Estonia, “I colori del Nord” verso l’Expo, al Vittoriano

di Romano Maria Levante

Al Complesso del Vittoriano, nel programma “Roma verso Expo”  l’Estonia mette a segno un colpo magistrale con una mostra pittorica del “periodo d’oro”, prima metà del secolo scorso. Al posto delle vedute fotografiche e dei reperti storici  di gran parte degli altri paesi, una galleria di 50 quadri  con il titolo “I colori del Nord. L’arte estone tra il 1910 ed il 1945”, esposti dal 30 gennaio al 12 febbraio 2015. Sono tratti dalla collezione  ricca di 200 opere, messa insieme negli ultimi 20 anni da  Enn Kunila, intervenuto personalmente, con l’ambasciatore Celia Kuningas -Saagpakk, all’inaugurazione della mostra. La mostra è a cura di Eero Epner, che ha curato anche il Catalogo  edito nella capitale estone Tallinn.

Ricordiamosommariamente che “Roma verso Expo”  è una meritoria iniziativa realizzata da “Comunicare organizzando” di Alessandro Nicosia con Zétema e il patrocinio delle Istituzioni Capitoline, di tre Ministeri, Affari Esteri, Beni Culturali e Turismo e Risorse agricole e  forestali. Si traduce in mostre al Vittoriano e all’Aeroporto Leonardo da Vinci di presentazione di singoli paesi, che si succedono dal mese di novembre 2014  e proseguiranno nella prospettiva dall’apertura dell’Expo di Milano, il 1°  maggio 2015,  la cui chiusura è prevista il 31 ottobre dello stesso 2015. Al Vittoriano ci sono già state le mostre di presentazione di Egitto e Slovenia, Albania e Serbia, Vietnam.

La collezione di Enn Kunila

Interessante la figura del collezionista, che è un grande industriale, la sua azienda – una delle maggiori holding private dell’Estonia – ha 4100 addetti; il suo è un mecenatismo diverso da quello dei tempi antichi incentrato sulle commissioni agli artisti e il loro mantenimento. Kunila ha effettuato acquisti  mirati in aste pubbliche in Estonia e in altri paesi europei, ed ha potuto ricostruire la storia delle opere risalendo ai  precedenti proprietari, spesso cittadini  estoni trasferitisi all’estero con il loro bagaglio di ricordi tra cui i quadri del loro paese.

Il suo mecenatismo consiste nell’impegno generoso per la diffusione dell’amore per l’arte, con frequenti mostre, non solo  regolarmente nella capitale Tallinn, sua città natale, ma  anche in zone rurali emarginate che possono essere così inserite nel circuito culturale; inoltre ha pubblicato cataloghi di mostre e monografie di singoli artisti.  Opere della sua raccolta vengono prese in prestito dal Museo d’Arte della capitale per le proprie mostre e sono state portate  a Helsinky e a Bruxelles, al Parlamento Europeo, quale biglietto da visita, come ora in Italia per l’Expo.

La raccolta è legata a un’idea centrale, come avviene nei grandi collezionisti: per Kunila  il criterio comune è quello del colore, mentre nei contenuti è prevalente il paesaggio e, più in generale, la natura; come stile soprattutto il post impressionismo, con esempi anche di realismo ed astrattismo.  Sono le caratteristiche salienti della pittura estone nel “periodo d’oro”, tra il 1910 e il 1945.

Valore e significato della pittura estone

Può sorprendere la visione idilliaca della vita in un paese e in un periodo così tormentato da includere due sanguinosi conflitti mondiali, dato che l’Estonia si è trovata “tra due cortine di ferro”  con l’occupazione alternata subita da Unione Sovietica, Germania,  poi ancora Unione Sovietica:  di qui la perdita dell’indipendenza  con gli eccidi della guerra e anche le deportazioni in massa nel 1941.  Questo non si riflette nella produzione artistica di quegli anni  perché i temi sociali erano assenti nella produzione precedente, e perché l’occupazione impediva un libero esercizio dell’arte; infine per la cristallizzazione in un mondo idilliaco nella fuga onirica da una realtà lacerante.

Con questi contenuti, il valore artistico è indiscutibile: “La storia dell’arte estone – scrive  il curatore Eero Epner – non è un mero ‘dettaglio interessante’ nel mosaico della storia dell’arte europea, piuttosto è un crogiolo nel quale si sono amalgamate  differenti influenze”. E  la precisazione: “Non è meramente un particolare genere d’interpretazione di tendenze artistiche consolidate, osservabile nel lavoro degli artisti più conosciuti, bensì è un insieme autonomo  che viene creato, nel quale si riflettono simultaneamente sia tendenze internazionali che locali così come le condizioni sociali”.

Nel formare il “crogiolo”, nel creare l'”insieme autonomo”,  c’è  la ricerca di una propria  via nazionale pur recependo gli stimoli e gli apporti provenienti dai continui contatti a livello europeo..

Siamo nel primo decennio del XX secolo, si formano circoli di artisti e scrittori nei quali è forte l’aspirazione a un’arte nazionalista, nella ricerca dei valori dell’arte in se stessa. Valori identificati nel colore, tra post impressionismo, puntinismo ed espressionismo, che nella visione degli artisti estoni andava al di là dei vari stili per assumere un significato particolare; anche i diversi modi di usare il pennello da parte dei singoli pittori veniva visto nei suoi effetti sulla associazione dei colori.

Una vera scuola nazionale di pittura in senso stretto non sembra si sia formata, ma ugualmente c’è stata la trasmissione di valori comuni della tradizione da rinverdire con nuovi apporti, lungo fili sottili  che collegano le differenti generazioni della pittura estone. “Se tiriamo questi fili – scrive Epner – noi vediamo che questo ritrovare un armonioso bilanciamento tra colore, composizione e tema ha sempre occupato un posto importante nella pittura estone. Questo in aggiunta al’inestinguibile interesse alla ricerca di differenti co-effetti di superfici di colore”.

Viene vista nelle opere di questo periodo l’espressione del bisogno di felicità e di pace, anche attraverso i ricordi dell’infanzia  e l’immersione nella natura.  “Per questo – è sempre Epner – lo spazio dei dipinti è spesso aperto ed alto, con un’abbondanza di aria  e luce. Invece di angolazioni drammatiche noi troviamo visuali di angoli considerevolmente più poetici e al posto di ritmi taglienti, bengono preferiti passaggi più morbidi e soffici”.  Come ispira la natura estone, con l’effetto di un’atmosfera sognante: “Un tempo eterno e forse quasi astratto viene spesso preferito a qualsiasi altro tempo specifico”.

 Dopo l’indipendenza del 1918 viene fondata la nuova Scuola d’Arte di Pallas, e i pittori estoni cercano di liberarsi dal provincialismo anche risiedendo lunghi periodi all’estero, in particolare a Parigi, sensibili al post impressionismo perché molto legato al colore di cui erano appassionati.

Con le seconda guerra mondiale avviene il ripiegamento degli artisti su se stessi ma non  a livello individuale bensì dalla parte di un popolo che si rifugia negli idilli pastorali dei paesaggi e nella natura per sfuggire alla terribile realtà quotidiana, come abbiamo già accennato.  La stessa fuga dalla realtà per il sogno idilliaco prosegue anche dopo la fine della guerra, pur essendo cessati i vincoli precedenti, a voler dimostrare la persistenza della natura che sovrasta la vita umana.

Infatti, “partendo dal presupposto  che tradizionalmente il modo di vivere degli estoni era sempre stato strettamente legato alla natura, tutti i riferimenti ad una natura pura ed inviolata non solo avevano un effetto di sospensione del tempo, ma anche un riferimento retrospettivo a un periodo in cui  un modo di vivere armonioso generava sempre armoniosi dipinti”.

Come quello esposti in   mostra, che andiamo a passare rapidamente in rassegna, premettendo che ce ne sono alcuni  con soggetti italiani, come le bellezze di Capri, Venezia e Roma: a loro ha fatto riferimento l’ambasciatore Celia  Kuningas- Saagpaak nel citare l’influenza dell’arte italiana sui migliori pittori estoni  che all’inizio del XX secolo  hanno vissuto e lavorato in Italia.Laikmaa e Magi, dall’Estonia all’Italia.

Andiamo subito a vedere queste opere, cominciando con “Visita a Capri”, 1911-12, di Ants Laikmaa che inizialmente andò a Roma,  poi si recò nell’isola per un paio di giorni ma ne fu così preso da fermarvisi un intero anno producendo un centinaio di quadri, un quarto di quelli da lui dipinti. Il quadro ritrae i Bagni di Tiberio, un’alta scogliera scura sul mare traslucido.

E’ esposto anche il suo “Paesaggio a Taebla”, 1936, località dove si era trasferito, una distesa di neve con piccoli abeti: si ricorda che li aveva piantati lui per trasformare il pascolo intorno alla sua casa in  un parco ed erano stati portati via come alberi di Natale, poi ritrovati nelle fattorie vicine ma non più utilizzabili, la violazione della natura non viene sanata dal loro impiego natalizio..

Dello stesso autore sono esposti due dei rari Ritratti in mostra, “Selma”, 1922,  una fanciulla nel costume tradizionale della regione natale di Laikmaa, e “Autoritratto”,  1925, uno dei tanti del’artista, questo è  austero e severo mentre viene descritto come personaggio allegro e creativo.

Laikmaa visse in Italia e anche in Finlandia, quando fu costretto ad abbandonare l’Estonia, in cui era docente attivo nella vita artistica, per motivi politici; sosteneva la necessitò di “trovare l’arte estone” e di valorizzare il ruolo della cultura nello stato nazionale, abbandonando lo stile accademico per dare all’approccio nazionalistico il senso della modernità cosmopolita.

Tornando all’Italia, è  Konrad Magi l’artista che ci dà, con 5 dipinti del 1922-23, una piccola carrellata: 2 visioni di Capri, 2 di Venezia e  una di Roma. I due  “Paesaggio a Capri”  sono come delle composizioni a mosaico, quasi avesse voluto condensare le variegate sollecitazioni di un ambiente che gli fece scrivere “L’isola è divina”; vi restò un mese, fece 10 dipinti.

Mentre nei due quadri intitolati  “Venezia”, città dove  si fermò da giugno ad agosto 1922,  domina incontrastato il blu del mare, con sopra gondole e barche in diverse prospettive, il blu si estende anche al cielo con la stessa tonalità e le stesse variazioni sul viola. Con “Paesaggio italiano. Roma”, non si ha lo stesso effetto del mosaico ma pur sempre la sensazione che ha voluto immettere molti elementi, le case sulla collina, il tempietto al centro, la vegetazione, una fontana, una scultura. Tornano le molte sollecitazioni racchiuse in un quadro, quasi premessero in modo irresistibile.

A questo quadro accostiamo “Paesaggi del Sud Estonia”, 1916-17, quindi cinque anni prima, quando  dipinse la campagna dove aveva trascorso l’infanzia ed era tornato per l’estate; c’è serenità con la compresenza delle immagini bucoliche; del sud del paese anche “Paesaggio con campi rosa”, 1915, dai forti contrasti cromatici in vaste campiture di colore.  

Altri paesaggi dello stesso Magi esposti riguardano “Saaremaa”, una località termale ispiratrice di scene distese,  di cui vediamo 3 quadri: viene definito “periodo di Saarema” questo momento felice della pittura estone perché ispirato all’ambiente naturale dell’isola  reso non nell’uniformità ma accentuandone la varietà cromatica, in”Saarema. Studio”  i colori sono in dense macchie, diverse dalle campiture citate.

Concludono la piccola “personale” di Magi 2 Ritratti,  “Ritratto di Alvina Kappa”, 1919, forse una benefattrice che forse lui non conosceva neppure, uno dei suoi rari ritratti frontali con una tenda sullo sfondo e una notevole definizione dell’abito e della figura; e “Ritratto di donna”, 1922-24, a tre quarti, posizione più frequente nei suoi ritratti, su uno sfondo blu con il quale si confonde l’abito ma spicca il chiarore del volto e delle mani mentre la figura è quasi evanescente. Due modi diversi.

Magi è considerato il massimo pittore estone di tutti i tempi, che riesce a tradurre in uno stile proprio le tendenze pittoriche del momento, dall’impressionismo al puntinismo, dall’espressionismo all’art noveau; spostandosi in lungo e in largo nel suo paese e all’estero, tanto che questi spostamenti, dovuti a un temperamento sensibile e instabile, segnavano la sua produzione,  identificata con tali periodi. E’  considerato il primo pittore modernista dell’Estonia.

Gli altri artisti paesaggisti

Come evidenza cromatica spicca August Jansen con “La Casa rossa”, 1910, mentre nel “Paesaggio finlandese” di Nikolai Triik il rosso è nel tramonto del cielo su alberi dalle forme misteriose; di Triik c’è anche “Vista di una piccola città”, 1905-09, originale inquadratura con un tetto in primo piano e la campagna con piccole case di sfondo,  e un austero “Ritratto di Aino Suits”, 1914,  finlandese moglie  del poeta Gustav Suits. Trik faceva parte del circolo culturale “Giovane Estonia”, che  si riprometteva di recepire  valori europei all’interno della cultura estone, nella prospettiva già citata di arte nazionale ma modernista e aperta.

Di un altro importante artista estone, Elman Kits, vediamo 2 opere, entrambe a contatto con la natura in località di vacanza: “Motivo di Valgemetsa”, 1942, e “Motivo di Suislepa”, 1943. Sono ampie visioni panoramiche in cui l’interesse è rivolto alle sfumature del colore dominante, anzi esclusivo, il verde, e alla luce. Kits  adottò vari stili nei diversi periodi in cui è divisa la sua versatile vita artistica: di volta in volta  il colore serviva a creare effetti ottici in piccole macchie, oppure ad essere addensato con pennellate di molti colori, fino all’astrattismo nell’ultima fase che ne fece un ponte tra la tradizione e le nuove generazioni.

Degli  altri paesaggi esposti ricordiamo  i rispettivi autori, i caratteri sono quelli che abbiamo delineato all’inizio, come anche le motivazioni che ne sono alla base.   Sono Paul Raud  e Jigorov, Herbert-Jochim Lukk e Johannes  Voerahansu,  Richard Uutmaa,  Kaarel Liimand ed  Eerik Haamer.  Si consideri che i paesaggi di Voerahansu e Uutmaa sono del 1944, l’anno terribile della guerra mondiale, eppure esprimono pace e serenità; come “Sulle sponde del lago” di Ado Vabbe, del 1945, l’artista era depresso anche perché divenuto vedovo, ma la fine della guerra lo risollevò.

I  contenuti diversi dal paesaggio, scene tradizionali e  teatro

Vabbe ha dipinto anche “Rifugiati di guerra”, 1944-50, l’artista stesso dovette fuggire spostandosi con il figlio, il quadro riproduce  un gruppo di soldati, forse tedeschi, cosa che gli impedì a lungo di esporlo. Anche Voerahansu  ha dipinto nel 1941 immagini diverse dai paesaggi, ma sono ugualmente idilliache, vediamo “Donne del villaggio che chiacchierano”,  un peana all’identità nazionale nell’isola felice di Saaremaa.  Viene accostato a “Rammendatori di reti da pesca” di Uutmaa, anche lui ai paesaggi non ha aggiunto scene drammatiche ma di vita estone tradizionale. Così per “Il lavaggio delle pecore”, 1944-45, di Eerik Haamer, che con “Porto” ha tradotto la visione nostalgica degli espatriati come lui in esilio dal 1944.

Avviandoci al termine della nostra carrellata citiamo i 2 dipinti del 1924 di Villem Ormisson, “Ritratto d’uomo” e “Natura morta con statua”, e i 2 del 1939 di Endel Koks sul mondo dei pittori, “Nello Studio” e “Pittori”; nonché “L’abazia di Pirita”, di Paul Burman, “Notre Dame de Paris”, 1937, di Aleksander Vardi, e “Nudo con mano bendata”, 1946, di Valdemar Vali., con l’originalità rispetto ai nudi perfetti della fasciatura e il volto girato coperto dai capelli..

E concludiamo  con le due opere di Johannes Greenberg sul mondo del teatro, “Palco del Teatro”, 1940-44,  e “Prima dello Spettacolo”,  1950: viene vista in queste opere una certa tristezza, la stessa in due periodi ben diversi, durante la guerra e cinque anni dopo la fine del conflitto; ma a questo atteggiamento che suscita malinconia è stata data anche  una diversa spiegazione, si tratterebbe di concentrazione dinanzi a un momento ritenuto dall’artista speciale perché nel teatro realtà ed illusioni non sempre coincidono. 

Il messaggio di Enn Kunila

Con questo tocco di mistero e anche di magia che la mostra ci regala chiudiamo il nostro racconto di un mondo del quale abbiamo scoperto aspetti suggestivi seguendo il percorso artistico delle opere raccolte in 20 anni di appassionato collezionismo da  Enn Kunila.

Lo ripetiamo, è un imprenditore di successo, insignito nel 2006 dell’Ordine della Stella Bianca per la sua attività imprenditoriale e premiato per i suoi meriti artistici nel 2009, 2010 e 2012, fondatore del Consiglio degli Sponsor dell’Arte che ha sponsorizzato un importante museo estone.    

Ecco come termina il suo messaggio di presentazione per la mostra al Vittoriano rivolto ai “Gentili appassionati d’arte italiani e visitatori di Roma”:”Il linguaggio universale dell’arte parla a tutti e ci tocca tutti. Auguro a tutti di godere del piacere dell’arte”.  Sono parole eloquenti, Kunila  è entrato  nel mondo dell’arte per plasmare  la memoria e i ricordi e avvicinare ad essa il grande pubblico.   

Info

Complesso del Vittoriano, Via San Pietro in Carcere, lato Fori Imperiali, Salone centrale, Ala Brasini. Tutti i giorni ore 9,30-19,30. Ingresso gratuito; l’ingresso è consentito fino a 45 minuti prima della chiusura.  http://www.kunilaart.ee/.  Catalogo: “I colori del Nord. L’arte estone tra il 1910 e il 1945. Dalla collezione di Enn Kunila. Mostra al Complesso del Vittoriani a Roma. 30 Gennaio – 12 Febbraio 2015”, a cura di Eero Epner.  Tallinn, gennaio 2015, pp. 136, formato 14×20, bilingue italiano e inglese.  Dal Catalogo sono tratte le citazioni del testo.  Cfr. in questo sito i nostri precedenti articoli sulle mostre al Vittoriano della serie “Roma verso Expo”: precisamente su “Egitto e Slovenia” l’8 novembre 2014,su “Albania e Serbia” il 9 dicembre 2014, sul   “Vietnam”. il 14 gennaio 2015. 

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante alla presentazione della mostra al Vittoriano, si ringrazia “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia, con i titolari dei diritti, in particolare Enn Kunila – il grande collezionista dalla cui raccolta sono tratte le opere esposte – per l’opportunità offerta.In apertura,  Konrad Magi, “Paesaggio italiano. Roma”, 1922-23, seguono  Ants Laikmaa, “Selma”, 1922, e  Johannes Voerahansu, “Donne del Villaggio che chiacchierano”, 1941; poi  Andrei Jegorov, “Sobborgo invernale”, 1928-30, e Kaarel  Liimand, “Motivo di Tartu”, 1939; quindi Richard  Uutmaa, “Rammendatori di reti da pesca”, 1941, e Eerik Haamer, “Il lavaggio delle pecore”, 1944-45; inoltre August Jansen, “La Casa rossa”, 1910, e Ado Vabbe, “Sulle sponde del lago”, 1945; infine  Endel Koks, “Pittori”, 1939, e Jahannes Greenberg, “Prima dello Spettacolo”, 1950,; in chiusura, Konrad Magi, “Paesaggio a Capri”, 1922-23.