Cultura. 1. Come diritto di cittadinanza, da Civita

di Romano Maria Levante

Nella sede di Civita  il 17 ottobre 2018 si è tenuto un Convegno sul tema Cultura come diritto di cittadinanza: radici costituzionali, politiche e  servizi”, con il Giudice Emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese, due Assessori alla cultura a livello locale, Gian Paolo Manzella per la Regione Lazio e Antonella Agnoli  per la città di Lecce, il Direttore generale dei Musei al Ministero dei Beni e le Attività Culturali Antonio Lampis e due rappresentanti di studi legali, Gianluca Albè  managing partner dello studio legale A & A e Lorenzo Casini presidente Icon-s International Society of Public Law. Dopo l’introduzione del Segretario generale di Civita Nicola Maccanico ha moderato l’avv. Francesco Caroleo managing partner – con Gianluca Albè –  dello studio legale “A & A” – Albè Caroleo Albè Barbotti & Associati” che ha collaborato con Civita nell’organizzare il Convegno.  

Il tavolo dei relatori durante l’intervento di Sabino Cassese, al centro, alla sua dx Lampis e Caroleo, alla sua sin.Manzella e Casini, non inquadrata la Agnoli 

Al centro del tema trattato l’art. 9 della Costituzione, per il quale “La Repubblica promuove lo sviluppo della  cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, di quila partecipazione di giuristi fino al giudice emerito della Corte Costituzionale, chiamata in causa per la sua funzione di “giudice delle leggi”.

L’impostazione data al Convegno

Per inquadrare il Convegno, da Civita sono stati  premesse alcune considerazioni basate sui principali  riferimenti normativi. 

La prima ricorda che l’articolo 9 della Costituzione, che fa parte dei “Principi generali”, utilizza termini generici che consentono di dare un’interpretazione evolutiva in modo da attualizzarne il contenuto in base alle nuove esigenze, lo si è fatto per la tutela dell’ambiente indirettamente incluso nel termine “paesaggio”.  Si tratta della “presbiopia” della nostra  Costituzione invocata in modo provvidenziale da Piero Calamandrei nella seduta del 4 marzo 1947.  

Colosseo, interno 

Un altro riferimento è la riforma del Titolo V con la legge costituzionale del 2001 che ha modificato l’attribuzione delle competenze sui beni culturali e ambientali: l’art. 117 comma terzo ha assegnato allo Stato la competenza esclusiva sulla tutela e alla legislazione  concorrente la valorizzazione dei beni e la promozione delle attività culturali in cui lo Stato ha il compito di dettare i principi fondamentali mentre spetta alle Regioni definire la normativa di dettaglio. I due livelli devono coordinarsi..   

Inoltre la Dichiarazione dei diritti dell’uomo all’art. 27 sancisce il diritto di tutte le persone di prendere parte alla vita culturale; di conseguenza alla prescrizione costituzionale di assicurare la tutela e la valorizzazione si aggiunge l’esigenza di garantirne l’accesso mediante l’utilizzazione dei finanziamenti pubblici verso la platea più ampia possibile e la responsabilizzazione delle  istituzioni culturali nella stessa direzione.

E’ questa una priorità per la Commissione Europea e per gran parte delle amministrazioni pubbliche ed organizzazioni culturali europee che, adottando la strategia di “audience development”, promuovono l’accesso e la vasta partecipazione alla cultura di cui vengono ampliate le tipologie.   

Valle dei Templi  di Agrigento 

Invece in Italia ciò non avviene, anche perché i servizi culturali in genere non rientrano tra i “servizi essenziali” codificati, quindi vengono sacrificati dinanzi ai vincoli alla finanza pubblica; e non rientrano neppure negli interventi per le Aree interne sulle disuguaglianze di accesso ai “servizi essenziali” di cui al programma 20124-20, riservati a istruzione, salute  e mobilità. L’esclusione dai “servizi essenziali” esime dall’obbligo di  determinare i livelli minimi delle relative prestazioni  in tutto il territorio nazionale come per gli altri diritti civili e sociali.

Un positivo mutamento di tendenza si è avuto con il decreto legge del 2015 che ha modificato la legge del 1990 in materia di sciopero nei “servizi pubblici essenziali” – nella quale le limitazioni in questo settore riguardavano soltanto “la vigilanza sui beni culturali” – aggiungendo “l’apertura al pubblico di musei e altri luoghi e istituti di cultura, dei quali, secondo il Codice dei beni culturali, fanno parte, oltre ai musei, “le biblioteche e gli archivi, le aree e i parchi archeologici, i complessi monumentali”. Si tratta del cosiddetto “decreto Colosseo” , in una visione limitata ai turisti come beneficiari dei beni culturali lamentata da Civita, che però conclude: “Esso può offrire l’opportunità di pervenire a una definizione condivisa dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i beni culturali” considerati “diritti di cittadinanza”.  

Pompei, un interno

Premessa questa impostazione di massima, la parola passa agli intervenuti al Convegno, introdotti dal Segretario generale di Civita,  Nicola Maccanico, il quale ha ricordato che l’Associazione  dalla sua nascita si è inserita nella positiva “presbiopia” della Costituzione come soggetto privato in collaborazione con ile istituzioni pubbliche per la valorizzazione dei beni culturali, tema che la flessibilità costituzionale ha consentito di aggiungere alla tutela e conservazione.

La linea iniziale  del dialogo tra pubblico e privato è divenuta centrale perché il patrimonio culturale e artistico viene definito “il petrolio” del paese,  per cui occorre che vi siano delle “cinghie di trasmissione tra questo patrimonio e gli strumenti per crearne occupazione e reddito”. Non solo, ma la valorizzazione culturale accresce la  capacità dell’Italia di incidere a livello mondiale, perché ne dipende la sua autorevolezza, ora affidata ad alcuni campioni di eccellenza del mondo delle imprese,  mentre deve riguardare l’intero sistema-paese.

Francesco Caroleo ha ricordato gli interventi del Presidente della Repubblica in difesa della Costituzione, che richiede rispetto  e responsabilità e a proposito dei beni culturali e ambientali contiene indicazioni programmatiche tuttora valide se interpretate con la flessibilità necessaria per adattarle ai tempi nuovi. Ha  poi presentato i partecipanti all’incontro, iniziando da Gianluca Albè, che ha  preannunciato le ulteriori iniziative in programma partendo dall’art. 9 della Costituzione, definito “un faro” su cui puntare l’attenzione per procedere  lungo un  percorso coerente.   

Fori Imperiali 

I cinque punti di Sabino Cassese

Personaggio centrale dell’incontro è stato  Sabino Cassese, che ha risposto alle aspettative con un intervento ricco di indicazioni e di ammonimenti, a partire dalla garbata contestazione del concetto di “cultura come diritto di cittadinanza”,  considerando che l’ottica è ben più ampia, attiene ai “diritti dell’uomo” e non solo del “cittadino”.  Forse, aggiungiamo noi, a questa definizione non è estranea l’attualità del concetto di “cittadinanza” nella settimana in cui il Consiglio dei Ministri ha approvato la manovra con il “Reddito di cittadinanza” e la “Pensione di cittadinanza”, con l’intento di dare al “diritto”  la massima estensione, ma applicato alla cultura il riferimento  alla cittadinanza diviene invece paradossalmente restrittivo.

Il prof. Cassese ha sintetizzato le sue considerazioni in 5 punti in una visione del patrimonio culturale ampliata e unitaria. 

Con il 1° punto sottolinea l’esigenza di passare dall’impianto nazionale a una concezione universale del patrimonio culturale e artistico.  Si tratta di un’ottica innovativa perchè nella tradizione la cultura è stata vista  come appartenente a una storia, precisamente alla storia della nazione, quindi elemento costitutivo dell’identità nazionale.   

Ostia antica 

Oggi l’approccio deve cambiare profondamente, e già alcuni libri hanno lanciato il concetto di “storia mondiale” anche partendo dalla nazione, ha citato in proposito la recente “storia mondiale della Francia”.  Altri libri hanno in comune l’individuazione degli  elementi compresenti nelle diverse culture del mondo prescindendo dalle origini nazionali. E questo mentre, al contrario, sia la cultura “conservata” che quella nuova “prodotta” vengono considerate fatti prettamente nazionali commettendo un grave errore. Gli storici più avveduti e aggiornati si muovono in una dimensione di storia universale, con la riscoperta delle storie nazionali ma in una visione globale su scala planetaria.  

Anche da qui nasce il giudizio che è poco appropriato definire la cultura “diritto di cittadinanza”, quasi fosse circoscritto ai cittadini della singola nazione, mentre si deve parlare di diritto dell’uomo, quindi comprendere anche gli stranieri e gli immigrati, regolari o meno. Deve esserci, cioè, la fruibilità universale della cultura.   

Paestum 

Il 2°  punto riguarda il  passaggio, sempre nella concezione del patrimonio culturale, dalla frammentazione all’ unitarietà. Ciò vuol dire che i beni culturali vanno considerati non a sè stanti,  ma legati al contesto,  l’opera è importante non tanto in se stessa quanto come parte di un insieme. Per questo  il trasferimento a Londra dei fregi del Partenone, anche se furono acquistati e preservati, dalla possibile dispersione, va giudicato in senso negativo come sottrazione perché  sottratti dal loro contesto; analogamente per quanto da Pompei è stato trasferito a Napoli. La nostra percezione di questo problema ora è molto più evoluta, il  bene culturale dovrebbe essere restituito al luogo in cui è nato, ma è molto difficile che ciò avvenga.

Un 3° punto fondamentale è il passaggio dall’uso dei beni culturali alla loro destinazione all’eternità, dimensione di cui non ci si è occupati in passato, qualunque fosse il bene culturale.  Ma l’uso può logorarli, soprattutto i libri antichi, e cita l’episodio della seconda copia di un libro prezioso esibita perché l’originale era troppo deteriorato per le continue consultazioni;  problema che le biblioteche devono affrontare soprattutto per preservare i libri antichi.   

Biblioteca Centrale di Firenze 

Si giunge così al 4° punto, il passaggio dal bene culturale al servizio,  si parte dall’oggetto e si arriva al patrimonio poi all’eredità culturale  nella sequenza  conservazione-cura-tutela-conoscenza- ricerca- valorizzazione-fruizione.

Dall'”antiquarium” di vecchia concezione, volto solo alla conservazione, ai musei moderni con servizi per la migliore fruizione dei beni culturali. Il prof. Cassese ricorda che nel lontano passato da presidente dell’apposita commissione curò la limitazione del diritto di sciopero per alcuni servizi essenziali, tra questi ora rientra anche l’ apertura dei beni culturali al pubblico.  E’ in atto una trasformazione, si riconosce non il valore del bene in sé ma in quanto veicolo di cultura concepita come servizio.  

Il 5° e ultimo punto è un altro passaggio importante, dalla separatezza alla interconnessione, dal bene in sé a un sistema. Vanno visti in questa prospettiva gli accordi di partenariato  per favorire l’interconnessione ai diversi livelli, Unione Europea e Stati, Regioni e città metropolitane, tenendo conto del fatto che i beni culturali sono una parte importante dell’intero sistema anche per lo sviluppo economico. Quindi non ne sono interessati soltanto i ministeri direttamente competenti, Beni Culturali e Istruzione,  ma anche gli altri che fanno parte del sistema complessivo.  

Sono seguiti due interventi di Assessori con ruoli operativi in campo culturale, a livello regionale e comunale, che hanno delineato una serie di problemi e di interessanti iniziative e prospettive sul piano locale anche rispetto al quadro generale. 

Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano

Le esperienze locali, a livello regionale e comunale

Gian Paolo Manzella, Assessore della regione Lazio per lo sviluppo economico, commercio e artigianato, start-up, Lazio creativo e innovazione, si è proposto pragmaticamente di sottoporre a verifica quanto messo in atto nella sua regione per accertare se ciò che si sta facendo è appropriato. Passa, per così dire,  dalla visione macroeconomica alla verifica microeconomica se si lavora nella direzione giusta. Non si deve aver paura di confrontarsi, al riguardo cita l’esempio del Messico, con il personaggio che portava i libri di autori messicani in Svezia. Ha detto che non si deve aver paura di confrontarsi  per capire se si lavora nella direzione giusta, tanto più non lo deve temere il Lazio, la grande regione europea  di antiche tradizioni, dove è stata realizzata la prima macchina per la stampa e quindi la prima produzione di testi stampati.  

Una prima serie di citazioni riguarda la normativa. Inizia con la legge del 1958 in materia di cultura, cui ha lavorato Tullio De Mauro,  nella quale si enunciavano i diritti e di conseguenza si regolava il  decentramento e il sostegno alle organizzazioni culturali, si introducevano i circuiti regionali, si favorivano la ricerca e la sperimentazione, e sul piano associativo le organizzazioni impegnate  nel valorizzare i beni culturali.  

Poi, nel 2004,  la Regione ha definito ulteriormente l’intervento legislativo  per promuovere la cultura e l’istruzione e valorizzare il patrimonio ambientale ponendo anche obiettivi di sviluppo economico e sociale considerate le attività culturali un fattore fondamentale e un elemento identitario.  Nel 2014 ulteriori misure nella stessa direzione di rendere la cultura  e l’ambiente sempre più integrati nel processo di sviluppo regionale.  

Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia  

Dalla normativa  alle iniziative che traducono in azioni concrete queste direttrici generali. In primo luogo l’intervento sulle infrastrutture, in cui rientrano oltre a teatri, biblioteche, ecc. anche gli edifici di pregio.  Poi la diffusione nel territorio regionale, è stata creata la “città della cultura”  della regione Lazio come le capitali europea e italiana della cultura; più comuni possono collegarsi, ha citato l’esempio di Colleferro  con i comuni vicini..

L’accesso alla cultura, altro aspetto fondamentale, viene stimolato con una serie di bandi anche nelle scuole, in particolare per promuovere il valore della lettura, considerando anche gli immigrati.  Sulla promozione dei beni culturali evidenzia il successo delle “domus romane” di  PalazzoValentini, in cui la visita ai reperti si avvale dell’installazione digitale con la narrazione di Piero Angela e Paco Lanciano che ne fa la mostra più apprezzata. Cita anche l’importanza data alle industrie legate alla cultura, le cosiddette “industrie culturali e creative”. 

Cosa si dovrebbe fare in futuro? Sottolinea due problemi da risolvere. Il primo è che manca una vera cultura laziale, a differenza delle altre regioni maggiormente identitarie; per questo occorre creare  un filo conduttore regionale, valorizzando ciò che c’è fuori Roma, oscurato dalla forza attrattiva della città eterna. L’alto problema è che si devono superare i compartimenti stagni, non solo nelle competenze e nell’organizzazione, ma anche nell’impostazione mediante la commistione di saperi, processo avviato nelle università laziali con programmi interdisciplinari.  

Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli

In un’ottica a livello comunale è intervenuta Antonella Agnoli, Assessore alla cultura, creatività e valorizzazione del patrimonio culturale della città di Lecce. Grande esperta di biblioteche, in cui ha operato per un quarantennio, ha trovato delle carenze nella città dove da due anni ha la responsabilità del settore culturale, e si è subito adoperata per colmare queste lacune. 

Ha lamentato non solo la confusione di competenze tra comune  e regione, ma soprattutto la scarsissima autonomia del comune,  dato che la regione decide cosa si deve fare e non fare, deresponsabilizzando gli enti locali. La maggior parte dei servizi vengono esternalizzati in un’ottica di mera gestione e non di valorizzazione; ci sono finanziamenti insufficienti, limitati agli spettacoli dal vivo e a poco altro.  Dovrebbe esserci un approccio diverso, e secondo l’impostazione di De Mauro sulla tendenza all’isolamento dovrebbe prevalere la visione dei beni culturali come esperienza collettiva, dello stare insieme. 

In merito alle biblioteche, in particolare, ha detto che possono diventare delle location, dei contenitori  come centri culturali veri e propri, quasi in posizione competitiva rispetto ai centri commerciali, con servizi di intrattenimento di vario tipo, fino alla piscina e se del caso anche con il museo, altrimenti non c’è futuro. Dovrebbero essere progettate ponendosi nell’ottica di coloro che dovrebbero essere attratti ad usufruirne, non ignorando il punto di vista di chi non le conosce perché ne è il destinatario e deve trovare il luogo a lui congeniale: quindi progettazione con i cittadini. Non si limita a enunciare tale impostazione, proietta una serie di immagini di modernissime biblioteche-centri culturali di intrattenimento tedeschi concepiti con questa logica.

Dalle esperienze locali si torna alla visione nazionale, ma  non rivolta genericamente alla cultura, bensì ai “luoghi della cultura” che tivestono un’importanza fondamentale, i Musei, nei quali è in corso una radicale innovazione. Il Direttore generale del settore al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ha  esposto le iniziative per il nuovo “Sistema museale nazionale”, ne daremo conto prossimamente insieme alle conclusioni del Convegno. 

Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze 

Info

Il Convegno si è svolto nella sede di Civita a Piazza Venezia 11, Roma. Il secondo e ultimo articolo uscirà in questo sito il 25 ottobre p. v. Per convegni precedenti di Civita in materia culturale cfr.i nostri articoli:  in questo sito, sulle “Imprese culturali e creative”  14, 18 febbraio 2018 e 19 settembre 2014, sul “Soft Power”  11 e 15 febbraio 2018, sulla “Via Francigena”  19 luglio 2018, 18 giugno 2017, 29 agosto 2015, 19 luglio 2014, sul salvataggio di “Civita di Bagnoregio”  20 giugno e 9 luglio 2015, sugli “Itinerari consolari” 16 marzo 2013, sui “Tesori della provincia di Roma” 29 luglio 2013; inoltre, in www.archeorivista.it, sull’ “Archeologia e il suo pubblico” 26 febbraio 2010, e  in cultura.inabruzzo.it, “Appello contro la recessione culturale” 15 luglio 2010,  le “Domus di Palazzo Valemtini”  3 dicembre 2009, “Arte, cultura, territorio” 3 novembre 2009,  la “Via Francigena”  5 ottobre 2009, l'”Hotel della cultura” 17 settembre 2009 (tali siti non sono più raggiungibili, gli articoli saranno trasferiti su altro sito). 

Foto

Le immagini – a parte quella di apertura, ripresa da Romano Maria Levante nella sede di Civita – riguardano alcuni “luoghi della cultura”, tema al centro del Convegno:  sono riportate 6 “Aree archeologiche”, poi gli interni di 6 delle maggiori “Biblioteche”,  mentre nel secondo articolo ci saranno le immagini degli interni di 12 dei 20 “poli museali” con i nuiovi direttori;  per le “Biblioteche” si sono scelti gli interni rispetto agli esterni monumentali per sottolineare il concetto di base dell’accesso del pubblico.  Sono state tratte dai siti internet che saranno indicati al termine,  ringraziamo i titolari dichiarandoci pronti a escludere le immagini il cui inserimento non fosse loro gradito, precisando che sono meramente illustrative e non necessarie, e che manca la benché minima finalità promozionale e tanto meno economico-commerciale.  In apertura,il tavolo dei relatori durante l’intervento di Sabino Cassese, al centro,alla sua destra Lampis e Caroleo, alla sua sinistra Manzella e Casini, non inquadrata la Agnoli; seguono, per le “Aree archeologiche”, particolari del  Colosseo e  della Valle dei Templi di Agrigento; poi, di Pompei e dei Fori Imperiali; quindi, di Ostia antica edi Paestum; inoltre, per le “Biblioteche”,  un interno della Biblioteca Centrale di Firenze  e della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano;  ancora, della  Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia e della Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli; infine, della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze  e, in chiusura, della Biblioteca Nazionale di Roma. I siti da cui sono state tratte le immagini, nella stessa successione in cui sono inserite nel testo, sono: per le Aree Archeologiche: ilcolosseo.it e blogsicilia.it;  iviaggidelcavallino.it e italia.it;  beniculturalionline.it e  artbonus.gov.it;  per le “Biblioteche”,  comunità italofona.org, e ambrosiana.eu; marciana.venezia.sbn.it, e vienianapoli.com;  bmlonline.it. e tripadvisor.it.  

Biblioteca Nazionale di Roma