Pittori di Marina, sei artisti premiati e un libro celebrativo

di Romano Maria Levante

Il 20 gennaio 2016 nella Biblioteca centrale del Palazzo della Marina a Roma è stato conferito il  titolo “Pittore di Marina” a sei artisti che si sono segnalati per i loro dipinti di soggetto marinaro: Alessandro Feruglio e Giuseppe Frascaroli, Mario Magnatti e Gianfranco Munerotto, Davide Orler e Gianni Testa. Inoltre è stato presentato il libro “La storia della Marina attraverso i dipinti“, dell’ammiraglio Paolo Bembo Vice presidente dell’Associazione “Pittori di Marina”, dal comandante Giosuè Allegrini  Capo Ufficio Storico della Marina Militare, che lo ha curato con  l’editore Carlo Rodorigo intervenuto alla manifestazione insieme allo storico Enrico Cernuschi. Ha presieduto il capitano di vascello Luca Conti, Capo Ufficio Immagine e Promozione,  in chiusura il saluto dell’ammiraglio Raffaele Caruso in rappresentanza del Capo di Stato Maggiore della Marina.

Una vera immersione, è il caso di dirlo, nel mondo della Marina, si è svolta nella Biblioteca dello storico palazzo con i  pittori che hanno realizzato opere artistiche sulle navi e sull’ambiente marino.

I diplomi  ai sei “Pittori di Marina” e il libro sulla storia della Marina in pittura

Non si è trattato di una mostra, come per le opere dei “Pittori del Risorgimento” presentate alle Scuderie del Quirinale alla fine del  2010, ma delle due originali iniziative citate: il conferimento del titolo di “Pittore di Marina” , con apposito diploma, ai sei artisti  dei quali sono state mostrate significative riproduzioni di dipinti marinari; e la presentazione del libro “La storia della Marina attraverso i dipinti” dell’ammiraglio Paolo Bembo. C’è uno stretto collegamento tra i due momenti, perché questi pittori hanno anche alimentato con le loro opere la galleria iconografica del volume. 

L’Associazione Pittori di Marina, di cui l’autore è Vicepresidente, istituita nel 1998,  conferisce  periodicamente questo riconoscimento collegato a un’antica tradizione, addirittura preunitaria  e mantenuta fino all’ultimo dopoguerra,  rinverdita con la costituzione dell’associazione.

Abbiamo parlato di immersione nel mondo della Marina perché si è andati ben oltre la cerimonia del conferimento dei diplomi da parte del capitano di vascello Conti e del comandante Allegrini,  e la presentazione del libro sulla storia della Marina attraverso i dipinti,  donato anch’esso ai premiati.

I valori e la storia della Marina sono stati illustrati nel lungo e appassionato intervento del presidente dell’Associazione  comandante Allegrini, che ha introdotto anche il libro dell’amm. Bembo,  con il commento altrettanto appassionato dello storico della Marina Cernuschi

Nulla di burocratico né militaresco, ha prevalso la cultura nelle rievocazioni marinare e l’arte nelle pur indirette visioni delle opere dei pittori insigniti del riconoscimento. Il capitano di vascello Luca Conti,  nel presiedere la manifestazione, ci ha tenuto a sottolineare   l’importanza che la Marina attribuisce alla cultura e all’arte nella diffusione e divulgazione dei propri valori.

Ampio spazio anche alla storia, la lunga storia della Marina che aleggiava  nel grande palazzo illustrato nell’apposito intervento del sottotenente di vascello Desireé Tommaselli:  costruzione iniziata nel 1912 su un progetto Liberty, ripresa dopo la prima guerra mondiale su diverse basi stilistiche e con inserimento nel 1929  alla base della facciata dei “manufatti della vittoria navale”, le due gigantesche ancore delle  corazzate  affondate “Lissa”, quasi una rivincita sulla storica battaglia, e la  poderosa  “Viribus Unitis”, che hanno reso il Palazzo un “unicum” immediatamente riconoscibile.  La stessa Biblioteca, nella quale si è svolta la manifestazione, reca i simboli marinari nelle ringhiere e nello spettacolare  lampadario, oltre che, naturalmente, nei preziosi volumi allineati negli antichi scaffali che fasciano interamente il vasto salone.

L’attività militare della Marina è stata imponente anche nella Grande guerra che invece nell’immaginario collettivo è ricordata come guerra di trincea, da Caporetto a Vittorio Veneto, dal Carso a Montegrappa, lo dimostrano i numeri forniti, citiamo solo le  86 mila missioni, corrispondono a molte volte il giro del mondo; altrettanto imponente la documentazione, ben 10 milioni di documenti e 1 milione di fotografie.  Ma non si deve considerare solo l’aspetto militare, quanto quello economico: la sicurezza dei mari è la base degli scambi commerciali che nella storia dell’umanità hanno  avuto grande sviluppo  per il fondamentale apporto delle attività marinare.

Nella presentazione del proprio libro,  l’ammiraglio Bembo ha ricordato che l’idea di una storia della Marina attraverso i dipinti gli era stata data dal Capo di stato maggiore in anni lontani, cui sono seguite lunghe ricerche.  Ha poi precisato che ci sono i “pittori illustratori navali” in senso anglosassone, non uomini di mare ma osservatori spesso tanto attenti da riuscire a rendere la vita marinara non vissuta direttamente, tra loro ha citato Bucci; e “pittori uomini di mare” che a parità di talento artistico hanno “una marcia in più”.  Tanto altro è stato detto sul libro anche dallo storico Cernuschi, ma dobbiamo tornare sull’altro evento della giornata, il conferimento dei diplomi.

Al riguardo presentiamo ciascuno dei sei artisti riconosciuti “Pittori di Marina”, in base alle immagini fornite e ai dati biografici, che aiutano a conoscere il loro rapporto con il mondo del mare.

Di tre artisti vediamo dipinti di navi della Marina Militare in navigazione nella loro imponenza.

Le navi di Alessandro Feruglio sono quasi in dissolvenza, in un’atmosfera rarefatta:  due oli con una nave portaerei  nel Centenario dell’Aviazione di Marina, e il “Sommergibile  Emo” mentre emerge tra le onde, e due acquerelli, la “Nave Impavido” e le  “Vespucci”  e “Palinuro”, la celebre nave scuola in primo piano mentre dietro si vede la sagoma simile dell’altra, quasi il suo riflesso.

Appassionato di mare fin da bambino, studi nautici a Venezia, diplomato nell’Istituto nautico di Trieste, guardiamarina dopo un corso nell’Accademia navale di Livorno, anche se dopo aver terminato il servizio militare in Marina lavorerà in banca; ma resterà sempre appassionato di mare.   Si imbarca su varie unità  a vela negli anni ‘80 e partecipa ai raduni e alle regate di barche d’epoca.

Comincia a ritrarre navi e barche a vela soprattutto nel mare in burrasca finché l’entusiasmo per la Coppa America non lo porta negli anni ’90 a dipingerne le regate esponendo i suoi lavori fino  a partecipare nel 1998 al concorso “Pittori di Marina” indetto dall’Ufficio storico della Marina Militare; ha poi dipinto immagini delle unità della Marina Militare, da quelle storiche alle più recenti, come quelle citate. Uomo di mare, ha tradotto nell’arte la sua autentica passione, appartiene alla categoria che ha vissuto nell’ambiente marinaro e ne conosce motivazioni  e atmosfere.  .

Di Mario Magnatti vediamo tre “digital paint” della “Nave Cavour”, ripresa di coda, che ne riduce l’imponenza, e la “Nave Gaeta”, con fumi neri che escono dai fumaioli, oltre all’ “Incrociatore classe Zara”, nello sfondo  un cielo nuvoloso; si vede ritratto anche l’ammiraglio De Giorgi.

Nella sua biografia non ci sono riferimenti marinari ma  molti riconoscimenti artistici per le  opere in cui utilizza varie tecniche impegnandosi anche nella ricerca.  I primi successi dal 1994 al 1997, in cinque concorsi nazionali due volte primo e tre volte terzo; dopo cinque anni di interruzione, dal 2002 al 2013,  primo in quattro concorsi internazionali  e in uno nazionale, secondo in tre concorsi internazionali e terzo in un concorso nazionale. A questi si aggiunge un gran numero di altri premi internazionali. Lo consideriamo tra i cosiddetti “illustratori”, non uomini di mare ma profondi conoscitori delle navi e dell’ambiente marino per passione.

Ugualmente nella biografia di Gianfranco Munerotto non ci sono precedenti di vita marinara vissuta di persona, il suo interesse per il mare è di natura storica, studioso com’è della marineria antica e tradizionale non solo attraverso i documenti ma anche mediante l’iconografia artistica come verifica, in particolare dei materiali da lui ricostruiti per le imbarcazioni venete. Ha pubblicato illustrazioni e ricostruzioni grafiche, ha catalogato e valutato sotto il profilo storico  i reperti di barche e collabora con il Museo storico navale di Venezia, ha  realizzato dipinti anche per conto della Marina Militare. Un impegno di studioso il suo che nasce dalla passione per la marineria antica e si è trasferito nella pittura di Marina, con l’aderenza alla realtà e la precisione nel ritrarre le navi data dalla sua conoscenza specifica, e l’aggiunta di un ambiente marino fatto di luci e di colori, non convenzionale ma personale,  dagli effetti suggestivi.

Lo vediamo nei quattro oli presentati,  due sulla “Nave Luigi Rizzo” e “Nave Perseo“, due sul “Sommergibile Toti” e  sulla nave portaerei per il Centenario Aviazione Navale. Sono immagini  con forte evidenza cromatica, scene movimentate dai marosi nella superficie del mare e dagli aerei ed elicotteri in volo, a parte il sommergibile qui visto in completa immersione nella sua imponenza.

Frascaroli, Orler: ammiragli e barche da favola

Di Giuseppe Frascaroli vengono presentati tre oli con i ritratti di ammiragli; due  a mezzo busto di Giuseppe De Giorgi e Paolo Thaon De Revel, concentrati sull’espressione del volto; uno di grandi dimensioni, a figura intera, Paolo Thaon De Revel  in piedi tra simboli patriottici e sfondo marino.

Anche per lui non si forniscono precedenti marinari, ma la storia artistica che lo pone “tra i più talentuosi e autorevoli pittori figurativi classici”, come “il pittore neoclassicista italiano di maggiore rilievo a livello istituzionale”, studioso anche di arte pittorica.  Si è segnalato nella pittura di matrice religiosa e colta, è noto come il “Pittore dei Papi”,  ed è ritrattista e paesaggista, con preferenza per la pittura di soggetto marinaro, ed ecco spiegati i ritratti di ammiragli in cui unisce le due inclinazioni, per il ritratto e per la marina. Il lungo elenco delle sedi istituzionali italiane ed estere  dove sono collocate le sue opere, degli ambiti museali nazionali e internazionali con testimonianze bibliografiche ed iconografiche e delle onorificenze  dà un’idea dell’unanime riconoscimento alla sua elevata caratura artistica.

E siamo a uno dei due pittori che abbiamo lasciato per ultimi non solo per l’ordine alfabetico, ma anche per il differenziarsi dai quattro artisti precedenti, sotto il profilo dei soggetti marinari presentati:  non moderne e imponenti  navi da combattimento, né ammiragli in alta uniforme,  ma scene pittoresche ed evocative  in un ambiente suggestivo che crea una magica atmosfera.

E’  Davide Orler, al quale è stato conferito il riconoscimento di “Pittore di Marina” alla memoria, essendo scomparso il 7 dicembre 2010, il diploma è stato ritirato dal figlio.  Conosceva per esperienza diretta la vita marinara, essendosi arruolato volontario a 18 anni in Marina per il suo attaccamento al mare, non volendo andare negli alpini cui era destinato come trentino.  Resta in Marina per l’intero periodo di ferma di otto anni, imbarcato sui dragamine e su altre navi nel servizio di pattuglia nei mari italiani.

Si dedica fin da giovanissimo all’arte e alla pittura, traendo ispirazione dall’amore per la sua terra nei  paesaggi montani e dalla passione per il mare nei dipinti con visioni mediterranee e immagini ambientali di località marine.  A questi temi unisce  una forte sensibilità per i motivi spirituali, che lo porta all’arte sacra, ritrae  la figura tragica dell’Ecce Homo e del Cristo morto. Dalle immagini sacre a quelle marine, domina nelle sue raffigurazioni  il senso del pathos.

A 26 anni,  con la prima personale ha in premio la collocazione per quattro anni in uno studio di artisti veneziani, l’anno dopo in una nuova personale al Museo Picasso di Antibes conosce il grande Pablo Picasso, e con lui protagonisti della cultura e dell’arte, come Germaine Richter, Jean Cocteau,  Jaques Prévert. Presente alla Biennale d’Arte sacra di Bologna, alla Biennale  di Milano e alla Quadriennale di Roma, nel 1963  ottiene il primo premio di pittura ex aequo all’Opera Bevilacqua La Masa;  oltre quarant’anni dopo, nel 2007, il premio alla carriera alla Biennale internazionale di Firenze. Nel mezzo,  tante mostre personali e tanti riconoscimenti che fanno di lui “uno dei più rilevanti figurativi italiani della seconda metà del Novecento”. Degli anni ’90 va ricordato il suo ciclo pittorico della Bibbia, un centinaio di dipinti sul Vecchio e Nuovo testamento.  

I quattro dipinti a olio presentati parlano per lui, “A Palermo 2” e “Porto Carbone a Palermo 2” mostrano barche tratteggiate con straordinaria evidenza materica, in un figurativo all’opposto del  precisionismo, con lo spessore del tratto e la forte colorazione riesce a far sentire ciò che anima l’ambiente riprodotto; “Barca a vela” e “Le sirene” sono immagini  con altrettanta intensità materica e cromatica, rendono mirabilmente l’aspetto favolistico e onirico dei soggetti raffigurati.

Gianni Testa: le vele marine nell’espressionismo onirico

Ed eccoci infine a Gianni Testa, l’ultimo dei premiati in ordine alfabetico,  il primo nei nostri pensieri  avendone conosciuto a fondo e commentato con sincero apprezzamento la pittura ricca di motivi e di suggestioni, che abbiamo definito a suo tempo “espressionismo onirico” per la forza delle sue composizioni. Esse spaziano su una gamma quanto mai vasta, dai celebri cavalli alle nature morte, dalle piazze romane alle persone, ritratti e non solo, dai temi sacri alla Divina Commedia, fino ai paesaggi e alle marine.

Un eclettismo tematico il suo, associato a una unitarietà stilistica che deriva da un iter formativo artistico particolarmente ricco innestato su una passione per la pittura che lo portò a lasciare gli studi di architettura intrapresi con risultati di eccellenza dopo due anni.  Nella scuola di restauro della Galleria Borghese guidata dalla direttrice prof.ssa Della Pergola approfondisce i metodi e le tecniche con cui i Maestri del passato davano vita ai soggetti delle loro opere trasmettendo emozioni e sensazioni, e vi trova ulteriori motivazioni, tanto che si dedica  al restauro per dieci anni.

Poi un’ulteriore tappa della sua formazione sul campo, dopo il restauro la scultura con il maestro Bartolini, che sarà fondamentale nel passaggio alla pittura non solo come passione ma  come definitiva sua espressione artistica con l’approccio dello scultore unito a quello del restauratore.

Ha approfondito l’arte degli antichi maestri, ora entra in contatto con i suoi contemporanei,  Guttuso e Calabria, Quaglia e Levi, e ne diventa amico. Carlo Levi nel 1962  lo spinge  a partecipare ad una collettiva di pittura con Renato Guttuso e Quaglia, Mazzacurati e Purificato, conoscerà anche Pericle Fazzini.  La sua arte, pittura e scultura,  viene apprezzata sempre di più dalla critica.

Partecipa regolarmente alle più prestigiose rassegne collettive d’arte, dalla Biennale di Roma sin dal 1968, alla Triennale di Milano e Quadriennale di Roma dal 1975,  premiato in concorsi d’arte,    dal primo  premio al “Brandy italiano” del 1970  al Premio alla carriera ottenuto di recente. Mostre personali in Italia e all’estero, Germania e Svizzera, Stati Uniti e Giappone fino al tour artistico negli Emirati arabi dall’aprile 2015 all’aprile 2016 con il patrocinio della Presidenza del Consiglio.

Le sua formazione si riflette in uno stile molto personale, una densità materica che rimanda al restauro e un modo di estrarre le forme dalla materia pittorica che rimanda alla scultura..

E quali forme! I  cavalli scalpitanti sono la sua espressione più celebre e spettacolare, con la loro straripante vitalità,  come fossero onde che si formano incessantemente senza tregua. Possiamo vedervi un richiamo al mare, del resto non sono chiamate “cavalloni”  le onde del mare agitato?  Forse anche con riferimento al mare si può interpretare l’insistenza con cui li ritrae, “Gli stalloni” e “Bradi liberi”, “Bradi festosi” e “Bradi nella notte”, “Lotta di bradi” e “Battaglia”, in composizioni  dinamiche  con  cromatismi che riflettono le atmosfere più variate e suggestive.

Come le vele sul mare, presentate quale sigillo della sua attenzione alla Marina, dove traspaiono alcuni motivi ricorrenti nella sua arte. Dei cavalli abbiamo detto, ma ci sono anche i paesaggi, “Sintesi di Roma” e “Ruderi di notte”, “Piazza del Popolo”,” Piazza Navona”,  e “Piazza di Spagna”  con facciate e monumenti in particolari condizioni di luce: si vedono le cupole  dietro le “Vele a Venezia”, come un miraggio; e i paesaggi,  in “Gara velica”  la montagna, dal profilo del Vesuvio, con  un cielo corrusco. In “Vele”, e soprattutto “Vela rossa”,  spicca la  densità materica.

Nella mostra antologica a lui dedicata al Vittoriano nel 2014  abbiamo potuto vedere  non solo quelle ora accennate, ma anche altre espressioni artistiche, dalle Nature morte alla galleria di figure umane: i ritratti femminili,  “Maria Grazia” e “Lidia Ceccarelli“, “Ragazza peruviana” e “Marilyn Monroe”,  i grandi personaggi, “Anita  e Garibaldi” e  “S. S. Giovanni Paolo II”, le composizioni dinamiche,  “Balletto notturno” e “Danza”,  quelle con forte cromatismo “Danzatrici” e “Danza orientale. e le scene intense, “Pace”“Inquisizione “,  il sacro di “La caduta  di Paolo” e “Mana Hata”, “Crocifissione” e “Il Calvario”. Fino alla “Divina Commedia”, con il verde del “Paradiso”, che nel “Purgatorio” si mescola al rosso, dominante nell'”Inferno” insieme al nero; un inferno che “Undici settembre” porta nella realtà, con le fiamme infernali che divorano le Torri Gemelle, un’immagine definita da Claudio Strinati  più verosimile di quella vera.

Una straripante polifonia di soggetti e temi in una rigorosa coerenza stilistica manifestata nella estrema complessità materica in una  varietà di colori che va dal blu diffuso delle ambientazioni notturne al magmatico tripudio coloristico delle altre composizioni. 

La massa cromatica è la materia informe dalla quale, afferma Strinati, l’artista “tira fuori la forma”  come Tiziano nelle ultime opere, al pari di Michelangelo dal marmo: “Talvolta Testa sbozza l’immagine con grandi campi di colore per cui sembra di vedere alternarsi sulla tela una tendenza a sfumare e una a definire, contigue ma inseparabili”. Nelle sue composizioni “il colore appare come un vento cromatico che spinge delle foglie, che sono le pennellate stesse, a coagularsi in forme di figure, mentre altre volte si nota un sorprendente contrasto tra una potente accensione della cromia e un altrettanto esplicito incupimento della materia pittorica”. 

E’ una definizione che si attaglia alla perfezione alle sue “Vele”, non solo formate ma addirittura spinte dal “vento cromatico”, che le definisce e le accende,ma anche, come in “Vela rossa”, tende a sfumarle e incupirle.

Se la forma è così intrigante, il contenuto che esprime lo è altrettanto: non rappresenta la realtà  fattuale ma la realtà virtuale come viene percepita dall’artista con le sue pulsioni interiori e rivissuta dall’osservatore che vi trasferisce le sue visioni, i suoi sentimenti, i suoi sogni. Perciò la definizione  “espressionismo onirico” ci sembra possa rendere il senso delle suggestioni provate e suscitate.

Le vele e il mare hanno sempre alimentato i sogni di tutti, per il senso di libertà che trasmettono con la dimensione indefinibile dell’infinito non disgiunta dalla sottile inquietudine legata all’ignoto che affascina mentre sgomenta portando alla riflessione, all’autoanalisi, alla meditazione.  In definitiva  chiamano a raccolta i sentimenti più autentici e profondi, anche quelli sedimentati nella memoria. 

E’  confortante, dunque,  vedere che tra le opere mostrate come rappresentative dei “Pittori di Marina”, oltre alle imponenti sagome delle grandi navi che ricordano le missioni militari sui mari, ci siano anche le piccole vele che evocano una dimensione magica, coinvolgente, quella dell’infinito: nella misteriosa realtà dell’ambiente marino e in quella ancora più insondabile dell’animo umano.

Info

La manifestazione si è svolta il 20 gennaio 2016  alla Biblioteca Centrale di Palazzo Marina, Piazza della Marina, 4, Roma. Tel. 06.3680.3870,  http://www.marina.difesa.it/   Cfr., in questo sito, i nostri articoli:  sull’opera di uno dei sei nuovi “Pittori di Marina”,  “Gianni Testa, l’espressionismo onirico al Vittoriano”, 14 settembre 2014, e “Gianni Testa, il tour negli emirati arabi”, 14 marzo 2015; sugli artisti riferiti a Testa,  Carlo Levi e la mostra alla Galleria Russo,  28 novembre e 3 dicembre 2014,   Renato Guttuso e la mostra al Vittoriano, 25 e 30 gennaio 2013. Inoltre, in “cultura.inabruzzo.it” , cfr. i nostri 3 articoli sulla mostra citata nel testo “Pittori del Risorgimento” alle Scuderie del Quirinale,  “L’epica” il 29 dicembre 2010, “Il popolo in armi” e  “Il popolo in ansia” l’8 gennaio 2011 (sito non più raggiungibile, gli articoli saranno trasferiti su questo sito).   Per Gianni Testa v. il Catalogo, dal quale abbiamo tratto le immagini appositamente aggiunte nel commento, “Gianni Testa, antologica”, a cura di Claudio Strinati, Gangemi Editore, settembre 2014, pp. 112, formato  21 x 28.

Foto

Le immagini dei sei artisti e del conferimento del titolo di “Pittore di Marina” sono state riprese da Romano Maria Levante nel corso della manifestazione al Palazzo Marina, mentre le riproduzioni dei loro dipinti marinari sono tratte dal “depliant” dell’Ufficio Informazione e Comunicazione della Marina Militare che si ringrazia.  I titoli, con consegna del diploma,  sono stati conferiti in ordine alfabetico, mantenuto nel nostro resoconto salvo una posposizione dovuta al nostro raggruppamento tematico. Per ogni artista l’immagine della premiazione, seguita immediatamente dai  suoi dipinti presentati nel “depliant”, precede il relativo resoconto  del testo. In apertura, gli artisti ripresi insieme prima della cerimonia, da sinistra il figlio di Orler, Testa, Frascaroli, Munerotto, Feruglio, Magnatti;  poi la consegna dei diplomi di “Pittori di Marina” effettuata dal capitano di vascello Conti (a sin) con il comandante Allegrini (a dx) e i loro dipinti del “depliant”,  secondo l”ordine in cui i singoli artisti sono citati nel testo:  Alessandro Feruglio, Mario Magnatti, Gianfranco Munerotto; Giuseppe Frascaroli, Davide Orler (nella premiazione il figlio); Gianni Testa; poi, inseriti nel commento su Testa,  i dipinti  del “depliant” ripresi dal Catalogo, “Vele a Venezia”, 2009, “Gara velica”, 2000, e “Vela rossa”, 1988, infine  “Velieri”, 1970 in chiusura, il maestro Testa  dopo la  cerimonia.