Accessible Art, 17 artisti sulle favole di Oscar Wilde

di Romano Maria Levante

La mostra natalizia è  diventata un appuntamento immancabile nella galleria romana RvB ARTs,  di via delle Zoccolette, collegata all’Antiquariato Valligiano” della vicina via Giulia, ma da due anni l’ormai tradizionale Christmas Collection è
legata a temi favolistici, nel 2015 ad “Alice nel paese delle Meraviglie”, quest’anno ad “Oscar Wilde, The Happy Prince e Altre Fiabe”,  con  una grande varietà di  opere  di 17 artisti dal 1° dicembre  al 14 gennaio 2017.  E’ arte contemporanea adatta ad entrare negli ambienti familiari e abbordabile anche dal punto di vista economico., aspetto fondamentale per la sua diffusione al di là degli spazi consueti. 

Michele von Buren, titolare e animatrice della galleria, organizza a getto continuo le mostre di una scuderia di giovani talenti e di artisti affermati in base alla formula di “Accessible Art”con la quale cerca meritoriamente di diffondere l’arte  nelle famiglie mediante una attenta selezione di opere compatibili con gli ambienti domestici e con le disponibilità economiche.

Abbiamo dato conto di molte delle mostre organizzate negli ultimi anni, quindi abbiamo già parlato di alcuni degli artisti
espositori, in particolare Lucianella Cafagna e Lorenzo Bruschini, Alessandro Sicioldr e Giulio Rigoni, Alvaro Petritoli, Vera Rossi e Chiara Caselli. Vi sono numerose “new entry”, una serie di artisti che si aggiungono alla squadra di RvB Arts, mentre sono presenti nella galleria anche le sculture floreali  di Alessio Deli e quelle filiformi di Lorenzo Gasperini, artisti cui sono state già dedicate mostre personali o collettive, che accentuano il carattere di familiarità dell’ambiente, in cui sembra di ritrovare ogni volta dei cari amici.

Una festa di  amici è stato il “vernissage”, molto affollato e in un clima festoso, collegata alla mostra una lotteria con in palio due opere messe a disposizione degli artisti.

Ricorderemo le principali caratteristiche degli artisti già conosciuti, per poi passare alle “new entry”, ma prima parliamo di
Oscar Wiulde e delle sue favole cui si sono ispirati gli espositori.

Il Principe felice”  e “Il Gigante egoista”

Ne citiamo due, “Il Principe felice” e “Il Gigante egoista”, entrambe dai  forti significati simbolici e dagli alti contenuti educativi improntate a valori chiaramente positivi.

In entrambe si assiste alla metamorfosi dei protagonisti, il Principe e il Gigante all’inizio sono insensibili,  chiusi nei loro spazi privilegiati restano indifferenti e del tutto distaccati rispetto a quanti hanno bisogno di aiuto;  poi il Principe soccorre con doni principeschi le persone che vede misere o sfortunate e il Gigante accoglie i bambini in cerca di spazi per i loro giochi.

Il Principe diventa altruista e caritatevole dopo che,  alla sua morte,  la statua che lo raffigura, eretta per celebrarlo in un giardino pubblico molto frequentato, lo mette in contatto con la sofferenza umana;  e allora il  rondinotto che gli si posa sulla testa lo aiuta a soccorrere una fiammiferaia, uno scrittore depresso e un terzo bisognoso donando a ciascuno una pietra preziosa, due rubini e uno smeraldo. Alla morte del rondinotto il Principe potrà ricongiungersi a lui, felice, perché viene fusa la sua statua.

La metamorfosi del Gigante avviene dopo aver scacciato i bambini che giocavano nel suo giardino fiorito, quando vede che è rimasto brullo e freddo mentre la primavera è esplosa tutt’intorno; allora si pente e li accoglie, ne aiuta uno piccolo e incapace di salire sugli alberi come gli altri, lo pone su un ramo fiorito. Il suo giardino torna a fiorire con i bambini che lo affollano festosi, ma non vede più il bambino che ha aiutato e ne soffre, lo cerca invano per tutta la vita. Divenuto vecchio, il bambino gli appare sull’albero fiorito, ha delle ferite alle mani, dice che sono “i segni dell’amore”,  per ricambiare di averlo fatto giocare nel suo giardino lo farà entrare nel proprio, il Paradiso, è Gesù. I bambini venuti a giocare lo trovano a terra senza vita,con il sorriso della felicità sul volto.

Due storie parallele, metafore evidenti in cui i valori della vita si incrociano con la morte senza che questa sia motivo di
angoscia, in entrambi i casi è una morte bella, e non nel senso eroico, dannunziano, ma etico.   

I nove artisti già conosciuti in mostre precedenti a RvB Arts

Sono nove gli artisti che abbiamo incontrato in precedenti mostre alla galleria RvB Arts cimentatisi nelle interpretazioni del
mondo di Wilde, dal “Principe” al “Gigante” nella propria cifra artistica.

Di Lucianella Cafagnaricordiamo  le intense interpretazioni del mondo infantile, ripreso in un suggestivo bianco-nero percorso da vibrazioni visive ed emozionali in un clima di sospensione per rendere la fuggevolezza di un’età che ritorna nella memoria e nella nostalgia. E poi  la delicatezza con cui ha evocato  Alice nel paese delle meraviglie vista nel sonno e nei sogni che la portano lontano verso avventure che non si vedono ma si sentono. Ricordiamo anche figure femminili maestose, come quella selezionata per il “Padiglione Italia della Biennale di Venezia 2011. In  questa mostra “Donna rossa in piedi” e “One Lady’s Dance”, “Soul in the Word” e “The agony Dance”  danno nuove espressioni di un’artista versatile e sensibile, che ha studiato all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi e ha trascorso un periodo formativo nello studio di Pierre Canon, allievo di Balthus.

Altro grande ritorno quello di Lorenzo Bruschini, anch’egli formatosi nella scuola d’arte parigina come borsista, diplomato in pittura all’Accademia delle Belle Arti di Roma. In lui è costante la dimensione del sogno unito al mito, in un’atmosfera
favolistica dove figure umane e animali si mescolano in composizioni in bianco e nero che alimentano la fantasia e l’immaginazione. Per lo più non vi sono sfondi né ambientazioni, le figure spiccano nelle loro forme sinuose fluttuando nello spazio con  significati simbolici e collegamenti magici. E’ un processo creativo, il suo, che attraverso labirinti fantastici porta a disvelare i contenuti più profondi e reconditi della realtà dove tragedia  e commedia, sogno e fantasia si alternano nella sua visione con basi filosofiche e poetiche.  Nella mostra “Self-Shaping”  ha approfondito il tema dell’identità con immagini in trasformazione, come se si auto modellassero.  Le opere ispirate alle favole di Oscar Wilde hanno titoli evocativi: “Giardino misterioso” e “Il mostro dell’affetto”, “L’altra notte” e “Non smettere di sognare”.

Ha invece una formazione inglese  Alvaro Petritoli, laureato al Central Saint Martins College of Art  and Design di Londra, vive  ad Hastings in Inghilterra, dove ha presentato 7 mostre personali dal 2011 al 2016. Utilizza una serie di materiali anche inconsueti come tè e caffe  con tecniche tradizionali e innovative. Le sue opere sono spesso di piccolo formato, in quella esposta in mostra, “Cielo stellato”,  nel blu della volta celeste punteggiato di formazioni cosmiche un’immagine alata sembra attraversarlo tutto. Ricordiamo una sua originalissima mostra in un bar romano.

Anche Giulio Rigoni  ha esperienze inglesi, essendosi trasferito a Londra dopo aver terminato gli studi, e dopo alcuni anni
è tornato in Italia. Utilizza materiali particolari, come carta, tessuti, ottone, dopo una fase iniziale in cui dipingeva a olio su tavole di legno ma, a differenza della pittura antica, preparava le tavole con gesso di Bologna.  Nelle sue composizioni e immagini si trovano  elementi tradizionali di ispirazione classica ed elementi moderni, tra il descrittivo e il surreale. In
mostra vediamo un dipinto esplicitamente riferito ad Oscar Wilde, intitolato “Il principe felice”, e due testine regali.

Non solo di formazione, ma di nazionalità inglese  Justin Bradshow, nato a Londra, dove si è formato al City and East London Art College, si è trasferito  in Italia nel 1994; dal 2000 15 mostre personali soprattutto a Roma. La sua pittura spazia dall’acquerello su carta ai colori ad olio su rame e legno, tra gli ultimi temi delle nature morte definite nei minimi particolari, vediamo esposti 4 quadretti, uno raffigura una caffettiera bicolore.  

Di Maiti, al secolo Maria Teresa Invernizzi, ricordiamo delle sculture molto particolari, figure di animali costruite con strutture di filo di ferro riempite con  materiali quali gesso e resina, cera e sabbia, che lasciano vuoti, quasi  lacerazioni, in forme sinuose e precarie. La sorpresa della mostra sono dei visi modellati su un reticolo leggero soltanto con delle semplici pressioni.

Vediamo di nuovo Alessandro Sicioldr, formatosi nella preparazione dei pigmenti e dei supporti secondo le tecniche di Cennini, con le sue immagini oniriche e inquietanti, dalla suggestione indefinibile, quasi una nuova metafisica.

E ritroviamo Vera Rossi, la cui ispirazione diretta da Oscar Wilde è evidente nei titoli in inglese.

Chiude la sfilata degli artisti che hanno già esposto nella galleria RvB Arts Chiara Caselli, con una caratteristica peculiare rispetto a tutti  gli altri, è un’artista che opera in campo cinematografico a livelli di eccellenza. Nel 2016 ha diretto il cortometraggio “Molly Bloom” dall’Ulisse di James Joyce, presentato con successo a Venezia, il suo debutto da regista è del 1999 con il cortometraggio “Per sempre”, vincitore del  “Nastro d’Argento”; prima dell’attività  registica quella di attrice, sempre ad alto livello, con registi  come Michelangelo Antonioni e Liliana Cavani, Marco Tullio Giordana e Gus Van Sant.  Nell’arte figurativa si è segnalata con la fotografia, anche qui ha avuto importanti riconoscimenti, nel 2011 alla Biennale di Venezia e alla Mostra internazionale di Fotografia di Roma, nel 2014 ha esposto in Giappone a Tokyo una “personal site specific” negli spazi  dell’Istituto italiano di cultura ideati da Gae Aulenti. Altre mostre personali a Milano e Bari, Jesi e Fano; mostre collettive a Roma, di cui 4 a RvB Arts, e Milano, Firenze e Venezia.

Gli altri otto  artisti  espositori

Spettacolare la grande tela di Miriam Pace, “Marionette”, su uno sfondo celeste  spiccano delle forme variegate con macchie ocra, una sorta di carta geografica frastagliata. Del resto, caratteristica della sua pitturaè  la sovrapposizione di strati di colore, una trama di concrezioni su un superficie cromatica uniforme. L’artista, nata a Catania, si è formata all’Istituto Europeo di Design e all’Accademia delle Belle Arti di Milano, dove si è laureata in design alla facoltà di Architettura al  Politecnico. 10 mostre personali a Catania, Bologna Milano e in altre località italiane e una a Parigi nel 2014
alla Selective Art Gallery; 24 mostre collettive dal 2004, tra cui la mostra al New York art Expo nel 2013 e la mostra “Artisti
di Sicilia. Da  Pirandello a Jodice”
a Catania, Palermo, Favignana a cura di Vittorio Sgarbi. Ha ricevuto dei premi ed
è stata selezionata per residenze d’artista, figura nella collezione permanente del Museo Arte Contemporanea Sicilia di Catania.

E’ ben diversa l’opera esposta di Serena Vigolini,, una composizione con una figura in un paesaggio, rappresentati con precisione. Apparentemente un figurativo descrittivo, in realtà un modo suggestivo di rendere la condizione umana nell’abbinamento con la natura. Inquietudine e smarrimento che traspaiono da queste immagini fanno riflettere, del resto sono frutto delle sue attente riflessioni, in una sorta di riscoperta di sé con il presente tra lo scorrere degli eventi. Premiata nel 2011, 4 mostre personali a Prato e  27 mostre collettive dal 2011, in una serie di città italiane, tra cui Firenze e Torino,  Padova ed Ancona, all’estero in Slovenia nel 2015.

Figurativa anche l’opera di Sergio Padovani, le  immagini questa volta non rendono l’introspezione inquieta, ma dei moti dell’animo che si elevano  al di sopra del mondo reale,  alla ricerca di qualcosa che trascende. In uno dei dipinti  esposti, “Divisione dell’anima”,  vediamo una sublimazione dei corpi, che fluttuano nell’aria come Paolo e Francesca nella celebre illustrazione di Gustavo Dorè, ma qui le due figure sono distaccate,  disposte in parallelo, l’atmosfera è onirica. L’artista la definisce “una manifestazione salvifica”  dinanzi all’ “accecante grazia del creato” che rende attoniti,  si avverte il “bisogno più accecante dell’uomo, la salvezza appunto”,  mediante “personificazioni che si sentono inadeguate alla vita, alla loro storia, a sé stesse”.  Un’altra opera è intitolata  “La città salva”.  Vincitore di ben 9 premi dal 2007 al 2016, due dei quali all’estro nel 2009, 12 mostre personali,  a Milano e Padova, Modena e Rimini ed altre sedi, oltre 30 mostre collettive in diverse località, tra cui Milano e Torino, Bologna e Roma,  Livorno e Catania; tra queste il Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2011 curato da Vittorio Sgarbi. . Presente in collezioni permanenti a Como, Rende e Catania.

Molto particolare l’opera di Orietta Mengucci, diplomata in pittura all’Accademia Belle Arti di Roma con un tirocinio al Museo Etrusco di Valle Giulia e corsi di ceramica presso maestri del settore  come Maddalena, Colbeck e Galassi.
Responsabile del laboratorio di ceramica presso l’Onlus ANFFAS, e insegnante allo Studio Kemir per scultura, pittura e ceramica, ha partecipato nel 2010 alla mostra d’arte ceramica internazionale “Concreta”,  Questa suaformazione si riflette sui materiali usati, e sulle forme artistiche, si va dalla carta paglia a strati di calce e gesso per l’espressione pittorica, alle argille refrattarie per le forme scultoree, come o “monoliti preistorici”. Riesce  ad instaurare “un contatto naturale e primigenio con i materiali utilizzati, imprimendo loro una vena poetica tipica della sua sensibilità”.

Altri artisti espositori, Olmo e Xia Yong, quest’ultima, una giovane che si è appena avviata su un percorso artistico, nterpreta  le favole di Wilde con due grandi dipinti dalle forme incerte e un cromatismo violento.

Infine Alessandra Gasparini con “Cuori di carta” e Simona Gasperini, con “Il giovane Re”, “La torre umana” e “Il pescatore e la sua anima” si calano in modo diretto nell’universo favolistico, con opere evocative con le quali ci piace chiudere questa rassegna.

Una rassegna sommaria e lacunosa la nostra che non può rendere il caleidoscopio di immagini, diverse per stili e contenuti ma accomunate dalla celebrazione nell’arte del grande Oscar Wilde”.  Soltanto visitando la mostra ci si può immergere
in questo mondo fantastico  con le migliori condizioni di spirito date dall’atmosfera che si crea nelle festività natalizie e di fine anno.