Lina Passalacqua, le quattro stagioni, al Vittoriano

di Romano Maria Levante

Al Vittoriano, lato Fori Imperiali, “Le quattro stagioni” di Lina Passalacqua, dal 19 aprile al 18 maggio 2013, 40 oli su tela che esprimono immagini e sensazioni legate alle diverse fasi del ciclo annuale: la  Primavera con il suo verde rinfrescante e l’Estate con il suo rosso arancio infuocato, l’Autunno con il suo giallo malinconico e l’Inverno con il suo freddo biancore, il tutto attraverso pitture molto nette nelle sciabolate di colori luminosi che tagliano le composizioni  policrome. A cura di  Maria Teresa Benedetti, realizzazione di “Comunicare organizzando”. Catalogo Gangemi, con particolari ingranditi dai forti colori che rendono il folgorante effetto visivo ben più delle normali fotografie ai dipinti esposti.  

Lina Passalacqua con due dipinti della serie Estate, da sin. “Tramonto a Nettuno”, 2012, e “Tramonto”, 2011

Il motivo delle quattro stagioni potrebbe essere la prima ispirazione per un artista, tanto è connaturato alla vita di ciascuno; ma può anche essere l’approdo nella maturità, questo è il caso di Lina Passalacqua, che ha dipinto i 40 oli di questo ciclo negli ultimi tre anni, al culmine di una vita artistica vissuta non soltanto sul fronte della pittura. La ripercorreremo tratteggiandone la cifra stilistica e rivelando l’origine del ciclo.

Una vita d’artista, “dalla parola al segno”

E’ stata artista di teatro da giovanissima, in un centro di avanguardia a Genova che rappresentava testi di Jonesco e Becket per la prima volta in Italia; lei stessa recitò Euripide e Goldoni, Bassano e Betti  con un gruppo di universitari al piccolo teatro Eleonora Duse di Genova, e alla IV Delphiade di Saarbruken. Preso l’abbrivio, recita nel “Faust” di Goethe e nel “Re Lear” di Shakesperare insieme a Memo Benassi e Annibale Ninchi; poi seguono altri spettacoli con nomi importanti, Umberto Spadaro e Turi Ferro. Intanto è attratta dai musei e disegna le opere di grandi maestri finché inizia a frequentare lo studio del pittore e incisore Petrucci ed esplode la sua vera vocazione.

Lascia il teatro per l’insegnamento del disegno, ma c’è ancora il cordone ombelicale, collabora alla rivista teatrale “Maschere”, questa volta come ritrattista e non come attrice: ha soltanto trent’anni, ha già vissuto una stagione da attrice, ne sta per iniziare un’altra da pittrice, passando per il disegno. Prima  personale a Frosinone con i disegni di“Gente di Ciociaria”, ha 34 anni, è l’apripista di innumerevoli mostre personali e collettive e anche di concorsi vinti, il primo a Roma per pannelli decorativi: sono “Frammenti nel tempo e nello spazio”, è il titolo del catalogo di una mostra del 1989 con testi di Mario Verdone.  Citiamo fior da fiore, nel 1991 “Lina Passalacqua, un autoritratto”,  mostra antologica ad Acquaviva Picena, a cura di Stefania Severi, nello stesso anno e nel 1992  anche un documentario premiato sul suo lavoro.

Una mostra a 60 anni, nel 1993,  ha un titolo autobiografico, “Dalla parola al segno”, nel 1996 è invitata al Premio Sulmona, nel catalogo la presenta Carlo Fabrizio Carli. Segue il ciclo “Vele” nel 1998, nello studio S Arte Contemporanea diretto da Carmine Siniscalco, le mostre “Palme d’artista” a Palermo, e “Mail Art” ad Ancona. E’ l’anno della consacrazione futurista nel premio “Città di Pizzo” conferitole con la motivazione: “…Lina Passalacqua è una delle pochissime figure del Secondo Futurismo, la cui opera andrà storicizzata nelle successioni del movimento”.

Inizia il nuovo secolo con la partecipazione al Forum dell’Unesco nel 2000 per una cultura di pace delle donne mediterranee, crea il collage “Costellazione Pace” come simbolo virtuale di dialogo tra le culture ebraica e mussulmana. Viene inserita nei volumi “Storia dell’Arte Italiana del 1900. Generazioni anni ‘30” di Giorgio di Genova e “Artisti del ‘900  a Roma” di Renato Civiello.

Si moltiplicano le partecipazioni alle mostre in Italia e anche in Egitto e Arzebajan, Libano e Marocco, quest’ultima a Casablanca sul tema “Cultures Solidaries”  a cura dell’Unesco.  Le mostre a Roma del 2006  “Segnali di primavera”, ad aprile nel Vittoriano, e “Primavera romana” a maggio nello Studio S Arte Contemporanea, come quelle al Museo Crocetti  del 2007, “Salone di Primavera – Ricerca ed elogio della forma” e dell’anno successivo “Primaverile 2008. Prendere posizione” evocano una delle stagioni, quasi una predestinazione per la mostra attuale.

“Fresie”, 2011, della serie Primavera

Ma non è ancora il momento delle “quattro stagioni”, viene pubblicato il catalogo “Voli” recante scritti dei critici Benedetti e Siniscalco, autori anche dei testi dell’attuale catalogo.  Viene inserita nei programmi internazionali “Artists  Viewing Program” del Moma di New York nel 2007 e del Guggenheim nel 2008 per facilitare lo scambio tra curatori e artisti a livello mondiale. Partecipa a un’esposizione internazionale in Francia dell’Ufacsi e  a una a Roma per l’8 marzo, “Donne  d’arte – Freedom”.

Siamo nel 2008, è invitata alla mostra “La continuità futurista nel primo centenario”, ai Dioscuri del Quirinale, per lei è il decennale dalla consacrazione del 1998, come allora al Premio di Pittura “Città di Pizzo” riceve una medaglia del Presidente della Repubblica  con una motivazione che riecheggia quella di dieci anni prima: “…Lina Passalacqua rappresenta una delle più illustri continuità del linguaggio futurista…”. Segue, nel febbraio 2009, il “Premio per il Neofuturismo”  alla Biennale d’Arte di Lamezia Terme ed è invitata  da Luigi Tallarico  all’importante mostra “Futurismo nel suo centenario, la continuità” a Lecce.

Non è solo per il filone futurista che la cercano,  2009 lo stesso Tallarico la invita a marzo alla “V Triennale d’Arte Sacra Contemporanea”, sempre a Lecce;  a novembre partecipa alla “V Biennale del Libro d’Artista Città di Cassino”, e a dicembre al “Premio internazionale Limen Arte”  a Vibo Valentia, ritroviamo Giorgio di Genova.  Viene organizzata a Roma una antologica delle sue opere grafiche  dal 1960 al 1990 , inserita nelle celebrazioni del centenario del Futurismo, il catalogo monografico dal titolo “Flash” contiene testi di Civello e Focarelli.

La sua attività espositiva prosegue nel 2010  ad aprile con la collettiva “11 Artisti presentati alla sesta Biennale del Libro d’Artista” allo Studio S di Roma, invitata da Siniscalco, a settembre alla mostra “Donna Oggi” a Roma, nella prestigiosa Biblioteca Casanatese e in altre città, la invita Stefani Severi. Nel 2011 a febbraio ancora Siniscalco la invita al suo Studio S per la mostra “S.O.S. Palma, Ventisei artisti al servizio della Società”,  a maggio è inserita nella sezione storica della Biennale d’Arte di Lamezia Terme e la invitano a partecipare alla Mostra internazionale di donne artiste in 14 paesi, a giugno ancora alla Biblioteca Casanatese a Roma la sua mostra “Flash – Grafiche 1960-1990” è inserita nelle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia.

E’ l’ultimo anno prima di questa mostra, il 2012, la sua attività non rallenta: Siniscalco la invita a maggio  alla mostra “Un’arte per la vita”  al Museo Crocetti, e lei destina tre opere in comodato al nucleo iniziale di un Museo permanente della Comunità di sant’Egidio; e a dicembre alla mostra “Dalla dolce vita alla vie en rose . Ventinove artisti… un fiore, un film e una canzone” allo Studio S più volte citato.

Finora ha esposto in 45 mostre personali e ha partecipato ad altre 80  collettive, in Italia e all’estero in vari paesi. Ed eccola al Vittoriano, qui con noi, è il 18 aprile 2013, espone il nuovo ciclo “Le quattro stagioni”: dopo una vita e un’attività così intensa ritrova la freschezza primigenia.

Ode all’estate”, 2010, della serie Estate

Motivi e ispirazione del ciclo “Le quattro stagioni”

“Ce l’ha fatta – scrive Carmine Siniscalco – Lina Passalacqua a realizzare il suo sogno: dipingere un ciclo concepito quale epilogo di una vita dedicata alla pittura per vizio e passione”. Una vita non facile per chi viene trapiantato dall’Aspromonte alla Liguria per poi approdare a Roma,  con difficoltà di varia natura e un impegno sociale e civile oltre che artistico, quest’ultimo come si è visto in una staffetta  tra l’attrice di teatro e la pittrice, legata al disegno anche come insegnante.

Un epilogo che è solo una nuova tappa, data la vitalità dell’artista e la sua storia personale che abbiamo  ricordato. Un tappa che chiude idealmente un ciclo dedicato ai valori primari della bellezza e della natura, insieme agli elementi primordiali aria e acqua, terra e fuoco. “Che l’ha portata – è sempre Siniscalco –  all’età della pensione, a dipingere queste sue stagioni con la maturità dell’artista ma non, come si potrebbe pensare, con la nostalgia del tempo che fu e la consapevolezza di un passato non rinnovabile ma con la freschezza e l’entusiasmo di una neofita che non rimpiange l’ieri ma vive il suo oggi guardando al domani…”. Come un giovane, anzi come un bambino.

Ed è questo il suo segreto, anzi non è neppure tale perché lo rivela lei stessa nel parlare della fonte della sua ispirazione, della folgorazione che l’ha portata a ideare il ciclo delle quattro stagioni.  Alla nipotina Sara che sorrideva nel guardare i fiori colorati del giardino mostrava come le rose gialle della bisnonna “sono qui, con noi, e ci sorridono”, una simbiosi tra l’innocenza infantile e la purezza della natura.  E le diceva: “Vedi, adesso siamo in estate, e i colori dell’estate sono bellissimi, poi verrà l’Autunno, queste foglie diventeranno gialle e in Inverno tutto morirà per poi rinascere in Primavera. E’ il miracolo delle Stagioni”.  Quindi una riflessione: “Già, le ‘Quattro Stagioni’. Perché non dipingerle?”  Questo avveniva tre anni fa, il dado era tratto, le parole di un sommo artista ne sono il sigillo: “Picasso diceva che ‘occorre una vita per diventare bambini’. Io con te lo sono diventata”, conclude rivolgendosi alla piccola, in realtà ci dà la chiave di lettura del ciclo pittorico.

Ricorderemo queste parole nel visitare la mostra, la freschezza e l’entusiasmo sprizza dai suoi dipinti nel cromatismo e nella forma compositiva che ne sono una esaltante conferma. Tanto più che su una parete all’ingresso della mostra il collega Vittorio Esposito ci ha fatto notare una serie di bozzetti dei suoi dipinti, 13 quadretti formati da collage di pezzetti colorati, assemblati con la pazienza, la meticolosità e la passione di un bambino; poi li tradurrà in grandi oli dal cromatismo rutilante, ma la matrice è lì, nella ricerca certosina con lo slancio infantile e la consapevolezza matura di voler penetrare l’essenza, le radici del creato per trovare la linfa vitale da cui nasce l’energia cosmica.

“Ottobre”, 2012, della serie Autunno

Le quattro stagioni in 40 dipinti

Delineata la figura dell’artista, lo stile e l’ispirazione, è il momento delle sue opere, un  tripudio di colori e di forme lancinanti che provocano un’esplosione di  sensazioni, percorse come sono da una vitalità travolgente, una passione irrefrenabile  per la bellezza e per la natura vissuta, lo ripetiamo.  con la profondità dell’età matura ma nel contempo con la freschezza e l’entusiasmo dell’età infantile.

L’opera dell’artista,  per usare il linguaggio teatrale, si sviluppa in 40 scene divise in 4 atti, corrispondenti alle stagioni, intorno a un motivo centrale, così definito da Siniscalco: “La storia della vita dal primaverile risveglio al niveo inverno attraversando la passionale estate e il pensieroso autunno. Quattro stagioni incarnate nel comune denominatore di un solo elemento, la foglia, declamato nei suoi variabili colori e mutevoli forme, mai olograficamente rappresentato, talvolta soltanto suggerito o accennato: quattro stagioni in finale ritratte, come in una foto di gruppo, in un’unica opera, di grande impatto e non solo di grande formato, una vera ‘summa’ di qualità pittorica, libera ispirazione, professionalità non didascalica, invenzione e poesia”. 

Guardiamo, dunque, i suoi quadri, dipinti tra il 2010 e il 2013, sono 10 per stagione, quasi tutti di forma rettangolare tranne alcuni rotondi, per lo più 70×100;  il quadro-sintesi “Le quattro stagioni” nei suoi 2 metri di altezza riassume l’intero ciclo nella successione delle stagioni dal basso in alto, con la primavera all’inizio e l’inverno al termine, come per la vita, ed è significativo che sia posto a introduzione alla mostra, quasi si volesse preparare all’analisi di ogni stagione. E’ del 2013, l’opera conclusiva, ed è altrettanto significativo che prima di questa siano esposti i 13 bozzetti-collage di cui si è detto, dai quali in definitiva tutto ha inizio. Una sorta di alfa e omega del ciclo pittorico sulle stagioni.

Il viaggio dell’artista nelle quattro stagioni comincia dalla Primavera, i quadri hanno il verde come colore dominante. Ci sono gli Anemoni  e i Germogli, dove irrompe anche il giallo arancio, l’Albero con rami spogli nell’azzurro del cielo, le Fresie con i fiori rosa che occhieggiano tra le foglie; e poi titoli legati alle sensazioni primaverili, “Sogno”  con delicate formazioni che attraversano la vegetazione, mentre in “Bagliore” un rosso violento sembra bucare il cerchio del fogliame; “Annuncio” e “Divenire”  mostrano motivi frastagliati, il primo su diverse tonalità di verde, il secondo con una sinfonia di colori. Il “Risveglio” è tranquillo, i toni sono delicati pur se il verde è sempre molto intenso.

Come nella realtà, così nella pittura della Passalacqua, il passaggio all’Estate è brusco e folgorante. Rossi e gialli intensi sostituiscono il verde della primavera, è un vero incendio di colore e di calore, pure “Tra le foglie” incendiate anch’esse. I fiori della stagione sono i “Girasoli”,  in primissimo piano la corolla con al centro i semi in una vera esplosione atomica, mentre i “Papaveri” sono un fondale rosso intenso con delle ombre scure. Poi “Gli Ibiscus del mio giardino”, quelli che piacevano alla nipotina, forse per questo il dipinto è una composizione più elaborata delle altre, nelle forme e nel cromatismo, di straordinaria raffinatezza e profondità. Introduce alle altre immagini corali, come “Meriggio” e “Tramonto a Nettuno”, “Cielo infuocato” e “I colori dell’estate”.  nelle quali l’incendio di colori e di calore è ancora più violento e intenso, si sente la forza dei raggi solari nei riflessi di una canicola che richiama i metalli incandescenti. Coaì nel rutilante “Ode all’estate”.

I colori con l’Autunno virano al giallo-marrone delle foglie secche,  il rosso resta in “Petali di rosa” come due piccole macchie in un intrico marrone e giallo, è l’unico fiore citato, gli altri dipinti sono ispirati dalle immagini della stagione. Si comincia con “Ricordi” e “Quiete”,  dalle tinte tenui come i titoli che ne segnano l’ispirazione; mentre “Fogliame” e “Larve” con le sciabolate di giallo-marrone rendono la svolta della stagione. In “Nuvole” e “Magia d’autunno” tornano colori forti, il rosso non vuole scomparire, in “Ottobre” cede al sopravvenire dell’ocra più spenta tipica della stagione, fino ad “Autunnale” e “Profumo della terra”, in cui questo colore copre la natura.

La virata cromatica è ancora più netta con l’Inverno, domina il bianco percorso da motivi azzurro-ghiaccio che accentuano la sensazione di freddo. Mentre  in “Alba gelida”, “Ragnatele d’ombra” e “Valanga” un biancore avvolge i residui segni dell’autunno, i tondi “Fiume in piena” e “Riflessi di ghiaccio”  fanno sentire il gelo della neve, come “Riflessi di ghiaccio”: si sente l’Artico più che l’inverno cittadino. “Bufera” e “Brezza” danno invece il senso del turbine, più che del freddo, come “La voce del vento”.  In “Le ultime foglie”  l’inverno espugna le ultime resistenze autunnali, foglioline secche arancione e filamenti verdi sono la premessa per il ritorno della primavera.

 “Le ultime foglie”, 2012, della serie Inverno

Il futurismo plastico e dinamico e l’astrattismo lirico dell’artista

Le varie forme che assume la realtà nel ciclo vitale delle stagioni vengono esplorate per penetrare i segreti della natura, la sua essenza, la sua dinamica nelle metamorfosi che assume. E nel contempo ci sono espressioni della sensibilità dell’artista e di tutti, dinanzi a questo spettacolo che si rinnova,  mentre se ne percepiscono i movimenti e i palpiti anche impercettibili che prendono forma pittorica.

Non c’è nessuna leziosità né cedimento a un classicismo elegante, lo spettacolo della natura viene reso nel suo realismo trasfigurato con altrettanta forza mediante uno stile maturo dai legami sicuri: “Grandi unità cromatiche si integrano in complessi ingranaggi espressivi – scrive Maria Teresa Benedetti, curatrice della mostra – determinazione e coraggio animano il lavoro che riflette, in modo autonomo, esperienze di avanguardie storiche, dal futurismo all’astrattismo”.

Così vengono individuate queste ascendenze: “L’eredità futurista si ritrova nell’energia plastica, nel fluire dinamico del segno, nell’eliminazione di strutture rigidamente prospettiche, nel tendere della visione all’infinito, nel premere di forze che sembrano volere uscire dal dipinto”. Il dinamismo e la vitalità si esprimono con le sciabolate di linee tipiche del futurismo in una sinfonia di colori. “L’adesione a un astrattismo di matrice lirica si manifesta nel senso di libertà del ‘ductus’ pittorico, nell’individuazione di una capacità espressiva che superi ogni suggestione naturalistica, nell’importanza attribuita allo spessore di un colore compatto e squillante, che riflette una risonanza interiore”.  Nella trasfigurazione del reale compiuta dall’artista nulla è figurativo ma neppure freddo astrattismo, per questo viene definito “di matrice lirica”,  una sinfonia che è la poesia della natura.

Non è un segno incorporeo il suo, ma plastico, non va per sintesi ma ricerca i particolari,  nei quali si sente l’immanenza della natura. Vediamo il ramo e la foglia, il volo e la nuvola che sono tracce del reale ma anche “voli dell’anima”, in un misto di reale e virtuale, sulle ali della fantasia stimolata dalla visione della natura nelle sue mutevoli espressioni, come è mutevole l’esistenza.

Il ciclo vitale che ne deriva è visto così dalla Benedetti: “Un senso panico della vita dall’imo pulsa nella Primavera, il canto alto e fondo, vibrante di colori accesi racconta l’Estate, il balugino segreto di una bellezza raccolta testimonia l’Autunno, la sinfonia dei bianchi abbaglianti ritma l’Inverno, una successione di immagini che trasmettono una profonda, seppure controllata emozione”.

Lo abbiamo visto e sentito anche noi così, presi dalla stessa profonda, seppur controllata emozione.

Info

Complesso del Vittoriano, Roma, Via San Pietro in Carcere, lato Fori Imperiali, Sala Giubileo. Tutti i giorni, domenica  e lunedì compresi, ore 9,30-19,30, ingresso gratuito. Tel. 06.6780664; http://www.linapassalacqua.com/, Catalogo: Lina Passalacqua, “Le quattro stagioni”, Gangemi Editore, pp. 64, formato 21×29,5.

Foto

Le immagini delle opere di Lina Passalacqua sono state riprese alla presentazione della mostra al Vittoriano da Romano Maria Levante,  si ringrazia l’organizzazione con i titolari dei diritti per l’opportunità offerta, in particolare l’artista Passalacqua che si è prestata gentilmente ad essere ritratta davanti ad alcune sue  opere. In apertura, l’artista davanti a due sui dipinti della serie Estate (da sin. “Tramonto a Nettuno”, 2012, e “Tramonto”, 2011); seguono, della serie Primavera, Fresie”, 2011, e della serie Estate, “Ode all’estate”, 2010; poi, della serie Autunno, “Ottobre”, 2012, e della serie Inverno “Le ultime foglie”, 2012; in chiusura, “Le quattro stagioni”, 2013.

Le quattro stagioni”, 2013