorta scelta degli artisti e delle opere  compiuta da Michele Von Buren, l’appassionata animatrice dell’attività della galleria e curatrice delle mostre.

Dopo le “nature storte”  di Zarattini,  a RvB Arts abbiamo ripreso contatto con la figura umana, e che contatto! Non si è trattato dei ritratti tormentati di Zarattini, ma degli “album di famiglia” di Christina  Thwaites, ch ci hanno offerto  visi e figure allineati come nelle foto scolastiche.

E’ un’artista inglese che già conoscevamo per precedenti collettive a RvB Arts, qui in una personale, ha lavorato ad Amsterdam, Roma e Palestina, vive in Australia dove ha esposto a Sydney, Melbourne e Camberra. A Roma, oltre che in RvB Arts ha esposto in mostre collettive nel Palazzo Esposizioni e nel Macro.

Il riferimento agli album di famiglia e alle foto scolastiche non è di maniera, la mostra si intitola “Past Times” per esprimere il valore di testimonianza di immagini che fissano un attimo destinato a tornare nella memoria allorché si guarda l’immagine trascorso diverso tempo. Le figure sono allineate frontalmente, in posa, i visi rivolti verso un ideale obiettivo fotografico, come passivi in attesa dello scatto. “I protagonisti – citiamo di nuovo Viviana Quattrini – evitano tra loro lo scambio di sguardi. Punto focale dell’attenzione è posto al di fuori dell’opera. Sottoposti all’indagine dell’occhio meccanico, i ritratti sbiaditi mantengono una sorta di formalità dettata dalla convenzionalità del momento”.

E’ molto diverso dalla  ritrattistica che cerca di esprimere attraverso le fattezze, la posa e l’espressione, l’interiorità della persona, qui viene fissato un momento di sospensione che “a posteriori testimonia il tempo istantaneo dello scatto e del ricordo. Si tratta di una pluralità di ritratti dove ognuno sembra cogliere l’essenza del soggetto”. Senza alcuna penetrazione psicologica, anzi le espressioni spesso appaiono forzate come quelle delle foto, deformate dall’attesa dello scatto. Quindi visi assorti o stralunati, espressioni anche buffe che danno una venatura ironica alle composizioni,  molte di grandi dimensioni, per lo più con dei chiari colori pastello.

Ricordiamo i titoli dei dipinti più spettacolari, “Gentlemen in Orange”, “Mixed Hockey Team”, “Bishop in Disguise”, poi una serie di “ritratti” anche con solo due figure e finanche una,  ma sempre con la positura “fotografica”, come “Two Sisters” e “Woman in Yellow”.

Dopo le nature morte  nelle diversissime trasposizioni artistiche  di Ricci e Zarattini,  e le barche in disarmo di quest’ultimo, ci voleva il “Past Times”  della Thwaites, “nella sua doppia accezione nostalgica e ironica di tempo che passa e passatempo”- è ancora la Quattrini – “in cui viene presentato il valore sia affettivo che rievocativo di momenti di condivisione familiare  o sociale di un istante”. 

Sono momenti rispetto ai quali, in definitiva, chi si trova idealmente dalla parte dell'”obiettivo” nello scattare la foto di gruppo – sia esso l’osservatore o la pittrice che ha scelto questo punto di vista – si limita a registrare l’attimo, non a interpretarlo. E va bene sia rispetto al “tempo che passa” sia rispetto al “passatempo” ciò che esprimono le raffigurazioni: tanto per il visitatore della mostra come per chi vorrà accoglierle nel proprio arredamento domestico come fossero di famiglia, secondo il programma che Michele Von Buren  persegue da anni con coraggio e spirito innovativo.

Info

Per la mostra di Orlando Ricci: Complesso del Vittoriano, Via San Pietro in carcere, lato Fori Imperiali, Salone Centrale,  tutti i giorni ore 9,30-19,30. Ingresso gratuito. Tel.  06.6780664, http://www.comunicareorganizzando.it/. Catalogo: “Iperrealismo di Orlando Ricci”, giugno 2014, pp. 20, formato 16,5×24.  Per la mostra di Luca Zarattini: Galleria RvB Arts, Roma, Via delle Zoccolette, 28, e Antiquariato Valligiano in via Giulia 193, dal martedì al sabato, orario negozio; domenica e lunedì chiuso. Ingresso gratuito. Tel. 06.6869505; cell. 335.1633518. E mail: info@rvbarts.com; sito: http://www.arvbarts.com/. Per le precedenti mostre del programma “Accessible Art”, anche con altre opere di Zarattini e Thwaites, cfr. in questo sito i nostri 8 servizi alle date del 21 novembre e 10 dicembre 2012, 27 febbraio e 26 aprile, 21 giugno, 5 luglio e 5 novembre 2013, 14 marzo 2014.  Sugli autori citati in merito alle “nature morte” cfr. per Caravaggio i nostri articoli in “cultura.inabruzzo.it”  del 2010, il 21, 22, 23 gennaio, con Bacon,  l’8, 11 giugno e 23 febbraio, e il nostro articolo in http://www.fotografarefacile.it/ il 13 aprile 2011, i caravaggeschi in questo sito il 5, 7, 9 febbraio 2013;  per la dinastia Brueghel,  sempre in  questo sito, il nostro articolo il 5 maggio 2013.

Foto

Le immagini sono state riprese nelle due sedi espositive da Romano Maria Levante, si ringrazia “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia per la mostra di Ricci, RvB Arts di Michele Von Buren per le mostre di Zarattini e Thwaites, con i titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. Le prime 3  nature morte sono di Orlando Ricci, che si ringrazia anche per essersi fatto riprendere davanti a un suo dipinto nella foto di apertura; seguono 3 nature morte di Luca Zarattini, quindi 3 gruppi di Christina Thwaites.