Franchi, l’orma del cerchio, alla Gnam

di Romano Maria Levante

Alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, dal 20 novenbre 2015 al 7 febbraio 2016,  la mostra “L’Orma del Cerchio. Fausto Maria Franchi orafo artista”, espone  i suoi gioielli artistici, vere “sculture per il corpo” , gli argenti  con cui ha realizzato soprattutto vasellame pregiato, e le sculture vere e proprie in cui non ha mancato di cimentarsi. E’ una mostra antologica, le opere coprono un ampio arco temporale,  dall’inizio degli anni ’70 fino al 2015. La mostra è a cura di Mariastella Margozzi, come il Catalogo bilingue Gangemi Editore, curato con Lucia Sabatini Scalmati

Una mostra particolare, con i gioielli realizzati da un orefice che è anche scultore, quindi non sono assimilabili a quelli, ad esempio di Bulgari e neppure di Buccellati, perché le sue sono “sculture per il corpo”, quindi si differenziano nettamente dai preziosi ornamenti che hanno resi celebri i due gioiellieri.

Non solo gioielli, ma anche argenterie e sculture vere e proprie, però dai gioielli si deve partire per conoscere un artista che, a differenza degli scultori in senso stretto, attribuisce al materiale usato un valore primario: non cerca di estrarne la forma che vi vede imprigionata considerandoli un ostacolo da rimuovere, ma al contrario si propone di valorizzarne ulteriormente la nobiltà aggiungendoci la sua arte senza sottrarre nulla della preziosità del materiale, anzi accrescendola.

Il richiamo alla natura  e alla cultura

Un approccio materico, sembrerebbe il suo, anche se utilizzando un materiale nobile e prezioso. Tutt’altro, come sottolinea Mirella Cisotto Nalon nella sua attenta riflessione sul “gioiello come evento plastico”. Perché un evento e non un oggetto di abbigliamento per quanto prestigioso e di valore?  “Ogni opera di Fausto Maria Franchi sembra scaturire dalla relazione tra la sfera della natura e quella della cultura”, relazione che  va analizzata. 

Il richiamo alla natura viene dalle forme che rimandano a quelle primarie, curve e avvolgenti, di origine organica; la cultura è insita nei saperi sedimentati che sono alla base della sua maestria creativa oltre che nei continui riferimenti colti nelle intitolazioni, in particolare delle sculture.

La rotondità delle linee rimanda al barocco, in cui è stato immerso vivendo a Roma dove si è formato frequentando il Museo artistico, ramo oreficeria, con la guida dei professori Orlandini e Gerardi, e ampliando la sua visione con viaggi in diversi paesi europei e negli Stati Uniti. L’oreficeria di Mario Masenza in via del Corso era frequentata da artisti dell’informale, tra cui il grande Capogrossi, si trasferivano nei gioielli le suggestioni delle tendenze più avanzate.  Così nella forma sostanzialmente circolare, ma tendente ad aprirsi, entrano segni e filamenti, trame e intrecci per cui nel momento in cui sembra conchiusa, appare potenzialmente protesa all’infinito.

Natura e cultura, dunque, alla base delle sue forme in un rapporto costante con lo spazio soprattutto nelle sculture, oltre che con la luce, e non solo.  Perché, aggiunge la Cisotto Nalom, “è lecito vedere nel tempo la dimensione a cui esse in definitiva appartengono e nella quale, idealmente, si protende la loro forma”.

Il cerchio nell’arte di Franchi

Detto questo, ulteriori motivazioni di grande interesse sono fornite da Mariastella Margozzi, che chiarisce anche le origini del  titolo dato alla mostra. Abbiamo già parlato delle forme tendenzialmente circolari del richiamo primordiale, ma c’è di più. Il titolo lo ha voluto l’autore per la sua ricerca costante, fin dall’inizio della sua vita artistica, svolta intorno al cerchio, figura geometrica  e naturale generata dal vortice cosmico primordiale generatrice a sua volta delle forme più semplici come di quelle più complesse, in primis degli anelli, dal forte valore simbolico a livello cosmico con le orbite dei pianeti e a livello umano, come segno di decoro ornamentale e anche di valori ideali come il legame sentimentale fino a quello matrimoniale

In passato, in una mostra sempre alla Gnam, quella delle copertine di “Mass Media”, ci siamo appassionati alla genesi e al significato attribuito a un’altra figura geometrica basilare, il quadrato, e ne abbiamo esplorato le molteplici interpretazioni. La Margozzi ci aiuta ora a fare la stessa cosa con il cerchio. 

Oltre ai contenuti primordiali e ideali cui abbiamo accennato, si consideri che fin dall’uomo preistorico la visione della luna ha proiettato l’immagine del cerchio, poi divenuto ruota, la scoperta più rivoluzionaria dopo il fuoco, quindi il cerchio è stata la matrice dei vasi in cui si sono raccolti e custoditi gli elementi essenziali per la vita, dall’acqua agli oli, dalle derrate al grano;. I piatti della vita quotidiana sin dalla preistoria sono circolari, e sono rimasti tali, gli scudi erano circolari e così la campana, che propaga onde sonore circolari come sono circolari i cerchi che si formano quando si getta in acqua un sasso.

In senso figurato circolarità sta per apertura, nell’informazione e nelle relazioni umane in generale. Anche per questo l’attrazione che l’artista ha provato istintivamente per la forma circolare lo ha portato a “superare l’opportunità dell’oggetto e a spaziare nell’universo misterioso e misterico dei segni e dei simboli”.  Ha potuto farlo scegliendo la materia adatta ad esprimere questi contenuti e nobilitare la forma.

I materiali preziosi e i contenuti moderni

Nel suo approccio di orafo scultore non poteva che essere un materiale prezioso, oro e argento; nei contenuti che intendeva dare alla sua opera l’informale e le altre correnti avanguardia che crescevano intorno a lui nell’ambiente artistico romano degli anni ’50 e ’60, erano  la via naturale. E’ riuscito a conciliare e a valorizzare insieme queste due direttrici, apparentemente divergenti perché c’era anche l’arte povera tra le avanguardie mentre la sua era un’arte ricca, che cozzava con le concezioni correnti; tanto che si tendeva a sostituire il gioiello di materiali preziosi con il monile di acciaio, ferro e pietre dure, per rendere democratico l’ornamento mettendolo a disposizione di tutti e non solo del censo privilegiato.

L’artista si è rifiutato di degradare il gioiello a semplice “scultura per il corpo”  di  materiale povero, è stato sempre legato alla sua preziosità e purezza  per arricchirne la nobiltà con il valore aggiunto dell’arte. In lui è il materiale prezioso a suggerire il contenuto dell’opera, non l’inverso come avviene nella scultura.  Masenza, nella cui gioielleria nascevano i lavori di Franchi, riceveva anche l’apporto creativo di artisti come Afro e Mastroianni, Novelli e Consagra della vivace avanguardia romana, in una sinergia vincente tra le idee più avanzate e le realizzazioni più preziose.

I gioielli di Masenza in via del Corso assurgevano a vera arte, tanto che i “gioielli d’artista” furono esposti in un’apposita vetrina  allestita con l’opera e il contributo di Umberto Matroianni nella stessa Galleria Nazionale d’Arte Moderna dove ora si svolge la mostra dopo che  nel 1967  la direttrice Palma Bucarelli, li presentò nel padiglione italiano dell’Expo d Montreal insieme alle grandi sculture.  Un certo numero furono donati alla Bucarelli dagli autori e seguirono la direttrice al termine della sua attività nella Galleria nel 1975, ma una dozzina circa sono restati nel Museo.

“Questo passato di attenzione istituzionale al ‘gioiello’ d’artista e l’intenzione di rinnovare l’interesse sul genere – afferma la Margozzi – è il motivo che sta alla base della mostra  dedicata oggi a Fausto Maria Franchi, artista nobile come le opere che prendono vita dalle sue mani, dalla sua fantasia, dalla sua cultura, ed esecutore esemplare di oggetti che testimoniano la trasversalità delle forme così come della immutabile identità di gioiello e materia preziosa”.

Non c’è solo l’arte ad aggiungersi alla preziosità della materia,  ci sono le  “tecniche di trasformazione ‘amorevole’ del metallo” che vanno dallo sbalzo al cesello, dal niello alla doratura al mercurio. A queste “egli aggiunge anche la sapienza della smaltatura, altra tecnica antica, che spesso pone a coronamento di quel processo alchemico che è la motivazione prima di ogni sua scelta operativa”. E non è un aspetto secondario, anzi diventa qualificante: “L’alchimia, come necessità di trasformare la materia fino alla sua sublimazione e di renderla unica nella sua forma compiuta è sicuramente la scienza umanistica che più si adatta a descrivere il processo creativo dell’artista orafo”.

La Margozzi precisa: “Fausto Maria Franchi a questo processo di trasformazione aggiunge e ribadisce la necessità del recupero del significato e della simbologia dell’oggetto prezioso, il suo continuare a corrispondere a precise categorie espressive”. Conclude così: “E così il cerchio diventa anello, collana, campana, figura onnicomprensiva di forma e spazio, di materia e idea”.  Anche di luce e di tempo.

E’ proprio il caso di dire che il cerchio si chiude, si può passare a una rapida rassegna delle opere esposte cominciando dai gioielli, nei quali si concretizza quanto osservato fin qui. Ma prima qualche altro dato biografico con le sue benemerenze.

Nel 1964 ottiene il 1° premio al Concorso nazionale d’Oreficeria del Ministero Industria e Commercio, diviene presidente degli Orafi e membro della Presidenza Nazionale dell’Artistico alla Camera di Commercio, nel 1993 promuove, dirigendola fino al 2008, la mostra annuale “Desideri preziosi” indetta dalla Camera di Commercio di Roma al Tempio di Adriano”,  membro permanente della sua Commissione periti ed esperti. Nel 2003 riceve l’onorificenza “Maestro dell’artigianato”,  nel 2011 viene invitato a partecipare all'”Omaggio degli artisti a Benedetto XVI nel 60 esimo di sacerdozio, nel 2012 progetta il concorso internazionale “Gioielloinarte” a scadenza triennale.

Interminabile la serie delle esposizioni  a cui ha partecipato, 110 dal 1964 al 2015, di cui un terzo all’estero,  in vari paesi europei, nell’America del Nord e del Sud, in Giappone.

Dopo questi semplici accenni di un “cursus honorum” prestigioso, la parola alle opere esposte.

I gioielli, le “sculture per il corpo” 

La più recente è “Girotondo”, un bracciale in argento del 2015 con la tecnica delle coppette strozzate e cesellate, e varie da banchetto. Le tecniche da banchetto,  insieme al traforo,  sono anche alla base della realizzazione della serie  “Affinità elettive 2“, del 2014, il titolo si riallaccia al tema culturale, richiama la celebre opera di Goethe: è una parure di anello-collana-bracciale in oro-argento-argento ossidato nero, con un secondo anello e bracciale, a strati sovrapposti con la contrapposizione cromatico del giallo, bianco e nero in uno stile omogeneo dalle linee moderne. Nello stesso anno orecchini di forma diversa, molto frastagliati, come l’anello in argento del 2013 in argento e smalto, e le “Affinità elettive” del 2010, due spille una in oro  e l’altra in argento, e un anello d’argento con rame e acciaio acmonital; nel 2009 troviamo un anello d’oro, stesso titolo.

Gli altri titoli sono fantasiosi, nel 2014 il ciondolo “Strano concetto”, nel 2013 le collane “Stante” e “Dove vai”, gli anelli  “Allegro” e “Mare”, il pendente “Trasgressione” e il ciondolo “Positivo-negativo”, oltre ad oro e argento troviamo rame e corniola, acciaio e legno. Nel 2011 la spilla “Carrara” e nel 2010, oltre alle spille e all’anello delle “Affinità elettive” già citati, “L’ospite”  bracciale in oro con l’aggiunta di diamanti, che troviamo anche nel ciondolo “Ebla” del 2006, negli anelli “Elisabetta” del 2004, e  “Porta dei ricordi” del 2002; di quest’ultimo anno due anelli d’oro in fusione a cera persa, “Inizio”, “Inizio della storia”, e soprattutto “Omaggio a Fontana”, anello d’oro con una fessura centrale in metacrilato verde in omaggio al sigillo inconfondibile dell’artista.

la galleria di gioielli risale agli anni ’80, con la spilla “Moderato“, 1985, e il girocollo”Andante”, 1980,  e agli anni ’70, con gli anelli “Struttura”, 1975, “Scultura”, 1972, anno nel quale realizza anche il girocollo “Gioco antropomorfo”, in fusione  a cera persa con l’aggiunta di smeraldi e diamanti nelle punte frastagliate di una  composizione spettacolare.

Gli argenti e le sculture

Con gli argenti ha modo di esprimersi compiutamente la sua passione per il cerchio trattandosi di articoli di questa forma, ma alle forme arrotondate aggiunge dei terminali molto caratteristici. Lo vediamo nella serie “Pesce rosso”, del 2011, una caffettiera, zuccheriera  e tazzina la cui superficie è in sbalzo e cesello, con smalto a fuoco, Lo stesso nel vaso “Sto-colma“, 2009,e nella brocca “Fontanabianca 2”, 2008, titolo che troviamo anche in una brocca del 2002; sempre del 2008 anche i vasi “Birichinata” e “Sombrero” , del 2007  il vaso  “Gallo” , mentre nel 2004 troviamo la ciotola “Martello matto” e il piatto “La smorfia”, testimonial della mostra, che esprime la centralità del cerchio; mentre la teiera “La via del te”, del 2000, aggiunge alla sfera centrale un viluppo di tentacoli alla Laocoonte. Piatti molto lavorati sempre a sbalzo e cesello negli anni ’90, da “Occhi memori”, 1994, a “Dolci lacrime”, 1992, a  “Gioco primitivo”, 1990.

Orafo scultore in materiali preziosi abbiamo detto essere la sua attività artistica prevalente, ma vediamo esposte anche sculture in bronzo fino  a70 cm di altezza. I riferimenti culturali sono ancora più espliciti, le intitolazioni esprimono in modo diretto i contenuti e motivi ispiratori.

Vale per la serie del 2014, “Studio da Guernica”, 5 piccole sculture che richiamano le forme picassiane, mentre altrettanto evocativa la serie di 5 sculture più grandi  “Una campana per Erasmo da Rotterdam”, del 2009, anche con il cuoio,  entrambe richiamano alla memoria echi lontani. Tra queste due serie le 2 sculture del 2013, “Il trionfo di Adriano”,  che si dispiega anche in orizzontale, con un riferimento al passato altrettanto esplicito; andando più indietro, “Battaglia ungherese”, 1985, in bronzo patinato verde, le 2 in bronzo “Lettura dell’Angelo di S. Andrea della Valle”, 1980,  e le 3 “Forme” del 1977  con cui si conclude l’intera mostra. Con queste forme e rimandi, secondo la  Cinotto Nalon, “il suo scopo non sembra essere quello di recuperare un repertorio di pur seducenti archeologie formali, quanto piuttosto di portare in superficie memorie vive ed operanti”.

Il commento più appropriato a commento delle immagini che abbiamo sommariamente descritto ci è sembrato quello del figlio Enrico, che ricorda come il padre da bambino  gli scrisse queste parole dedicandogli una decorazione pittorica: “Sorridi, sorridi, sorridi sempre perché quando sorridi sei più vicino a me”.  Ecco come Enrico Franchi parla del padre artista: “Un turbine di idee tangibili, volanti, sorridenti, cupe, colorate, musicali, fantasiose; parole che bisogna saper ascoltare; reali e irreali, come il suo essere sempre giocoso, la sua giovinezza nell’anima, i suoi argenti tirati a martello; martello che sembra colpire   caso una lastra, ma con ritmo preciso, meditato, magico”. 

Ebbene, dopo aver visto le opere esposte, nella loro intrigante originalità,  sembra anche a noi di vedere l’artista  nel suo impeto creativo. Alle prese con metalli preziosi per aggiungervi qualcosa di ancora più prezioso, la sua arte scultorea. 

Info

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Viale delle Belle Arti 131, Roma. Da martedì a domenica ore 8,30-19,30, entrata fino  a 45 minuti prima della chiusura; lunedì chiuso. Ingresso euro 8 (mostra + museo), ridotto 4 euro per i giovani UE 18-25 anni, gratuito per i minori di 18 anni e altre categorie previste. http://www.gnam.beniculturali.it/ Tel. 06.32298221. Catalogo “L’orma del cerchio. Fausto Maria Franchi orafo artista”,  a cura di Mariastella Margozzi e Lucia Sabatini Scalmati,  Gangeni Editore, novembre 2015,pp. 96, bilingue italiano-inglese, formato15 x 21, dal Catalogo sono tratte le citazioni del testo. Per il “quadrato” cfr. il nostro articolo in questo sito “Mass media, 27 artisti sul quadrato alla Gnam”  23 marzo 2014.

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante alla presentazione della mostra alla Gnam, che si ringrazia, con i titolari dei diritti. In apertura, la vetrina con i gioielli; seguono, “Affinità elettive n. 2”, collana oro-argento-acciio,  2014, e “Ironia della storia”, anello oro, 2002;  poi, “Carrara”, spilla  argento-acciaio, 2011, e “La via del te”, teiera argento, 2000; quindi,  “Fontanabianca”, brocca argento, 2002, a sin., con “La smorfia“, piatto argento, 2004, a dx, e “Sombrero”, vaso argento, 2008; inoltre, “Pesce rosso”, caffettiera argento, 2011, e “Battaglia ungherese”, scltura bronzo, 1985; infine, “Lettura dell’Angelo di S. Andrea della Valle“, scultura bronzo, 1980, e “Il trionfo di Adriano”, scultura bronzo 2013; in chiusura, “Studio di testa”, scultura bronzo, 1980.