World Press Photo, le migliori fotografie del 2017 al Palazzo Esposizioni

di Romano Maria Levante

Una galleria di eventi verificatisi in ogni parte del mondo nella mostra delle fotografie  vincitrici del “World Press Photo”, al Palazzo Esposizioni di Roma,  concorso che ogni anno passa in rassegna queste testimonianze di prima mano con la documentazione di  momenti molto intensi vissuti nella cronaca quotidiana, fissati in immagini  eloquenti

L’annuale “World Press Photo” presenta le fotografie premiate nel  grande concorso che mobilita il vastissimo mondo dei fotoreporter presenti soprattutto nelle aree critiche anche a rischio della vita. E’ un premio istituito nel 1955 da alcuni fotografi olandesi  che volevano diffondere le loro immagini ma hanno dato il via a una rassegna di scala mondiale  cresciuta di anno in anno, per cui dopo 60 anni hanno partecipato  4548 fotografi  di 125 paesi. E il presidente della Giuria, Magdalena Herrera ha sottolineato il notevole lavoro  dei 17 giurati, coadiuvati da 2 segretari, per visionare le 74.048 fotografie del 2017 presentate, in due turni di scrutinio entro 20 giorni.

Il direttore generale della Fondazione “World Press Photo”, Lars Boering, ha ricordato i cambiamenti  avutesi nella narrazione giornalistica, e nella connessa documentazione fotografica, affermando che “la fotografia dovrebbe essere, e sicuramente è, uno dei mezzi più adatti in assoluto a offrire  spunti di riflessione e di conversazione”. Ed ecco la sua definizione: “La fotografia veritiera e di qualità non si limita a mostrare qualcosa, ma racconta qualcosa. Comunica visivamente con l’osservatore sensibile al suo contenuto”.

I criteri di valutazione della Giuria

Sui criteri adottati nel giudizio finale si sofferma la presentazione dei risultati da parte della presidente Hererra.  Ebbene, alla domanda “cosa rende speciale una foto, cosa rende speciale un a storia?” viene data una chiara risposta, premettendo che nel giudizio “ognuno di noi deve cercare di ignorare i propri pregiudizi”, e nel confronto con le valutazioni altrui  deve avere “il diritto di dubitare, la possibilità di cambiare idea”. I criteri emersi spontaneamente vengono così enunciati: “Volevamo essere sorpresi; volevamo essere colpiti; volevamo vedere nuovi approcci”. E, n particolare: “Le foto singole devono conquistare, ammaliare. Devono risaltare con la loro carica di emozione, empatia e forza”. Ancora più direttamente: “L’accuratezza dell’istante. Il momento espressivo”.

Nulla sulla qualità tecnica,  e nulla sulla qualità artistica. Sulla prima  puntano le aspettative dei giurati : “Professionalità e rispetto dell’argomento, un approccio nuovo e stimolante, originalità e, infine, lo scostamento dal tipo di lavoro già noto”, in  fondo  imperativi del lavoro giornalistico, qualità, inventiva, innovazione oltre che autenticità. Mentre sulla seconda, la qualità artistica, nessun’attenzione,  d’altra parte è un premio giornalistico, che privilegia la capacità di cogliere l’attimo per fissare un momento storico, per questo anche l’imperfezione si traduce in un pregio perché attesta l’assoluta autenticità.

Viene espressa dal Presidente della Giuria la soddisfazione  “nel tirare fuori tutte le voci e fare in modo che venissero ascoltate, anche se discordanti, coinvolgendo tutti in una discussione proficua prima del voto finale” sulle foto “selezionate da una Giuria composta da autentici appassionati della fotografia”.

Le sezioni sono 8, Volti e Spot News, Notizie generali e Storie d’attualità, Ambiente e Sport, Natura  e Progetti a lungo termine, per le prime 7 due podi con 3 premiati, uno per le foto singole e l’altro per i “reportage”., per i progetti a lungo termine un podio unico.

Nella Giuria, du  membri per Francia e Regno Unito, Stati Uniti e Singapore, un membro per Argentina/Spagna e Paesi Bassi,  Danimarca e Germania, Algeria e Costa d’Avorio, Brasile, Palestina e Turchia; due segretari, di Spagna e Stati Uniti. Nessun italiano.

I vincitori nelle foto singole

Le foto singole dovrebbero avere un’efficacia shockante, sintetizzare l’evento in modo essenziale, la galleria dei premiati promette queste emozioni, ma vedremo nel passare in rassegna le foto prescelte se le immagini rispondono alle attese, certamente pressanti dopo una siffatta selezione.

Nella categoria “Volti”  vince lo svedese Magnus Wennman con una foto del 2 marzo che riprende due ragazze distese per la “sindrome della rassegnazione” che colpisce finora soltanto profughi in Svezia; solo l’eccezionalità del fatto spiega il premio, non l’immagine, apparentemente banale.  Analogamente per il 2^ gradino del podio, lo conquista l’italiano Alessio Mamo che il 10 luglio fotografa una ragazza irachena con una maschera che copre il volto ferito da un missile in Irak,  Sul 3° gradino il cinese Li Haifeng, qui la “curiosità” è data da una casa-grotta primordiale ma salubre scavata nella collina con le pareti foderate di terra  dove vivono da sempre due fratelli, qui la qualità dell’immagine è notevole con l’effetto di luce caravaggesco in un interno altamente pittorico.

Lo “Spot News” punta  di per sè sull’evento eclatante colto nell’attimo imperdibile in cui si verifica, per questo il 1° premio è andato a  Ronaldo Schemidt che riprende un manifestante ventottenne, Josè Victor Salazar Balza, con la schiena in fiamme dopo aver preso fuoco durante una protesta contro il regime venezuelano. E’ la fotografia proclamata “Foto dell’anno” come vincitrice assoluta del “World  Press Photo”,  e questo ci è sembrato eccessivo anche perché la maschera antigas del manifestante nuoce all’immediatezza drammatica. A una scena affollata è andato invece il 2^ premio, rende con efficacia l’attentato del 12 agosto compiuto a Charlottesville negli Usa con un’auto lanciata sui manifestanti antirazzisti, autore l’americano Ryan M. Kelly. Del tutta diversa la foto cui è andato il 3^ premio, del serbo Goran Tomasevic, l’ombra della testa di cuoio irachena dopo aver ucciso a Mosul un attentatore il cui corrpo è steso a terra, c’è per altri versi l’immediatezza del celebre “Morte del legionario”.

Anche nella sezione “Notizie generali” il 1^ premio  a una foto che fissa un momento di morte. qui i corpi a terra semicoperti da teli di profughi di Myanmar fuggiti in barca e annegati, è del 28 settembre, autore l’australiano Patrick Brown, ha i notevoli pregi artistici dei bassorilievi. Il 2^ premio a Richard Tsong-Taatarii che ha fissato l’abbraccio all’afroamericano Thompson dopo il suo discorso il 18 giugno per l’amico Castile ucciso da un agente poi assolto, in primo piano il suo viso, in secondo piano un pugno alzato come alle Olimpiadi di Città del Messico. Dalle immagini ravvicinate alla vasta panoramica con il 3° premio, Md Masfiqur Akhtar Sohan, del Bangladesh, riprende dall’alto i profughi del suo paese che il 9 settembre guadano le case cui la polizia birmana ha dato fuoco  oltre il confine, forse il premio è andato alla qualità pittorica della panoramica.

Sono queste tutte storie, comunque la sezione “Storie d’attualità”  sembra voler marcare maggiormente il carattere narrativo di vicende, non di semplici momenti.  Il 1° premio alle foto del tedesco Jesco Denzel che il 24 febbraio riprende una barca di turisti tra barche di locali nella baraccopoli galleggiante nigeriana di Lagos, una metafora della miseria che assedia il benessere. A una vicenda inconsueta documentata  dall’italiano Giulio Di Sturco è andato il 2° premio,nella foto il medico thailandese mostra il 3 febbraio alla sua paziente transessuale in un ospedale di Bangkok l’esito dell’intervento, non si sa se il premio va all’irriverenza dell’immagine o alla materia scabrosa.  Cambia tutto con il 3° premio allo svedese  Roger Turesson, con una panoramica  della folla di spettatori allo stadio per la partenza della maratona di Pyongyang , mentre una guardia solitaria che sorveglia impettita l’uscita, questo contrasto oltre al bel carattere calligrafico merita il premio.

Nella  sezione “Ambiente” il 1^ premio a un inconsueto primo piano nella foto del sudafricano  Neil Aldridge,  un rinoceronte cucciolo in procinto di essere immesso di nuovo il 21 settembre nell’ambiente naturale del Botswana per preservare una razza a rischio di  estinzione per i bracconieri, il motivo del premio  francamente ci sfugge, la benda rossa sembra una costrizione, non una tutela. Ben più espressiva dell’ambiente con le sue insidie ci è sembrata la foto, cui è andato il 2° premio,  del tedesco Thomas P. Peschak che il 1° maggio riprende nell’antartide sudafricano un albatro  con la testa grigia arrossata dal sangue per il morso dei topi che hanno invaso il suo habitat naturale. Altrettanto eloquente il messaggio che viene dalla foto che ha avuto il 3° premio, dello stesso Peschak, sul rischio di estinzione evocato il 1° marzo con una panoramica sullo sparuto gruppo di pinguini ripresi ad Halifax in Nabibia, mentre in primo piano si vede la foto scatatta nello steso punto prima di fine ‘800,con una colonia allora d 00,000 esemplari.

Dall’Ambiente alla “Natura” il passo è breve, come tra “Notizie generali” e “Storie d’attualità”.  I premi sono andati a primi piani di rari esemplari, indubbiamente belli, ma la natura non è solo questo. All’aquila di mare testa bianca fotografata il 14 febbraio dall’americano  Corey Arnold  mentre fruga tra i bidoni della spazzatura  di un supermercato in Alaska il 1° premio, in omaggio al messaggio che trasmette; il 2° premio ai pinguini salta rocce ripresi il 18 aprile mentre saltano tra un masso e l’altro nell’antartico sudafricano dal tedesco Peschak, già insignito del 2° e 3° premio nella sezione Ambiente, a riprova della evidente  convergenza tra le due sezioni;  il 3° premio all’immagine subacquea del pesce volante  ripreso il 18 agosto dall’americano Michael Patrick O’ Neil, la sua velocità forse rende straordinario averne fissato l’immagine, di qui il premio.

Per l’ultima sezione, “Sport”, sono state premiate tre documentazioni molto diverse: Il 1°premio al britannico Oliver Scarff che il 28 febbraio ha ripreso una accanita mischia in una contea del Regno Unito, per una partita di football arcaico, un bianco e nero il cui pregio sta solo nell’aver ripreso il furore collettivo, lo sport ci sembra entrarci ben poco. A un’altra mischia fotografata il 17 giugno dall’irlandese Stephen Mc Carthy il 2^ premio, questa volta di rugby, quindi fa parte del gioco, il pregio è nella composizione pittorica dell’immagine, sulla mischia una grande pennacchio di fumo, forse un petardo, gli spettatori solo intravisti nel fondo scuro, protagonista la fumata che s’innalza. E’ la foto del francese Erik Sampers, cui è andato il 3° premio, la più spettacolare, riprende il 14 aprile la partenza di una tappa della “Maratona della sabbia” nel Sahara, il contrappunto tra le dune del deserto sconfinato e le piccole figure dei maratoneti  fa sentire l’impegno sovrumano dei partecipanti che si avventurano verso l’ignoto, un messaggio inedito in omaggio allo sport.

I “reportage” premiati

Nei “reportage” non è un’immagine, ma una sequenza, a trasmettere la narrazione dell’evento, pur senza perdere la capacità di trasmettere il messaggio con immediatezza e forza espressiva. Passiamo in rassegna  i “reportage” premiati alla ricerca di ciò che non abbiamo trovato nelle foto singole,

Seguiamo lo stesso ordine tematico  per facilitare gli opportuni raffronti, iniziando con “I volti”, e troviamo subito immagini e vicende coinvolgenti. Il 1° premio ai ritratti di ragazze nigeriane rapite dai miliziani di Boko Aram, un crimine che ha suscitato indignazione in tutto il mondo. L’australiano Adam Ferguson ne presenta 6, le ha fotografate a Miduguri in Nigeria dal 29 agosto al 22 settembre, nell’oscurità avvolte in abiti colorati, il volto semicoperto, erano destinate ad attentati suicidi ma sono riuscite a fuggire, il fotografo riesce a creare un’atmosfera misteriosa  e inquieta. Ancora a delle immagini di ragazze il 2° premio, l’americana Anna Boyiazis ne  fotografa alcune di Zanzibar in tutt’altra atmosfera, riprese nell’acqua mentre si godono la libertà di imparare a nuotare superando con costumi da bagno integrali, con il Progetto Panje, le rigorose restrizioni islamiche. I “volti” del 3° premio nella realtà sono 4nudi  di prostitute, di cui si indica nome e storia,  riprese tra il 29 marzo e il 7 dicembre nelle loro case di San Pietroburgo dalla russa Tatiana Vinogradova, l’immagine che ritrae  dal retro Alena distesa sensualmente richiama un famoso nudo pittorico.

Cambia tutto con “Spot News”, irrompono gli eventi tragici che sconvolgono il mondo, il 1° premio all’americano David Becker che il 1° ottobre riprende la strage compiuta da Stephen Paddock a Las Vegas, 56 morti, nel contrasto tra i rutilanti edifici di sfondo alla tragicità del primo piano. Il 2° premio al britannico Toby Melville per le foto del 22 marzo all’attentato di Khalid Masood: lanciando il Suv sul marciapiede  del ponte di Westminster semina la morte,  5 uccisi  e 40 feriti, coglie momenti singoli, come gli occhi sbarrati della turista americana che ha perso il marito. Alle fiamme che investono un manifestante il 3° premio, lo stesso evento che ha avuto il !° premio nelle foto singole, ma ripreso il 3 maggio da un altro fotografo, il venezuelano Juan Barreto,  che allarga il campo oltre  Salazar Balza in un’immagine ancora più sconvolgente di quella di Schemidt, oltretutto proclamata foto dell’anno, non foss’altro perché non si vede la maschera antigas.

La pace non torna nei “reportage” premiati nella sezione “Notizie generali”, all’irlandese Ivor Prickett il 1° premio per delle immagini, riprese dal 16 gennaio al 16 settembre,  sulla riconquista di Mosul da parte degli iracheni, alcune mostrano l’atteggiamento attonito o disperato di due donne dinanzi alla morte di familiari, altre gli effetti di un’autobomba con attentatore suicida e un bambino usato come scudo umano, accudito dai soldati che hanno arrestato il presunto padre, straordinaria l’immagine della fila alla distribuzione del cibo, con in primo piano donne intabarrate nei burka e bambine che si stringono a loro. Tragedia anche nelle foto del canadese Kevin Frayer, cui è andato il 2° premio per aver documentato, dal 19 settembre al 2 novembre,  il dramma che sconvolge il Myanmar riprendendo la fila dolente di profughi nel Bangladesh in una bella immagine calligrafica, e, in sequenza, la disperazione dei bambini e la spossatezza di una famiglia che ha raggiunto la meta, un’immagine toccante, da iconografia cristiana, che meritava di più. Profughi anche nel “reportage” cui è andato il 3° premio,  una sequenza molto intensa dell’italiano Francesco Pistilli che ha ripreso afghani e altri  bloccati in Serbia, i loro occhi e la desolazione restano impressi.

Le “Storie d’attualità” ci offrono, con il 1° premio  all’egiziano Heba Khamis,   la sequenza agghiacciante, ripresa dal 6 novembre al 7 dicembre, della pratica tribale in Camerun di appiattire i seni delle bambine per ritardarne lo sviluppo nell’assurdo intento di proteggerle dalle avance sessuali, i volti tristi delle vittime di questi abusi sono eloquenti. Dal medioevo africano alla modernità consumistica nel “reportage” cui è andato il 2° premio, dell’americano George Steinmetz che, tra il 13 giugno 2016 e il 9 luglio 2017, riprende una coppia cinese a colazione davanti ai grattacieli di Shangai e migliaia di tavolini alla festa del gambero  nello Jiangsu, poi allevamenti estensivi di cetrioli di mare e polli, ed essiccazione di alghe marine, nulla di eclatante, ma almeno rasserenante. E’ solo una pausa, con il 3° premio torna l’attualità inquieta, il norvegese Espen Rasmussen  fotografa, dal 23 settembre al 1° ottobre,  dimostranti di estrema destra  dopo il raduno di Charlottesville, già interessato da un altro premio, il leader dei My Brothers Threepers, Danny Bollinger,  disteso sul divano col revolver in pugno, fino alla fierezza di Tommy Kinder col suo fucile a Fort Creek in West Virginia, il ritratto della rude tradizione  americana dei West-

Con la sezione “Ambiente”  i paradossi e le criticità del pianeta.  il 1° premio alla società olandese NOOR Images documenta l’invadenza dei rifiuti nella società consumistica con foto riprese dal 23 febbraio al 9 luglio a Lagos in Nigeria, Tokyo in Giappone, San Paolo in Brasile,  discariche e stabilimenti di riciclo si succedono in immagini che rendono con efficacia l’entità del fenomeno. Dai problema dei rifiuti a quello speculare dell’alimentazione, il 2­ premio è andato all’italiano Luca Locatelli che, dal 2 ottobre 2016 al 9 marzo 2017,  ha ritratto vastissime distese di produzioni specialistiche in serre in Olanda, con questi metodi avanzati il piccolo paese è diventato il secondo esportatore al mondo dopo gli USA. Con il 3° premio, allo spagnolo  Daniel Beltrà, per il “reportage” dal 19 gennaio al 18 febbraio, l’ambiente  torna con prepotenza nella stupenda immagine degli ibis rossi che sorvolano  la pianura alluvionata brasiliana nello stato dell’Amapà, ma ci sono anche le immagini ammonitrici della deforestazione dell’Amazzonia.

Nella sezione “Natura”  l’ambiente dovrebbe manifestare la sua conturbante bellezza. Con il 1° premio all’americana Ami Vitale  viene dato il riconoscimento alla sequenza, ripresa tra il29 settembre 2016 e il 23 febbraio 2017, dei cuccioli di elefante nutriti e riabilitati per il reinserimento, con un primo piano veramente suggestivo del cucciolo accarezzato amorevolmente.  Dagli elefantini alle scimmie con il 2° premio all’olandese Jasper Doest che, dal 15 gennaio 2016 al 2 ottobre 2017  ha ripreso i macachi che vivono con l’uomo e vengono addestrati, con tutto il rispetto possiamo dire di non aver compreso le ragioni del premio. Invece ci sembra più che meritato, anzi lo avremmo messo al primo posto, il 3° premio al tedesco Thomas P. Peschak, con delle immagini  straordinarie riprese dal 13 aprile al 22 agosto nell’arcipelago delle Galapagos,  dalle iguane marine  ai granchi rpresi nell’habitat acquatico,  fino  alle testuggini in un  cratere vulcanico.

E siamo all’ultima sezione, “Sport”, con il 1° premio al belga Alain Schroeder, che dal 17 al 25 settembre ha ripreso, nell’isola di Sumbawa in Indonesia, delle gare ippiche  con fantini giovanissimi su piccoli destrieri senza sella, ebbene, due immagini ci sono sembrate straordinarie, la ripresa frontale di una gara con tre concorrenti in corda sfrenata e il cavallo che si rinfresca con ancora in groppa il piccolo fantino nudo, i corpi nervosi sembrano ancora in corda, per noi è la foro dell’anno. Il livello scende notevolmente con il 2° premio, il colombiano Juan D. Arredondo ha documentato, tra il 16 e il 25 settembre, la trasformazione delle Forze Armate Rivoluzionarie colombiane  in movimento pacifico riprendendo partite di calcio maschili e femminili tra squadre formate da ex ribelli e vittime del conflitto, anche di questo premio ci sfugge la motivazione. Mentre per il 3° premio, assegnato a un reportage dal 18 al 22 febbraio sulla scuola spagnola di Almeria per ragazzi avviati alla corrida, abbiamo apprezzato la panoramica dell’area con tanti apprendisti toreri  che si addestrano, senza che vi sia il toro, e la bella immagine in cui un ragazzo fa da toro e l’altro lo attende con la muleta, il colore è suggestivo, l’atmosfera coinvolgente.

I tre migliori progetti speciali

Non è finita con l’ultima sezione, ci sono anche i “Progetti speciali”  con un podio unico. Il 1° premio al progetto Io sono Waldviertel”, seguito dal 19 luglio 2012 al 29 agosto 2017 dall’olandese Carla Kogelman che ogni estate ha trascorso diverse settimane con due sorelle, Hannah e Alena che vivono  in un villaggio bioenergetico austriaco con autoproduzione dell’energia necessaria.  Le sorelle vengono riprese in tutti i modi, alcuni primi piani sono veramente intriganti. Dalla bioenergia autoprodotta alla grande diga al confine tra Etiopia e Kenia, fondamentale per l’energia, e l’irrigazione, divenuta attrazione turistica con i suoi 240 metri di altezza. Il 2° premio à andato al progetto “Omo Change” dell’italiano Fausto Podavini, che, tra il 24 luglio 2011 e il 14 novembre 2017, ne ha seguito l’impatto sulla Valle dell’Omo e lo ha documentato con una serie di immagini  che vanno dagli indigeni, agli alberi secolari, agli allevamenti, alle infrastrutture e l’ambiente, le più spettacolari quelle della grande diga Gibe III e del delta dove l’Omo sfocia nel lagoTyrkana. Il progetto che ha avuto il 3°  premio fa tornare  al clima di violenza che tormenta il mondo, lo spagnolo Javier Arcenillas dal 5 agosto 2010 al 12 agosto 2017 ha seguito la violenza endemica in America Latina con le forze che la alimentano e la volontà della popolazione in cerca di pace. Fot impressionanti di violenza e di rabbia popolare, pestaggi e rapine, pistole e manette,

Concludiamo così la nostra rassegna di tutti i premiati nelle diverse sezioni, come foto singole e “repottage”; al di là delle riserve che possono esserci sulle specifiche assegnazioni dei premi – e che abbiamo sinceramente dichiarato esplicitamente  – non vi è dubbio che la galleria di immagini di Palazzo Esposizioni è coinvolgente, ci si sente al centro di quanto si è mosso nel mondo in un anno intenso come il 2017,  nella testimonianza visiva  dei protagonisti e testimoni diretti. Nomi e date per ciascun evento sono la prova dell’autenticità stringente che caratterizza il giornalismo, con l’approfondimento  che interviene nel giornalismo d’inchiesta e di denuncia. Nelle fotografie premiate  troviamo tutto questo ai massimi livelli, forse manca l’arte, ma non si può avere tutto.

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Le immagini saranno inserite prossimamente.