Gianni Testa, 1. La Divina Commedia nel 7°centenario, una magia miracolosa di forme e colori

di Romano Maria Levante

Al Museo Crocetti a Roma, dal 1° al 31 marzo 2022,  la mostra-evento “La Divina Commedia raffigurata dal genio pittorico di Gianni Testa espone 101 dipinti a olio, uno per ciascun canto senza alcuna esclusione – 34 per l’Inferno, 33 per Purgatorio e Paradiso più uno per Dante – formato 60 x 60, alcuni 80 x 80. La mostra è organizzata e curata da Chiara Testa. E’ possibile acquistare due stampe numerate fino a 100, Claudio Strinati ha introdotto la mostra all’inaugurazione, madrina Isabel Russinova. Catalogo di Gangemi Editore Internazionale, con la straordinaria carrellata dei 101 dipinti in un cromatismo perfetto cui la cornice nera dà uno straordinario risalto creando l’atmosfera del viaggio dantesco, con una sobria brevissima presentazione di Claudio Strinati che fa risaltare ancora di più la magia delle immagini così splendidamente offerte creando emozione al lettore.

La locandina della mostra

Una mostra-evento nella storia di opere ispirate alla Commedia

I dipinti – salvo quelli più grandi collocati su cavalletti intorno alle colonne al centro delle sale – sono esposti sulle pareti in due file sovrapposte molto fitte, tra le quali i rispettivi versi ispiratori, con una successione incalzante – come i canti nel libro a stampa – che fa sentire il visitatore “in viaggio” con il sommo Poeta, spinto in avanti  da un dipinto all’altro in un crescendo fino al sollievo di ”riveder le stelle” nell’uscita dall’Inferno, all’emozione di sentirsi “pronto e disposto a salire a le stelle”  al termine del Purgatorio, alla folgorazione dinanzi a “l’amor  che move il sole e l’altre stelle” alla conclusione del Paradiso e della Commedia.

Abbiamo voluto definirla mostra-evento perché chiude le celebrazioni del 7.mo centenario della morte del sommo poeta con un qualcosa di assolutamente eccezionale, un “viaggio” pittorico durato un quarto di secolo che rappresenta un “unicum” nella lunga storia di opere ispirate alla Divina Commedia. E’ un “corpus” di dipinti  vasto e organico che si presta mirabilmente a illustrare il capolavoro dantesco corredandone i canti  immortali con immagini intense e suggestive. E’ come l’esplosione pirotecnica finale con il diapason del “botto” conclusivo nelle feste paesane, e qui si è trattato di una festa globale, il sommo poeta appartiene all’umanità intera e il 7.mo centenario della sua morte è una ricorrenza universale, le sedi dell’Associazione Dante Alighieri sono sparse per il mondo. E come nelle feste si supera la mezzanotte, così si è sconfinati nel 2022, in un eloquente splendido isolamento che ha coinciso con un inferno purtroppo vicino a noi, la guerra in Ucraina. Così Gianni Testa intervistato da Canale dieci che nelle sue news ha trasmesso per un’intera giornata l’ampio servizio sull’inaugurazione della mostra: “Sarebbe stato bello se non ci fosse la guerra. L’inferno è la guerra, non quella di Dante. Mi addolora molto”. Ma pur non essendo cetamente bello questo accostamento è simbolico, più di una coincidenza; tanto che la mostra precedente “L’Inferno” alle Scuderie del Quirinale aveva una sezione finale intitolata “L’inferno oggi: la guerra” ma riferita ad altre guerre, lontane nel tempo e nello spazio.

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Gianni Testa con la madrina Isabel Russinova all’inaugurazione della mostra

Anche la collocazione della mostra è eccezionale: non in un normale centro espositivo, ma nel Museo Crocetti, la casa-museo del grande scultore abruzzese – e da conterranei teramani lo sentiamo particolarmente vicino – celebre il suo “Il Giovane Cavaliere della Pace”  che fu esposto anche all’ONU, tanto di attualità oggi per l’auspicio della fine dell’“inutile strage” in Ucraina, nel cuore dell’Europa, come il suo “Monumento ai Caduti di tutte le guerre” a Teramo. E’ di Venanzo Crocetti  la “Porta dei Sacramenti” di San Pietro, oltre alla “Porta del Duomo” di Teramo, cosa che rende ancora più emblematica la collocazione della mostra sulla sacralità dantesca e  offre al visitatore l’occasione unica di abbinare alla vista della grande pittura la vista della grande scultura delle tante opere esposte nei piani della vasta casa-museo nonché dello studio d’artista dello scultore con un bozzetto della Porta di San Pietro, lasciato com’era, quasi si fosse solo allontanato, dinanzi è collocato il quadro testimonial della mostra. .  

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Intorno al quadro-testimonial

Le  101 spettacolari composizioni cromatiche a olio di Gianni Testa vengono dopo  i  ricami calligrafici delle  pergamene di Sandro Botticelli e  le  elaborate grafie a matita,  penna  e acquerello di  Federico Zuccari nel ‘500,   le  nitide incisioni di Gustave Dorè  e i marcati disegni preparatori di  Auguste Rodin sull’Inferno, le drammatiche tavole di William Blake e quelle accademiche di Francesco Scaramuzza nell’800; fino alle incantate visioni di Amos Nattini agli inizi del ‘900, per giungere ai disegni surrealisti di Salvador Dalì e ai realismi di Guttuso a metà degli anni ’50, arrivando alle più recenti illustrazioni di Dell’Otto e Mattotti, Barbieri e Madè. C’è stato anche lo scultore Benedetto con un’opera titanica, altri artisti si sono cimentati  in incursioni sporadiche; ricordiamo l’Inferno” di Roberta Coni.

A parte le xilografie e le sculture si è trattato per lo più di disegni o acquerelli e tavole illustrative,  spesso su commissione per edizioni a stampa della Divina Commedia,  perciò è un vero e proprio evento che un artista contemporaneo della caratura di Gianni Testa abbia rivisitato in 101 spettacolari dipinti a olio l’intera opera dantesca rendendone la magica suggestione con maestria cromatica e materica sostenuta e stimolata da una forte motivazione.

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Un itinerario d’arte e di vita

La caratura artistica: l’attività pittorica di Gianni Testa viene da lontano, già nel 1962 partecipò a una collettiva con Quaglia, Guttuso, Mazzacurati e Purificato, su invito di Levi che era stato colpito dal talento espresso nelle sue prime opere,  frequentò questo gruppo e anche Calabria e poi Pericle Fazzini. Ha esposto in ben 150 mostre in Italia e all’estero, fino a New York e Filadelfia,  e ha ricevuto molti riconoscimenti, dal primo nel 1970 vincitore del concorso “Brandy italiano” al  titolo di “Pittore di Marina” conferitogli nel 2016, al “Premio alla carriera” consegnatogli recentemente da Vittorio Sgarbi. Ha avuto popolarità anche presso il vasto pubblico televisivo con la partecipazione agli inizi degli anni ’90 per diversi anni, alla trasmissione quotidiana “Mattina 2”  come illustratore in diretta del fatto del giorno – “quadri senza prova d’appello” gli chiese l’autore Michele Guardì – chiamato dal direttore di Rai 2 Giampaolo Sodano. 

Fin dal 1968 ha partecipato alla Biennale di Roma, poi alla Triennale di Milano, dal 1975 alla Quadriennale di Roma, l’ultima grande mostra al Vittoriano nel 2014 con i suoi diversi cicli pittorici. Si è formato alla scuola di restauro nella Galleria Borghese diretta dalla prof.ssa Della Pergola studiando le tecniche dei grandi artisti del passato per tradurre visivamente i propri sentimenti e le proprie ispirazioni; con il maestro Bartolini ha approfondito anche la scultura.

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L’artista in … famiglia, con la moglie e la figlia Chiara organizzatrice e curatrice

La maestria cromatica e materica: da questa formazione nasce un uso del colore molto intenso, e uno spessore materico da cui sembra estrarre le forme in un “espressionismo onirico” in cui i diversi generi artistici lo hanno portato al suo inconfondibile stile personale. 

La sua forte motivazione: è stata diversa dal solito, come l’iter creativo, quasi inimmaginabili: nessun intento illustrativo né didattico, e tanto meno un programma  preordinato, bensì la manifestazione di un bisogno interiore nato sui banchi di scuola che ha trovato la forma per esprimersi in diverse fasi lungo la sua piena maturità artistica, fino al compimento definitivo. La rilettura della Divina Commedia lo ha accompagnato sempre, come “libro di compagnia” – nella definizione del giornalista “cronista d’arte” che lo conosce molto bene Vittorio Esposito – e di volta in volta si è tradotta in schizzi, disegni e tele secondo l’ispirazione del momento che ha stimolato il suo spirito creativo in modo inarrestabile. E che si tratti di una personalità forte, pronta a seguire fino in fondo le proprie spinte interiori, lo ha dimostrato quando lasciò la facoltà di Architettura pur avendo il massimo dei voti per dedicarsi completamente alla pittura. Dando sfogo a ciò che maturava dentro di lui dall’adolescenza,  non vede la Commedia dall’esterno ma  dall’interno, ogni volta che l’ispirazione preme riemergendo dal suo inconscio., e si è avuto per un quarto di secolo.

Come è avvenuto tutto questo? Così l’artista, sempre a Canale dieci: “C’è tutto il percorso di Dante. Si inizia con il capitolo in cui ci sono 300 versi, se ne sceglie uno. E uno di questi è un quadro. Poi c’è il trittico che è stato fatto all’ultimo”. E sull’interpretazione pittorica: “E’ stato uno sforzo notevole, tanto per fare i cromatismi, tanto per creare un catalogo importante, tanto per il tempo che ci è voluto. Venticinque anni”. Sull’esposizione: “E’ una mostra particolare, dove i quadri si vedono e si segnano attraverso il colore”.

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L’artista con due amiche e l’amico giornalista Vittorio Esposito

Il risultato: Claudio Strinati afferma: “Netto e indelebile è il Dante pensato da Testa e la sua pittura rientra a pieno titolo nella nobile storia del rapporto tra arte figurativa e pittura dantesca”. Per questo riteniamo che l’impiego illustrativo e didattico, anche se assente dalle sue intenzioni,  sarebbe quanto mai appropriato,  si sente l’autenticità dell’ispirazione che è stata una costante nella sua vita da studente prima, da artista poi; quindi la diffusione nelle scuole di una Divina  Commedia così riccamente illustrata potrebbe far sì che gli studenti prendano maggiore confidenza con i versi danteschi accompagnati dalla  magia dei colori e dall’intensità  materica ed espressiva delle forme.

Ma non solo. Ha detto Chiara Testa, organizzatrice e curatrice della mostra, sempre a Canale dieci: “Vogliamo trasmettere alle persone un invito a riscoprire la Divina Commedia di Dante. Attraverso le 101 opere vogliamo far tornare le persone indietro nella storia”. Ed effettivamente dopo aver visitato la mostra viene la voglia di riprendere in mano la Divina Commedia per rileggere fior da fiore le sue terzine immortali.

Da un quarto di secolo l’ispirazione e la spinta creativa dell’artista sono state alimentate dalle suggestioni della Commedia dantesca che, intendiamo sottolinearlo, riaffioravano  dall’inconscio dove erano sedimentate  sin dall’adolescenza. Risalgono al 1999  i suoi primi dipinti sulle tre Cantiche, con i quali  ai  cicli dei cavalli e dei paesaggi,  dei ritratti e delle nature morte, si aggiunse il ciclo della Divina Commedia,  che insieme al ciclo del sacro ha portato l’artista a misurarsi con il divino. Ma sono stati  interventi sporadici  e saltuari diluiti nel tempo fino al “rush”  finale che lo ha impegnato pienamente negli ultimi cinque anni.

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A parte la Commedia, un’incursione oltre il suo campo  stilistico: l’“espressionismo onirico” dalla tempesta cromatica si è trasferito ai “movimenti astratti”, alla cui base c’è addirittura un’immagine di Dante Alighieri che gli ha ispirato un  diverso percorso tradotto  in dipinti astrattisti  di numero pari a quelli sulla Commedia, in una misteriosa e arcana coincidenza.     

Tutto ciò ci porta a guardare  i  suoi dipinti  in modo diverso dalle altre opere sul tema dantesco e dalle manifestazioni artistiche in genere, considerando l’arte comunque tra le  forme più elevate e nobili dell’agire umano. Sentiamo che c’è di più, e di diverso,  nelle sue rappresentazioni, al di là del giudizio estetico e della valutazione critica, pur se di eccellenza.

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Siamo spinti a esplorare il  percorso interiore dell’artista, a penetrare nella sua visione della Commedia che ha fissato sulla tela  con dedizione: la chiamiamo così per rendere,  anche se in modo inadeguato, il suo  trasporto  appassionato per il capolavoro dantesco.

Più che i singoli personaggi è impressa nella sua memoria e nella sua sensibilità l’atmosfera dei diversi canti, che traduce nell’intenso cromatismo con tutte le infinite sfumature che rendono magici gli ambienti dell’Inferno, del Purgatorio, del Paradiso in una escalation di visione soprannaturale  che troviamo trasfigurata dai versi immortali alle mirabili tavole pittoriche. 

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All’autenticità dell’ispirazione, e alla spontaneità creativa, si deve che non tutti i canti erano stati rappresentati dall’artista, mentre  quelli che lo avevano più colpito gli avevano ispirato più raffigurazioni, non essendo il suo un impegno sistematico e programmato, ma solo istintivo; finché, vista la copertura quasi totale dei canti, ha completato  e sistematizzato il tutto.

I motivi interiori e le forme espressive

Tra i tanti giudizi manifestati dai  critici d’arte che hanno evidenziato gli aspetti salienti  della sua pittura, ne citiamo due, uno sui motivi interiori, l’altro sulle forme espressive.

L’aspetto più propriamente artistico è  strettamente connesso al suo peculiare atteggiamento che crea  le condizioni ottimali perché non vi sia iato e neppure diaframma tra ispirazione ed espressione, e la sua sperimentata cifra stilistica di altissimo livello ne è la garanzia assoluta.

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Giosuè Allegrini  ha sottolineato la rappresentazione interiore di stati d’animo, pensieri, emozioni, che va al di là della fisicità per una realtà immaginifica, riscontrando  una tensione emotiva verso il ricordo, la memoria, il mito, con una forte dinamicità intellettiva; e il fatto che la luce  e la materia nella sua pittura esprimono il dualismo tra il corpo  e l’anima, tra la materia e lo spirito, tra l’immanente e il trascendente, in un approccio maieutico, per un simbolismo etico universale.  

Si riferisce alla sua opera e alla sua  connotazione di artista,  non al “corpus” di  dipinti  sulla Divina Commedia, ma sono anche  gli elementi  da cui nasce il  fascino perenne del poema..  E  se questi  sono i motivi interiori  dell’artista che diventano ispirazione e spinta creativa per la Divina Commedia, le forme espressive trovano nel poema dantesco il loro sbocco ideale.

Le descrive Claudio Strinati – che ha presentato la mostra – anche in relazione all’opera  complessiva dell’artista nella quale  vede sprigionarsi  una  metaforica fiamma che forgia tutte le cose  con la sua carica di energia. E  ciò senza  vincolarsi a una forma precostituita dai contorni preordinati: l’artista mantiene libera di esprimersi  la propria tensione interna  partendo da una massa cromatica  indistinta dalla quale ricava la forma come lo scultore dal marmo, liberandola dal resto della materia informe. E   parla del modo in cui la luce e la materia diventano energia in un processo  che chiama einsteiniano e si manifesta nelle grandi masse di colori calate sulla tela in rutilanti contrasti e viluppi cromatici.

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Il momento delle dediche autografe

In tal modo si realizza un’ulteriore aderenza allo spirito della Commedia dantesca, in cui l’umano e il divino sono compresenti in una dimensione che Strinati evoca richiamando la “quintessenza”,  cioè le dimensioni fisica e metafisica che aleggiano nel poema;   l’artista le  visualizza con il virare del  colore verso tonalità sempre più sideree e della forma verso  una progressiva trasfigurazione.

Il “corpus” di dipinti, l’evocazione nelle tre Cantiche e l’emozione che suscita

L’elemento comune  che emerge  dal “corpus” di dipinti sulla Commedia, nel contesto creativo,  espressivo e stilistico così delineato, è la presenza di Dante nelle più varie situazioni ambientali, in assoluta coerenza con l’opera, ma anche  sintomo di qualcosa di più: la totale identificazione dell’artista con il sommo Poeta nel viaggio  fantasmagorico dove vuole essere presente in ogni momento e ogni luogo. 

Per questo motivo la sua figura  è compenetrata  nella sostanza cromatica come composta della stessa materia della visione evocata. Fino al Paradiso allorché le visioni celestiali occupano l’intera composizione, e non potrebbe essere altrimenti, Dante resta a contemplarle ma fuori di scena. 

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Un’altra dedica autografa a una delle stampe numrate fino a 100

Le anime sono evocate con discrezione nelle tre Cantiche, non è sui singoli personaggi che va l’attenzione dell’artista, ma sull’ambiente in cui vagano, tenebroso  o infuocato nella dominante rossa per l’Inferno, mentre nel Purgatorio la tempesta cromatica si sposta sui colori della terra e della natura, fino al Paradiso dove c’è anche il rosso, ma come glorificazione, mentre trionfa il sidereo celeste.

Così l’“espressionismo onirico” dell’artista lo porta  a trasmettere attraverso i dipinti le emozioni suscitategli dai diversi passi delle tre Cantiche, ispirate a terzine e versi da lui identificati con precisione, ma con questo non deve  confondersi l’espressione con l’illustrazione. Infatti, pur se  il suo intenso cromatismo ha componenti figurative, per lo più non ritrae sempre i personaggi ma rende l’atmosfera, a parte le figure appena delineate di Dante e Virgilio nell’Inferno e Purgatorio, e di Dante e Beatrice nel Paradiso, che sono una presenza frequente quanto discreta. E’ una rappresentazione pervasa di intensità mistica che stimola la mente  e la memoria, suscita emozioni e sentimenti, scuote nell’intimo.

Il Paradiso è  reso  non con astrazioni  impalpabili, ma con una forza cromatica non limitata all’azzurro e neppure al  blu intenso, ma estesa a un’ampia gamma, compreso il rosso, in un equilibrio nei colori con i quali sono state delineate in modo tangibile forme arcane, nella  peculiarità di stile e di contenuto dell’artista. Mentre del Purgatorio colpiscono i toni variegati nel passaggio dalla visione terrena a quella sempre più distaccata dalla materia con le bianche figure dei penitenti e gli angeli che le guidano.  Dell’Inferno restano impressi i toni corruschi e l’ambiente oscuro e spesso infiammato, tra acque tempestose, rocce aguzze, lande tormentate.

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Li descriveremo in una carrellata in cui, nell’accennare ai motivi dei singoli dipinti, inseriremo degli  accenni agli  episodi danteschi che li hanno ispirati per l’eccezionale peculiarità di questo ciclo pittorico che muove i tasti più reconditi. I  riferimenti ai canti richiamano alla mente  ricordi sedimentati dal tempo nel fondo  della memoria,  perché la Divina Commedia sin dal periodo scolastico è entrata nella vita di tutti, oltre ad essere patrimonio universale della letteratura  e,  per merito di coloro che l’hanno interpretata visivamente, anche dell’arte. 

Abbiamo detto che Gianni Testa  ha dato corpo e anima alle incomparabili visioni del poema dantesco spinto dal bisogno irresistibile di esprimere ciò che premeva in lui dai banchi della scuola. Perciò  i suoi  dipinti sono ben più di un ciclo pittorico di altissimo livello, si sente la sollecitazione intima  che impegna il cuore  oltre alla mente,  e va al di là del fatto estetico e stilistico, la forma e il contenuto.  La tempesta cromatica delle sue immagini  si traduce in una tempesta di emozioni ed evoca un vissuto personale rimasto nell’inconscio che riaffiora  dentro ciascuno di noi.

Le figure di Dante e Virgilio, nelle loro lunghe vesti rossa e blu, penetrano nell’intimo allorché si seguono  nella loro peregrinazione tra i sanguigni gironi dell’Inferno e  gli squarci di luce del Purgatorio;  la presenza luminosa  di Beatrice e la celestiale beatitudine del Paradiso fanno raggiungere  il massimo di emozioni in una indicibile suggestione.  Accostarsi al divino  nella sua espressione iperurania,  dopo averne sentito la compresenza con  le manifestazioni umane  in un processo di progressiva elevazione, è qualcosa di toccante  e indescrivibile.

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Collocazuione dei quadri di maggiore dimensione 80 x 80 intorno alla colonna

L’“espressionismo onirico” dell’artista – che ha trasfigurato  le immagini della realtà nelle intense visioni della sua rivoluzione cromatica – ha trovato un terreno per esprimere   le sue potenzialità in un mondo poetico  del quale il colore e la forma hanno  reso la dimensione sovrumana in cui si è trovato il Poeta  in una misura che investe l’umano e il divino.

Ripensiamo all’impressione avuta nell’adolescenza dinanzi alle tavole di Gustave Dorè che davano vita ai versi danteschi  con la nitida precisione delle xilografie  in cui i corpi in primo piano assumevano rilievi possenti, michelangioleschi. Ebbene, i dipinti di Gianni Testa  fanno provare un’emozione altrettanto forte: ci si sente  presi  dal suo vortice cromatico come da un turbinio soprannaturale che ha compenetrato  anche noi, ma le sue figure sono invece viste da lontano con discrezione e delicatezza, come la figura di Dante onnipresente, creando l’atmosfera di un magma indefinibile  in cui la dimensione terrena si  trasfigura nel  divino per effetto di quella che abbiamo definito “una magia miracolosa di  forme e colori”.

Per Claudio Strinati, “il suo Dante è un personaggio magmatico e incndescente che sembra, sulle tele del maestro, essere costituito della stessa materia con cui il pittore costituisce i diversi luoghi e le diverse situazioni del Poema. E’ fatto, il dante di Testa, della stessa sostanza. Anzi, nell’immaginazione del pittore, un’unica sotanza presiede a tutte le rappresentazioni e qui scatta la grandezza veramente dantesca del maestro”. La magia miracolosa nasce dalla “luce divina” che aleggia sempre, pervasa di poesia, come ha scritto Vittorio Esposito: “In ogni dipinto Gianni Testa evidenzia e scandisce il senso di spiritualità che pervade e rende immortale il fascino dei versi danteschi traducendoli da elaborato poetico a poesia dipinta”.

E’ giunto il momento di ripercorrerne il viaggio nel suggestivo itinerario della mostra attraverso la sequenza ininterrotta di immagini dei singoli canti, che rinnovano emozioni lontane alle quali danno vita le forme e i colori nella magistrale visione del Maestro. Lo faremo prossimamente in tre articoli dedicati all’Inferno, al Purgatorio, al Paradiso.

Il quadro testimonial della mostra di Gianni Testa davanti allo studio d’artista

Info

Museo Crocetti, Roma, via Cassia 492. Tel. 06.33711468, info@fondazionecrocetti.it; www.giannitesta.it. Dal lunedì al venerdì ore 11-13 e 15-19, sabato ore 11-19, domenica chiuso, ingresso gratuito. Catalogo: Gianni Testa: “La Divina Commedia”, a cura di Chiara Testa, Gangemi Editore, 2022, pp. 128, bilingue italiano-inglese, formato 24 x 28. Cfr. i nostri articoli in questo sito: per le precedenti  mostre di Testa: Antologica al Vittoriano 14 settembre 2014,  L’espressionismo astratto e La “perfetta armonia” all’Otium Hotel di Roma 8, 10 luglio 2019,  Il tour negli emirati arabi 14 marzo 2015,  Pittori di marina 6 artisti premiati 21 gennaio 2016; nei prossimi giorni usciranno gli altri 4 articoli sulla mostra. Per gli artisti citati:  Guttuso: Antologica al Vittoriano 25, 30 gennaio 2013, Realismo rivoluzionario alla GAM di Torino 14, 20, 30 luglio 2018, Innamorato alla Galleria Nazionale 16 ottobre 2017, Religioso al Quirinale 27 settembre, 2 e 4 ottobre 2016; Calabria: Antologica sul luogo dell’essere a Palazzo Cipolla 11 dicembre 2018, 4, 10 gennaio 2019; Levi Specchio della realtà, Pittura dionisiaca ed elegiaca alla  Galleria Russo 28 novembre, 3 dicembre 2014; Rodin all’Accademia di Spagna e Coni alla Galleria Russo su L’Inferno di Dante  20 febbraio 2014. Per una mostra su Dante:  L’esposizione, I protagonisti a Palazzo Incontro 9, 10 luglio 2011.   Per Crocetti, lo scultore nella cui casa-museo si svolge la mostra: Il ‘900 e il senso dell’antico a Palazzo Venezia 9 ottobre 2013, Il mondo di Venanzo Crocetti, tra Teramo e Roma 2 febbraio 2009. Mostre del passato nel Museo Crocetti recensite: Vanda Valente Pittura in difesa della natura 4 aprile 2014, Bergamini Il digitale pittorico 6 dicembre 2013, Sironi  in mostra 26 gennaio 2009. 

Lo studio d’artista dello scultore Venmanzo Crocetti

Foto

Le immagini dell’inaugurazione della mostra sono state fornite dalla organizzatrice e curatrice Chiara Testa che si ringrazia per la prontezza e la cortesia, ad eccezione delle n. 1, 10, 17 tratte rispettivamente dai siti di pubblico dominio lagone.it, canaledieci.it, vignaclarablog.it, dei quali si ringraziano i titolari per l’opportunità offerta, pronti a eliminarle qualora non ne risulti gradita questa pubblicazione che ovviamente non ha alcun intento economico ma solo illustrativo; la n. 16 è di Romano Maria Levante tratta dall’articolo su Crocetti citato in Info. In apertura, La locandina della mostra; seguono Gianni Testa con la madrina Isabel Russinova all’inaugurazione della mostra e Intorno al quadro-testimonial; poi, lo scorcio di una parete, L‘artista in … famiglia, con la moglie e la figlia Chiara organizzatrice e curatrice, e L‘artista con due amiche e l’amico giornalista Vittorio Esposito; quindi, altri due scorci di pareti e tra loro due immagini dell’artista con visitatori; inoltre, Il momento delle dediche autografe e Un’altra dedica autografa a una delle stampe numrate fino a 100; ancora, un’ulteriore scorcio di parete e Collocazione dei quadri di maggiore dimensione 80 x 80 intorno alla colonna; continua, Il quadro testimonial della mostra di Gianni Testa davanti allo studio d’artista, e Lo studio d’artista dello scultore Venmanzo Crocetti; in chiusura, Il Museo Crocetti, sulla dx “Il Giovane Cavaliere della Pace” .

Il Museo Crocetti, sulla sin. la scultura-simbolo “Il giovane Cavaliere della Pace”