Ebrei, Giornata europea della cultura ebraica

di  Romano Maria Levante

– 22 agosto 2009 –

In 28 paesi europei e in 59 città italiane il 6 settembre 2009 giornata di festa e di incontri

Non è soltanto il 6 settembre 2009 la data indicata nel programma della Giornata europea della cultura ebraica, c’è anche il 17 Elul 5769, l’anno ebraico corrispondente al nostro 2009 perché, mentre noi datiamo dalla nascita di Cristo, loro fanno riferimento ad Abramo. Cioè al patriarca, “il primo uomo ad avere l’intuizione che esiste un solo Dio creatore del mondo”; di qui la promessa che il popolo nato dalla sua discendenza vivrà per sempre nella terra di Canaan.

Poi venne Mosè, con i Dieci Comandamenti rivolti a tutta l’umanità e per questo trasmessi a lui nel deserto, “terra di nessuno”. Ne è derivata per gli ebrei una missione particolare e obblighi speciali, puntigliosamente numerati in 613, di cui 248 consistenti in azioni da compiere e 365 in azioni vietate, che regolano “la vita di relazione, i rapporti con il prossimo e con l’ambiente naturale e i rapporti con Dio”.
Questo per avvicinarci a un popolo che è sempre stato in una posizione particolare, forse perché il destino assegnatogli da Abramo è stato contrastato in ogni epoca della sua storia millenaria.

Il popolo ebraico

Si può chiamare popolo l’insieme delle etnie ebraiche sparse per il mondo che non hanno i requisiti classici per essere definite così, cioè un’unica lingua, lo stesso territorio e sistema giuridico? Praticano la stessa religione e, sebbene questo non qualifichi un popolo nell’accezione comune, professano la fede nel monoteismo, insieme al sogno della terra promessa, che da duemila anni è stato un legame così forte da far sentire uniti tra loro i gruppi di correligionari sparsi per il mondo.

Ma non per questo non sono integrati nelle rispettive terre, anzi rivelano le differenze culturali e religiose, sociali e linguistiche legate alle origini nazionali. Con gli idiomi locali anche il loro linguaggio, lo yiddish, andò in disuso, finché non fu riscoperta la lingua delle origini con Ben Yehudaua, caso forse unico nella storia di resurrezione di una lingua morta, che torna ad essere lingua viva e in continua trasformazione, tanto che oggi è la lingua ufficiale dello Stato di Israele.
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Questo accresce l’interesse della Giornata europea della cultura ebraica nei paesi nei quali si innesta sulle culture locali, per cui può rappresentare uno specchio dell’incrocio di culture e di come interagiscono le diversità culturali.
La comunità ebraica italiana raggruppa 21 comunità locali dalle dimensioni piuttosto ridotte, 30.000 persone in totale, ma è la più antica della Diaspora e la sua storia va più indietro della distruzione del Tempio di Gerusalemme.

Nelle pratiche di culto segue un ebraismo ortodosso basato sul rispetto dei 613 precetti morali e religiosi interpretati e aggiornati dai Maestri, differenziandosi dalle altre due forme, la conservativa e la riformata. Il Mishnà è il codice che raccoglie tutti gli insegnamenti orali arricchiti dalla tradizione dei rabbini, il Talmud contiene discussioni e insegnamenti dei Maestri, la Torà è il corpo legislativo completo. Principio base la credenza nella venuta del Messia.

Ricordiamo l’immagine dell’“ebreo errante”, antica e spesso rinnovata; travolta poi dalla incommensurabile tragedia della “Shoah” che ha visto un popolo martire del più spietato e inumano genocidio. Su queste sofferenze bibliche, è il caso di dirlo, ha saputo conquistare la terra di Abramo, l’ha difesa con il coraggio e il valore degli immigrati da ogni parte del mondo e dei “sabra”, nati in Terrasanta, fino a divenire una temibile potenza atomica. L’inerme Davide di sei milioni di abitanti, poco più di Roma con il suo hinterland, ha sconfitto il Golia di cento milioni di arabi bellicosi.

I partecipanti alla Giornata europea della cultura ebraica

Israele, la terra promessa divenuta nazione, non partecipa alla Giornata, e questo ci ha sorpreso. Perché in quella terra si esprime una sintesi culturale tra tante etnie diverse che hanno il denominatore comune dell’ebraismo, e quindi può evidenziarne gli aspetti peculiari che superano le nazionalità di provenienza.

Lo abbiamo chiesto a Renzo Gattegna, Presidente delle Comunità Ebraiche Italiane e ad Alain Elkan, che con il sottosegretario Giro hanno presentato la manifestazione al Ministero per i Beni e le Attività culturali che ha dato il suo patrocinio per l’importanza intrinseca della cultura e della storia ebraica, nel quadro della politica che fa leva sulla “circolazione” delle attività culturali e sul valore delle diversità.

Hanno risposto che Israele non fa parte dell’Europa, perciò non partecipa alla giornata organizzata dalle comunità ebraiche più consistenti nei vari Stati e città europee. Del resto lo stato ebraico ha altre occasioni per festeggiare e riaffermare la propria identità, lo ha fatto lo scorso anno in occasione del sessantennale della sua fondazione decretata dalle Nazioni Unite e consacrata poi dall’eroismo con cui respinse il primo tentativo dei vicini di schiacciarli. E Renzo Gattegna, nel ricordare l’emozione di quei festeggiamenti, presentando la Giornata non ha mancato di rivolgersi ai fratelli israeliani: “L’augurio migliore che possiamo formulare a questo paese che concentra in sé tanta storia, tanti significati, tante speranze, è che la pace conquisti i cuori di tutte le genti”.

Quindi Israele non partecipa direttamente, anche se è vicina con il cuore ed è nel cuore degli ebrei di tutto il mondo. Ci sono 28 Paesi europei, praticamente tutti quelli dell’Europa occidentale; in quella orientale la Croazia e la Slovenia, la Bosnia e la Serbia, ,la Repubblica Ceca e la Lituania, la Polonia e l’Ungheria, la Romania e l’Ucraina; c’è anche la Turchia. Per l’Italia, le 58 località sono presenti in tutte le grandi circoscrizioni geografiche, ma la distribuzione non nasce da una scelta, bensì dall’iniziativa delle comunità ebraiche esistenti nelle diverse città.

Nel Nord, sono il Piemonte, la Lombardia e anche l’Emilia le regioni maggiormente interessate con 34 località su 40; nel centro ve ne sono 11 e nel Sud 6 località. A Roma e a Milano vi sono le comunità più grandi, mentre sono di media grandezza quelle di Trieste e Venezia, Torino, Firenze e Livorno; piccole le altre anche di grandi città come Bologna e Napoli, Genova e Verona.

Con la particolarità che la città di Trani sarà capofila della Giornata, e per sottolinearlo ha partecipato alla presentazione con un intenso intervento il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che ha citato il gemellaggio con una città israeliana, sicché anche la nazione che ha riunito gli ebrei è stata evocata in una manifestazione che evidenzia la Diaspora rendendo palese l’estrema dispersione.

Le iniziative della manifestazione e le feste ebraiche

Sinagoghe, luoghi di culto e di incontro saranno tutti aperti al pubblico. Le comunità ebraiche hanno organizzato una serie di iniziative, spettacoli e concerti, mostre e incontri, conferenze e saghe popolari. Sarà così celebrato il tema della giornata, “Feste ebraiche e tradizioni”.

A Bologna la conferenza del mattino su “Le feste ebraiche: un percorso di storia e tradizioni familiari”, sarà un primo assaggio, poi nel pomeriggio con un documentario sullo stesso tema si entra nel clima, seguirà una conferenza sul matrimonio ebraico. Una rappresentazione artistica della storia della Comunità ebraica sarà il pezzo forte di Asti, mentre a Genova si approfondirà il ruolo della poesia ebraica nelle sue diverse ispirazioni, religiose e profane ma sempre popolari, con un’analisi speciale del rapporto tra natura e spiritualità ebraica.

Un programma molto intenso a Milano, si apre con “Le feste ebraiche: un viaggio nel tempo”, seguito da “I canti delle feste” e “Nuovi modi di vivere le festività”. A Modena non si parlerà espressamente di feste ma di “Riti e tradizioni ebraiche” che è un altro modo di vederle.”Illustrazione delle principali festività” con riferimento alla Pasqua e alle tradizioni è la testimonianza di Pitigliano, e anche a Reggio Emilia si tratterà della cena pasquale. A Roma, oltre a varie mostre, la stessa tematica, con “Riti e feste nella tradizione musicale ebraica”, a Torino un “Concerto di canti delle feste e delle tradizioni ebraiche”.

A questo punto vogliamo dare qualche cenno delle festività ebraiche di cui si parlerà molto nel corso della Giornata europea nelle varie località ora indicate.
Feste religiose per eccellenza segnate dall’astensione da ogni attività sono il “sabato ebraico”, la cui radice etimologica è proprio “cessare”, e il “Kippur”. giorno del digiuno.

Quando il sabato (“Shabbat”) significò per gli ebrei cessazione settimanale dal lavoro, fu un fatto rivoluzionario; in questo giorno la famiglia si riunisce intorno alla “tavola sabbatica” preparata perché lo spirito del sabato si rifletta positivamente sull’intera settimana. Nel Kippur, il giorno dell’espiazione, ci si astiene dal mangiare e dal bere oltre che da qualsiasi lavoro o divertimento e ci si dedica solo al raccoglimento, alla preghiera e alla penitenza, insieme al digiuno; è una festa sentita anche dai non osservanti, ma non impedì agli israeliani di combattere quando furono attaccati dagli arabi che volevano approfittarne, in quella che fu chiamata “guerra del Kippur”.

E’ religiosa anche la festa del Capodanno (“Rosh Ha Shana”) molto diversa dalla nostra festività civile. Un “giorno di riflessione e di introspezione, di autoesame e di rinnovamento spirituale”, perché è il “giorno del giudizio” del Signore, segnato dal suono di un corno per suscitare la rinascita spirituale e portare al pentimento. Pure la Pasqua ebraica, che festeggia la liberazione dalla schiavitù d’Egitto cui seguì la legge divina, impone degli obblighi: precisamente il divieto di cibarsi di alimenti lievitati, nel ricordo del pane che fu lasciato senza che lievitasse per la fretta di fuggire, e di tenerne anche piccoli residui che vengono eliminati con la radicale pulizia della casa. Nella nostra tradizione c’erano le pulizie pasquali, non sappiamo se mutuate dalla Pasqua ebraica oppure richieste dal cambio di stagione.

Ispirata anche alla fuga d’Egitto è la festa delle Capanne (“Sukkoth”), costruzioni provvisorie il cui tetto è fatto di fogliame e adornato con frutta e fiori, la “sukka” ricorda i ripari di fortuna degli ebrei nei quarant’anni trascorsi nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù; è una festa gioiosa, a differenza delle quattro finora evocate. Se non gioiosa è gradevole l’atmosfera della festa delle settimane (“Shavuot”), chiamata anche “Tempo del dono della nostra Torà”, che è “per gli ebrei il dono più grande fatto da Dio all’uomo, il legame con il Libro che ha valore di sacralità”; perciò le leggi della Torà sono “l’elemento di coesione del popolo ebraico” e in questo giorno vanno nelle sinagoghe addobbate portando fiori che diffondono il loro profumo.

Le due principali feste restanti sono laiche, non si riferiscono alla Bibbia. La festa delle luci (“Chanukka”) fu stabilita dai Maestri del Talmud per ricordare il prodigio avvenuto nel santuario dove i lumi invece che un giorno solo restarono accesi per otto giorni, dando tempo ai sacerdoti di preparare nuovo olio per alimentarli; al fine di ricordarlo, nel solstizio d’inverno si accendono lumi per otto giorni. L’ultima tra le principali feste, anch’essa laica, è la festa delle sorti (“Purim”), ricorda il rovesciamento delle posizioni e lo scampato pericolo per il popolo ebraico 2500 anni fa, raccontato nel Libro di Ester, “che fa parte del canone biblico e che in questa occasione si legge pubblicamente”; è la festa dei bambini che si mascherano e si divertono insieme agli adulti.

Trani capofila della Giornata europea, in Puglia il festival della Cultura Ebraica

La partecipazione di Vendola, sopra ricordata, ha dato il tono all’incontro, e non solo per le sue capacità di affabulatore. Ma perché ha sottolineato il significato della scelta, e l’impegno a svolgere il ruolo di capofila con la massima convinzione. E qui l’evento nell’evento, il primo Festival della cultura ebraica definito “Negba – Verso il Mezzogiorno”, l’italiano è la traduzione di “Negba”, un sud che richiama il deserto del Negev, ma ha significati che vanno ben oltre il riferimento geografico. Sarà ospitato a Trani e in altre città della Puglia, e si svolgerà dal 6 settembre, in coincidenza con la Giornata ebraica, fino al 10.

Inizierà domenica 6 a Trani al Castello Svevo con Gioele Dix, per proseguire lunedì 7 ad Andria in un incontro sulla bioetica ebraica incentrato sul tema della vita con il rabbino Di Segni e a Bari in un concerto del maestro Lotoro, a Lecce in uno spettacolo teatrale con Ottavia Piccolo e ad Otranto in una serata al Castello Aragonese su “Storie e geografie”, quindi a Trani di nuovo al Castello Svevo sulla presenza ebraica nella cultura italiana con VittorioSgarbi e l’assessore Ortona dell’Unione comunità ebraiche italiane.

Martedì 8 settembre, giornata fatidica della storia nazionale per altri versi, con tre temi impegnativi: a Lecce “Prossimità e precarietà”, ad Oria “La modernità di un precursore”, con la presenza di due rabbini, Della Rocca nel primo, Caro nel secondo e una esibizione di letture e filmati, quindi a Trani nel Castello Svevo “L’ebraismo alla sfida demografica” con il rabbino Bahbout e il presidente dell’Unione giovani ebrei italiani Nahum. Mercoledì 9 a Lecce “Satira, umorismo e antisemitismo” e “Lettera di Shylock”, ad Otranto al Castello Aragonese “Relazioni e intrecci tra le tre grandi culture del Mediterraneo” con illustri esponenti di culture religiose. A San Nicandro Garganico un dialogo alla Torre Mileto sulla storia degli ebrei locali e il “Concerto al tramonto” del Nigunim Trio Italyà fino all’anteprima assoluta del film documentario “Il viaggio di Eti”.

Il 10 settembre, giorno di chiusura del Festival, inizia ad Otranto alle 5,20 del mattino con il “Concerto all’alba” dal torrione del Castello, prosegue con due incontri nel tardo pomeriggio, a Bari su “Le forme della memoria” e a Trani su “Alfabeto ebraico, numeri e cabala” al Castello Svevo dove si conclude nella tarda serata con lo spettacolo teatrale “I silenzi di Joe”, botto finale di una manifestazione veramente pirotecnica nei temi e nei siti.

Abbiamo voluto riportare puntigliosamente il programma per dare atto di un impegno corale e intenso che va preso a mo’di esempio su come procedere ad una apertura culturale che coinvolge un vasto territorio mobilitando risorse ed energie in un itinerario di condivisione e comunicazione. E’ questo lo spirito del progetto a vasto raggio. Ora possiamo apprezzare compiutamente la scelta di fare Trani città capofila della Giornata europea in Italia, e con essa la Puglia, che ha subito ripagato l’onore ricevuto con un Festival che abbiamo visto essere di notevole interesse e spessore culturale.

La motivazione è stata una sorta di riparazione per l’espulsione della comunità ebraica di Trani dal Regno di Napoli nel 1541, sebbene gli ebrei che la componevano avessero contribuito notevolmente, sin dal Medioevo, allo sviluppo della città divenuta la culla dell’ebraismo europeo dal nono al sedicesimo secolo.

Il loro impulso si protrasse per tutto il ‘500 con fiorenti attività commerciali e finanziarie. Dopo oltre 400 anni la comunità locale ha ripristinato, presso la Sinagoga; culto, usi e costumi degli antenati: “La rinascita ebraica di Trani rappresenta una grande realtà del bacino del Mediterraneo, ed è un solido punto di riferimento per gli Ebrei di tutta la Regione”.

Giudizi conclusivi

Il passaggio degli araldi in costume prerinascimentale nelle vie centrali e l’annuncio dell’avvio della manifestazione da parte di gonfalonieri e strumentisti, con rabbini e figure dell’epoca impersonati da attori, daranno un tocco spettacolare a un’iniziativa che ha tante nobili finalità.

Ecco quelle del progetto “Negva”: “Questa parola così carica di significato – si legge nella Presentazione – è la chiave di un progetto e di un impegno per la riscoperta e la valorizzazione, con le istituzioni e i territori, dell’ebraismo perduto nel Sud”. Un impegno “che la regione sta portando avanti come area di riferimento per gli scambi e le relazioni nel bacino del Mediterraneo”.

Sentiamo ora Nichi Vendola, appassionato sostenitore del progetto: “E’ in atto un impegno fortissimo da parte della Regione Puglia nello sperimentare una politica culturale che nasca dal Mediterraneo, da questo immenso spazio di un mare che torna al centro di relazioni feconde con i nostri dirimpettai, e che proietta la Puglia fin dentro le case di altri popoli, in un processo di crescita reciproca”.

Renzo Gattegna a sua volta scrive: “L’edizione del 2009 ci sta facendo provare l’emozione e l’ebbrezza di una coraggiosa avventura… E’ la prima volta che l’ebraismo italiano propone un’iniziativa così importante in una regione dove la presenza dei correligionari è limitata e sparsa nel territorio. Ma la Puglia è ricca di storia e di tracce della presenza ebraica. E proprio in Puglia assistiamo oggi ad un interessante risveglio di vita ebraica e di interesse verso l’ebraismo e la cultura ebraica”.

Vorremmo concludere con il Ministro per i beni e le Attività culturali Sandro Bondi, che ha dato il patrocinio e parla di “senso autentico e profondo di un’iniziativa nata per contrastare i pregiudizi antisemiti, favorire lo scambio culturale e far comprendere l’importanza delle radici ebraiche nella formazione della civiltà europea”.

E’ passato un decennio dalla prima Giornata europea della cultura ebraica: “A dieci anni di distanza si può dire che questa manifestazione non ha esaurito il suo scopo, ma trova anzi slancio vitale sia nelle adesioni sempre più numerose e convinte di istituzioni e cittadini sia nella necessità di rinnovare il senso di una comune appartenenza alla civiltà europea di tutti coloro che vivono nel nostro continente, al di là di ogni matrice etnica o religiosa”.