Albania, tesori di archeologia e arte, al Vittoriano

di Romano Maria Levante

La mostra “I tesori del patrimonio culturale albanese”,  a Roma nel  Vittoriano, lato Ara Coeli,  dal 21 novembre 2012 al 6 gennaio 2013 e a Torino,  Palazzo Madama, dal 23 gennaio al 7 aprile 2013, celebra il centenario dell’indipendenza dell’Albania; nello stesso periodo al Quirinale con la mostra “Cipro, l’isola di Afrodite, si celebra la presidenza di turno dell’Unione Europea a Cipro. Due nazioni che fanno da cerniera tra Oriente ed Occidente, l’Albania nel continente europeo, Cipro nel Mediterraneo, celebrano eventi fondamentali con mostre nelle quali i patrimoni archeologici sono tesori da valorizzare, ambasciatori nel mondo portatori dell’identità nazionale e delle radici culturali. “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia ha realizzato entrambe le mostre.

Vaso votivo, neolitico

Grande mobilitazione al più alto livello istituzionale per la mostra sul patrimonio culturale albanese: presenti i Ministri degli Esteri e dei Beni culturali dei due paesi, Italia e Albania, che hanno molto in comune: dalla storia di ieri con la velleitaria unificazione nel “Regno d’Italia e d’Albania”, alla cronaca di oggi, con i cospicui flussi di immigrazione che entrano in Italia attraversato l’Adriatico. Ma non si tratta soltanto di rinsaldare rapporti antichi tra due nazioni divise da un ristretto braccio di mare e unite da forti legami storici ed economici oltre che geografici; l’Albania si presenta all’intero continente nella riscoperta delle proprie radici europee, culturali e non solo.  Curatore della mostra il Direttore dell’Istituto dei Monumenti Culturali d’Albania Apollon Bace.

I reperti millenari di un paese dalle forti radici europee

Il paese appare come un concentrato di Europa nel clima, che varia da una provincia all’altra passando dal temperato mediterraneo al freddo continentale; ed è variegato anche il paesaggio, dalle spiagge rocciose alle vallate, dalle colline alle montagne, dalle lagune ai fiumi; la costa si estende per 450 chilometri tra il mare Adriatico e il mar Jonio, la “Riviera albanese” è meta di turisti. La natura, quindi, e una storia millenaria che si riflette nei borghi medievali e nei siti archeologici.

Da questi proviene il patrimonio archeologico esposto nella Gipsoteca del Vittoriano insieme ad opere d’arte pittorica di grande valore, al quale hanno contribuito dagli anni ’20 i ritrovamenti di ricercatori italiani come Luigi Ugolini, a capo di una spedizione alla quale si devono importanti reperti in mostra. Un filmato dell’Istituto Luce che scorre su un monitor  fa vedere la missione archeologica italiana degli anni ’30 nei siti divenuti celebri di Butrinto a della necropoli di Fenik; altri importanti siti archeologici sono quelli di Apollonia e di Kruja. In essi si trovano testimonianze preziose perché un territorio crocevia di popoli ha conservato tracce profonde dei processi di civilizzazione e delle tradizioni che lo hanno attraversato fin dalle epoche remote della preistoria.

Nella preistoria ha inizio il percorso cronologico della mostra, che attraversa l’epoca antica, il periodo ellenistico, l’età romana fino all’Alto medioevo; oltre ai reperti archeologici sono esposte le preziose icone in stile bizantino di Onofri del XVI secolo a anonimi precedenti.  Sono millenni di storia e di arte riflessi nelle vetrinette e nelle pareti della Gipsoteca, uno spazio che si snoda senza interruzioni al pianterreno del grande Complesso del Vittoriano, il monumento simbolo dell’unità nazionale adatto per questo tipo di esposizioni, come hanno sottolineato anche le autorità albanesi.

Una sintesi efficace è quella di Alessandro Nicosia, che ha coordinato la realizzazione della mostra: “Vasellame e suppellettili, oggetti e strumenti di uso comune, elmi e scudi, monete e recipienti; ma anche gioielli e ornamenti, statue devozionali, ritratti e stele funerarie, icone e arredi sacri: un patrimonio materiale profondamente radicato in terra albanese , fatto di terracotta, ceramica, bronzo, rame, ferro, marmo, legno, pigmenti colorati, in grado però di raccontare non solo le pratiche quotidiane di un popolo, ma soprattutto le sue manifestazioni culturali ed estetiche, i suoi  costumi, le sue tradizioni e la sua vita spirituale”.

I reperti della preistoria

I reperti archeologici attestano come l’Albania fosse abitata sin dalla Preistoria. Si risale al Neolitico  fino al 6000 a. C., con tracce rinvenute a Korca e Kolonja; nell’Eneolitico tra il 2700 e il 2000 insediamenti di popoli della Balcania ed Anatolia in rapporto con quelli della Dalmazia.

Con l’Età del Bronzo, dal 2200 l’arrivo degli Illiri, di stirpe indoeuropea, che  stabilirono rapporti con i Miceni e gli Italici, nell’Età del ferro troviamo delle distinzioni nella produzione ceramica tra quella decorata al Nord e dipinta al Sud anche per l’influenza di altri popoli tra cui i Dauni emigrati in Italia meridionale dalle zone illiriche.

Il popolo degli Illiri era diffuso fino ai Balcani e al Danubio, dal secondo millennio avanti Cristo, e unì le tribù originarie in alleanze impegnate in scontri con gli altri popoli dai quali  uscirono vittoriosi e sempre più potenti: per le loro virtù militari furono chiamati “tigri della guerra”.

Nella prima vetrinetta della mostra sono esposti i reperti più antichi che risalgono a millenni prima di Cristo. I due più spettacolari vengono da Kamnik e da Pogradec. Il primo è un vaso di culto in ceramica di 32 cm, del tardo neolitico, tra il IV e il III millennio, ha una foggia totemica con disegni geometrici e due sporgenze come orecchie alla sommità che gli danno un vago profilo antropomorfico; il secondo, anch’esso in ceramica, è un vaso di uso comune, alto 13 cm, la sua forma circolare del diametro di 15 cm è regolare, come ciotole moderne, è decorato da triangolini con creste rosse, siamo al Neolitico antico.

Torna la foggia antropomorfa, questa volta molto spiccata, in un “Idolo” del V-IV millennio, del neolitico medio, mentre un altro “Idolo” è dell’Età del bronzo antico del 2100-1800 proveniente da Scutari. Del neolitico medio, tra il V e il IV secolo, una collana  di 26 cm e poi sigilli in miniature e vasetti antropomorfi del Neolitico tardo e medio, tra il V e il III millennio.

La seconda vetrinetta contiene dei vasi di piccole dimensioni, anche a forma duplice e triplice, siamo  al I millennio, sempre in ceramica con altezza fino a 20 cm compresi i manici. Della stessa epoca 2 fibule in bronzo e  2 gioielli a spirale in oro, nonché un diadema in bronzo del diametro di 20 cm e 2 spilloni anch’essi in bronzo, uno dei quali lungo oltre 40 cm.

Nella vetrinetta successiva oggetti primordiali in bronzo, asce e bipenne, punte di lancia dal XIV secolo al IV, ne abbiamo contati una quarantina con 3 spade rudimentali, coperte di patina verde.

Scultura con stele, periodo pre-romano 

Statue e armi, ornamenti e “olpe” del periodo pre-romano

Un salto nel tempo, al IV-V secolo, con la vetrinetta che espone 6 statuette con figure femminili, maschili, anche divinità: piccole dimensioni, fattura perfetta, in particolare il lanciatore di giavellotto del V secolo da Apollonia. Si entra così nel periodo pre-romano dopo la fondazione delle colonie corinzie, tra cui Apollonia e i primi insediamenti urbani illirici, che si sviluppano nel IV e III secolo con influssi dagli antichi abitatori di Siracusa e Taranto. Nel sud il regno Molosso dal quale partirono le campagne di Pirro in Italia, finché non divenne repubblica nel  234; a nord il regno illirico in guerra con la Macedonia dal 229 che termina con la fine del regno nel 168 a. C.

Ci richiama questa storia bellica la vetrina con il grande scudo, che ha al centro un cerchio con un viso sorridente, forse di divinità, e 3 elmi, nel verde ossidato dal tempo, siamo al V-IV secolo,la provenienza è ancora Apollonia. Ma poco più avanti la vetrinetta con gli ornamenti, che risalgono anche al VII-VI secolo: pendagli semplici e a forma di uccello, uno antropomorfo, fibule anche a disco, spille e cinture in bronzo, una collana in vetro e ambra di 40 cm, orecchini  d’osso.

Poi le spettacolari “olpe” in ceramica, sempre da Apollonia, sembrano anfore etrusche, figure umane e animali in color ocra rossiccio su fondo nero, la più grande è di 46 cm,  siamo nel 600 a. C. E’ solo l’inizio, un’altra vetrina presenta 10 vasi e anfore di diverse dimensioni, dal più piccolo di 7 cm al cratere dal diametro di 50 cm con figure solennemente assise, di splendida fattura. Tutto in ceramica salvo una coppa in bronzo, sono del IV secolo a. C. Il re di questi reperti è il grande cratere posto al centro dell’area espositiva in una vetrina esclusiva, tipo campana di vetro, è alto 58 cm con un diametro di 40, da un lato una figura alata con 3 figure stilizzate maschili e femminili, sul retro 2 figure maschili con barba in posizione simmetrica, veramente uno spettacolo.

Il III secolo è rappresentato da 9 statue di terracotta con figure animali e umane,  una con Zeus  dalle braccia protese, due con Afrodite, una seduta e l’altra in piedi alta 44 cm; poi figure femminili dal panneggio imponente. La bellezza muliebre viene già celebrata, ed entra in campo l’argento negli ornamenti, una vetrinetta espone bracciali e orecchini, fibule e spille in questo materiale e  nel più prezioso oro  del quale vediamo due collane con testine, anelli  e gioielli  anche con la corniola. Notiamo un piede di vaso a forma di sfinge, altezza 23 cm, con la particolarità che è una sfinge alata. Vicino sono esposte le monete in bronzo dell’epoca, distinte per provenienza.

Siamo alla statuaria, sempre del III.II secolo, anche qui soprattutto Apollonia è la sede dei ritrovamenti.  E’ una vera sfilata, le teste di Artemide e Demostene in marmo, le stele in pietra calcarea  con Atlante ed Ecate, le statue di Artemide ed Eros, la testa di Apollo in marmo.

Pannello di urna funeraria, periodo romano 

Il periodo romano

La storia corre, nel periodo romano è protagonista il mare Adriatico che unisce più che dividere le popolazioni sulle sue sponde. La comunicazione tra Illiri e Romani è agevolata dagli Italici che sono molto attivi, ma la politica espansionistica di Roma non risparmia gli Illiri con i quali vi fu una lunga guerra, dal 229 al 167 avanti Cristo, conclusa con la sconfitta di questo popolo che fu sottomesso mentre il suo territorio venne frazionato all’insegna del “divide et impera”. 

Con la divisione dell’impero tra Oriente e Occidente, nel 395 i territori illirici entrarono nell’Impero d’oriente, ma furono invasi dai barbari, come la Grecia e la Macedonia, in particolare dagli Unni, i Goti e i Visigoti, finché vi si insediarono popolazioni slave, in particolare i Serbi, con centri autonomi che incorporarono gli autoctoni cancellandone le tradizioni; nella parte meridionale resistettero e presero il nome di  “Albanoi”, successori degli Illiri nel territorio dell’odierna Albania.

Spicca la vetrinetta con 4 teste del I-II secolo,  un generale e Augusto, Agrippa e Psiche, poi Villia del 130 d.C. E poi le stele e le urne funerarie in pietra arenaria, la vetrina è veramente spettacolare con due bassorilievi dal fascino molto intenso, straordinaria la tenerezza della mamma con a fianco la propria creatura che sembra voglia imitarne posizione e movenze come fanno i piccoli.

Le pitture iconiche di Onofri

A un certo punto tutto cambia, il lungo spazio ricurvo della Gipsoteca diventa una galleria di pittura, spiccano tavole con ori e colori accesi, alcune di forma e tono spiccatamente iconico. Sono le pitture di Onofri, un grande artista albanese, che per la prima volta vengono esposte al pubblico e di Anonimi molto pregevoli di epoca anteriore. Al centro una Custodia del Vangelo del XVIII secolo e un prezioso paramento sacro di una cattedrale, intessuto con fili di seta, argento e rame di 2,50 m per 11,20, recante un grande Cristo al centro. Dall’ambiente preistorico, pre-romano e romano al clima devozionale delle pitture di stile bizantino, preziosa collezione di icone di fede.

Nel VI secolo il paese era cristianizzato e fu considerato uno scudo verso i confinanti. L’eroe nazionale Scanderbeg per 25 anni dal 1444 alla morte del 1468, si ribellò ai turchi ottomani ottenendo molti successi pur con forze esigue, e fu proclamato da papa Callisto III “Atleta di Cristo” e “Difensore  della fede”. La conquista ottomana è durata dal 1385 fino alla liberazione del 1912 di cui si celebra quest’anno il centenario, al quale si adatta l’espressione di Naim Frasheri, il più grande poeta e scrittore del Rinascimento albanese, “Il sole sorge là dove tramonta”, come simbolo della libertà che si può solo oscurare temporaneamente, ma giammai spegnere del tutto.

I dipinti spettacolari esposti ripercorrono motivi classici della fede cristiana, per metà sono di Anonimi del XII-XIV secolo, e per metà di Onofri, del XVI secolo. Di Anonimi dipinti molto pregevoli, san Nicola e l’Arcangelo san Michele, la Madre di Dio e 2 Annunciazioni, Sorgente di vita, e Santa Maria, mentre di un pittore del XVIII secolo un Cristo in trono.  Di Onofri una Porta reale e diverse immagini di Cristo, dalla Natività al Battesimo, dalla Presentazione al tempio alla Trasfigurazione; e poi Deesis, san Giovanni Battista, con le ali e atteggiamento che ricorda l'”Arcangelo san Michele” dell’Anonimo del XIII-XIV secolo, fino a san Giovanni prodromo. Colori vivaci, immagini di sapore arcaico con l’impatto devozionale delle espressioni iconiche.

E’ la conclusione di una mostra che con i reperti archeologici ricorda la lunga strada dell’uomo dalla preistoria alla classicità, e con le pitture iconiche di Onofri la devozione attraverso l’arte. Il tutto come espressione di un popolo, quello albanese, che celebra i 100 anni dall’indipendenza giustamente fiero della propria identità culturale che ha solide radici nell’Europa e ha scelto l’Italia, Roma e il Vittoriano in primis, poi Torino e Palazzo Madama, luoghi simbolo nel quali questa orgogliosa riaffermazione può maggiormente rifulgere. Ed essere di monito e di lezione a chi ignora tutto questo e non riserva agli albanesi che chiedono accoglienza  la considerazione che meritano.

Info

Complesso del Vittoriano, Roma, via del’Ara Coeli, dal lunedì al giovedì ore 9,30-18,30; dal venerdì alla domenica 9.30-19,30. Ingresso gratuito. Tel. 06.69202049. 

Foto 

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante all’inaugurazione della mostra, si ringrazia “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia e i titolari dei dioritti, in particolare l’Istituto dei Monumenti Culturali d’Albania. In apertura un vaso votivo del neolitico; seguono una scultura con stele del periodo pre-romano, poi un pannello di un’urna funeraria del periodo romano; in chiusura, una pittura iconica di stile bizantino della collezione di Onofri. 

Pittura iconica di stile bizantino, collezione di Onofri