Musica e Folklore per l’Abruzzo a Piazza di Spagna, 17 maggio 2009

di Romano Maria Levante

Nel 14° anniversario del terremoto che ha colpito l’Abruzzo il 6 aprile 2009 avanti ieri e ieri abbiamo ripubblicato due articoli che scrivemmo dopo il tragico tragico evento, il “Requiem da Gabriele d’Annunzio” pochi giorni dopo e ” Cinque registi tra le macerie” un mese dopo; la ripubblicazione ha coinciso con il giovedì e venerdì di poassione dell’attuale settimana pasquale. Concludiamo la rievocazione con un terzo articolo, anch’esso ripubblicato, che uscì a metà maggio 2009, con la simbolica ripresa attraverso la musica dei complessi popolari abruzzesi a Roma, a Piazza di Spagna. Nella passione, oggi è il Sabato santo, vigilia della Resurrezione….

cultura.inabruzzo.it, scritto il 18 maggio 2009 Autore: Romano Maria Levante Tradizioni

E’ stato inconsueto vedere la scalinata di Trinità dei Monti e l’area intorno alla Barcaccia deserte in una calda mattinata domenicale; c’era una transenna che impediva alla folla di romani e di turisti di transitarvi e di sostare. Poi, nel primo pomeriggio la scena si è animata, gruppi musicali e folkloristici hanno cominciato ad affluirvi, la gente si è accalcata, lo spettacolo è iniziato.

E’ domenica 17 maggio 2009, la Giornata nazionale della musica popolare organizzata dal Ministero dei Beni culturali, una novità che assume da subito un significato del tutto particolare.

La simbiosi tra le Corali abruzzesi dell’Aquila e l’Orchestra di Cesenatico di Mirko Casadei

I primi gruppi che si schierano alla base della scalinata sono quattro complessi abruzzesi, precisamente dell’Aquila, vengono da alcune delle località più colpite dal terremoto. Si tratta di corali nei pittoreschi costumi tradizionali, che hanno nomi familiari: Coro della Portella di Paganica, Schola cantorum di Barisciano, Associazione polifonica di Tempera, Associazione corale “Gran Sasso” di L’Aquila. Intonano i loro canti popolari, il folklore abruzzese fa vibrare di emozione la piazza, per quello che significa cantare di nuovo dopo essere stati toccati dalla tragedia.

Ma il calore dell’accoglienza della gente, le parole della presentatrice Silvia hanno rincuorato i componenti dei gruppi, li hanno fatti sentire ospiti d’onore oltre che partecipanti di una festa collettiva nel segno della musica popolare: che vuol dire tradizioni e memoria, identità e appartenenza dove si esprimono le più riposte virtù di un popolo, la sua autentica anima. Ed è nel ritorno alle proprie radici che si può trovare la forza per ricominciare, riprendersi, andare avanti.

A fianco dei primi quattro gruppi si è subito schierata in una simbiosi altamente simbolica l’Orchestra Casadei, un nome che ha fatto la storia della musica popolare italiana, rappresentata da Mirko Casadei, dalla terza generazione dopo Secondo Casadei e il successore, anch’egli ormai mitico, Raul Casadei. Mirko, come il padre Raul, è insieme cantante e presentatore, direttore e animatore e con la sua simpatia e bravura ha aiutato a rompere il ghiaccio, se si può usare questo termine in una giornata così calda, e non solo in termini meteorologici. Il suo arguto cappellino e la sua voce festosa hanno punteggiato l’intero pomeriggio come la sua musica popolare, che è italiana e non solo romagnola anche se viene da Forlì-Cesena, precisamente Cesenatico.
E’ stata una simbiosi simbolica, abbiamo detto, con la musica abruzzese, perché entrambe vanno alle radici della sensibilità popolare, toccano il cuore, fanno vibrare le corde del sentimento. E ascoltarle insieme così vicine e così da vicino è stata un’emozione tradottasi in applausi scroscianti. Ma c’è un altro motivo perché l’accoppiata sia risultata così indovinata: l’intensa partecipazione di Casadei a questa emozione, espressa in una vicinanza intima, evidente nelle sue parole e nell’atteggiamento avuto per l’intero pomeriggio.

Abbiamo voluto verificarlo parlandogli direttamente: “Non potevamo mancare- ci ha detto – non solo perché ci sentiamo di rappresentare le radici della musica popolare, ma soprattutto per essere vicini alla gente d’Abruzzo così duramente colpita”. Le parole successive fanno capire che c’è molto di più di un generico anche se sincero sentimento: “L’Abruzzo è una regione alla quale siamo legati in modo particolare, e non solo per la vicinanza geografica quanto perché ci ha dimostrato sempre molto affetto, conosciamo bene la sua gente avendo suonato in tutte le località, grandi e piccole, ci hanno chiamato e ci hanno accolto con grande simpatia e calore”. Mirko ricorda l’accoglienza che ebbe il loro spettacolo a Paganica e aggiunge: “Per questo ci sentiamo in debito con l’Abruzzo e il 29 maggio, nel nostro tour partito il 15 da Cuneo che attraverserà l’Italia fino alla Sicilia, ci sarà la serata benefica a L’Aquila tra i colpiti dal terremoto per portare un po’ di allegria tra tanta tristezza”. E in conclusione dedica espressamente all’Abruzzo il loro motto: “Si scrive Casadei e si legge festa”. In effetti, anche per suo merito, in Piazza di Spagna c’è stata festa.

Il gemellaggio virtuale tra Abruzzo e Lazio

I complessi abruzzesi presenti in Piazza di Spagna non sono stati soltanto questi. Altri quattro, sempre della provincia dell’Aquila, si sono aggiunti alle Corali, dopo aver sfilato da Piazza Augusto Imperatore risalendo Via Condotti. Tra i primi ad unirsi a quelli ai piedi della scalinata, ecco due gruppi folk: il “Sirente” di Castelvecchio Subequo e il “Luigi Venturini” di Tagliacozzo, Più tardi hanno completato la nutrita rappresentanza regionale il Corpo bandistico città di Paganica, preceduto da un grande cartello retto da due deliziose bambine; il clarinettista ci ha detto che avevano avuto distrutta la sede, molti strumenti e sopratutto l’atroce perdita della madre di uno di loro per il terremoto, la gente ha capito il loro sforzo per riprendersi e li ha applauditi. E il Complesso bandistico città di Tagliacozzo.

E’ stata una prova straordinaria di vitalità della gente aquilana e della sua anima popolare questa ricostituzione e rinascita di otto gruppi musicali e folkloristici che hanno onorato la giornata nazionale; della quale si deve rendere merito al Ministero Beni Culturali che ha promosso l’iniziativa con il supporto del sindaco di Roma e della Presidenza del Consiglio. Berlusconi non ha fatto mancare il suo saluto con una lettera per nulla rituale letta dalla presentatrice Silvia.

Ma torniamo alla festa, i gruppi che sfilano lungo Via Condotti affluiscono a ritmo incalzante, è il caso di dirlo, perché entrano in Piazza di Spagna e si collocano lungo la scalinata facendo vibrare l’aria con le loro musiche, spesso fatte di forti percussioni, e sciorinando i colori dei loro abiti e divise e delle loro bandiere. E a proposito di bandiere c’è l’ingresso spettacolare di quaranta vessilli di paesi esteri, e la loro collocazione alla sommità della scalinata a rappresentare simbolicamente il significato internazionale della musica che supera le barriere e unisce storie e tradizioni.

Notiamo che dopo e tra i gruppi abruzzesi la rappresentanza più nutrita è dei gruppi laziali. Alla fine ne contiamo otto, lo stesso numero di quelli d’Abruzzo: due sono romani (la Banda musicale “Corbium” di Roccapriora e il Corpo folklorisico musicale “Compatrium” di Montecompatri) due di Viterbo (il Gruppo musicale folk “La sbandata” di Chia, e le Sbandieratici e il gruppo storico musicale città di Viterbo), tre di Frosinone (l’Associazione bandistica musicale città di Sgurgola, la Banda musicale “Massimo Pagliei” di Villa Santo Stefano, l’Amaseno harmony show band di Amareno; e per finire uno di Rieti, l’Associazione musicale città di Pescorocchiano.

E allora ci piace immaginare che nella magica Piazza di Spagna sia avvenuto un gemellaggio non dichiarato ma vissuto nella fusione della musica e del folklore popolare, nei loro suoni e nei loro colori, tra Abruzzo e Lazio, così vicine e unite anche per altri versi e oggi più che mai.

La presenza corale delle altre regioni

A questo gemellaggio fanno corona le altre regioni, del Centro, Nord e Sud pur esse presenti. Dal Nord, e precisamente da Bergamo, è venuto il Gruppo folkloristico “La Garibaldina” di Terno d’Isola, che rende onore al suo nome con sfavillanti camicie rosse, una bella macchia di colore sulla scalinata; da Torino il Turinstars Majorettes, con le loro gambe tornite e le bandiere; da Trento il Corpo musicale “Giuseppe Verdi” di Condino.

Dal Centro, ad Abruzzo e Lazio si sono unite le vicine Marche, è venuto da Ascoli Piceno il Complesso bandistico città di Falerone.
Dal Sud, dopo l’apertura del corteo con il Gruppo majorettes Città di Rapone, i primi a sfilare sono stati il Complesso bandistico “Leonardo da Vinci” città di Pallagorio venuto da Crotone e il Complesso bandistico città di Ordona, venuto da Foggia; infine la Banda civica città di Sarno venuta da Salerno.

                                                                                   Mirko Casadei

Non è mancata, a completamento di una partecipazione già così nutrita, una colorata delegazione di gruppi folkloristici provenienti da varie regioni.

A conclusione della sfilata, prima del momento culminante finale, c’è stata la parte cerimoniale con la consegna degli attestati di partecipazione ai singoli complessi, nonché dei premi a due istituti scolastici di Campobasso e Cannara presenti alla manifestazione con i dirigenti e gli alunni autori degli elaborati migliori; e sono stati un parterre colorito ed animato.

I momenti culminanti della manifestazione

Ma è stato ancora l’Abruzzo protagonista con le commosse parole di Vincenzo Vivio, delegato a rappresentare i gruppi abruzzesi presenti alla manifestazione di Roma e nei comuni della regione: “Non è stato facile venire a cantare qui – ha detto -Potete immaginare le condizioni in cui si vive nelle zone del terremoto, in tenda, con tante famiglie nel dolore. Ma abbiamo voluto fare lo sforzo di esserci, perché vogliamo continuare, vogliamo agire, vogliamo andare avanti. La musica ci salverà”.

Subito dopo si è levato, quasi per magia, il canto di “Vola, vola”, mai apparso così profondo e intenso, così carico di significati. E quella musica che “ci salverà” ha fatto volare davvero tutti.

E dato che siamo tornati alla musica non possiamo dimenticare gli altri canti. Abbiamo dovuto distaccarcene con dispiacere per seguire la sfilata dei tanti complessi, non potevamo ometterli perché al di là della lista che può apparire tediosa ci sono stati i suoni, i colori. Abbiamo citato soltanto il rosso delle camicie garibaldine, ma ce n’era una sinfonia, tutte le gradazioni dell’iride, dalle tinte fredde riscaldate dal sole e dalla passione a quelle calde, in tutti gli accostamenti; e poi cappelli e pennacchi, vessilli e costumi d’epoca, e altro ancora.

Ma ora i canti. Il folk abruzzese lo conosciamo, di “Vola vola” abbiamo detto. Non c’è stato “Tutte le fontanelle” e neppure “Il lamento della vedova”, sarebbe stato forse troppo triste, si doveva ricordare con il folk della tradizione e poi volare sulle ali della speranza. Lo si è fatto.

C’era sempre Mirko Casadei – protagonista della manifestazione con gli abruzzesi ai quali pubblicamente ha detto più volte di essere vicino, e alle Corali lo era anche fisicamente – a riportare l’allegria con la sua musica popolare italiana, tiene a precisare, e non solo romagnola. Ed ecco “Simpatia” e “Romagna e sangiovese”, “Ciao mare” e “Romagna mia”, quest’ultima con “Vola vola” vera colonna sonora della manifestazione. Fino alla “Musica del mondo” conclusa da Mirko con il grido “Viva la musica, viva l’Abruzzo, viva L’Aquila!” E poi, ancora, “Romagna mia”.

E’ stata un’apoteosi, ma il “clou” è venuto poco dopo, con i gruppi sulla scalinata in un turbinio di colori e di bagliori inconsueto anche per una “location” così prestigiosa. Il suono e il canto corale prima dell’“Inno alla gioia” poi dell’“Inno di Mameli”. Una sorta di consacrazione dell’unità nazionale, anzi dell’unità europea dopo l’esibizione delle identità territoriali del nostro bel paese. Sapere che nello stesso momento questi due inni venivano cantati nelle manifestazioni di tutt’Italia e anche nelle zone terremotate, in particolare ad Onna, Tempera, L’Aquila, ha dato vera emozione.

Al termine, lo “sventolio” degli strumenti musicali sulla scalinata, prima del rompete le righe. Ma no, si fa per dire, i gruppi sono rimasti compatti e ordinati, è iniziata una nuova sfilata in senso contrario lungo via Condotti. Si sono sentite tante altre musiche, veramente spontanee e liberatorie, l’abbraccio della folla è stato ancora più vicino e intenso. Le luci del tramonto completavano lo spettacolo di una festa che proseguiva vivace e partecipata.

Ci sembra di poter dire che abbiamo vissuto qualcosa di più della Giornata nazionale della musica popolare. Abbiamo partecipato a una festa di popolo che ha consacrato l’amore per le tradizioni regionali e insieme per l’identità nazionale. E anche l’amore per l’Abruzzo.

[tutte le foto sono: ph. Romano Maria Levante

corali abruzzesi, L’Aquila, Roma

One Response to Musica e Folklore per l’Abruzzo a Piazza di Spagna

  1. Catharina 31 maggio 2009 a 07:35

Io che sono Tedesca e non Abruzzese. Alla mia famiglia piace che siete andati a
Roma a cantare.

Tanti saluti da Catharina.