Patella, ritratti di Veruschka, artisti in residenza, al Macro

di Romano M. Levante

In una serie di mostre al Macro di via Nizza una visione variegata di  arte contemporanea:  dagli artisti in residenza, Cherimus e Velentina Vetturi, dal 30 gennaio al 1° marzo, a “From Vera to Verhuschka. The Unseen photographs by Johnny Moncada”, dal 27 novembre 2014 all’11 gennaio  2015, ad “Ambienti proiettivi animati, 1964-1984”, dal 30 gennaio al 26 aprileCherimus presenta la “performance” ispirata  al gioco dell’oca,  Valentina Vetturi  gli scacchi di Majorana e l’Alzeimer; poi la galleria di immagini della celebre modella fotografata da Moncaldo;  per finire,  la spettacolare installazione di Luca Maria Patella  con le altre sue opere.

Una serie di presentazioni al Macro così fitte da essere difficile stare dietro a un’attività che prosegue intensa pur nelle difficoltà organizzative attraversate da una sede espositiva meritoria, molto frequentata dai giovani anche perché offre spazi come un campus universitario. Ci riferiamo all’ingresso all’aperto e alla grande terrazza, per non parlare del vasto atrio e della sala conferenze sospesa.

I giovani non sono soltanto i frequentatori,  ma anche i protagonisti di stage e mostre d’arte. Dal 30 gennaio al 1° marzo si è svolta la Mostra finale degli Artisti in Residenza, nell’ambito del programma di Rossana Miele rivolto ai giovani artisti italiani e stranieri ai quali il Macro offre uno studio e un alloggio per  creare un progetto artistico originale e realizzarlo in concreto.  I due artisti presentati quest’anno sono Cherimus e Valentina Vetturi, che presenteremo rapidamente prima di passare alle grandi attrazioni del  Macro.

 Cherimus e Vettori, artisti in residenza

L’opera di Cherimus è un’evoluzione della performance presentata al Maxi nata dall’opera “Il gioco dell’oca”  di Marco Colombaioni realizzata nel 2009 in Sardegna con un grande dipinto a cielo aperto in cui chi voleva partecipare al gioco poteva entrare.

Nell’interpretazione di Cherimus i partecipanti che entrano in scena sono animali fantastici predisposti in collaborazione con laboratori di sartoria, scuole ed altre realtà del territorio in modo di realizzare  la performance in spirito di condivisione e coesione sociale. 

Per questo ci sono molti collaboratori al progetto realizzato, anche artisti con i quali Cherimus ha intrattenuto stretti rapporti nel corso sella residenza; e produzioni parallele create nel corso della preparazione, come i video surreali di Simone Berti, con gli animali alla conquista della città, e registrazioni effettuate da Carlo Spiga nella lavorazione, rielaborate con sonorità africane e sudamericane..

Valentina Vettori si pone sul versante opposto della  rappresentazione ludica e favolistica di Cherimus,  incarnata dal gioco dell’oca, il più semplice e universale gioco infantile; è legata, al contrario, a uno degli  spauracchi dell’età avanzata, come l’Alzheimer, e all’altro incubo, la scomparsa per evitare un coinvolgimento inaccettabile: si tratta dello scienziato Ettore Majorana, che forse volle  scomparire per sottrarsi  all’impegno nella ricerca nucleare, cosa che fa riflettere sul senso del rifiuto.

 E ci sono gli scacchi, perché il  fisico era un giocatore appassionato, quindi anche qui il gioco, ma molto diverso da quello infantile, è una strategia complessa la cui posta è la sopravvivenza e la libertà, entrambe si perdono quando lil pezzo viene mangiato fino allo scacco matto al Re allorché è preclusa ogni via di fuga.

La parte relativa all’ “Alzheimer Cafè II” nasce da registrazioni di motivi cantati o accennati effettuate in vari mesi  presso centri  che ospitano pazienti con questa patologia  che colpisce la memoria, e si traduce anche in un video  che mediante questo particolare ambiente fa riflettere sulla memoria e i rapporti tra presente e futuro. “La Mossa di Ettore”   consiste in  una partita a scacchi con una nuova mossa creata per esprimere il senso del rifiuto: nell’ottobre 2014 si è svolta questa performance  nel museo  con i maestri scacchisti Lexy Ortega e Massimiliano Lucaroni  in collaborazione con la Federazione Italiana Scacchi. 

Dopo il romanzo “La variante di  Luneburg” di Paolo Maurensig, ” troviamo la performance sugli scacchi: più che un gioco, un mondo misterioso dai contenuti profondi  che giustamente ispira le metafore più originali e significative.

Prima di questa mostra si è svolto il Festival internazionale della Fotografia con una serie di mostre che hanno tappezzato di pannelli fotografici molti ambienti del Macro in un caleidoscopio di immagini: il trionfo della fotografia nelle sue molteplici espressioni.

Veruschka fotografata da Johnny Moncada

Tra tutte le manifestazioni del Festival vogliamo ricordare la mostra  “From Vera to Veruschka. The Unseen Photographs by Johnny Moncada”, una galleria di foto inedite, che  risponde perfettamente al titolo-tema  del Festival, “Portrait”, aperta dal 30 gennaio 2014 al 1° marzo 2015.  Sono tutti ritratti   alla top model tedesca, il cui nome era Vera, ma il nome d’arte fu Veruscka, con abiti di alta moda italiana.  Le fotografie sono del 1963-64, il fotografo risiedeva  a Roma, dove è stato dal 1955 al 1970, in via Margutta, la strada degli artisti tra Piazza di Spagna e Piazza del Popolo dove si trova il Caffè Rosati frequentato stabilmente da intellettuali e artisti, e vicino alla Galleria “La tartaruga”.

Anche lo studio  fotografico divenne un  punto di incontro frequentatao da personaggi della cultura e della moda come  Gastone Novelli e Achille Perilli, oltre a Federico Fellini,  da stilisti, come Emilio Pucci, Valentino, Roccobaroco, e da top model come Jean Shrimpton e Barbara Bach, Ali McGraw e Joan Whelan, sposata dal fotografo nel 1956.

Le  foto di Veruschka presentate nella mostra  sono state dimenticate per oltre cinquant’anni in vecchi  bauli, e l’interesse insito in tali immagini ne ha suggerito la presentazione dopo un complesso lavoro di selezione e restauro a cura della figlia del fotografo, Valentina Moncada, svolto in occasione della mostra personale del fotografo alla galleria romana della Moncada nel 2012. Una prima esposizione delle immagini si è avuta a Somerset House nell’aprile 2014, poi al Museo Etrusco di Valle  Giulia nella mostra “Made in Italy. Una visione modernista. Johnny Moncada, Gastone Novelli, Achille Perilli“, svoltasi nel luglio sempre del 2014, va sottolineato che la “Nabdi Peretti Foundation” ha sostenuto il lavoro di recupero di questi preziosi ritratti fotografici.

Nella celebre modella è protagonista l’alta moda italiana, con stilisti di grido come Valentino e le  Sorelle Fontana , Biki e Forquet, Irene Galitzine e lancetti, Antonelli e Tricò. Un video, realizzato da Giorgio e Chiara Hotn, fa rivivere tanti momenti dell’esperienza vissuta dal  fotografo con la modella per realizzare un “corpus” di immagini considerevoli, in un montaggio suggestivo.

In un volume che costituisce il catalogo della mostra,  la stessa Verhushka ricorda il viaggio in Italia e il lavoro svolto con il fotografi per importanti riviste di moda, come Harper’s UK e The Tatler. Mentre Massimo di Forti  racconta le interviste che fece ai due protagonisti, modella e fotografo, e Antonio Monfreda parla della selezione da lui operata tra oltre centomila scatti,  Fino alla testimonianza di Valentina Moncada, figlia del fotografo e gallerista a  Roma, di cui è superfluo sottolineare l’interesse anche per le circostanze in cui è venuto alla luce questo tesoro nascosto.

Che dire, a questo punto, delle immagini?   Si resta senza fiato dinanzi alle molteplici raffigurazioni  della celebre top model;: dalla figura  misteriosa con una parte del viso coperta, alla figura aperta e solare  con primi piani che ne valorizzano i lineamenti o con campi lunghi nei quali spicca la sua linea estremamente agile e flessuosa in grado di valorizzare al massimo le creazioni di Alta moda.

Luca Maria Patella, una retrospettiva

Ed ora l’arte contemporanea  in una mostra che ne dà espressioni molteplici, Luca Maria Patella presenta “Ambienti  proiettivi animati”, a cura di Carpi De Resmini e Stefano Chiodi, con la collaborazione della Fondazione Morra di Napoli che ne cura esposizione ed archivio generale.

Patella è uno dei più affermati artisti di arti visive degli ultimi cinquant’anni, è stato tra i primi in Europa, all’inizio degli anni ’60, ad entrare con spirito artistico nel campo della fotografia, della cinematografia e in generale dei media, ponendoli in rapporto con lo spazio naturale e con l’architettura. Questi media, le cui possibilità espressive vengono valorizzate per la prima volta, sono considerati linguaggi da analizzare e ricreare, dalle notevoli  potenzialità concettuali e dai contenuti allegorici, con grandi di tele fotografiche e  innovative diaproiezioni a colori.

Si esprime attraverso i mezzi più vari, si può dire in tutte le forme possibili, dalla pittura alla fotografia, dal suono alla visione, dal libro al film, dal computer alle reti telematiche, spesso combinando tra loro alcuni mezzi come nella più spettacolare installazione della mostra.  Sotto questo profilo viene definito “artista totale”  che da inediti punti di vista esprime i mutamenti del mondo circostante e dei suoi codici linguistici. Dietro la manifestazione visiva e sonora c’è una acuta sensibilità, tra l’estetica e la  poesia, con profondi contenuti che vanno percepiti e decifrati.

Basti pensare che si è formato  a Roma e Parigi in un serie di discipline, dall’astronomia alla chimica strutturale e alla psicologia analitica, e che  questo percorso formativo si riflette nelle sue opere mediante il confronto tra arte e scienza. Per questo i contenuti spaziano dal campo psicanalitico a quello filosofico, e non manca l’approccio linguistico.

La sua, piuttosto che  arte concettuale,  viene definita “preconcettuale” e “comportamentale” e si pone in rapporto stretto con la storia. Il percorso artistico, dopo le produzioni fotografiche degli anni ’60, lo vede impegnato nei “Comportamenti“,  così li chiama dal 1966, poi in installazioni multimediali interattive che chiama “Ambienti Proiettivi Animati“, e nelle “Immaginazioni globali di Montefolle”.

Degli anni ’80 e ’90 sono 17 opere di grande formato, dal contenuto mitologico-cosmico, ospitate in importanti musei europei, dal titolo “Mysterium Coniunctionis“,  realizzate tra il 1982 e il 1984, poi ben 300 “Opere ed operazioni”  su Diderot e Duchamp, intitolate “DEN & DUCH dis-enamed”,  tra il 1982 e il 1986, e infine i vasi che ritraggono grandi personaggi, sono i “Vasi fisognomici” realizzati tra il 1982 e il 1999.

L’esposizione presenta opere dei suoi primi due decenni di attività, quindi va vista come una retrospettiva di particolare interesse perché consente di esplorarne gli esordi. Del resto, il titolo è quello della sua prima personale tenuta a Roma nel 1968 nella galleria “L’Attico” di Fabio  Sargentini.   I suoi peculiari procedimenti creativi emergono dal percorso realizzato nella mostra, una serie di ambienti in successione con le sue opere più significative degli anni ’60 e ’70. 

La prima opera spettacolare che si incontra è costituita dagli “Alberi parlanti”, ripresentati per la prima volta dal 1971: è un’installazione aperta dove il visitatore è invitato ad entrare e ad aggirarsi nel piccolo bosco con a terra superfici variamente colorate. Si trova la natura abbinata alla scienza, la poesia al sogno,, in una polarità compresente nelle sue opere. Qui è resa attraverso uno speciale procedimento per il quale accostando l’orecchio ad alcuni degli alberi si possono ascoltare letture poetiche e non solo. Ci sono dischetti nei colori del semaforo che indicano dove soffermarsi: in rosso “Restany e Luca”, in verde “Treno e poesie di Luca”, in giallo “Diaklogo e spagnolo”. Dopo le favole e le storie per piccoli in cui il bosco è di solido sede di incubi e di cattivi incontri, essendo il regno del lupo, in questa favola  per adulti diventa il regno della poesia, per di più sussurrata.

Le installazioni rendono le sue polarità complementari, come “Id e Azione”, del 1974, e “Mysterium Coniunctionis”, del 1983-84.  Mentre le 7 tele fotografiche di “Terra Animata” del 1967 sono poste in relazione con il cortometraggio  che girò nello stesso anno, ed è stato assimilato dalla critica alle prime forme di arte concettuale. 

Altre tele fotografiche, tra il 1965 e il 1967, sono: “Autofoto oggettiva” e “Mare firmato”, “Si fa così (immagine oggettiva)” e “Contro la razionalizzazione, nevrotico adolescente”, “Dice A”  e “Pioggia”, fino alle 2 fotografie in bianco e nero del 1973, “Lù capa tella”.  

Un’ulteriore istallazione presentata è “Voulez-vous une Aubeliere?” , posta in relazione a sua volta con l’azione comportamentale “Camminare/ e Stare al Bar ”  che ha come sfondo la serie originale di 300 dispositive.

Non mancano i  film realizzati negli anni ’60:  sono 9, debitamente restaurati,  proiettati nella sala cinema, che dimostrano l’uso innovativo del mezzo cinematografico definito “proto-concettuale”. Vanno dal 1965 al 1968, alcuni titoli ne fanno percepire l’impianto concettuale: “Terra animata” e “Intorno-fuori”, “Tre e basta? No”, e “Vedo vado”, fino  a “Fanimesto manifesto, oggettivo razionale, soggettivo irrazionale”, ancora la polarità  di cui abbiamo parlato.

Che dire, un’immersione nella modernità più avanzata pur se sono opere quasi tutte degli anni ’60, e alcune della prima metà degli anni ’70, soltanto “Mysterium Coniunctionis” è dei primi anni ’80. Anche questa è una polarità dell’artista, cos’ innovativo da precorrere i tempi.  Non c’è l’omaggio a Duchamp di “The Wrong and the Right Beds”, i due lettini ispirati all'”Apollinaire Dis-enameled”  lo abbiamo visto nella mostra su Duchamp ed è esposto in permanenza nel grande atrio della Galleria Nazionale d’Arte Moderna.  Non manca nulla nella sua caleidoscopica produzione.

Info

Macro, via Nizza 138, Roma. Da martedì a domenica, ore 10,30-19,30, lunedì chiuso, la biglietteria chiude un’ora prima. Ingresso intero euro 13,50, ridotto euro 11,50, per i residenti 1 euro in meno; aggiungendo 1 euro è compreso anche Macro Testaccio. Con il biglietto si possono visitare tutte le mostre che si svolgono contemporaneamente. Tel. 06.671070400. Cfr. in questo sito i nostri articoli: per una precedente mostra di “artisti in residenza”“6Artista, il nuovo concorso e le mostre al Macro”, 3 gennaio 2013; per la citazione, “Duchamp, 14 ready made e 93 incisioni alla Gnam” , 16 gennaio 2014.   

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante nel Macro di Via Nizza alla presentazione delle mostre, si ringrazia l’organizzazione, con i titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. In apertura, Luca Maria Patella, “Alberi parlanti;”; seguono,  un’altra opera di Patella  e un’immagine del “Gioco dell’oca” cui si è ispirato Cherimus; poi due volti di Veruschka ripresa da Johnny Moncada; quindi altre 5 opere di varia natura di  Patella..