Ritratti di poesia, 10^ maratona poetica, al Tempio di Adriano

di Romano Maria Levante

Al Tempio di Adriano il 5 febbraio 2016 si è svolta la 10^ edizione dell’annuale incontro con la poesia promosso dalla Fondazione Roma, organizzato dalla “Fondazione Roma-Arte-Musei” con “InventaEventi”. “Ritratti di poesia”, curato come sempre da Vincenzo Mascolo,  ha presentato per l’intera giornata 45 poeti che hanno offerto una scelta dei loro componimenti  nelle varie sezioni su versanti dell’espressione poetica, comprese le lingue e i dialetti, con particolare attenzione ai giovani. E’ stato conferito il Premio Fondazione Roma a Giancarlo  Majorino e Carol Ann Duffy.

“Ritratti di poesia”  compie dieci anni,  durata che testimonia non solo la  validità ma la vitalità di una manifestazione che annualmente impegna poeti e pubblico in una avvincente maratona poetica. Allestimento sobrio e funzionale, dei cubi affastellati, cinque poltrone per le interviste, qualche vezzo nel microfono con pendenti ornamentali, e un grande planisfero, nella sala non si sono più i tavolini tondi delle manifestazioni che abbiamo seguito in  passato, così la capienza è aumentata..

Non c’è più il concerto serale preceduto da un’intervista sulla poesia nella canzone, dopo Lucio Dalla e Francesco De  Gregori,  Fiorella Mannoia e Roberto Vecchioni, la poesia resta nella sua purezza, sottolineata dal presidente della Fondazione Roma Emmanuele F. M. Emanuele che ne è l’ideatore e il realizzatore, nel registrarne i risultati positivi, perché l’incontro annuale è la punta dell’iceberg di una serie di iniziative: “Abbiamo seminato la poesia contemporanea nelle scuole, abbiamo fatto incontrare la poesia con le altre arti,  abbiamo portato a Roma la testimonianza di grandi autori italiani e stranieri, contribuendo a diffonderne la cultura”. E  ha aggiunto: “Sono orgoglioso  dei risultati raggiunti, che ci danno l’entusiasmo per continuare a coltivare e far crescere questo genere letterario puro, non contaminato dalle logiche economiche, rinnovandoci ogni volta”.

Un entusiasmo, quello del Presidente, evidentemente contagioso a stare alle ovazioni con  gridolini da concerto rock dei numerosi giovani  presenti al Teatro di Adriano. Questo ci ha colpito in modo particolare, pur avendo assistito alle edizioni precedenti: le generazioni giovanissime, sempre più distratte dalle semplificazioni offerte dalla tecnologia informatica e telematica, le abbiamo sentite e viste sotto i nostri occhi sensibili al richiamo della poesia al punto da entusiasmarsi come ad un concerto del divo canoro del momento. Questo per aver “seminato” la poesia contemporanea nelle scuole;  dell’incontro della poesia con le altre arti, rivendicato dal Presidente,  diremo al termine. 

I giovani alla ribalta della Poesia

Sono dei licei di Roma Aristofane e De Sanctis, Machiavelli, Rossellini e Virgilio,  i giovani entusiasti che affollano la sala, i loro “campioni” si alternano al microfono leggendo le poesie:  è il tradizionale appuntamento “Caro poeta” in cui gli studenti incontrano  i poeti che hanno lavorato con loro nelle scuole avviandoli alla poesia, sono Franco Buffoni, Terry Olivi ed Elio Pecora, Maria Grazia Calandrone e Luigia Sorrentino. Ecco alcuni frammenti di loro poesie che parlano di amore e  di vita. Buffoni: “L’amore è un lavoro, o forse un lavorìo/…l’amore è un garanzia per una forma/ di protezione degli opposti/ un calcolo sbagliato”.  Olivi: “Sul terrazzo bianco/ danzano figure leggere/ Ere di tempo geologiche/ travasano/ da un emisfero  a un altro”.  Pecora: “In quell’immenso ordito la sua vicenda non è /che un intreccio infinitesimo, il disegno sbilenco/ di una foglia prossima a insecchire”. Calandrone: “Raramente ci è dato approvare senza sospetto l’amore che ci viene portato/… ma, a volte la guerra che facciamo a noi stessi ci lascia sconfitti”. Sorrentino: “Il figlio viene  dalle piante/ d’albero, dalla voce stesa/ il profilo dell’aquila icona/ gelata sulle labbra/ dalla panchina/ non so più chiamarti”.

Il clima si accende ancora di più con il  “Poetry slam”,  che fa parte del campionato nazionale della L.I.P.S, Lega Italiana Poetry Slam,  è intrigante soprattutto per i giovani vedere l’agonismo applicato alla poesia. Si tratta di una gara poetica tra Antonella Bukovaz e Rosaria Lo Russo, Sergio Garau, Francesca Gironi e Simone Savogin, in due “manche”, eliminatoria e finale, con tempo limite di 3 minuti  e penalità per ogni sforamento.  E’  animata da Lello Voce, conduttorevivacissimo,  che unisce citazioni colte alla gestione agonistica. Una giuria di cinque giovanissimi “dà i voti” su  lavagnette che ricordano le palette televisive, dal computo si eliminano i due voti estremi, come per tutte le gare con giurie, meno quella televisiva di “Ballando con le stelle” in cui si fa spettacolo a scapito della correttezza, con i voti erratici dei giurati più stravaganti.

La poesia  non è la canzone, ma può suscitare analoghi entusiasmi e coinvolgimenti se inserita in una cornice moderna, e qui se ne dà una dimostrazione tangibile. I cinque si alternano con la loro poesia di tre minuti, scattano anche le penalità, votazioni e applausi scandiscono il confronto.

I  premi “Ritratti di Poesia. 140”  e il “Premio Fondazione Roma”

In attesa della seconda “manche” la consegna dei premi  “Ritratti di poesia.,, 140”,  “una poesia in un tweet”, giuria composta dai poeti Rosaria Lo Russo e  Anna Toscano e dal traduttore di poesie Damiano Albeni . A Sotirios Pastakas il premio per la  sezione estera, a Maria Angela Rossi per la sezione italiana. Si ascolta la lettura delle loro poesie.

Il presidente Emanuele  presenta poi  il vincitore del Premio Fondazione Roma  e ribadisce il proprio  concetto sull’importanza fondamentale della  cultura in un paese come il nostro privo di risorse naturali, dove  la cultura va vista come risorsa preziosa e per fortuna disponibile; e la Fondazione, che interviene nelle emergenze sociali e umane non dimenticando i disabili,  ha promosso la cultura a 360 gradi, dalle arti visive alla musica e all’arte in senso stretto. In questo ambito si colloca la poesia, che è “nel cuore di tutti”, dell’essere umano: “Tutte le arti hanno bisogno di qualcosa per esprimersi – ha detto –  la poesia non ha bisogno di nulla, solo di sensibilità”.

Il bilancio di dieci anni è pienamente positivo, un continuo aumento di interesse e partecipazione. Emanuele ha ricordato gli inizi al mare di Castelporziano, con le serate e notti  trascorse tra balli e poesie, quest’anno sarà rinnovata l’iniziale consuetudine ad Ostia antica, dove verrà raccontata e ascoltata la poesia. “L’entusiasmo dei  giovani oggi conferma che avevamo visto giusto”.

Il vincitore è Giancarlo Majorino,  poeta contemporaneo dei più rappresentativi, autore di opere teatrali e musicali, presidente della Casa della poesia di Milano. Le sue  poesie vengono lette da Sonia Bergamasco, Nastro d’Argento 2004 come protagonista del film “La meglio gioventù”  di Marco Tullio Giordana, ha avuto  due premi anche per il teatro nel 2012 e 2014. Ha alternato  con maestria e sensibilità toni sussurrati a toni accesi. Ecco alcuni versi da “Torme di tutto”: “Incalcolabile bellezza d’E/ è la tua incalcolabile onestà/ masnade t’han senza grossi guai/ architettata di veridici sogni/ quando, gravata, porta il suo corsetto curvo/ è la luna sotto le rondini che ti fiancheggia/ se tu non mi lasci, io mai ti lascerò”.

La sfilata dei poeti entra nel vivo, tornano i giovani

Il ritmo  non rallenta, scandito da un conto alla rovescia luminoso, Vincenzo Mascolo perfetto maestro di cerimonie, conduttore, intrattenitore e anche intervistatore da solo o con altri. Siamo alla 1^  parte  della rassegna poetica “Di penna in penna”,  una passerella  di poeti,  intervistati sulle loro poesie prima di leggerle con il trasporto e l’immedesimazione tipica degli autori  che si aprono direttamente per  condividere contenuti e sentimenti con gli ascoltatori.

Ecco alcuni versi toccanti di Milena De  Magistris Von Rex: “La mia carezza, testarda e vincente/ scava forma e materia,/ scava, scava e raggiunge e vince la morte (nello sfiorare il tuo esserci ancora,/ in spazio e tempo vibrante,/ forse confuso fra i tramonti/ della tua disarmante purezza”, ripensiamo alla purezza della poesia evocata da Emanuele. Di morte con il riscatto divino parlano i versi di Mariù Safier: “Sulla carta geografica di un viso smarrito/ è scritto lo sgomento/ di un popolo ferito/…Quant’è piccola e ingiusta / la giusta causa – la giusta morte, il giudizio terreno./ Quanto immenso invece il perdono/ di un Dio qualunque/ anglicano, afgano, armeno, romano/ che abbraccia  e prende per mano/ ogni essere umano”.

Non c’è tempo per meditare, irrompe la 2^ manchedel “Poetry slam”, gli stessi giovani  poeti, accresciuto l’entusiasmo da stadio negli spalti, pardon, nella sala del Tempio di Adriano. Vince Simone Savogin,  la sua poesia ha le cadenze incalzanti del Rap, anche per questo il voto sulle  palette dei giurati è 10,  gli applausi e i gridolini dei ragazzi raggiungono il diapason. Abbiamo notato un particolare,  ha letto l’ultima poesia sullo “smartphone”,  ci è sembrato un messaggio su come anche la poesia si attagli alle nuove tecnologie amate dai giovani, è qualcosa su cui costruire.

La Poesia,  terapia per le malattie e soccorso alle lingue in pericolo

L’accorta regia della manifestazione fa seguire un altro momento speciale, altrettanto inusuale: dopo il “Poetry Slam” la “Poetry Therapy”,  Ne parla Dome Bulfaro,  ricordando che  l’idea ha oltre mezzo secolo, e si è affermata negli anni ’80. La poesia è sempre terapeutica, ha premesso, come cura dell’anima, ma per determinate patologie può essere usata in modo mirato, con varie tecniche che insegnano a raccontare e a farsi ascoltare; si deve operare con cautela facendo leva su parole appropriate, mostra un libro che raccoglie le poesie adatte e spiega come superare gli ostacoli psicologici. La sua è una vera esibizione, con una filastrocca  per bambini utilizzata per far superare loro la paura dell’acqua mediante un’ immersione virtuale  dall’incalzante ritmo onomatopeico.

Anche alle “Lingue in pericolo”  la poesia può essere di soccorso,  sono destinate a scomparire entro questo secolo rischiando di perdere un patrimonio di cultura e di conoscenze; è una previsione dell’Unesco che ha redatto l'”Atlante delle lingue in pericolo” e predisposto un programma di interventi  per  la conservazione di quelle in estinzione con la loro rivitalizzazione e trasmissione alle giovani generazioni . Ne parla con passione Ines Cavalcanti di Chambra d’Oc, impegnata nel difendere la lingua occitana, cura il Premio Ostana sulle lingue in estinzione.  Antony Heulin  lo dimostra con il bretone, ricorda  Demis Roussos,  non solo nel fisico ma nel modo in cui porge una suggestiva canzone, come una nenia mistica. Ecco un frammento della traduzione dal bretone di una sua poesia, parla dei “Treni di notte”: “Ci si addormenta afferrando il primo sogno che passa/ in bolle di sapone  che ogni sosta minaccia/…abbiamo sempre troppe cose da farci rimproverare/ anche quando non siamo degli assassini/ per attraversare senza intoppi le pianure del silenzio”.  

Dopo i poeti,  le Case Editrici di libri di Poesie

Nell’incessante alternanza di temi e motivi  la 2^  parte di  “Di penna in penna”, altri quattro poeti parlano della propria visione poetica e presentano  i versi in cui si esprime, eccone alcuni.  Corrado Benigni si chiede: “A chi domandare? E cosa?/  In quest’attesa che fa da scudo all’aldilà/ mentre brama uno spiraglio,/come le lunghe ore dell’inverno/… Siamo scrittura da decifrare tra la pietra e le stelle,/ conosciamo noi stessi fino  a metà della prova/  da dove il destino è inciso/ con un nome di figlio sull’acqua”.  Sembra rispondergli  Domenico Cipriano: “Esistiamo perché mutiamo. Il corpo/ si trasforma con il tempo, così la voce/… Se c’è una storia da ricomporre (pezzo a pezzo)  è nel modificarsi/ delle orme che tracciamo./ Continuiamo a dirci vivi/ ostinandoci a non apparire uguali/ e questo morire eternamente/ è il volto stesso che la vita ci consente.”  Troviamo un’eco in Stelvio Di Spigno: “… Era tutto e solo da capire/ quel vento angusto che non disturbava,/ era l’amore, la speranza infinita, la canzone/ invalida, estatica della felicità/ … Il cuore che batte senza un movimento/ il tempo che non avanza un momento”.  Mentre Isabella Leardini  guarda alle rondini: “Pensavo che saremmo stati/ perfetti come il volo degli uccelli/ nei cerchi e nelle svolte del destino/ io non volo e non mi poso/ io non canto/ Le rondini non sanno partire/… continuano a ripetere che questo/ è il loro autunno radioso d’aria / mentre le prende piano la neve”.

L’incontro con le Case Editrici, “Idee di carta”,  riporta alla realtà dei libri di poesia,  con risposte ai due intervistatori, tra cui Vincenzo Mascolo,  che chiede qual è la loro idea di poesia. Emerge un quadro variegato di visioni e di iniziative  in una situazione  attualmente molto negativa dal punto di vista del mercato, ma senza il timore che le nuove tecnologie possano far scomparire i libri e tanto meno la poesia: questa esisterà finché “non ci si vergognerà di avere un cuore” e, per i libri,  quelli cartacei resteranno sempre purché curati nella carta e nella grafica. Un editore ha presentato le sue   “lanterne scritte”  distribuite nelle scuole per essere  corredate di poesie, e l’ “orchestra di carta”,  con veri strumenti a percussione e intorno ai suonatori 20 ragazzi con strumenti di carta.  Il rilancio di un altro editore si basa sull’estensione della platea autoriale, dai consueti nomi degli stessi poeti ben noti  ad altri autori segnalatisi ad esempio in narrativa da lanciare nella poesia, in modo che “non ci sia lo scambio delle solite figurine”, così si potrà uscire dal campo ristretto degli addetti ai lavori. Sono solo scampoli di  un confronto di mezz’ora con la Kolibris Edizioni, Marcos y Marcos, Marco Saya Edizioni, Raffaelli Editore, l’ultima sezione dell’intensa mattinata.

Sono le ore 14, l’instancabile Mascolo concede una pausa di soli quindici minuti, come l’intervallo tra il primo e il secondo tempo di una partita di calcio, anche in questo si vive un clima agonistico. .

Dai poeti in italiano a quelli in dialetto e in lingue straniere

La  prosecuzione delle  sezioni poetiche della mattinata è articolata in  parti intervallate tra loro e con  nuove sezioni “La lingua, le lingue” e “Poesia sconfinata”, fino all’ultima premiazione.

Ne daremo conto,  seguendo la successione delle presentazioni come nella mattinata, cercando di rendere così il ritmo e la cadenza di una maratona che è giunta al traguardo senza mai un intoppo.

“Di penna in penna” , quattro  nuove parti con tre poeti ciascuna dopo le due della mattina. Nella 3^  parte, ecco dei frammenti che, come i precedenti,  non  intendono presentare il poeta, ma solo far “assaggiare”  la sua poetica.  Domenico Alvino: “Avevi nello sguardo striature siderali/ Flussi di energia ti frusciavano sui fianchi./ Già allora eri a mezzo tra il nulla e l’infinito/ che ruggiva nel tuo gesto/ come una cometa tra gli astri”.    Mentre per Mariella De Santis “bisognerà si ricominci  a parlare di te che poi vuol dire/ parlare di noi/… prima che quella temuta cosa accada  e non ci sia più / più noi ma lì, loro, voi chi non unisce  e non separa”.  Incomunicabilità?  Forse anche in Maria Pia Quintavalla: “Non so, come non sento alone di un altro tempo che si sposti da qui, l’eterno dove sei rivolta, i due volti guardano/ nello stesso punto senza fissarsi, all’unisono./ E dove era caduta la rondine più alta, per forare spostandolo, il muro a me incompiuto” .

Una nuova sezione, “La lingua, le lingue”, 1^  parte,  entra nel campo dei dialetti, in qualche misura minacciati anch’essi, mentre vanno considerati vere e proprie lingue e la poesia dialettale ha la stessa dignità di quella  nella lingua propriamente detta.   Dina Basso, di Catania, la cui opera prima ha vinto tre premi per i giovani,  parla del corpo; “L’ossa muti lassu/ ca parranu ppi mia/ – ogni ddenti canuscia/ a megghia parola/ ca si lassa pinsari, ma mora ‘na ucca/ e mporta ‘rresta na gola”, in lingua “Le ossa mute lascio/ che parlino al mio posto/ ogni dente conosce/ la parola migliore/ che si lascia pensare, ma/ muore nella bocca/ e morta resta nella gola”. Di Andrea Longega, di Venezia, che ha pubblicato 5 raccolte di poesie  un brano inedito:  “Ghe le portarò al frutariòl/ le mie poesie, che le méta dentro/ una de le so tante cassette”.

 Altrettanto nuova la  “Poesia sconfinata”, 1^ parte, l’aggettivo  si addice molto alla poesia, che non ha confini di alcun tipo, né di temi e contenuti né di soggetti, è aperta  a tutto e a tutti, qui si riferisce all’assenza di confini geografici. Vengono presentati poeti in lingue straniere, con le traduzioni. Comincia la francese Angèle Paoli: “C’è tempo / nella luce serale/ un tempo contato a scrutare/ le stelle a pensare la tenerezza/ che si dice/ nel loro scintillio../ c’è il silenzio/ che cade nel tempo stesso/ del sole”.  Segue l’indiana Rati Saxena, parla di radici:  “… scivolano nella sera/ e nel momento in cui sono vicina/ le piante dei miei piedi svaniscono/ nella loro stessa ombra”.

Continua la sfilata di poeti nelle varie sezioni

Si va avanti con “Di penna in penna”,  4^ parte. Ecco Vito Bonito: “Non entrerai dice la pietra/ ogni respiro/ ti ha rifiutato”. Sembra proseguire il dialogo Vincenzo Frungillo: “Se queste pietre avessero pietà/ per le mie ferite, io avrei ragione,/ in quanto animale tra le creature,/ perché l’accento che tu noti, il dolore,/ è solo memoria che si corrompe/ e, pensa bene, non vale niente.”. Mentre per Rosa Pierno “nessun rapporto tra mare e cielo. Nessuna equivalenza né/ unità. Solo un colore plumbeo che rimbalza tra due teli stesi”.

Un breve intermezzo con la 2^ parte di “Lingue in pericolo”  Aurélia Lassaque, nella lingua occitana,  il titolo è  “Non voltarti”: “Hai preso il cammino del paese di notte/ dove il deserto è di gelo/ e le stelle si struggono/ apri le braccia  e scava, / la polvere sarà il tuo pane,/ ti disseterai alle nostre lacrime”.

Ancora  “Di penna in penna”,  è la 5^ parte. Tomaso Kemeny sull’ “incontro con l’Angelo del Lucore”: “Dagli immani abissi del fulgore/ smisurata e rapida tempesta/ accresce la gioia/ di essere vivi.”. Silvio Raffo  va oltre: “La vita è un’irreale pantomima/ che c’inganna e ci fa sembrare veri/ sogni timori impulsi e desideri/ in attesa che il falso si redima.”. Mentre Albero Toni sul “sordo rumore del cuore”: “…vedeva/ e non vedeva , scavalcava. Lo sentivo appena./ Poteva non conoscere, non sapere dove/ svetta la chioma dell’ultimo albero rimasto?”.

“Poesia sconfinata” presenta, nella 2^ parte, un solo ospite, lo svedese Jesper Svenbro, con il suo “Apollo Lappone”: “Veramente vicini non gli arrivammo mai/ era troppo incomprensibile là nell’arazzo/ della sua testa/ ricamato con la corona luccicante della costellazione dell’Alce./ Ma il sapere della sua presenza in alto, lassù,/prese in noi forma di un intimo sorriso/ che durò giorni, mesi, anni”. 

Tornano i dialetti con la 2^ parte di “La lingua, le lingue”, Franca Grisoni, di Sirmione, 9 libri di poesie e 2 opere teatrali,  parla di forme e nomi:  “Ne ricordam. Te no? L’è mio el bisogn/ che ‘l so: som stacc ensema/ prima de furme e non/ e ‘nsema, amò, ‘l sarom/ sensa po’ forme e nom”. Cioè “Ci ricordiamo. Tu no? E’ mio il bisogno/ perché lo so; siamo stati assieme/ prima di forme e nomi/  e assieme, ancora, lo saremo/ senza più forme e nomi”. E Nevio Spadoni, poeta e drammaturgo, vincitore del Premio Gozzano,  parla dell’inverno con la luna e i baci: “”Scumet che nènch la lòna la s’è smenga/ pinsé che insana a ir la s’à gvardè/ trapèsa al pipi/ a e’ vers dal zghèl  ch’agli  insurdéva i bis”.  In italiano: “Scommetto che anche la luna si è dimenticata,/ / pensqare che fino a ieri ci ha spiato/ nascosti tra i pioppi/ al verso/ delle cicale che insordivano i baci”.

Il Premio Internazionale Fondazione Roma  e la fine della rassegna poetica

Siamo al clou, il Premio Internazionale Fondazione Roma “Ritratti di poesia”,  il presidente Emanuele premia  Carol Ann  Duffy, dal 2009  insignita dell’onorificenza concessa per la prima volta a una scozzese, di “Poeta laureato del Regno Unito”. Una delle sue poesie lette da Sonia Bergamasco parla di api: “Affondano, le mie  api poete,/ tra pistilli e petali,/ in cardi, in rose, narcisi, perfino/ nei loto dorati; scivolano così,/ splendenti, serene, dorate -/ sagge – e sanno di noi:/ che il tuo profumo pervade/ il mio cuore ombroso, solerte,/ e il miele è arte”.

La maratona si avvia alla conclusione con  di “Di penna in penna”, 6^ parte.EccoGabriele Frasca: “… spartiamoci da amici questa meta/ che nel nostro rincorrerci è pretesto/ di quanto si discorre via dal testo/ nel tempo che la voce lo completa.”. Anche in Mario Santagostini troviamo la luce: “Certo, adesso non amano la luce,/ e nemmeno c’è una luce/ che li ha amati/…chiunque tu sei/ dismetti la certezza che la vita/ è stata il loro/ momento migliore”. Mentre Aldo Nove, 7 libri di poesia e molti romanzi, l’ultimo “Tutta la luce del mondo”, parla del tempo: “Un’altra ora e ce ne sono state,/ ce ne saranno ancora, forse meno/ di prima, contenute nelel case,/ costrette nelel cose, e forse troppe/ ne restano, di ore da riempire”.

Con la 3^ parte di “Poesia sconfinata”  termina la maratona. E’ di scena in un atravolgente performance poetica e musicale l’americana Joy  Harjo, discendenza dagli indiani Cherokee, la più importante poetessa nativa degli Usa, musicista, che ha inciso 4 album con poesie e ritmi tribali di intensa spiritualità, vincitrice nel 2009  del “Native American Music Award”.  Riportiamo solo alcuni versi da “Il mio cielo”: “Se tu sei nuvola/ io sono lacrima,/ Ti vedo in lto, lontano/ volare spinto da un vento viola,/ la tua casa nel cielo senza confini”.  La nuvola è protagonista dell’enigma ornitologico” del portoghesei Nuno Jùdice: “Un uccello entrò in una nuvola,/ una nuvola entrò in un uccello./ ‘Qual è la verità?’, chiese/ l’uomo. ‘E’ nell’uccello?’ Oppure/ è nella nuvola?’ E mentre/ l’uomo cercava la risposta, /l’uccello uscì dalla nuvola, facendo/ in modo che la verità uscisse dall’uomo”.

L’arte ispirata alla poesia nelle opere-installazioni di Enrico Miglio

Si esce dalla sala con in testa quest’enigma, ma si è subito colpiti dall’ultima sorpresa. Non c’è più il concerto serale, ma l’incontro della Poesia con le Arti di cui ha parlato Emanuele è reso in modo spettacolare da una serie di opere-installazioni di  Enrico Miglio, tutte del 2016, ispirate a  brani poetici riportati per esteso a corredo del titolo. Avevamo visto in passato il collegamento all’arte fotografica attraverso i ritratti  ai poeti di Dino Ignani, ora si è raggiunto il massimo, e non si tratta della Divina Commedia che ha ispirato tanti artisti, ma di componimenti da Empedocle  a Guillame Machant,  da Thomas Eliot ad Hermann Hesse, dalle  “Tavole smaragdine” al “Canto degli spiriti sulle acque”.   La scelta è appropriata,  così abbiamo visto presentare le opere dell’artista in altre sedi:  “I materiali utilizzati sono materiali ordinari, elementi facili da reperire nella vita quotidiana.  La maestria per trasferirli in Arte sta nel comporli… proprio come le parole in una poesia”.   

Tra le sue opere un Vesuvio in eruzione con tanto di lava fiammeggiante. E’ il  botto finale dello spettacolo pirotecnico sulla Poesia che ha illuminato il cielo del centro di Roma il 5 febbraio 2016.

Info

Tempio di Adriano, Piazza di Pietra, Roma.  Un agile compendio con una poesia per poeta: “Ritratti di Poesia. In viaggio con la poesia”, 10^ Edizione, 5 febbraio 2016, Fondazione Roma Arte-Musei, pp. 64, dal compendio e dalle letture al Tempio di Adriano sono tratti i versi citati nel testo. Per i nostri  articoli sulle passate edizioni  cfr., in questo sito, “Ritratti di Poesia, al Tempio di Adriano con la Fondazione Roma”  15 febbraio 2013;  in “fotografia.guidaconsumatore.it”, “Ritratti di poesia anche fotografici al Tempio di Adriano”  30 gennaio 2012;  in   “cultura.inabruzzo.it” “Ritratti di Poesia al Tempio di Adriano” 9 maggio 2011 (i due ultimi siti non sono più raggiungibili, gli articoli saranno trasferiti in questo sito). Per le interpretazioni artistiche della “Divina Commedia” cfr., in questo sito, gli articoli “Rodin, disegni sull’Inferno, Roberta Coni, dipinti sul  I Canto” 2 febbraio 2013, e “Gianni Testa, l’espressionismo onirico al Vittoriano” 14 settembre 2014. 

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante al Tempio di Adriano, si ringrazia la Fondazione Roma Arte-Musei, con le persone riprese, e l’artista Enrico Miglio per l’opportunità offerta. In apertura, una panoramica del  palco con in fondo il presidente Emmanuele F. M. Emanuele; seguono due immagini ravvicinate, nella prima il presidente Emanuele al microfono, nella seconda  il vincitore del Premio Fondazione Roma Giancarlo Majorino tra Emanuele e Mascolo; poi, due giovani partecipanti al “Poetry Slam” in gara;  quindi  una votazione della giuria di giovani con Lello Voce, e la proclamazione del vincitore, il primo da sinistra, tra i 5 concorrenti da parte di  Lello Voce; inoltre, per “Idee di carta”, i rappresentanti di 4 Case Editrici di libri di poesie,  modera Vincenzo Mascolo sullo sgabello a sin; ancora, un’immagine della “Poetry Therapy” con Dome Bulfaro e,  per le “Lingue in pericolo”, Antony Heulin mentre recita e canta in bretone; in aggiunta, per “Di penna in penna”,  Isabella Leardini intervistata da Mascolo  e la Leardini mentre recita le sue poesie; infine, Sonia Bergamasco nella lettura delle poesie del vincitore del premio Fondazione Roma, sezione nazionale, seduti, da sin. Majorino, Emanuele, Mascolo, poila visione della parte della sala con i giovani studenti e l’installazione  di Enrico Miglio ispirata a una poesia di Empedocle, “I venti, il mare, la terra”; in chiusura, la più spettacolare installazione di Enrico Miglio,  ispirata alle “poesie meliche” di Giuseppe Battista, “Lo ‘ncendio del Vesuvio”.