Cafagna e Thwaites, Accessible Art a RvB Arts

di Romano Maria Levante

Alla galleria romana RvB Arts, Artigianato Valligiano,  in  via delle Zoccolette  28 e via Giulia 193, Lucianella Cafagna e Christina Thwaites presentano, dal 20 al 31 ottobre 2015,  le loro opere più recenti ispirate,  per la prima all’infanzia e non solo, per la seconda agli album di famiglia: un’accoppiata  magistrale  perché, pur nella totale diversità stilistica e di contenuto,  vi è una continuità logica nel sollecitare memorie e nostalgie evocando motivi presenti nella vita di ognuno che suscitano forti emozioni. La mostra è organizzata e curata da  Michele von Buren nel quadro del programma “Accessible Art” che si propone  di far entrare negli ambiti familiari le opere degli artisti facendo leva sulla loro accessibilità sul piano economica e sull’adattabilità ambientale.  

Nella mostra contemporanea, sempre a Roma,  alla Galleria Russo, “Match 2015.  Critici a confronto”,  Chiara Casarin e Lea Mattarella hanno presentato ciascuna due artisti, la prima li ha accoppiati per similitudine, la seconda per diversità. Non sappiamo quale di questi due termini di confronto abbia prevalso nell’accoppiamento tra Lucianella Cafagna e  Christina Thwaites nel giudizio di Michele von Buren la titolare curatrice assistita da Viviana Quattrini, la critica d’arte; di certo sono state abbinate in modo appropriato perché entrambe prediligono la figura umana, ed ecco la similitudine, ma con un approccio completamente differente, di qui la diversità.

Artiste a confronto

E’ un “Match 2015. Artiste a confronto”, per restare nel riferimento all’altra mostra?  Non lo crediamo, pensiamo piuttosto che sia una staffetta nella stessa direzione,  quella di “Accessible Art”:  il progetto che Michele von Buren porta avanti da anni organizzando frequenti mostre con tutta la sua energia e creatività nell’intento di far penetrare l’arte negli ambiti familiari mediante opere accessibili economicamente e adatte a nobilitare l’arredo delle comuni abitazioni. Ne è una prova la stessa esposizione nella galleria RvB Arts in cui le opere formano dei  veri e propri arredi  con i mobili presentati dall’Antiquariato Valligiano  negli accostamenti che vengono mostrati.

Abbiamo già illustrato ripetutamente l’iniziativa per cui ci limitiamo a un rapido accenno, che riteniamo tuttavia doveroso perché il programma di “Accessible Art”  è meritevole di ogni sostegno per la sua valenza artistica e la sua apertura sociale. La familiarità che ne è la caratteristica è accentuata dal fatto che le continue mostre organizzate da Michele von Buren in RvB Arts hanno portato alla formazione di una scuderia stabile di artisti, 21 pittori, 5 scultori e 10 fotografi che ritroviamo spesso in esposizioni successive, le cui opere, comunque, spesso restano in mostra, più o meno defilate, insieme a quelle degli artisti presentati di nuovo, completando l’effetto d’insieme.

Così nella mostra attuale insieme ai dipinti della Cafagna e della Thwaites ritroviamo le piante metalliche di Alessio Deli, quasi fossero i vasi ornamentali presenti nelle abitazioni, gli animali, cani in particolare, nelle originali forme sculturee  di Maiti, le bianche sculture filiformi di Gasperini, le composizioni materiche di Zarattini e le “mappe dell’anima” di Blanco: un contorno di valore che concorre a creare l’atmosfera familiare in chiave artistica, cosa inimmaginabile con certa arte contemporanea: Michele von Buren ci riesce benissimo con la sua “Accessible Art”.

Staffetta e non match tra le due artiste

Perché non è un match ma una staffetta tra artiste? Vediamo una continuità tra le loro opere, quasi una complementarità narrativa, ponendole in una successione logica che inizia con la Thwaites.

Christina Thwaites sembra sfogliare l’album di famiglia con i gruppi schierati quasi per una posa fotografica; un album ingiallito che reca spesso immagini sfuocate, tali sono quelle dei volti appena abbozzati  con espressioni attonite e assorte come se fossero sorpresi dall’istantanea. Sono gruppi con diverse generazioni o della stessa classe di età, adulti e bambini, come le foto di famiglia.

Lucianella Cafagna  ne segue la crescita, raffigura l’infanzia con le sue emozioni e le prime relazioni, e poi l’adolescenza; con qualche spettacolare puntata più in alto, culminata in “Lady Jane” presentata alla Biennale di Venezia e ulteriormente sviluppata nelle opere più recenti.

E’ come se dall’album di famiglia della Thwaites,  con la  Cafagna  si passasse alla vita reale dei ragazzi ripresi nel gioco e nei loro atteggiamenti teneri e intensi. Le due artiste sono state in mostra già in passato a RvB Arts, abbiamo commentato la presenza della Thwaites cinque  volte dal 2012 in collettive, una volta con la Cafagna,; della  Cafagna anche una personale nel novembre 2013.

Nulla di nuovo, dunque, sotto il sole di “Accessible Art”? Tutt’altro, troviamo delle sorprese nell’evoluzione percepibile nelle opere più recenti delle due artiste, sono del 2013 quelle della Thwaites, del 2015 quelle della  Cafagna.

L’album di famiglia della Thwaites presentato ora è meno ingiallito, i volti meno abbozzati,  le espressioni meno assorte e più personali, fino all’uscita dal gruppo compatto per due figure  infantili che si muovono come liberate, ragazzi che lustrano le scarpe o ragazze che giocano con l’altalena. Forse  segnali di un’evoluzione che potrà darci altre sorprese, e Michele von Buren non mancherà di mostrarle quando verrà il momento.

Per la Cafagna la sorpresa è l’ulteriore manifestarsi della sua eclettica varietà espressiva, declinata in figurazioni suggestive che aggiungono forme e temi inconsueti alla sua poliedrica  galleria.

L’album di famiglia di Christina Thwaites

Ricordiamo alcuni dati sull’iter artistico e il percorso di vita di un’artista nata in Inghilterra a Sheffield, che vive in Australia dopo la laurea a Edimburgo ed  esperienze di lavoro ad  Amsterdam e a Roma; nel 2011ha partecipato a un workshop internazionale in Palestina con la Al.Mahatta Gallery, selezionata dopo una mostra a Roma e si è esibita anche in un campo profughi.

Le sue opere sono state esposte in mostre collettive al Palazzo Esposizioni e al Macro di Roma, oltre che a RvB Arts, in Olanda ad Amsterdam e in  Australia a Sydney, Camberra e Melbourne;  e in mostre personali a Roma alla RvB Arts, Rieti, Napoli e dintorni,  e in Australia a Hobart in Tasmania,  Melbourne, Braidwood e Murrurundi. 

A questa mostra viene dato il titolo “Past Times” per sottolineare la nostalgia legata alle vecchie immagini da album di famiglia, e anche, in termini ironici,  il risvolto di passatempo riferendosi all’assoluta normalità delle raffigurazioni che non  trasmettono messaggi anche se fanno pensare.

Infatti  proprio questa normalità le rende intriganti per l’osservatore. Ci si trova a scrutare quei volti abbozzati, quegli schieramenti frontali, a cercare di percepire ciò che può esservi nell’interno al di là dell’apparente vacuità: in fondo è esperienza comune aver fatto parte di gruppi scolastici o familiari con la mente che vagava tra un pensiero e l’altro in attesa dello scatto sempre tardivo.

Delle volte c’erano delle trasgressioni o asimmetrie in quelle foto di gruppo, nulla di tutto questo nelle composizioni dell’artista, composte e ordinate. Se non fossero di ordinaria quotidianità e dall’apparenza modesta potrebbero sembrare immagini istituzionali rassicuranti. Non sempre sono rassicuranti le espressioni, ma quando appaiono allucinate è l’effetto virtuale dello “scatto” tardivo.

Sono  tutte del 2013, i titoli espressivi: “Uncertain Identity” e “State Children”, presentata per la prima volta,  “Restricted Movements” e “Reconciliation”,  “At the Show” e “Aristocracy” – curiosamente il titolo che David Lachapelle ha dato a una propria “aeropittura”,  come si è visto nella recente mostra al Palazzo Esposizioni  – con un’ironia che ritroviamo in  “The Salvation Army”,   la banda musicale  infantile dell’Esercito della salvezza..

Escono dalla foto di famiglia i due bimbi che sono seduti a terra in  “Boys cleaning shoes”, e in quelli sull’altalena in “Waiting for the Swing”,  è proprio il testimone che l’artista passa alla Cafagna  che lo porterà fino al traguardo dell’adolescenza e oltre.

L’infanzia e non solo di Lucianella Cafagna

Gli album di famiglia sono testimonianza nostalgica e passatempo, nella visione non priva di ironia della Thwaites. L’infanzia,  e non solo,  è una realtà da rappresentare con una ricerca attenta che ne esplora le  angolazioni nella visione appassionata con una grande varietà espressiva della Cafagna.

Si va dal bianco e nero –  a prima vista dei controluce  fotografici, ma in effetti frutto di un lavoro raffinato e preciso in una filigrana che dà alle ombre una particolare suggestione – al cromatismo fortemente contrastato di piccoli ritratti  fino a divagazioni sempre figurative di tono classico.

La formazione di questa artista romana avviene particolarmente in Francia, all’Ecole National Supérieure des Beaux Arts di Parigi,  e presso lo studio di un pupillo di Balthus, Pierre Carron.  Risultato: non si è lasciata attrarre dalle avanguardie, operando in controtendenza in modo coraggioso avendo rifiutato la via facile delle mode del momento. Il suo è un “realismo magico”  da scuola romana anni ?50  con influssi di  Balthus  e della pittura francese di fine ?800- primi ?900.

Una lunga serie di mostre collettive dal 1994, all’estero Parigi e Los Angeles, in Italia Roma, tra cui RvB Arts, e Firenze, Milano e Venezia alla Biennale del 2011 nel Padiglione Italia curato da Vittorio Sgarbi; e mostre personali a Roma, alle gallerie RvB Arts e Macro,  Zadig e Stella.

L’infanzia è, dunque, il tema ricorrente, trattato con estrema delicatezza fino ad apparire sfuggente, come del resto è quell’età che muta connotati di continuo mantenendoli solo nella memoria; e in questo si può cogliere la continuità con le immagini infantili degli “album di famiglia” della Thwaites  su un piano ideale, essendo le forme espressive tanto diverse da non essere confrontabili.

Il piano ideale è nei riferimenti diretti al proprio vissuto che diventano condizione universale , come se partisse dal proprio album di famiglia per esprimere valori che appartengono ad ognuno.

La Cafagna esplora l’infanzia nella solitudine e nelle  relazioni cercando di decifrarne le intime pulsioni, prendendo molto sul serio questo mondo tanto da dare alla personale del 2013 il titolo “Qualcosa di importante”: e non si riferiva a “Lady Jane” presentata alla Biennale di  Venezia,  figura eretta di grandi dimensioni, raffinata e  carismatica, bensì a ciò che percepiva dall'”ascolto” dei dialoghi muti espressi nei visi infantili, nelle loro espressioni ludiche e in quelle pensose, tanto da intitolare “Ascolto ” una piccola scultura, in ciò ha anticipato il recente film di Walter Veltroni.

Ascolto degli altri ma soprattutto di se stessa. “Di mio c’è tutto, sia per cosa racconto, sia per come lo racconto”,  ha affermato in occasione della personale appena citata, aggiungendo: “L’infanzia è un momento della vita in cui si formano tutti i valori, i sentimenti, l’identità stessa”, e per questo “tutto è fondamentale e amplificato: l’amicizia, la sessualità, le emozioni, le rabbie. Accanto al gioco e alla leggerezza c’è questo senso profondo delle cose”.

Come cifra stilistica abbiamo accennato ai due moduli espressivi, cerchiamo ora di penetrarne il significato. Il bianco e nero in filigrana è utilizzato nell’introspezione dei momenti pensosi, le ombre ne  accentuano il mistero con una speciale suggestione; mentre il cromatismo netto e contrastato rende i momenti ludici, ma anche in questi più che spensieratezza c’è sospensione, equilibrio precario. E’ lo specchio di un tempo che passa rapidamente e lascia nostalgia e ricordi, trasmessi emotivamente all’osservatore.

Abbiamo detto delle sorprese nella nuova mostra rispetto a quelle precedenti nella stessa galleria. Sono quasi tutte  opere del 2015, nelle quali tornano le figure nette dal forte cromatismo riferite all’infanzia, ma anche opere di forma e contenuto del tutto nuove, innovative.   Lei stessa dichiara che il suo lavoro “è un continuo divenire, anche da un punto di vista tecnico, perché scopro continuamente nuovi materiali e c’è sempre un miglioramento”: un’evoluzione stilistica e anche nei contenuti, vediamo esposte opere che sorprendono per come si allontanano da quelle consuete  assumendo significati misteriosi e accenti magici..

Per le opere del filone consueto citiamo tra i dipinti con intenso cromatismo ” Carmen con poncho rosso”, “Nora” e “Giogiò”,  con la dominante rossa, “Cherubino” e “San Sebastiano” , misteriosa nel titolo dato che la figura eretta non evoca il santo, se non nella posizione che offre il petto alle invisibili frecce; tra le immagini  bianco-nere  quasi in filigrana, “Ballerine”, “Sorelle” e “Figli”, immagini dell’intimità dalle espressioni pensose.

Delle  opere di nuova impostazione che avviciniamo idealmente a “Lady Jane” ricordiamo :  “Ultimo bagno”,  una grande campitura cromatica celeste con piccole figure quasi in dissolvenza, “Il pomeriggio di una ninfa (omaggio a Balthus)”, ed “Enigma della gioia”,   una straordinaria composizione tutta da decifrare,  mistero e magia nella  classicità che esalta la bellezza.

L’atmosfera della mostra

Un’ultima considerazione sull’atmosfera che si respira nella mostra, con il clima familiare creato dalla compresenza di opere di altri artisti ben conosciuti che fanno sentire a casa propria.  Anche perché, come si è detto, i mobili e gli arredi ai quali sono abbinati i quadri esposti rendono il clima domestico, e anche le opere scultoree, in particolare di Deli  e Maiti, contribuiscono con le piante metalliche e i cani a far sentire a casa.

I soggetti trattati dalle due artiste sono figure umane, soprattutto di gruppo quelle della Thwaites,  individuali quelle della Cafagna: immagini del passato le prime, del presente le seconde, entrambe tuttavia immerse in un sospensione che dà per ragioni diverse il senso della nostalgia e della memoria. Ebbene, il visitatore si sente al centro della commedia umana recitata dai gruppi e degli individui, che è la storia della vita di tutti, nelle varie età e situazioni; con tanti occhi puntati addosso c’è un rapporto biunivoco tra l’esplorazione che si intende fare cercando di penetrare all’interno delle espressioni e degli sguardi, e il riflesso opposto, i muti interrogativi che vengono da quegli sguardi e catturano l’osservatore.

Nel mentre ci si propone di indagare,  ci si sente indagati nei reconditi pensieri suscitati dalla memoria che le immagini  evocano sul piano personale di ciascuno, si ripercorre la propria infanzia,  ci si proietta oltre.

E se tutto questo si prova nella serata inaugurale particolarmente affollata crediamo che l’effetto sia ancora più intenso ed emozionante in una visita più raccolta e personale che vale senz’altro la pena di fare presto, dato che la mostra resta aperta solo per dieci giorni.

Info

Galleria RvB Arts, via delle Zoccolette 28 e Antiquario Valligiano, via Giulia 193, Roma, orario di negozio, domenica e lunedì chiuso, ingresso gratuito.  Tel. 06.6869505, cell. 335.1633518,  http://www.rvbarts.com/. Cfr., in questo sito, i nostri precedenti 11 articoli sulle mostre di “Accessible Art” organizzate da Michele von Buren in RvB Arts: nel 2015 il 26 giugno e 3 aprile,  nel 2014 il 17, 27 giugno e 14 marzo, nel 2013  il 5 novembre, 5 luglio e 21 giugno, 26 aprile e  27 febbraio; nel 2012 il 10 dicembre e 21 novembre. L’articolo  del 5 novembre 2013 è sulla mostra personale della Cafagna, quello del 21 novembre  2012 su due mostre, di cui una con Cafagna-Thwaites insieme a Tindar;  gli altri su mostre collettive con la Thwaites il 5 luglio e 27 febbraio 2013, e il 10 dicembre 2012.  Per la citazione di David Lachapelle cfr. il nostro articolo, in questo sito, il 12 luglio 2015.

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante , 27 nella galleria di RVB Arts alla presentazione della mostra, si ringraziano gli organizzatori, in particolare Michele von Buren, con i titolari dei diritti, le artiste Lucianella Cafagna e Christina Thwaites  per l’opportunità offerta. In apertura, Lucianella Cafagna, “Ultimo bagno”, 2014; seguono,  Christina Thwaites, “State Children” e “At the Show”,   poi “Aristocracy”,  “Boys Cleaning Shoes” e “Waiting for the Swing””, 2013; quindi,  Lucianella Cafagna, “Piccola Carmen con poncho rosso”, “Ballerine”  e “Nora”, infine  “Il pomeriggio di una ninfa” ed “Enigma della gioia”, 2015; in chiusura, Christina Thwaites, “Restricted Movements”, 2013.