Forattini, la galleria di personaggi politici nel suo “Abbecedario” satirico

di Romano Maria Levante

Torniamo sull’ultimo libro-album di  Giorgio Forattini, “L’Abbecedario  della politica”, presentato il 10 dicembre 2017 da Giorgio dell’Arti nel nuovo centro direzionale “La Nuvola” all’Eur di Roma, alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, ne fanno parte le Edizioni Clichy cui l’autore ha affidato la “summa” di quarant’anni di satira politica dopo quasi 60 libri con la Mondadori. Scelta significativa all’insegna di “Più libri più liberi” dell’autore della miriade di vignette apparse sui più grandi quotidiani  e periodici, in primis “La Repubblica”, dove sono state pubblicate per 25 anni in prima pagina e considerate come  articoli di fondo per la  capacità di centrare icasticamente il tema politico di stringente attualità.

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Nella sala Elettra del Centro congressi dove si è svolto l’incontro con  l’autore, Forattini  ha ricordato brevemente la sua esperienza soffermandosi in particolare sul processo creativo che parte dall’individuazione del fatto del giorno per tradursi  in un abbozzo a matita affinato e definito successivamente a penna per il passaggio alla stampa. Piena autonomia per quanto riguarda il contenuto della vignetta satirica, cui corrisponde la solitudine quando si materializzano gli inconvenienti del mestiere, malumori che possono arrivare fino a querele con pesanti richieste di risarcimenti da parte dei bersagli della satira. 

Si è parlato della querela di D’Alema per la vignetta sullo “sbianchettamento” della lista Mitrokin con i nomi degli agenti del KCB in Italia e sulle sue conseguenze, al di là del ritiro del’azione legale sbandierato quando fu chiamato alla presidenza del Consiglio: ne è seguita la fine della pubblicazione della vignetta quotidiana per 25 anni su “La Repubblica” di cui Forattini è stato co-fondatore e il passaggio alla “Stampa” prima, ad altri quotidiani e periodici poi.

E’ stato ricordato anche Giovannino Guareschi, che addirittura scontò  oltre un anno di carcere per una vicenda in cui la vignetta satirica ha avuto un ruolo importante provocando di fatto la detenzione.

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Abbiamo già dato conto di tutto questo e abbiamo approfondito il tema della satira per definirne l’identità e le caratteristiche nelle diverse situazioni storiche e politiche anche in relazione a una serie di mostre che l’hanno riguardata,  in modo da distinguere la satira autentica che mette a nudo le nequizie del potere da quella falsa che ha per bersaglio gli oppositori.

Quanto detto fin qui è la premessa all’ingresso nel mondo della satira di Forattini, nel quale entriamo in punta di piedi per sorprendere i tanti personaggi allineati nel suo “Abbecedario”.

La grafica della vignetta di Forattini e i primi “autoritratti”

Intanto vediamo come lavora Forattini, come nasce la vignetta-articolo di fondo condensato in un’immagine.  Abbiamo accennato all’idea e al contenuto, che deve “centrare” il motivo del giorno, ed essere sapida, tagliente essenziale. Ma la forma, la deformazione satirica riguarda anche i protagonisti, e lui  è stato un maestro insuperato, nonostante i vignettisti politici si siano moltiplicati sul suo esempio;  è il solo ad aver caratterizzare i personaggi, sempre nella deformazione satirica, in modo indelebile creando delle “maschere” che tornavano ogni volta come in un “sequel”. Il Craxi-Benito e il Prodi-curato, il Bossi-crociato e il Veltroni-bruco, la Camusso-toro e il Trump-elefante sono diventati familiari al grande pubblico di lettori, come in questi anni il Don Matteo televisivo. 

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E se per creare queste maschere e le altre interpretazioni serve genialità, per disegnarle occorre maestria e metodo, al servizio della “divina fatica della creazione”, le parole di Henry James citate proprio per Forattini, una creazione continua la sua con il dato straordinario della quotidianità. La maestria non si può spiegare, è la capacità di far parlare il disegno con il linguaggio della satira, il più difficile perché nel contempo deve far ridere e pensare, una sorta di ossimoro, tanto più nel campo della politica dove spesso “non ci resta che piangere”.

Il metodo lo ha rivelato con sincerità: inizia con uno schizzo a matita, prima avvolgente e incerto, poi sempre più preciso e netto via via che l’immagine prende forma, e lo fa “sul campo”, nella grafica, dopo che l’idea ha dato lo spunto per l’avvio. Proprio per questo la parte grafica non è meramente esecutiva, ma creativa anch’essa e comporta ripensamenti e variazioni avvicinandosi progressivamente al “bersaglio” che è il disegno finale  a matita, ancora un bozzetto ma ben definito per l’ultimo passaggio a penna.

Lungo questo processo molto spesso i ripensamenti lo portano ad eliminare l’abbozzo di disegno che non lo convince, e non si è mai preoccupato di conservare quei semilavorati pur preziosi per fare un archivio del laboratorio vivente che è stato per oltre quarant’anni e continua ad essere. Forse anche in questa noncuranza si può vedere la chiave della sua estemporaneità sempre fresca e lucida, non si ritiene un monumento, ma un artista creativo che opera nell’immediatezza e nella spontaneità.

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Ma allora, da dove sono venuti quegli schizzi abbozzati a matita che non hanno avuto lo sbocco nella pubblicazione e non hanno seguito la sorte di tutti gli altri inesorabilmente buttati via? Dalle persone vicine a lui che ne hanno recuperati alcuni conservandoli a testimonianza del suo metodo.

Guardiamo nelle prime pagine gli schizzi a matita che lo ritraggono  e fanno da introduzione alle vignette  dell'”Abbecedario”. Il primo è l’abbozzo della sua figura in piedi che, come un cavaliere antico, scaglia la lancia, pardon, la matita, contro i nemici, è nudo con la foglia di fico, lo ritroviamo nudo anche nella vignetta a colori in cui vola in aria mentre Craxi, Occhetto e Andreotti (non c’era ancora D’Alema) nelle fiamme dell’inferno attendono di infilzarlo con i forconi levati in alto, e inseguito dalla minacciosa figura di Komeini con la scimitarra. Si disegna vestito, invece, dietro le sbarre e sotto la ghigliottina, al tavolo di lavoro e placidamente seduto in pigiama con un gatto sulle ginocchia, abbozzo a piena pagina che apre l'”Abbecedario”, con lo schizzo di Craxi e Andreotti con in braccio Occhetto. a lato lo schizzo con lui stesso seduto placidamente in pigiama con in braccio il gatto, lo ritroviamo nella quarta pagina di copertina. .

Abbozzi a matita sono inseriti anche a corredo delle vignette nelle singole lettere dell’alfabeto, documentazione preziosa meritoriamente salvata perché fa entrare nel laboratorio creativo.

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A-D,  protagonisti Andreotti e Berlinguer, Craxi e D’Alema

Su Agnelli si può seguire la ricerca della sua particolare fisiognomica negli abbozzi del volto,  mentre la comparazione del grande abbozzo a matita della sua figura con il mitra mentre paga Craxi, Andreotti e Occhetto  con la vignetta finale a colori documenta questa fase del lavoro. Sempre nella lettera A, la successione tra Alfano e Almirante permette di confrontare direttamente immagini del 1975 e del 2009, quasi 35 anni trascorsi ma la forza icastica è la stessa. Ritroviamo Amato topolino con gli stivali e una “Andreottiade” di 8 pagine, dal “pistolero” del 1979 al 2913, con “the end” sulla schiena, ingentilito dallo squarcio di cielo azzurro. La vignetta con Cossiga e Occhetto che duellano con falce e martello sulla sua testa è documentata dal grande abbozzo a matita. Della galleria fanno parte Arafat e Aung San Suu Kyi, la Nobel birmana dei diritti umani.

La lettera B si apre con il grande abbozzo a matita di  Bossi mentre impugna lo spadone, la vignetta a colori mostra come sia notevole il lavoro di definizione e rifinitura dello schizzo iniziale. Sono 7 le pagine dedicate a Bossi, 6 più una per un refuso intitolata  Borsellino, preziose perché vi sono altre comparazioni abbozzo-vignetta. Su Berlusconi 5 pagine in bianco  e nero e colorate, 2 piccoli abbozzi a confronto anche qui, è rappresentato sempre con il viso aperto nel sorriso a salvadanaio, tra il “ribaltone”, il 13 maggio sotto una pioggia di guano da politici in volo, e il G8 in musica.  

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Bersani, forse per i suoi scarsi sorrisi, è raffigurato  in procinto di essere impiccato o di suicidarsi con la pistola, fino alla crocifissione da parte di Renzi su una croce a falce e martello. A Berlinguer 4 pagine senza colori con la celebre vignetta del 1977  in cui il leader comunista è seduto in veste da camera e pantofole mentre sorbisce il caffè  e legge “l’Unità” che con il titolo  “Una forza operaia immensa”  celebra la manifestazione alla quale è palesemente indifferente, alla parete il ritratto di Marx.  Nelle 2 pagine su Bertinotti un’altra preziosa comparazione tra il bozzetto molto grande  e la piccola vignetta con l’esponente comunista trasformato in serpente che stringe Prodi nelle sue spire. Flash di una pagina sulla Bonino, la “dea Bonì” di Pannella con 10 braccia per i 20 referendum, su Bindi, Borsellino con l’angoscioso coccodrillo, e  Buttiglione visto come rassicurante scimmione. Satira internazionale sui due presidenti Bush e, in una sorta di “par conditio”, su Breznev.

Anche nella lettera C troviamo pagine dedicate a leader stranieri, da Carter a  Chirac ai due Clinton, Bill e Hillary. Oltre alle brevi “citazioni” su  Calderoli e Camusso,  Cofferati e Cossutta, e alla parte più ampia dedicata a Ciampi, con due  interessanti raffronti bozzetto-vignetta, il “clou” sono le 5 pagine ciascuno per  Cossiga e  Craxi. Del “picconatore”, la vignetta sul “centauro Bossi” è corredata dal bozzetto, mentre per Craxi, nella celebre identificazione mussoliniana, ci sono 3 bozzetti non tradotti in vignetta, anche questo va segnalato.

D’Alema è il protagonista assoluto della lettera D, che comprende anche De Mita e Di Pietro,  Dini e il Dalai Lama. Se Craxi era Mussolini, D’Alema ha sembianze hitleriane in “Mein Kampf”; vanno sottolineate due vignette, quella  intitolata “Massimo Berlinguer” del ‘98, che aggiorna 21 anni dopo la celebre satira sull’imborghesimento del PCI sopra citata, questa volta è D’Alema ad essere raffigurato nella stessa positura seduto in poltrona in veste da camera e pantofole, ma non legge “l’Unità” bensì “Il Sole 24 ore” e alla parete al ritratto di Marx si è aggiunto quello di Agnelli. L”anno successivo la celebre vignetta a fumetti con “allora, arriva ‘sta lista” e la risposta di D’Alema al tavolo con il foglio fitto di nomi del KGB della lista “Mitrokin”.”Un momento! Non s’è ancora asciugato il bianchetto”, è quella della querela con richiesta di un risarcimento di 3 miliardi di lire. E’ bene che si sia voluto riproporla, perché è una prova del fatto che la satira deforma la realtà per “castigarla” simbolicamente, non dà mai “una notizia falsa” come sosteneva D’Alema.

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E-L,  satira estera da Eltsin a Khomeini e interna da Fanfani a Fini a Grillo

Nella lettera E soltanto satira internazionale, Eltsin ed Erdogan, il leader turco in duello con il Papa, mentre la lettera F si apre con  3 pagine dedicate a Fanfani si a partire dal  celebre “tappo” della bottiglia di spumante annata 1974 del “no” al referendum. Graficamente e politicamente intriganti le vignette su Fini,  nel 2009 visto come un drago che sputa fiamme davanti a Berlusconi, e nel 2007 come un  arco in mano a D’Alema, in divisa hitleriana, che scaglia una freccia con la testa di Berlusconi,  c’è anche il bozzetto a matita il cui raffronto con la vignetta finale è sempre interessante. Vi sono anche Falcone nell’85, su una Sicilia-coccodrillo, Forlani e Fassino raffigurato come scheletro,  nell’armadio e in una esilarante trasposizione dell’uomo vitruviano.

Gheddafi che sputa su Andreotti il quale si ripara dietro Craxi, Gorbaciov che annega nel water tirando lui stesso la catena dello sciacquone  e Goria senza volto sono i soggetti della lettera G ma forse l’interesse maggiore lo suscitano le vignette su Grillo per la loro attualità, soprattutto quella intitolata “Grill” del 2012, in cui cuoce allo spiedo le teste dei leader politici di allora; in una del 2014, con a lato l’abbozzo a matita, parla con Berlusconi, ha la svastica nel braccio sinistro.

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Holland senza  mutande e Hu Jintao, leader del comunismo cinese dal 2003 al 2013 senza voce, sono i personaggi della lettera H, mentre nella lettera I  c’è  Ingrao mentre sega l’albero-Occhetto,  Iotti, “bella ciao” che lascia la Camera, e nientemeno che l’Italia, “condonata a morte” nel 1984, in procinto di affondare nel 1989, colpita dall’assenteismo nel 1990, bianco cadavere nelle braccia di Craxi, Andreotti e Occhetto ghignanti con lugubri vesti nere nel 1991, c’è anche l’abbozzo a matita.

Per le lettere J e K, naturalmente, solo satira internazionale, protagonisti Jaruzelski, il dittatore polacco che chiede l’elemosina con un cane-uomo in catene, Khomeini mentre taglia le mani con al scimitarra,  Kissinger con la bandiera USA terminale di pipeline, Kohl,  Kohligan” con in mano uno stivale pieno di birra.

Nella lettera L tornano i soggetti italiani, La Malfa  tartaruga e mummia, e Leone che tra il 1976 e il 1978 è stritolato dai serpenti alla Laocoonte, inchiodato dal  lancio di coltelli sul concordato, affonda nell’acqua, emerge solo il braccio con la mano che fa le corna, c’è anche una immagine apparentemente placida su un tappeto volante, ma guardandolo bene c’è scritto “one petrodollar”.

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M-0,  personaggi stranierii da Merkel a Obama, e italiani da Moro a Napolitano, a Occhetto

La lettera M è molto densa, ci sono diversi stranieri, per Mandela soltanto due dita in segno di vittoria, Mao fa il pediluvio alla fine della lunga marcia, la Merkel con altri sulla barchetta-Europa che affonda, come avviene per  la barca di Mitterand,  mentre Mubarak è espulso con un calcio dalla sfinge e Marx impiccato sulle macerie della falce  e martello, è il 1989.   Numerosi anche gli italiani, “il cinghiale delle madonie” Mancino e “faccia d’Anas” Martinazzoli, non è un refuso anche se la faccia è di un ananas, Mastella in barca su una tinozza e Maroni in un balletto con Bossi cane che ringhia. Moro in 3 pagine di vignette, come burattinaio e cuoco, il clou è quella del 1977 in cui ingoia Cossiga che ingoia Andreotti che ingoia Berlinguer domatore,  e la recente con Mattarella che abbraccia lo scheletro del comunismo cinese e dice “Adoro in made in China”.

Nella lettera N  la prima vignetta  è del 1973, Nixon soffia dollari nella vela della barchetta DC con dentro Fanfani. Il protagonista è Napolitano, come “vu cumprà” a Lampedusa o capitano del Totaltitanic” che sta affondando, saluta dalla poppa ancora emersa, e come Geppetto che costruisce Pinocchio. Interessante l’abbozzo a matita senza vignetta con Napolitano mentre scaccia l’insetto molesto Berlusconi che chiede “la grazia, Presidé”, gli risponde “Vattene per sempre in Florida”.

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Obama nella lettera O è visto come giocatore di basket mentre schiaccia il globo nel cesto, come cattedratico sul podio e come pistolero. Mentre Occhetto è il “Bambinello ” nella teca e il lavoratore nell’immagine a colori di un rinnovato “Quarto stato” con uomini politici in prima fila. Non solo, è Pinocchio appeso all’albero, e lo troviamo anche in “il triangolo della morte” con Craxi e Andreotti vestito da arabo, insieme innalzano la bandiera con la stella a 5 punte, la curiosità è che, rispetto al bozzetto a matita, nella vignetta al centro c’è Craxi invece di Andreotti.

P-S , dai 5 papi a Pannella, da Scalfaro a Spadolini, fino a Renzi

Nella lettera P tanti grossi calibri, cominciare da 5 papi, Paolo VI nel 1976 in una vignetta è in mitria con lo scudo crociato e  in un’altra con gli occhi coperti dalla falce  e martello,  e Giovanni Paolo I che ride guardandosi allo specchio,  Giovanni Paolo II crocifisso da Marx, Lenin e Stalin, e mentre aiuta Gorbaciov a portare la croce, e Benedetto XVI  lanciato papa nel 2005 con il missile “Ratzinger”, nel 2009 con in braccio l’Italia che indicando Berlusconi dice “tu papa, lui papi”; fino a Papa Francesco alla testa delle guardie svizzere in una tempesta di missili e aerei in picchiata mentre proclama “Mai più la guerra”. Anche Pannella è visto crocifisso nel ‘97, già era stato  raffigurato a letto ischeletrito nel ’76  e in volo verso l’alto con le ali e  la scritta “A Dio, Marco”, nel 2016, la firma Forattini è in una nuvoletta che dopo la morte lo accompagna in cielo. Pure Pertini è rappresentato sul Calvario nel ’90 con l’Italia come una croce sulle spalle,  oltre che con le sue celebri pipe, mentre Prodi è ritratto con la tonaca di curato di campagna. Una vignetta su Putin che sputa un teschio dal balcone chiude la lettera.

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Dopo la lettera Q,  con la regina Elisabetta che dice “God save the Pope” impegnato nel baciamano,  nella lettera R  le antiche vignette con Rumor sull’orlo dell’abisso del referendum sul divorzio e Reagan armato alla Rambo con il bastone, definito Rimba;  meno datato Rutelli riportato ai Musei capitolini, più di recente Renzi, dal ’14 al ’16, invariabilmente raffigurato come Pinocchio.

Alla lettera S  troviamo 4 stranieri, Saddam Hussein che pone come condizione di avere il Nobel per la pace mentre strizza il collo alla colomba,  Sarkozy nello stivale Italia-calze da seta di Carla Bruni,  Sharon Stone, non la conturbante attrice ma il generale visto come un pesante masso dopo il gesto dimostrativo del 2000 nella Spianata delle moschee. Ma oltre a 4 pagine dedicate a Scalfaro con una ricerca negli abbozzi a matita del suo volto, e alcune elaborate vignette a colori, ecco il clou. Su  Spadolini: 5 pagine imperdibili con il suo corpo strabordante nudo dal pisellino minuscolo, immagini alla Botero, nelle più diverse posizioni e attività sempre esilaranti, della figura colpita dalla freccia c’è anche l’abbozzo a matita;  in “le quattro emergenze”  da subacqueo regge a galla gli altri 4 del pentapartito, in “fotocopia di gruppo” ha la proboscide dell’elefante, abbattuto dal cacciatore Craxi, con Andreotti e De Mita.

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T-Z, da Togliatti a Veltroni, fino agli autoritratti conclusivi

Siamo alla lettera T, una pagina ciascuno per la Thatcher con il sigaro e Tito  che regge la valigetta con falce, martello e stella e la scritta Par tito, Togliatti in fila con Marx, Lenin. Stalin e … Grillo che giustifica la scritta P.C.I. Partito Comico Italiano, anche se resta criptico trattandosi del 2009, Togliatti è morto nel 1964;  Tremonti come James Bond per i bond obbligazioni mentre  la Banca d’Italia crolla, e infine Trump con le zanne, leader del partito Repubblic ano, per il gesto scurrile..

Nella lettera U soltanto Umberto di Savoia che si presenta a San Pietro cercando Romita per manganellarlo con lo scettro, è evidente il riferimento alle “calcolatrici” del  contestato Referendum istituzionale del ‘46, siamo nell’ ‘83  alla morte di Umberto. 

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La lettera V è dedicata a tre personaggi, una pagina per Veronesi, che nel 2001 grida “avete rotto i polmoni”, una a Vittorio Emanuele di Savoia, “il padre della Patria” al centro di un gruppo colorato da foto di famiglia,  con tutti i suoi “figli”, i politici dell’epoca vestiti da ragazzini o nudi come Spadolini, ovviamente, e De Michelis; e 3 pagine a Veltroni, sempre come bruco verde, di cui c’è anche l’abbozzo a matita, in diverse vignette tra cui quella osé con Clinton esibizionista e la solenne scena degli idi di  marzo e il “Tu quoque bruco fili mi” di D’Alema.

Walesa nel crocifisso con scritto “Solidarnosc” impugnato come un’arma da Papa Wojtila è il personaggio della lettera W mentre Zaccagnini anche lui in croce nello scudo crociato è l’unico della lettera Z con cui si chiude la galleria dei politici. E’ un succedersi irresistibile di “gag”. La cui interpretazione fa rivivere ad ogni lettore, come al sottoscritto, le vicende politiche di 40 anni, per questo ne abbiamo citato alcune pur sapendo che le vignette si devono guardare, non raccontare. 

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Nella pagina finale, prima dell’indice dei personaggi, ci sono 6 piccoli autoritratti, con la figura intera scimmiesca o napoleonica, almeno allo specchio, o con il solo volto. Ebbene, l’autoritratto con la matita in bocca, contenuto in tale pagina, è stato disegnato più grande con pochi magistrali tratti di matita prima della firma nella dedica che ha vergato dinanzi a noi Per questo con la dedica del  suo autoritratto e la fotografia ripresa mentre lo sta tracciando per noi, si conclude  la piccola-grande  galleria di vignette, scelte fior da fiore tra le innumerevoli dell'”Abbecedario” da noi richiamate nel commento..

Usciamo dalla “Nuvola”, dopo le morbide ondulazioni della parte superiore della struttura evocatrici del nome, dinazi a noi la forma squadrata dell’esterno, uno dei tanti ossimori che abbiamo riscontrato: come la saletta raccolta nell’immensità del Centro Congressi, il  nome Elettra il cui dramma è l’opposto dell’umorismo satirico che è stato dibattuto al suo interno,  la Fiera delle piccole case editrici, tra cui l’Editore Clichy del libro-album, come  lillipuziani rispetto al Gulliver-Mondadori, precedente editore di quasi 60 libri di Forattini. Tutto questo ci ha allietato, come fosse una vignetta supplementare offertaci.

Ma non è un ossimoro il messaggio “Più libri più liberi”, ed è importante, anzi vitale, riaffermarlo con forza.   Soprattutto con libri come quello di Forattini perchè la libertà di satira è la quintessenza del valore supremo della libertà in assoluto. 

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Info

Forattini, “Abbecedario della politica”,  Edizioni Clichy, 2017 pp.254, formato  24 x 24,.euro 19,00.  Il primo articolo è uscito il 27 febbraio  u.s. Per le mostre sul tema e per la vicenda  Guareschi citate nel testo cfr. i nostri articoli: in questo sito, nel 2017,  ‘La razza nemica’, ebrei e malati psichici in due mostre contro il nazismo”  18 aprile, su Botero  3 articoli 2, 4, 6 giugno e 25 marzo 2016, nel 2015,  “Sironi, le graffianti vignette satiriche a Villa Torlonia”  e “Spadolini, la figura e le memorie che suscita, al Vittoriano”  2, 15 novembre; in cultura.inabruzzo.it, nel 2010, “La caricatura nella storia” e  “Satira politica, quando chi tocca i fili…”  2, 4 gennaio, su Giovannino Guareschi “Il giornalismo in carcere”, “La prigione senza sbarre”, “La libertà vigilata”, “I baci del (nuovo cinema) Paradiso”  4, 7, 14, 22 luglio;  nel 2009, “In nome della legge: la satira sui poliziotti” 11 novembre (questo sito non è più raggiungibile, le immagini saranno trasferite su altro sito).

Foto

Le immagini delle vignette sono state tratte dal libro-album, si ringrazia l’autore con l’Editore per l’opportunità offerta; le altre con Forattini e il centro Congressi “La  Nuvola” sono state riprese da Romano Maria Levante alla presentazione del libro. E’ stata riportata una vignetta per ciascun protagonista della politica, ad eccezione di Spadolini per il quale sono state inserite due vignette, all’inizio e al termine della galleria satirica. In apertura, la 4^ pagina di copertina del libro-album; seguono, Spadolini 1982 e Leone 1978; poi, Mancino 1992 e Martinazzoli 1993; quindi, Mattarella 2017 e Moro 1977; inoltre, Napolitano  2013 e Occhetto 1993; ancora, Pertini  1978 e Trunp 2016; prosegue, Veltroni 2007 e Spadolini 1982; infine, Forattini matita in resta… s. d., l’Autoritratto con dedica per noi, e Forattini ripreso mentre disegna Autoritratto e dedica; in chiusura, “La Nuvola”, l’esterno squadrato.  

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