Larraz, la pittura della libertà, al Vittoriano

di Romano Maria Levante

A Roma, al Vittoriano, dal 12 luglio al 30 settembre 2012,  sono esposte 100 opere di Julio Larraz, quadri pittorici a olio o acquerello, disegni e alcune sculture,  in una mostra curata, con il Catalogo Skirà, da Luca Beatrice,  e realizzata da “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia: responsabile della mostra Maria Cristina Bettini in collaborazione con la Galleria d’Arte Contini, Cortina-Venezia. E’ la più completa mostra antologica realizzata in Italia,dalle iniziali opere caricaturali per i grandi giornali americani – aggiunte all’esposizione in una seconda fase – alle pitture grottesche,  parodistiche e allegoriche, fino alle più varie espressioni di una artista libero, solare.

“Prime Minister”, 2010

Tra le 21 voci dell‘”alfabeto di Larraz”, nelle quali il curatore Luca Beatrice  articola il proprio giudizio critico, ci sembra che “L come libertà”  rappresenti oltre a una sintesi colta, l’impressione che il visitatore ricava dalla mostra, almeno quella avuta da noi. Libertà nella forma espressiva che ricorre alle figurazioni più varie, come sottolinea Beatrice; ma soprattutto nell’emozione  trasmessa: la cui origine e natura si trova nel contagioso senso di liberazione che pervade i quadri esposti.

Il respiro della libertà si sente nelle diverse sezioni della mostra, che corrispondono ad altrettanti temi cari al pittore. Prima tra tutti i ritratti, la libertà di scandagliarne le parti più misteriose, andare dietro quelle lenti di occhiali neri di cui sentiamo non avere bisogno non avendo nulla da nascondere a differenza dei soggetti rappresentati, e questo ci fa sentire liberi, o almeno più liberi di loro. Sensazione che si rafforza dinanzi alla raffigurazione della politica, nella sua grottesca manifestazione quasi in caricatura: sono figure di generali e dittatori – che pur nell’ottusa rigidità  ricordano le deformazioni caricaturali di Baj – intorno ai quali c’è il nudo femminile, come vero “dominus”  rispetto a un potere tanto brutale quanto imbelle. La donna non è vista solo come “domina”  o complemento decadente del potere, ma anche come tentatrice e oggetto di desiderio nella sua intimità. Mentre l’isola ci dà la libertà esteriore, la voglia di mare e di azzurro, accentuata dal bianco delle grandi barche e delle ali degli aeroplani; un bianco da isole greche e, qui, da nostalgie cubane. Quanto mai libero il mondo del circo, con le sue metafore e allegorie oniriche.

Le sezioni della mostra all’insegna della libertà

Nei due piani dell’Ala Brasini dov’è ospitata la mostra, la narrazione del pittore si dipana  con una forza scenografica non comune in una sostanziale unitarietà di stile figurativo che supera la realtà per portarsi nell’irrealtà. Secondo Luca Beatrice  “nonostante il suo tratto e il suo stile siano immediatamente riconoscibili, Larraz non è tra quegli artisti seriali che impongono un marchio di fabbrica, anzi nella sua pittura rincorre la varietà di soggetti, situazioni e storie, intendendola come una palestra di sperimentazioni e soluzioni formali sorprendenti”. Per Alessandro Nicosia  è  “un linguaggio singolare, visionario e fantastico  che prende ispirazione dal surrealismo e dalla metafisica, dal muralismo messicano e dal Quattrocento italiano. Larraz traspone nelle sue opere i suoi ampi riferimenti culturali, sociali e politici ricorrendo ai miti greci e alla storia contemporanea dell’America Latina”. Infatti la sua  biografia ci porta a Cuba, poi in Florida a Miami, con lunghe presenze a New York, nel Nuovo Messico e in Europa, due anni vissuti a Parigi e tre anni a Firenze prima del definitivo ritorno a Miami dove vive tuttora  insieme alla famiglia.

La visita comincia con i “ritratti” non solo in pittura ma anche in scultura. Non indulge alla psicologia essendo un artista di atmosfera, ma quando si sofferma sui volti vi scava dentro, inoltre sottolinea i contrasti tra personaggi diversi che vengono accostati. I busti in bronzo degli “Imperatori” sono fortemente colorati in verde o  rosso, viola o giallo, appartengono alla serie “SPQR”, 2007,ispirata alla romanità con il piglio del potere assoluto, che trova un precedente pittorico nella serie “Peana”,  2000, busti dipinti con i volti appena abbozzati e resi deformi.  

I dipinti spesso sono accompagnati da titoli molto espressivi, caratteristica positiva che consente di conoscere l’interpretazione data dall’autore. Così “The North Wind”, 1994, un dittatore dell’est in un controluce blu reso grottesco dall’uccello sulla spalla, e “Life, Liberty and the Pursuit of Happiness”, 2002, paradossale  titolo alla matrona ingioiellata dentro l’automobile nera; mentre in “Farewell” 2005, in un’auto simile una figura diversa, una donna impellicciata con occhiali neri .

Ma andiamo alla sezione sulla “politica”, vista nelle sue degenerazioni, con una forza espressiva cui Luca Beatrice attribuisce una capacità di narrazione cinematografica richiamando “L’orgia del potere ” di Costa Gravas:”Parla di potere, corruzione, finanza, militarismo, ricchezza, povertà, multinazionali e di tanto altro ancora scegliendo immagini che non lasciano molto all’immaginazione eppure non scivolano nella didascalia dell’enunciato teorico. Ciò che lo rafforza è l’utilizzo sapiente della metafora”. In senso allegorico più che simbolico “perchè affida l’espressione di un concetto alle immagini non sempre attraverso la consequenzialità diretta e immediata”. Immagini grottesche di generali carichi di medaglie, raffigurati immobili con intorno la donna spesso nuda in pose seducenti che in definitiva  è la vera detentrice di un potere posticcio.

Vediamo figure grevi che rendono direttamente l’ottusità del potere – come “Study for ‘President a vie’” 1985, e “Study for ‘Cunctatum’ for You Anaxagoras”,  2008; e anche figure dignitose come “The Heir”, 2011,  con la geografia del mondo sullo sfondo. Il “Prime Minster”, 2010,  lo rappresenta in smoking bianco sotto l’ombrello, davanti a lui i microfoni  che in “De facto”, 1988,    facevano tutt’uno con la figura di spalle del generale circondato dai berretti dei propri militari.  Altre immagini, questa volta enigmatiche, nelle figure erette di “The Oracle”, 2005, e  “The Chairman and His Advisors”, 2009, nonché nell’uomo in poltrona immerso nel bianco di “The Memory of Ithaca”, 2009: esplicite nella limousine nera del recentissimo “”Et tu Brute?”, .2012.

La metafora del potere più cara all’artista la troviamo nelle immagini in cui, come si è detto, all’uomo potente si affianca in senso allegorico un nudo femminile.. Molto espressivi i due quadri su “El Supremo en casa de Julia, Campamento”, del 2001 e 2004; e, con personaggi diversi, “Senator for Life”, 2001  e  “A video show in the War Room”, 2009, “Bourbon and Branch Water”  e “Critical Mass at the War Room”, 2010. Il nudo femminile affianca una donna anziana con stivali  nel recentissimo “Ice and Fire. Portrait of Juana Campamento y Madrigales”, 2012.

Night Watch”, 2011

Non è soltanto questa la presenza femminile, alla “donna”è dedicata una sezione intimistica, con immagini  languide percorse da un dolce erotismo: tra le altre il nudo disteso di schiena di “Meeting in Alexandria”, 2009, e “Them Legs”, 2010, tra i veli del letto due gambe e un corpo invitante; in “Socialista”, 2012, è la schiena nuda della donna elegantemente vestita a ispirare l’artista;  a dispetto del titolo di impronta politica è il gioco della seduzione a coinvolgere il visitatore. La donna è vista ora nella sua intimità con occhi maschili presi del desiderio, simbolo di bellezza e musa ispiratrice; mentre come cortigiana del potere era l’anima nera fonte di tante degenerazioni.

Dall’universo femminile  alla terra natia, nella sezione“l’isola”, dove l’artista manifesta  sentimenti radicati nelle proprie radici – è stato a Cuba dal 1944 al 1961 – con una solarità che si esprime nei colori azzurro e bianco, in una trasparenza che rende l’atmosfera luminosa di ambienti toccati dalla magia della natura; l’acqua è l’elemento nel quale gli piace immergere le sue figure. Anche per un cittadino del mondo come lui il fascino dell’isola è inestinguibile, torna con forza nelle immagini di libertà. Citiamo  “The Big Fish”, 2000, con la barchetta nell’acqua blu e “Medea Sing a Sing for Me”, 2012,  ambiente analogo ma la barchetta è diventata un grande yacht, l’atmosfera non cambia, domina la natura. Mentre “Paiano”, 1994, e “Icarus”, ,2006,  sono visioni acrobatiche e vertiginose di promontori nel fondale blu intenso, fanno pensare a “come profondo è il mar!”.

L’azzurro  irrompe anche in altre immagini, come  “Sea of Storms”, 1978 e “A Visit to Villa Anatolia”, 2010, “One Day in the Life of Monsieur Vincent”, 2009 e “La escolta de un poeta”, 2010,  “The Last Dream , 29 July”, 2010,  e “The Artist and His Model”, 2011. E non manca nelle immagini dominate dal bianco delle ali d’aeroplano, “Ala”, 1995,  e “The Left Wing”.

Ci sono anche tinte diverse, chiare o pastello, come nell’immagine di un interno con una scimmia sul trampolo “The Governor’s House”, 1981, e “Encuentro es Serto des Antunes”, 2002 ,una sorta di pascià sotto un baldacchino con fiere in primo piano; e poche tinte forti  sul rosso violento in“Romanesca“, 2008, a dispetto del titolo sembra uno scorcio di Plaza de Toros con l’ombra minacciosa del toro in primo piano,  e una figura di damerino sovrastata da un gigantesco polipo rosso dal grande occhio,  “Confesiones del Marques de Sade”, 2112, che rievoca nel diverso cromatismo lo squalo di “His Last Dream,  29 July”, 2010; l’azzurro domina nell’altra immagine che sembra di grande pesce sullo sfondo di “One Day in the Life of Monsieur Vincent”, 2009, sovrasta la figura umana in vestito bianco e occhiali neri.

Altre immagini pienamente figurative sono in “Finsterre”, 1976, un canestro quasi caravaggesco e “Space Station”, 1995, un’acrobatica  colonna di tazzine con sopra la caffettiera, che sconfina nel surrealismo; una caffettiera bianca, insieme ad altri oggetti su un piatto volante la troviamo nel recentissimo  “Concepto espacial”, 2012; ricorda il volo del veliero e altri elementi anche mitologici del remoto  “Lost at Sea“, 1986, e del recente “Twenty Minutes  in Sunset”, 2011,  due grandi labbra rosse alla Man Ray che stringono una barchetta, surrealismo puro; la barchetta è in volo su un cielo nero stellato in “Night Journey, Study for ‘Nimrod. La Fuga”, 2011.

Il volo è anche in un’immagine più consueta per l’artista, la donna in primo piano su un letto con occhiali neri e il cocchio di Fetonte nel cielo, è “La Gracielona in the Venetian Room”, 2009; la stessa protagonista in un quadro molto diverso di tre anni dopo, la testa immersa tra i petali , “La Gracielona Swimming in the Sea of Flowers”, 2012.

Le immagini surreali le colleghiamo a quel mondo, di per sé surreale per molti versi, che è “il circo”, cui è dedicata la sezione finale della mostra. Con i clown e gli equilibristi, le fiere e i domatori, i giocolieri e gli uomini volanti che si lanciano dal trapezio, il riso e il pianto, è una metafora della vita fuori dalla realtà che deforma in una sorta di fantasia onirica. Ricordiamo 4 dipinti: il cannone che lancia l’acrobata  di “Circo Miguelito”  e “Carnival”, 1997; il domatore di elefanti di “Bonsoir Monsieur & Dames”, 2000, e il mangiatore di fuoco di “Tragalbadas”, 2006.

C’è tanto, e forse tutto, nelle tematiche dell’artista. Ma soprattutto il suo stile inconfondibile  trasparente e luminoso che ha un effetto liberatorio per il visitatore. Un sentimento contagioso e indefinibile che si può riassumere, lo ripetiamo, nell’idea di libertà.  Lo spirito isolano, con l’isolamento e il ripiegamento interiore, tanto più in realtà politicamente tormentate e oppresse, può portare a questo; lode a Julio Larraz per averlo tradotto in immagini che non si dimenticano.

Info

Vittoriano, Ala Brasini, via San Pietro in Carcere, lato Fori Imperiali, Tutti i giorni ore 9,30-19,30, accesso consentito fino a 60 minuti prima della chiusura. Ingresso gratuito. Tel. 06.6780664  e 041.5230357; galleria venezia2@continiarte.com e http://www.continiarte.com/. “Julio Larraz”, catalogo a cura di Luca Beatrice, Ed. Skirà, Milano 2012, pp. 120, formato 24 x 27.

Foto

Le immagini sono state riprese al Vittoriano all’inaugurazione della mostra da Romano Maria Levante, si ringrazia “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia, con la Galleria d’arte Contini, l’artista  e i titolari dei diritti per l’opportunità concessa.In apertura, “Prime Minister”, 2010; segue, “Night Watch”, 2011; in chiusura, “Circo  Miguelito”, 1988.

 “Circo  Miguelito”, 1988