Corporate Art, l’arte nella pubblicità, alla Gnam

di Romano Maria Levante

Alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, dal 26 giugno all’11 ottobre 2015  la mostra “L’Azienda oggetto d’arte” espone oltre 70 opere di artisti italiani ed internazionali ed opere “storiche” dedicate alla pubblicità di prodotti e società in una galleria di grande varietà ed originalità, con pitture, disegni, packaging di prodotti,, fino a bici, moto ed auto personalizzate. Curata da Luca Desiata della pptArt.

  La mostra è organizzata dalla pptArt, nata nel 2011 su iniziativa di manager con Master in Business Administration e di esperti d’arte.  Non ha l’intento, come il corso di formazione della Luiss, di introdurre la managerialità nell’organizzazione di mostre ed eventi artistici; bensì di dare, con il  linguaggio universale dell’arte,  un’immagine positiva del mondo aziendale, considerato freddo e  impersonale utilizzando, i più moderni strumenti di comunicazione nel settore dell’arte su commissione, in particolare  il “crowdsourcing” per commissionare un’opera a largo raggio. 

“L’azienda come oggetto d’arte”  è nel suo manifesto on-line, ben più di uno slogan se ha avuto la capacità di raccogliere l’adesione di oltre 2000 artisti di 70 paesi. Dopo un anno da tale manifesto, del marzo 2014, la mostra ne mette in atto il principio, che richiama l’affermazione provocatoria  contenuta nel manifesto Dada degli anni ’20 di Tristan Tzara, secondo cui “anche la pubblicità e gli affari sono elementi poetici”. Non si arriva a questo, ma è indubbio che la pubblicità raggiunge i livelli dell’arte se fatta da veri artisti.

Di queste meritorie realizzazioni dà conto la mostra con un’esposizione quanto mai istruttiva.

La selezione delle opere in  mostra

Non si tratta della “Pop Art”  declinata da Andy Warhol che si ispira ai prodotti della società dei consumi facendone icone della contemporaneità,  e neppure delle immagini visionarie di David Lachapelle, bensì della creatività artistica applicata al business. Diciamo creatività applicata al business e non posta al suo servizio perché l’artista è sempre autonomo nell’espressione, anche se il risultato deve collimare con la “mission” del committente.

Merito della mostra è raccogliere queste espressioni pubblicitarie senza che vada disperso il loro contenuto artistico considerando che la diffusione dei messaggi ha portato l’arte a contatto con il pubblico più vasto. Utilizzare l’arte nella comunicazione aziendale non è soltanto un fatto di marketing, investe anche la responsabilità sociale dell’impresa, quindi non può che essere apprezzato sotto ogni aspetto.

La selezione ha considerato le opere aventi valore artistico rispondenti alla fisionomia dell’impresa e dei suoi prodotti, commissionate per la valorizzazione commerciale e per l’immagine; e non quelle rispondenti a  una funzione di  mecenatismo che meritoriamente troviamo in grandi società:  citiamo la Rai per averne viste esposte molte nella mostra celebrativa, rispondenti alle due logiche, mecenatismo e promozione.

Rientrano nella valorizzazione dell’azienda le opere d’arte, esposte anch’esse, che celebrano momenti particolari della vita aziendale, ricordiamo l’opera di Ugo Nespolo nella recente celebrazione da parte della Rai dei 70 anni di televisione e 90 anni di radio, l’artista è presente in questa mostra.

Non sempre gli artisti inseriscono prodotti commerciali nelle loro opere con finalità promozionali, ci sono i casi in cui i prodotti fanno parte spontaneamente della composizione, ed anche questo aspetto particolare è considerato  nella selezione. Così si entra nella  Pop Art  con gli oggetti della società dei consumi  che diventano soggetti dell’opera d’arte, come la scatoletta di zuppa in Warhol.

Alcuni nomi di imprese evocano subito i prodotti, dalla Martini & Rossi alla Piaggio, dalla Strega Alberti alle Poltrone Frau, dall’American Express alla Montblanc, dalle Poste alla Telecom; scorrendo i nomi degli artisti, indipendentemente dai prodotti promossi, spiccano Renato Guttuso con “Il Gobbo Beneficato”, 1949,  e Lorenzo Vespignani con “Notturno”, 1951, Mimmo Paladino con “La Strega”, 2004 e Ugo Nespolo con “150  Anniversario del Gianduiotto”,  per citare alcuni tra i più noti al grande pubblico.

Le opere esposte, fior da fiore

Il recentissimo contributo di Ugo Nespolo alla  Caffarel appena citato per il Gianduiotto, è non solo un quadro ma anche  un package colorato e ironico disegnato con il suo stile inconfondibile di pittore e scultore, per la Limited Edition: un incarto in vari formati anche per gli Usa. Mentre a “La Strega” di Paladino associamo “La danza delle Streghe” di Beppe Guzzi.

Analoghi interventi direttamente sul prodotto per società come l’American Express, le cui “Gift Cards” nel 2009 sono state disegnate da Peter Max, noto per i ritratti presidenziali e per la Cosmic Art,  per la Absolut Vodka, precisamente le etichette disegnate da Romero Britto, nel suo stile fumettistico, sin dal 1998, sono esposte quelle del 2014, l’artista ha avuto commissioni da multinazionali, come Disney ed Evian, per loghi. murales e sculture.

Viene direttamente dalla scuola di  fumetto e illustrazione  Willow, di cui vediamo l’intervento sul prodotto in “Fashion Ballons”, in smalto su cappello realizzato nel 2011 per  Borsalino, successivamente interverrà con il “Panettone d’autore” per la Mott Art del 2012 e con altri lavori per i Diari della Panini nel 2013-15.  

Gli interventi sul prodotto acquistano una speciale evidenza nelle Macchine per caffè della Marzocco, con le scene di vita africana  realizzate dallo “street artist”  Fabrizio Folco Zambelli, in arte Bicio, tre modelli-custom di cui vediamo “Zebra” del 2011, sono legati anche  a un progetto aziendale in territorio africano.

Diverso è il rapporto con il prodotto di Marcello Reboani, che associa i più disparati elementi, come vediamo in “Ritratto di manager”, una composizione  pittorica con  telefono e aereo, fili e altro, e in “Vespa” del 2012: si ispira alla Pop Art nel rappresentare le icone della contemporaneità ricreandole con l’assemblaggio di materiali eterogenei facenti parte del quotidiano, dal vetro alla plastica, dal metallo al plexiglas, dai tessuti e pelli al materiale  di recupero, è come se riprendesse vita la materia rifiutata. Per mera associazione di idee ci tornano in mente le sculture dell’artista libico Wak Wak e del giovane  Alessio Deli, che con modalità e intenti diversi  utilizzano materiali recuperati, il primo dai residui di guerra in Libia, il secondo dalle discariche.   

 Altri tipi di interventi li vediamo nel cubo del 2013 di Lobulo per Telecom Italia Sparkle, “Sparkle’ World . No Boundaries” che evoca un mondo senza confini con le varie aree interconnesse, come vorrebbero essere i prodotti dell’impresa sempre aderenti alle esigenze mutevoli dei clienti. E nel “D’Apres Fabbri”, 2014, di Marco Lodola, il cui lavoro si ispira ai fauvisti e a Matisse;  l’opera esposta è di carattere notturno e metropolitano.

Con David Harber, le cui opere sono nelle case e sedi aziendali di diversi paesi, entrano in campo matematica, astronomia e scienza in “un’interazione tra elementi di luce e ombra, paesaggio e acqua, con un disegno tridimensionale che celebra l’imprevedibilità e l’illusione del passare del tempo”. Utilizza i materiali metallici e pietra in opere destinate a durare nel tempo, vediamo esposta “The Turbine”, 2015.

La sua modernità espressiva la associamo a quella di Mimmo Iacopino, “Misure a colori”, 2015, e di Salvatore Vaccaluzzo, “Tessere di storia”, con la chiocciola delel e mail entrata prepotentemente nella vita di tutti con Internet. 

Oltre al prodotto,  in diversi  casi si promuove un’iniziativa benefica, lo vediamo con “Doggy Bag – Se avanzo mangiatemi”, di Olimpia Zagnoli per Comieco, 2015, contro lo spreco alimentare, il messaggio è impresso direttamente sul packaging cellulosico, con un’immagine dal forte impatto.

E il quadro tradizionale con l’arte pittorica ispirata all’industria e come tale utilizzata per la “mission” aziendale? C’è anche questa, citiamo le 4 opere premiate nel “Premio Pittura Esso”, come “Raffineria”, uno scorcio di un grande impianto, forse Porto Marghera, con depositi, serbatoi e tubi. Siamo nel 1951,  Il dipinto ci suscita l’associazione di idee con le recentissime opere di Lachapelle, in una mostra contemporanea al Palazzo Esposizioni, dove grandi impianti come le raffinerie sono offerti nella spettacolare ricostruzione e ripresa del fotografo artistico americano.

Sempre in campo petrolifero, citiamo il cane a 6 zampe “scolpito” in ferro di Antonio Pio Sarracino, “Trofeo Eni 2010”.

Con il 1951 siamo tornati indietro nel tempo, ma lo facciamo ancora di più con la collezione storica della Martini & Rossi, una vera chicca dell’esposizione: sono i manifesti di Giuseppe Riccobaldi  su “Martini Vermouth – Exijalo siempre bien heldo”, risalgono al 1938, come quelli di Leonetto Cappiello; in una teca sono esposti alcuni esemplari delle edizioni limitate n“Art Gallery”   sulle radici culturali e artistiche della casa, realizzate nel 2000  per celebrare l’entrata del nuovo millennio.

Una carrellata non solo interessante ma anche suggestiva, perché la sfilata di ditte  e prodotti evocata dalle opere esposte è un forte stimolo alla memoria personale che può suscitare autentiche emozioni.

Info

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Viale delle Belle Arti 131, Roma.  Da martedì a domenica ore 8,30-19,15, lunedì chiuso. Ingresso euro 8 (mostra + museo), ridotto 4 euro e gratis per le categorie previste. http://www.gnam.beniculturali.it/ Tel. 06.3229832115. Per le citazioni del testo, crf. i nostri articoli in questo sito: nel 2015 sulle mostre di David Lachapelle il 12 luglio e di Henri Matisse il 23 e 26 maggio, nel 2014 su Andy Warhol il 15 e 22 settembre e sulla Rai il 13 marzo, nel 2013 su Wak Wak il 27 gennaio e nel 2012 su Alessio Deli e l’ “Accessible Art”il 21 novembre, sulla Pop Art il 29 novembre, è il secondo dei tre articoli sulla mostra del Guggenheim, gli altri due il 22 novembre e l’11 dicembre; in  “cultura.inabruzzo.it”  nel 2010 per  il “Luiss master of Art” il 3 maggio, per Dada e i surrealisti il 6 e 7 febbraio, tale sito non è più raggiungibile, gli articoli saranno trasferiti su questo sito prossimamente.

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante alla presentazione della mostra alla Galleria Nazionale di Arte Moderna, che si ringrazia, con pptt Arts e i titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. In apertura, Renato Guttuso, “Il Gobbo Benificato”, 1949; seguono, Lorenzo Vespignani, “Notturno”, 1951, e Ugo Nespolo, “150° Anniversario del Gianduiotto”, 2015; poi, Mimmo Paladino, “La Strega”, 2004, e Marco Veronese, “Nuovo Rinascimento”, 2012; quindi,  Marcello Reboani, “Ritratto di manager”, e Beppe Guzzi, “La danza delle stregae”, 1949; inoltre, Antonio Pio Sarracino, “Trofeo Eni 2010”, e David Harber, “The Turbine”, 2015; infine, Mimmo Iacopino, “Misure a colori”, 2015, e, in chiusura, Salvatore Vaccaluzzo, “Tessere di storia”.