Arabia Saudita, archeologia, cultura e storia, al Vittoriano

di Romano Maria Levante

Al Vittoriano, lato Ara Coeli, la mostra “Alla scoperta dell’Arabia Saudita. La terra del dialogo e della cultura”, dal 4 ottobre al 30 novembre 2013, fa scoprire il patrimonio archeologico, storico e culturale poco conosciuto  di un paese di cui è nota soprattutto  la rilevanza economica per essere il primo esportatore e detentore delle maggiori  riserve di petrolio e la rilevanza religiosa come culla dell’Islam e sede della Mecca, con un ruolo primario nella politica internazionale. La mostra, che si inquadra nelle celebrazioni per gli 80 anni di relazioni diplomatiche con l’Italia, è stata promossa dalla Commissione Saudita per il Turismo e le Antichità e curata dal suo vicepresidente Ali I. Al-Gabban, in collaborazione con la Reale Ambasciata Saudita; coordinamento generale di Alessandro Nicosia  presidente di “Comunicare Organizzando” che l’ha realizzata. Catalogo Gangemi Editore.

La citata Commissione Saudita, impegnata nella conservazione del patrimonio e nella promozione  culturale del Regno, ha curato l’esposizione degli oltre 150 reperti, manufatti e oggetti d’epoca  messi a disposizione insieme a immagini che documentano storia, costumi e cultura del paese, crocevia di tradizione e civilizzazioni  per la sua posizione geografica tra l’Oriente e l’Occidente.

I rapporti con Roma sono molto antichi, come risulta dalle monete, sculture e manufatti romani rinvenuti in territorio arabo e presentati nella mostra insieme ai reperti  in ordine cronologico sulle diverse fasi del percorso storico dal Paleolitico e  Neolitico all’età arcaica e all’età  classica  fino al Regno di Arabia Saudita proclamato nel 1932, dall’Arabia pre-islamica al periodo islamico.

E’ un percorso nel quale civiltà diverse si sono incontrate per il flusso di pellegrini verso la Mecca e gli scambi commerciali nel mercato di Okaz, nonché per la rete di trasporti e comunicazioni che ne ha favorito la diffusione e la successiva fusione in un’unica civiltà islamica rispettosa dei valori delle altre civiltà e religioni monoteiste preesistenti accomunate dal rito del pellegrinaggio, considerato il “quinto pilastro”. Il “quarto pilastro” è il patrimonio culturale, i primi “tre pilastri” sono quelli ricordati all’inizio,  cioè la rilevanza religiosa, economica e politica del Regno Saudita.

I rapporti con  paesi lontani,come Siria, Mesopotamia, Egitto e le altre civiltà del Mediterraneo risalgono al 5000 a. C., poi è venuta la  cosiddetta “economia delle oasi” e i grandi centri commerciali, ci sono ruderi degli antichi siti dedicati al commercio dell’incenso  e all’accoglienza dei pellegrini verso la Mecca.

I reperti archeologici e le altre testimonianze storiche

Abbiamo visitato la mostra con la prestigiosa guida del curatore Al I. Al-Ghabban che ha illustrato con toni appassionati e orgogliosi i vari momenti del percorso storico, culturale e artistico del paese.

Si inizia con i reperti più antichi, si pensi che sono state trovate prove della presenza dell’uomo un milione e duecentomila anni fa. Aprono la mostra tre spettacolari monoliti e la documentazione fotografica delle pitture rupestri con aspetti della vita quotidiana nella preistoria;  i siti sauditi sono tra i più ricchi al mondo di queste testimonianze primordiali. Anche nella scrittura il curatore rivendica agli arabi un primato, in una vetrina un’antichissima scrittura alfabetica prima dei fenici.

Dopo le civiltà preistoriche e l’arte rupestre, le prime civiltà e i primi alfabeti, poi gli antichi regni arabi, da quelli iniziali ai regni intermedi  ai tardi regni arabi: la mostra si articola in queste sezioni.

Tra i reperti del periodo iniziale sotto il regno di Madian vediamo delle ceramiche con decorazione geometrica e delle iscrizioni in geroglifici del XIII secolo a. C.

La via dei commerci è stato il fattore determinante degli scambi interarabi e tra Oriente ed Occidente con le carovane che richiedevano stazioni di ristoro, alloggio e protezione con tutto quanto queste attività comportavano. A questa si collega la via dei pellegrinaggi  dall’Egitto e dallo Yemen, dalla Siria e dall’Oriente islamico, come la strada di Zubaidah del VII secolo d. C., in uno dei maggiori siti islamici  da cui si sono ottenute importanti informazioni sull’architettura e l’organizzazione sociale, realizzatore il califfo abbasside Hàrùn el-Rashid con la moglie Zubaidah.

Del periodo intermedio ci sono immagini fotografiche del sito archeologico della città di Taimà, che era circondata da un muro di cinta di 11 Km, vi sono stati impegnati archeologi sauditi e tedeschi: era la capitale dell’impero babilonese nel regno di Nabonide, tra il VI e il VII secolo a:C.  Poi viene evocata l’oasi di Dumat Al-Jandal, in antichità Adummatu, sulla via di collegamento di Taima con Babilonia.

Ancora, in successione, Qaryat  al-Faw, città carovaniera dell’Arabia centrale, non solo foto delle rovine ma anche un prezioso pannello dipinto e soprattutto lo spettacolare Ercole saudita; fu rinvenuto ai limiti di un deserto arabo, e attesta i segni della cultura e civiltà mediterranea.

Poi Najran, stazione sulla via delle spezie e dell’incenso, sito del quale è esposto un gran numero di reperti scultorei in bronzo e alabastro, statuette e teste scolpite di eccezionale fattura, una serie di monete romane in rame rinvenute nel sito attestano i rapporti tra le due culture e civiltà. Oltre a questi materiali duri abbiamo anche busti e statue a figura intera in arenaria del V-III secolo a. C.

Ma ecco le immagini di Mada’ in Saleh, avamposto del regno dei Nabatei sulla via dell’incenso, il grande pannello fotografico ne attesta la grandiosità; è patrimonio dell’Unesco dal 2008, capitale della parte meridionale, a nord c’è Petra con la quale divide lo stile e il fascino delle altissime facciate scolpite in un unico blocco di 40 metri; è  del 300 a C.-106 d. C., forse il sito archeologico più ricco al mondo, un mix di culture, di per sé  un appello permanente al dialogo interculturale.

Nello stesso 2008 è entrata nella lista dell’Unesco Adder’iah, la capitale storica dopo l’unificazione della penisola araba nel primo Stato saudita, 1744-1818, una delle più grandi città esempio di architettura desertica in fango e pietra.

Un altro sito eccezionale è quello al nord, tra le dune di sabbia di Annufud,, vicino alla città di Giubbah, che risale al 7000 a. C., dove sono state rinvenute incisioni rupestri, è stata chiesta l’iscrizione nel patrimonio dell’umanità dell’Unesco. 

Una importante citazione dei siti archeologici  riguarda il villaggio di Fao, del 300-400 a. C., scoperto alcuni anni fa da archeologi sauditi; una scoperta importante perché ha consentito una nuova valutazione di rovine arabe preislamiche  dell’epoca del Regno di Chinda, cui appartiene il grande edificio con decorazioni in bronzo, sculture bronzee e una rara  collezione di dipinti.  E’ un’altra prova dello sviluppo di città arabe nelle vie commerciali dallo Yemen alla penisola arabica. 

Con il periodo tardo cronologicamente si entra nell’era cristiana, i reperti esposti sono dal I al III secolo d.C.: vediamo vassoi e ciotole,brocche  e vasi in ceramica dipinta più una maschera in pietra di fattura primordiale; mentre una coppa e un’anfora di vetro in stile fenicio sono  riccamente decorati:  l’anfora ha un fondo  blu cobalto con sovrapposti motivi geometrici policromi.

Facendo un salto in avanti nel tempo, tra l’VIII e il XII sec. d. C. le ceramiche dipinte si moltiplicano, nelle più varie forme e fatture; tra le tante esposte ha colpito la nostra attenzione soprattutto  un vaso in ceramica dipinta  con la parte superiore verde e l’interno invetriato in blu cobalto; di quest’ultimo colore le decorazioni di un piatto in  ceramica dipinta su tre piedi. Più oltre vediamo delle stele funerarie spettacolari per le iscrizioni che le ricoprono, alcune del  XVI sec. d. C., e una lastra di marmo di fondazione, mentre sullo sfondo una ripresa fotografica mostra la Fortezza di Al Zuraib ad Al-Wajk, perfettamente conservata, sulla via dei pellegrinaggi dall’Egitto.

L’apertura al mondo e la sensibilizzazione sul patrimonio culturale saudita

Il curatore in uno sfogo appassionato dice che come l’Egitto è il dono del Nilo così l’Arabia Saudita è il dono di un territorio aperto agli scambi per la sua ubicazione, ricco non solo di petrolio ma di oro e pietre preziose, spezie, nonché di antiche tradizioni, arte e cultura.

Anfore, piatti e vassoi in argento, insieme a statue, teste e busti e oggetti molto ricercati, tutto esposto in mostra, testimoniano l’arte di allora.

L’Arabia islamica diede luogo alla  diffusione di una nuova cultura nel mondo in contatto con le altre grandi culture, da quella cinese a quella egizia e oltre, si pensi all’estensione del dominio ottomano.  Le iscrizioni su stele e quelle rupestri come i  manoscritti e i dipinti attestano che molti abitanti sapevano leggere e scrivere, e che la lingua araba era già diffusa anche prima del Corano che fu scritto in questa lingua.  Il curatore ci tiene a sottolinearlo.

Il percorso termina con oggetti e articoli che evocano l’ospitalità dei sauditi, dai profumi al caffè arabo con la relativa caffettiera di forma particolare.

La  nostra prestigiosa guida è stata prodiga di riferimenti storici e culturali, come curatore ci ha fatto seguire il filo rosso che collega i diversi momenti della mostra, sempre con tono appassionato. E’ stato un interprete autentico e credibile del messaggio lanciato dall’esposizione perché l’Arabia Saudita sia considerata non solo terra del petrolio ma soprattutto “terra del dialogo e della cultura”.

In questo spirito, il Decreto reale del 2008 per la tutela dei siti archeologici islamici nel paese ha attivato efficaci procedure di mantenimento e conservazione; inoltre è stato implementato dalle istituzioni preposte, Ministero competente e Istituto del Patrimonio, il “Programma nazionale per il mantenimento delle Moschee antiche”. Nel maggio 2010 la Commissione per il Turismo e le Antichità ha organizzato la 1^ Conferenza Internazionale del Patrimonio Architettonico negli Stati Islamici con la partecipazione di 40 paesi e organizzazioni  e un centinaio di specialisti e oratori.

E’ seguita nel  luglio dello stesso 2010 la prima di una serie di mostre delle antichità saudite all’interno e all’estero: l’inizio non poteva essere più prestigioso, si è svolta al Louvre, quattro mesi dopo, nel novembre, a Barcellona; un anno dopo la prima mostra al Louvre , nel maggio 2011, mostra nell’altrettanto celebre Hermitage di San Pietroburgo, poi nel 2912 al Museo Pergamo di Berlino e negli Stati Uniti allo Smithsonian Museum di Washington e al Carnegie Museum di Pittsburgh; nel 2013 quella attuale al Vittoriano di Roma e poi in altri musei nel mondo.

La tutela del patrimonio archeologico e la valorizzazione anche mediante le mostre su scala mondiale è accompagnata da un’educazione culturale all’interno con notevole impiego di risorse per sensibilizzare  soprattutto i giovani al valore del patrimonio dell’antichità e all’ orgoglio che ne deriva su cui si fonda  l’identità nazionale,  lo abbiamo visto esprimersi nel curatore Al Ghabban. A questo fine si fa leva anche sul coinvolgimento delle comunità locali che potrà inoltre  ravvivare l’interesse verso i  mestieri tradizionali che fanno parte del patrimonio culturale del paese.

Viene annunciata anche la costruzione di un Museo per il Sacro Corano a Medina e l’istituzione di nuovi musei  e centri culturali nelle varie provincie in edifici storici pubblici. E non basta, in molte zone del paese vengono attuati programmi di riqualificazione dei centri storici, villaggi e mercati tradizionali e i privati ricevono sostegni finanziari per il restauro di edifici tradizionali.

Ricordare queste iniziative nel raccontare la visita alle opere esposte non è andare fuori tema, perché la mostra è una strumento di conoscenza e diffusione nel mondo di questa nuova consapevolezza sull’importanza della tutela e valorizzazione dei beni culturali di un paese di grande rilevanza internazionale come l’Arabia Saudita. 

L’Italia è impegnata dal 2009 in una missione archeologica nel sito di Dumat al-Jandal, Adummatu, nella provincia di al-Jawf , prima citato,  in forza di un accordo di cooperazione con la Commissione saudita promotrice della mostra;  vi partecipa l’università “L’Orientale” di Napoli; dal 2010 è entrato nell’accordo il Centro nazionale per la ricerca scientifica francese.  

E’ una delle  occasioni di feconde collaborazioni che potranno crearsi  nel settore dei beni culturali, da sempre così importante per il nostro paese, ma forse troppo trascurato  mentre l’Arabia Saudita, che ne ha scoperto di recente il valore, è lanciata in un programma di tutela e valorizzazione a tutto campo. Ci attendiamo ulteriori manifestazioni e risultati da questo notevole impegno.

Info

Complesso del Vittoriano, Roma, p.azza Ara Coeli sala Gipsoteca. Tutti i giorni, compresi domenica e lunedì. Lunedì-giovedì ore 9,30-18,30, venerdì-domenica 9,30-19,30; accesso consentito fino a 45 minuti prima della chiusura. Ingresso gratuito. Tel. 06.6780664; www.comunicareorganizzando.it  Catalogo: “Alla scoperta dell’Arabia Saudita. La terra del dialogo e della cultura”, della Commissione scientifica per il Turismo e le Antichità, Gangemi Editore,  novembre 2013, pp.160, formato 24,5×30.   

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante al Vittoriano alla presentazione della mostra. Si ringraziano “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia e la Commissione Saudita per il Turismo e le Antichitànella persona del suo vicepresidente Ali I. Al-Gabban, con i titolari dei diritti per l’opportunità offerta.  In apertura Statua a figura intera, V-II sec. a.C, seguono Incisioni rupestri a Jabal Um, Sanman e Al-Shwaimis, e Pannello in marmo-alabastro del I sec. a.C., poi Testa scolpita con Statua a figiura intera in arenaria, V-II sec. a. C. e Stele funeraria in basalto con iscrizioni, X-XII sec. d. C e Statua di Ercole  del sito di Al.Faw; in chiusura il sito di Mada’ in Saleh.