De Chirico, tra arte e filosofia nel trentennale della Fondazione

di Romano Maria Levante

All’Accademia di San Luca a Roma  la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico ha celebrato i primi 30 anni di attività il 22  novembre 2016 con un Convegno nel quale il presidente Paolo Picozza ha  ripercorso il lungo cammino per la tutela e la divulgazione dell’opera del  grande artista,; poi è stato presentato da Fabio Benzi  il numero celebrativo delle riviste “Metafisica” e  “Metaphysical Art” con la pubblicazione della prima traduzione in inglese della “Commedia dell’Arte moderna” e del corpus delle poesie di De Chirico, e si è svolta una discussione  filosofica tra professori ordinari delle Università di Milano, Firenze e Roma, Massimiliano Donà, Sergio Givone e Giuseppe Di Giacomo con gli interventi di Riccardo Dottori e Claudio Strinati, del Comitato scientifico della Fondazione, sul tema del  Convegno “Fine della Bellezza? Dibattito tra arte classica e moderna”. Nei tre giorni precedenti, dal 18 al 21 novembre, l’invito alla  Casa-museo di Giorgio de Chirico a  Piazza di Spagna, con visite gratuite  di mezz’ora per gruppi di 15 persone senza prenotazione.

L’attività della Fondazione e le pubblicazioni nel trentennale

E’ stata una mattinata densa di contenuti e fonte di emozioni quella del 22 novembre, quando si è entrati nel mondo di De Chirico gradualmente, iniziando con il  racconto del presidente Paolo Picozza che ha fatto rivivere l’attività della Fondazione tra molte difficoltà ma con il risultato di aver svolto un lavoro non solo di divulgazione ma anche di recupero delle opere del Maestro – 300  sono state riportate in Italia – con il vanto di non aver fatto nessuna vendita ma solo acquisizioni, per cui la Fondazione dispone di un grande patrimonio artistico avendo risolto altrimenti i problemi economici.

Ha anche donato  24 opere alla Galleria Nazionale  d’Arte Moderna, il museo con cui l’artista ebbe un rapporto controverso, celebrato nella mostra del 2009 presso la stessa galleria.

La Fondazione, sorta  nel 1986, inizialmente si è impegnata sul piano culturale,  nel centenario della nascita dell’artista ha promosso la ricerca critica di Maurizio Calvesi,  si è battuta in merito alla problematica vero-falso  sulle sue opere, soprattutto le  più recenti, come falso da contraffazione o presunto falso d’autore nella datazione.   

Una svolta si è  avuta nel 1998 con l’apertura della Casa-Museo, nella residenza che l’artista, nelle “Memorie della mia vita” definì così: “Dicono che Roma sia il centro del mondo e che piazza di Spagna sia il centro di Roma, io e mia moglie quindi si abiterebbe  nel centro del centro del mondo, quallo che sarebbe il colmo in fatto di centralità e il colmo in fatto di eccentricità”.  Quindi la pubblicazione  di un suo romanzo inedito e  di una nuova edizione delle “Memorie della mia vita”  con la prefazione di Carlo Bo, l’organizzazione di mostre  in Italia, come quelle a Milano e a Taranto, all’estero, in particolare in Belgio e a Buenos Aires; la prestigiosa rivista “Metafisica” , con l’edizione in inglese “Metaphysical Art”, ha consentito di diffondere la conoscenza di importanti carteggi di De Chirico e  di suoi testi teorici anche sul rapporto tra arte e filosofia, centrale nell’opera del Maestro,  il quale nei suoi  scritti si richiama soprattutto  a Schopenauer e a Nietsche. 

Della rivista “Metafisica”  ha parlato Fabio Benzi,  ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea dell”Università di Chieti-Pescara, definendola “fondamentale prodotto della Fondazione”, i cui contributi hanno posto pietre miliari e aperto nuovi scenari nella ricostruzione  dell’opera di De Chirico, non solo artistica ma anche critica.

Le molteplici residenze della sua vita  hanno portato alla perdita di molte testimonianze scritte e di documenti originali, tuttavia c’è tanto da scoprire e tanto su cui indagare, per un artista dalle forti radici europee. Con l’edizione inglese della rivista, “Metaphysical Art”  si può diffonderne la conoscenza universalmente, superando le limitazioni dell’italiano di cui si rendeva conto lo stesso artista, che era veramente cosmopolita:  nato in Grecia, educato in Germania, vissuto per lunghi periodi in altri paesi, oltre all’Italia, in città come Roma e Parigi, Londra e New York,  fino a parlare  ben cinque lingue da  cittadino del mondo come nessun altro artista del ‘900 e a scrivere nella lingua del paese dove risiedeva al momento.  

Benzi  ha poi illustrato i contenuti del numero speciale per il trentennale con gli scritti di De Chirico “Commedia dell’Arte
Moderna”
, e il corpus poetico, nonché scritti critici di Lorenzo Canova,  presente al Convegno, Claudio  Strinati e Riccardo Dottori, del Comitato scientifico, che hanno aperto e chiuso il dibattito filosofico-artistico. 

Il dibattito filosofico su contenuti e significati dell’arte classica  e moderna.

Claudio Strinati, il noto storico e critico dell’arte, ha ricordato che diversi artisti si sono segnalati per  i contenuti culturali, e
in particolare filosofici, inscindibili da quelli strettamente artistici dello loro opere e ha citato gli artisti del Rinascimento, soprattutto Leonardo e Michelangelo, ricordando che nel ‘900 si è parlato di “senso-iconologico dell’arte”, rispetto al suo contenuto più profondo.  

De Chirico, cui viene associato il filosofo Heidegger, si muoveva a livello filosofico anche se veniva coinvolto in polemiche come quelle sui falsi che lo  inseguivano, mentre  vero e falso per lui erano due facce della stessa medaglia che si ricollegava al suo pensiero filosofico.  

Strinati introduce il tema del Convegno osservando che il problema della fine della bellezza se lo pose già De Chirico  anche a livello teorico,  tanto che considerava  l’arte “uno scrigno prezioso e sacrale”, e il dibattito tra classico e moderno era al centro del  suo pensiero filosofico e della sua espressione artistica che culmina nella metafisica, con l’enigma e la reiterazione di  sue tematiche basilari.  

Parla di mistero anche nel suo testamento, oltre che nel titolo del “Bagni misteriosi”, con riferimento al grande tema del rapporto tra classicità e modernità, sottolineando l’esigenza di un ritorno alla concezione sacrale dell’arte che aleggia nelle sue opere.  “La Fondazione tiene accesa questa fiaccola, con la dimensione speculativa della concezione sacrale dell’arte”, e lo fa significativamente nell’Accademia di San Luca con cui De Chirico ebbe un rapporto molto contrastato.  “Oggi sarebbe contento che se ne parli proprio qui”, ha concluso Strinati.

Entrando nel vivo del pensiero filosofico-artistico,  Massimiliano  Donà, ordinario di Metafisica e Ontologia dell’arte all’Università San Raffaele di Milano, ha parlato del “mistero della forma”, intesa come “disegno del contorno dello spettro”, che in quanto tale riassume in sé l’evidenza di “non appartenere a questo mondo, la forma è evidente e nel contempo irreale”.
Viene “ripulito il fenomeno dal troppo”, per l’evidenza dell’irrealtà, “la forma non appartiene a questo mondo e si fonde con l’atmosfera che la circonda”.  

Solo nell’artista c’è una visione che gli consente di liberare l’esistente dalla durezza e dalle incrostazioni che presenta, in una accezione platonica. E come? “L’artista rende le cose essenziali nella loro individualità, mentre noi le guardiamo nella loro universalità”,  secondo l’uso che ne facciamo.  

Invece l’oggetto reso artisticamente non è qualcosa di generico, bensì di molto specifico, individuale, liberato dalla durezza e
dal senso logico; se resta nel senso comune non riesce ad emergere. Bisogna guadagnare “l’insensata e tranquilla bellezza della materia” con una visione ambivalente: capire che la cosa è fusa con l’atmosfera che la circonda, quindi con  il contesto nel quale si trova; e separarla dall’utilizzo pratico scindendola dalla relazione astratta con il contesto, come parte di un tutto.

“Il vero artista è quello che separa l’inseparabile, il positivo dal negativo, l’essere dal non essere, sa qual è la vera forma e sa liberarla dai suoi significati pratici, sa mostrare nel non essere della forma quello che è veramente”.

Di qui la “magicità” della forma, che a differenza del ‘logos’ non ha bisogno di essere spiegata, almeno quella classica perché gli artisti moderni invece si affannano a dare spiegazioni.  “Il mistero dell’esistenza risiede nell’oggetto stesso”, nella realtà contingente, non nell’infinito.  

Anche Sergio Givone, ordinario di Estetica all’Università di Firenze, sia pure in modo diverso, evoca la compresenza di opposti.  Lo sguardo dell’artista è  “accecato come in un mare di nebbia,  nella  pochezza e impotenza verso l’infinito, ma nello stesso tempo illuminato da una luce interna quando l’infinito entra in noi e  illumina la mente”, fino al sublime kantiano. L’infinito hegeliano è “quel tutto che è al tempo stesso se stesso e altro da sé”, per questo dobbiamo liberarcene. 

De Chirico con la sua capacità rabdomantica di cogliere il valore della filosofia, oltrepassa questo concetto di infinito: “Se l’infinito è tutto e più di tutto, se lo pensiamo al plurale usciamo dall’aporia hegeliana, vuol dire pensare come paralleli il tutto e il suo al di là che dà un senso al tutto”. Non si riferisce né a Kant né ad Hegel, e allora ci si chiede: come fa i conti con loro, e con l’infinito?  Mostra una impressionante  consapevolezza di questa problematica filosofica e si riferisce a Schopenauer  e Nietsche per il concetto di infinito, dove nasce dissolvenza e dissoluzione della realtà, e il fenomeno nella sua realtà attuale è diverso dall’uso che se ne fa, in quanto individuale ed unico. Tornano così alcuni dei concetti espressi dal primo filosofo intervenuto. 

Il passaggio chiave di De Chirico sta nella trasformazione del concetto di infinito, che va superato nel concetto di vuoto: “Non si tratta del contorno della realtà né del principio di identità, ma il contrario, secondo cui l’essere si qualifica rispetto al non essere”. L’infinito va portato sulla cosa reale che si identifica rispetto al vuoto intorno ad essa. E determina lo svuotamento del senso del mondo, secondo cui le cose ci appaiono nel loro uso, in base al principio di causa ed effetto su cui si basa la nostra esperienza legata alle relazioni di spazio e tempo;  almeno questo è quanto possiamo dire della realtà fenomenica.  “L’arte ci fa conoscere le cose fuori da tale principio e dalle relazioni connesse, restituisce alle cose la loro inspiegabilità, ce le offre a un godimento puro e libero”. L’arte è “restituzione dell’enigma alle cose”, e sappiamo bene come De Chirico riesca a renderlo in modo magistrale, in particolare con la sua pittura metafisica.  

Questo concetto si ritrova in Nietsche, secondo cui “la conquista dell’insensatezza delle cose fa sì che vengano ritrovate e siano degne di considerazione”.  Soltanto così  “riposano nel loro tranquillo essere in quello che sono, senza i significati che si vogliono dare loro, in un luce misteriosa che è compito dell’arte mostrare”.

Il filosofo tedesco sente l’enigma più che il mistero, vi vede un orizzonte che ci sfugge, come l’infinito, ma l’enigma può essere decifrato disponendo della chiave interpretativa. Le cose possono esserci  restituite nella loro enigmatica misteriosità sottraendole al principio di causalità e “precipitandole nel vuoto”. Cioè   “vanno riconquistate a partire dal vuoto, che si sostituisce all’infinito della pittura tradizionale, cercando di raggiungere l’origine delle cose nella loro insensatezza, in modo da rivelarle nelle bellezza pura e insensata della natura espressa nell’arte”.   

E’ la concezione che segna la fine del romanticismo, come movimento nel quale  si è cercato di simulare  l’infinito. rappresentandolo mediante la prospettiva.  Per De Chirico deve finire  il “mare di nebbia”, si intende terminato il percorso della pittura dal Rinascimento al Romanticismo nel segno della prospettiva e dell’infinito, irrompe l’enigma e il mistero, “l’irreale che libera il reale dalla sua identità e condanna le cose ad essere sé stesse, in tal modo in esse appare dell’altro”. 

L’artista fa una “metafisica del non senso e del nulla”, perché la realtà è inafferrabile, avvengono cose non riconducibili
all’esperienza ma la trascendono e non sono visibili. E pongono domande cui è impossibile rispondere. Non è nichilismo ma liberazione, per il senso della vita si cita Schopenauer che ne ha rivelato l’insensatezza, mentre Nietsche vi vede la capacità di emozionare.

C’è una dimensione lontana da cui vengono le cose,  “come altro da sé, irriducibili al significato che diamo loro, così la pittura mostra il non essere e assume un carattere sacrale”.

E poi c’è l’atmosfera,  in cui è collocata la forma, e a questo riguardo Givone cita i diversi significati della parola ‘Kairos’, che nel greco antico riguarda “il tempo sottratto al divenire, ‘sub specie aeternitatis'”, mentre nel greco moderno “il tempo atmosferico”, da qui la scienza della kairologia che lo studia. Proprio nel tempo atmosferico, non eterno, l’essere è altro da
sé, solo in questo vuoto di senso irreale la forma rivela se stessa.  De Chirico, da sensibile rabdomante, vede come la forma mostra la sua essenza nel momento in cui si fonde con l’atmosfera così intesa.  

Il tempo di riprendere fiato dopo questa immersione nelle profondità della filosofia applicata all’arte, e  Giuseppe Di Giacomo, ordinario di Estetica all’Università “La Sapienza” di Roma,  approfondisce il tema del Convegno facendo riferimento a un altro filosofo, Adorno. Nell’arte tradizionale la bellezza è vista come possibilità di vincere il tempo, i movimenti d’avanguardia l’hanno rimossa scambiando la novità con l’arte. De Chirico, che aderisce a tale concezione,  ha recepito l’arte tradizionale, compresa l’arte classica dal ‘300 all”800 ponendosi tra la tradizione e la modernità in modi e forme da  pittore moderno. Picasso ha sbloccato l’arte ma non ha avuto il coraggio di abbandonare il mondo reale. 

L’arte ha a che fare con il non senso, ad  esempio nel “recupero della tradizione con il suo rovesciamento”. Nella pittura metafisica c’è “la capacità di cogliere l’altro nelle cose”, in una visione filosofica, che fa esclamare: “Possa Dio dare al
filosofo lo sguardo acuto  per vedere ciò che è sotto gli occhi di tutti e che non vedono”. E cos’è questo “altro” rispetto al visibile? Il cogliere l’irreale nel reale, e in tal modo “irrealizzare il mondo”.     

Perciò la pittura di De Chirico non ha più a che fare con il sensibile e neppure con il logos, il razionale, caratteristici dell’arte classica.:”Al posto del sensibile c’è il segno, come collegamento tra l’insignificante e il significato”. Qui nascono le statue senza testa o senza volto, l’immobilità delle figure anche di ispirazione classica, come testimonianza della totalità, in forme non classiche. La metafisica viene dal guardare le cose per la prima volta in modo diverso, del resto nacque quando De Chirico dinanzi alla statua di Dante  inella piazza fiorentina con la  chiesa di Santa Croce, ebbe come una rivelazione, cogliendo nel particolare cose mai viste prima e sensazioni mai provate prima.  

Viene citata la finitezza del tempo e della vita che fa sentire l’infinito, e al riguardo nell’opera d’arte c’è “l’enigma che è senza soluzione,  più si cerca di spiegarlo, più si rinchiude in se stesso e resta irrisolto”. Per questo,  un elemento centrale delle composizioni in esterno di De Chirico è che sono viste al tramonto, “il momento della giornata in cui si vede e non si vede, qualcosa di indecifrabile che non si può spiegare né definire. Le sue figure vivono in un mondo senza senso, il non senso è il senso della vita”.   

Così le “Muse inquietanti”, senza tempo, hanno corpi che inquietano perché non familiari, come fossero in attesa di qualcosa in un set teatrale; ma quando il palcoscenico si apre non c’è nessuno, è vuoto, siamo oltre l’arte classica e tradizionale, l’arte di  De Chirico è la liberazione dell’assoluto nel particolare. Attraverso la forma sciolta dal suo significato l’artista testimonia la  realtà, anche attraverso la disumanizzazione, con la perdita dell’essere a testimonianza di un mondo che ha perduto la misura dell’umanità”.

Dopo questo tris d’assi di elevate dissertazioni filosofico-artistiche, la parola a un altro professore ordinario,  Riccardo Dottori,  che come membro del Comitato scientifico ci riporta alla Fondazione De Chirico. Ne daremo conto prossimamente, completando  il poker d’assi del dibattito filosofico.  

Info

Accademia di San Luca, piazza Accademia di San Luca 77,  Roma. Tel. 06.6798850. Orari: Biblioteca lunedì-venerdì ore 9,00-19,00, sabato 10,00-14,00 ; Galleria  lunedì-sabato ore 11-19. Casa Museo Giorgio De Chirico, sede della Fondazione Giorgio e Isa De Chirico, Piazza di Spagna  n. 31, visite guidate  in italiano-inglese, gruppi di 10 in 3 turni, ore 10-11-12,  da prenotare a prenotazione@fondazionedechirico.org,  tel. 06.6796546. Biglietto, intero euro 7, ridotto euro 5 per under 18 e over 65, gratuito under 12. Il secondo e ultimo articolo sul Convegno uscirà in questo sito il  21 dicembre 2016. Per le mostre di De Chirico dal 2009 cfr. i nostri articoli: in questo sito, nel 2015, “De Chirico, a Campobasso la gioiosa Metafisica”  1° marzo,  nel 2013 a Montepulciano, “L’enigma del ritratto” 20 giugno, “I Ritratti classici” 26 giugno, i “Ritratti fantastici” 1° luglio; in “cultura.inabruzzo.it: nel 2009 sulle mostre a Roma “I disegni di de Chirico e la magia della linea”  27 agosto, a Teramo “De Chirico e altri grandi artisti del ‘900 italiano” 23 settembre, a Roma “De Chirico e il Museo”  22 dicembre; nel 2010   a Roma “De Chirico e la natura”, tre articoli l’8, il 10 e l’11 luglio, e la mostra parallela, “L”Enigma dell’ora’ di Paolini, con de Chirico al Palazzo Esposizioni” 10 luglio  (tale sito non è più raggiungibile, gli articoli saranno trasferiti su altro sito, comunque forniti a richiesta); in “Metafisica”, “Quaderni della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico”, n. 11/13 del 2013,  a stampa “De Chirico e la natura. O l’esistenza? Palazzo Esposizioni di Roma 2010”, pp. 403-418,  anche  nell’edizione inglese dei “Quaderni”, Metaphysical Art”, n. 11-13 del 2013, “De Chirico and Nature.Or Existence? The Exhibition at Palazzo Esposizioni Rome 2010”,  pp. 371-386.

Foto

Le immagini  presentano una serie di inquadrature dei diversi ambienti della Casa Museo Giorgio De Chirico. Sono state tratte da siti web di pubblico dominio, precisando che sono inserite a titolo meramente illustrativo e non vi è alcuna finalità promozionale e tanto meno economica. Si ringraziano i titolari dei siti, assicurando che se qualcuno di loro non gradisse la pubblicazione, la relativa immagine verrà immediatamente eliminata su semplice richiesta. Ecco i siti nell’ordine di successione delle rispettive immagini inserite nel testo: contemporarydaily.it, arttribune.it, viaggiatricecuriosa.it, zerodelta.net, artlife.com, desireememoli.it, f italianways.it, turismoroma.it, latitudinex.com, ibc.regione.emilia-romagna.it