11 settembre 2001, 2. L'”inferno di cristallo” e il crollo, l’angoscia, e gli eroici salvataggi

E’ la 2^ puntata della rievocazione in 4 puntate dell’apocalisse scatenatasi sulle Torri Gemelle l’11 settembre 2001: ne celebriamo il triste ventennale riportando la “diretta” vissuta da un personaggio del nostro romanzo “Rolando e i suoi fratelli, l’America!”, presente a questo evento terribile con l’angoscia e la disperazione prima, la mobilitazione per rendersi utile poi, fino all’irrefrenabile indignazione contro un atto terroristico che grida vendetta in nome dell’umanità. In questa puntata, dopo l'”inferno di cristallo” nei due grattacieli colpiti a morte, si assiste impotenti al loro crollo, ma anche a scene di grande solidarietà umana che si conclidono con una “pietà” michelangiolesca nata nell’orrore dell’umanità profanata, tra volti sfigurati e indicibili tenerezze. Le immagini mostrano le torri come dei giganteschi fumaioli con i vigili del fuoco impotenti e stremati.

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La palla di fuoco, poi le torri trsformate in funaioli

“…Qui ci sono due aerei. Il secondo la ha visto penetrare nella Torre Sud, un grande aereo, un aereo di linea. Il primo lo ha visto avvicinarsi quando non era ancora successo nulla, un altro grande aereo, un aereo di linea.  Sente i brividi per ciò che è accaduto  e gli è rimasto l’orrore nel vedere figure umane precipitare in un volo straziante. Pensa ai passeggeri dell’aereo.

-Chissà quanti erano a bordo, si saranno accorti del tremendo impatto che stava per ucciderli? E com’è possibile un errore di percorso fino a entrare nella foresta pietrificata dei grattacieli di Manhattan e andare a colpire i più alti, famosi e simbolici, sedi delle maggiori compagnie, con il ristorante al centosettesimo piano della Torre Nord, oltre quattrocento metri di altezza e la  più straordinaria vista panoramica sullo skyline di New York dalle sue finestre sul mondo? Si chiama per questo “Windows on the World”. Potrò provare di nuovo, sopra al mare di luci della città, la sensazione di essere di vedetta sull’albero altissimo di una immensa nave ch avanza tra l’Hudson e l’East River, on in basso le minuscole sagome dei traghetti di Staten Island che  si muovono come lucciole operose? E rivivere l giorno in cui scatta la prenotazione  per la cena dopo un’attesa di mesi scandita  dall’ansia di un’emozione unica? Potrò ammirare ancora le stupende vedute del porto di New York e di Brooklyn dall’”Observation Desk” , la terrazza  belvedere sempre al centosettesimo piano, ma della Torre Sud, con il milione e mezzo di visitatori che vi si affacciano ogni anno? Quanto tempo dovrà passare prima di rivedere le torri intatte  e risplendenti di luce mentre ora sono avvolte dal fumo nero e lambite dalle fiamme, unite nello stesso tragico destino?

La risposta non c’è, si accorge di essersi rifugiato per istinto  nell’errore di volo quindi nei ricordi  per esorcizzare il terribile sospetto degli spietati kamikaze. E tornano i pensieri angosciosi, non si può spiegare l’impossibile combinazione  di due impatti rovinosi a breve distanza, mirati alle due torri.

-Mirati, sono proprio mirati, hanno preso la mira quei maledetti, il secondo ha virato non per evitare bensì per colpire! Perché mi preoccupo così di “Windows on the World” e dell’”Observation Desk” ? si chiede rimproverandosi. Questa tragedia non è solo nelle torri, è principalmente in chi c’era dentro. Li sento tutti miei fratelli.

Non riesce  a farne il conto, migliaia di persone ci lavorano e le visitano, anzi decine di migliaia, sono loro la maggior preoccupazione,sebbene il flusso di gente che si rovescia stravolta dalla zona faccia ritenere che molti si stiano mettendo in salvo.

-E quelli degli ultimi piani? Si domanda atterrito.

Il ricordo dell’”Inferno di cristallo” lo fa sperare, il film si sofferma sulle vittime. Nell’edificante finale risaltano esempi tragici e compassionevoli di altruismo sfortunato e muore il più cattivo; mentre il solito moralismo hollywoodiano punisce due giovani colleghi di ufficio amanti clandestini colpevoli di avere approfittato della festa per appartarsi agli ultimi piani dove restano intrappolati dall’incendio, condannandoli  a una fine orribile, il salto nel vuoto avvolti dalle fiamme.

Ricordando la morte del personaggio negativo del film, causata dalla sua stessa violenza, pensa che nella vita gli eventi spesso contraddicono ogni elementare senso di giustizia e premiano gli immeritevoli. Allontana questa inquietudine.

-Davanti ai  miei occhi c’è un evento incredibile ma vero, e io cerco conforto nella finzione cinematografica! Non è paradossale?

Il paradosso è in ciò che è avvenuto. Al di là dell’immaginabile da non sembrare reale, al punto di apparire più verosimile la vicenda del film. E dire che quando lo vide ritenne esagerato l’incendio di un grattacielo, tanto più nel giorno dell’inaugurazione! Mentre era la circostanza che limitava il pericolo agli invitati alla festa, perché a differenza delle Torri Gemelle i piani inferiori erano vuoti.

– Un momento, il naufragio del “Titanic”, con millecinquecento vittime, non avvenne nel viaggio inaugurale? Allora neppure il film era esagerato. Ma le torri non si inauguravano oggi, ci sono da trent’anni.

Si rimprovera per aver dato un seguito surreale alle proprie divagazioni.

-Che c’entra il “Titanic” con le Twin Towers?

Arriva subito al risposta, una delle torri comincia  a venire giù, l’altra resta in piedi.

– Com’è possibile che di due fumaioli della nave uno si inabissi e l’altro no? E dov’è il mare? pensa fuori di sé. Oddio,quello non è il “Titanic”, l fumaiolo che si inabissa è una delle torri colpite dall’aereo trasformato in missile! 

Il “Titanic” era solo un’associazione di idee divenuta cronaca terrificante. Una torre alta più di quattrocento metri è ingoiata e annientata da un’implosione gigantesca che nessuna legge fisica è in grado di prevedere e forse neppure spiegare!

-E’ come se l’inferno si fosse materializzato all’improvviso in una quieta  tersa mattina di fine estate , “2001, september, 11, Manhattan, New York City, Usa”! In questo modo il cinema americano sottolinea gli eventi.

AAAA

La sua mente continua a rifugiarsi nelle immagini cinematografiche ma  non vi trova conforto, la realtà appare ben più tremenda.

-E dire che da bambino mi impressionavo quando il gigantesco “King Kong” braccato sulle Torri Gemelle che si lanciava dall’una all’altra stringendo nel pugno la terrorizzata Jessica Lange e alla fine precipitava schiantandosi al suolo; di recente si è visto al cinema il mostruoso “Godzilla” che vi si arrampicava stritolando tutto quanto capitava a tiro e poi veniva abbattuto. Mentre ora una torre sta addirittura crollando schiacciata da una forza irresistibile e la torre gemella ha la sommità in fiamme. Altro che l’”Inferno di cristallo”! Nel film il capo dei pompieri riuscì a spegnere l’incendio facendo esplodere i serbatoi posti nella copertura dell’edificio e inondando così la terrazza con una massa d’acqua che diede la salvezza a gran parte degli occupanti, pur rischiando di travolgerli. Qui accade l’inimmaginabile, molto al di là di un film del genere catastrofico”.   

Un boato lo scuote, interrompe i suoi pensieri in tempo  per fargli avvertire il pericolo. Il fumaiolo che si inabissa proietta verso terra la nuvola di fumo compressa al suolo da un potente soffio. E’ la catastrofe!

In un attimo rivede immagini che lo avevano lasciato attonito quattro anni prima. L’operatore televisivo riprese il momento più tragico e spettacolare del terremoto di Assisi del 1997, gli era rimasto impresso nella memoria.

-Sta arrivando la nuvola di polvere e detriti come fu per la Basilica di san Francesco  quando rotolò attraverso la navata centrale portando morte e distruzione, pensa. Allorché crollarono le preziose vele affrescate del soffitto, le pietre  ei calcinacci precipitati al suolo sotto la spinta dell’onda d’urto diventarono una valanga mortale. E dato che la massa di materiali, l’altezza del soffitto, a parte l’incalcolabile perdita sotto l’aspetto artistico, non erano paragonabili alle dimensioni bibliche del crollo della torre, la conclusione è immediata.

-Tutti al riparooo! La valangaaa! Urla a più non posso  e si getta nel varco più vicino, l’entrata di un edificio.

I presenti sono atterriti, non sanno che fare.

-Al riparooo! grida di nuovo affacciandosi alla porta per tirare dentro due ragazzi che si erano fermati a guardare impietriti l’arrivo della valanga prodotta dal grande crollo. La morte passa alla velocità del vento, un vento assassino. Un turbine di polvere accecante con detriti grossi e taglienti, autentiche accette scagliate da una forza spaventosa.

-Sì, l’inferno deve essere così, non è possibile che una torre si ripieghi su se stessa al apri di una candela che si scioglie all’istante. Allora che si può fare se si è scesi all’inferno? Ci vorrebeb mio padre che consoce l’Inferno di Dante, io sto conoscendo l’inferno di Manhattan, osserva sconvolto.

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Ancora una volta si sorprende a rifugiarsi nelle finzioni dinanzi a una realtà che è poco definire sconvolgente. Si è rifugiato nel cinema, adesso nella poesia. Non è il genere che si attaglia alla situazione, lo è la tragedia, più fosca e tetra della più cupa tragedia greca. La tragedia di tante persone che lavoravano nella torre crollata o vi si trovavano per i motivi più diversi.

Gli si riempiono gli occhi di lacrime al pensiero.

-Quanti saranno riusciti a venirne fuori prima che si disintegrasse? I vigili del fuoco che sono saliti per le scale fino ai piani nei quali si è conficcato l’aereo, come nll’”Inferno di cristallo”, dov’erao al momento del crollo? Ora che la torre si è dissolta, cosa ne è stato di loro?

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Si meraviglia della sua reazione, del sentirsi pregare. Non perché non sia credente, tutt’altro. La sua famiglia è profondamente religiosa, e lui va a messa la domenica nella cattedrale di san patrizio. A Toronto e a Palm Beach poteva andar in chiesa più spesso, era stato anche chierichetto, Però non gli era mai capitato di pregare per strada né di assistere a invocazioni disperate.

Riaffiorano alla mente i racconti del padre sui terremoti nel suo paese. Era rimasto impressionato dalle invocazioni al santo protettore  da quella calamità, Sant’Emidio, considerato l’ancora di salvezza.

Nel dramma che  sta vivendo non sa a chi rivolgersi, non c’è un protettore dall’apocalisse. La risposta gli viene dal cuore. Dalle labbra esce la medesima invocazione.

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-Sant’Emidio, Sant’Emidio, Sant’Emidio, aiutaci!

La terra non trema, tre al’aria, la luce. Tremano le vene e i polsi, si dice dinanzi a una situazione molto difficile. Qui non basta, trema l’intero essere.

Il locale dove è riparato è saturo di polvere e fumo, sebbene abbiano chiuso la porta. Si comincia  a tossire, occorre aria fresca ma è impossibile trovarla.

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Ora che la valanga è passata, tornare in strada è il minimo e forse è pure il massimo. Per fortuna hanno impedito di avvicinarsi alle torri. Non che prevedessero il crollo, era una delle normali misure di sicurezza che in altre circostanze venivano criticate perchè risposte inutili e scontate a fatti già esauriti. Questa volta era stata una misura provvidenziale, aveva salvato lui e quelli che accorrevano per prestare aiuto senza pensare al pericolo.

Adesso deve fare qualcosa per le maschere di polvere che escono sfigurate dalla muraglia di fumo. Non ci sono più vigili o poliziotti né barriere  che impediscano di entrare nella zona del disastro. Tuttavia è evidente che non servirebbe, andare oltre, meglio restare ai margini.

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Scene da bombardamento. Richiamano le immagini di tanti film, che credeva eccessive nel descrivere l’orrore delle distruzioni e l’angoscia della popolazione. Sarà che è giovane, cresciuto nel mito dei bombardamenti chirurgici con bombe cosiddette  intelligenti che dovrebbero colpire gli obiettivi militari e risparmiare i civili, sarà che non ha conosciuto la tragedia del Vietnam, le scene che ha dinanzi gli appaiono un’allucinazione.           

-Immagini della realtà così tremende le ho viste solo nelle riprese di attentati che hanno distrutto interi palazzi con decine di morti, spesso all’estero ma anche in America. Ricordo ancora quelle della strage causata dall’autobomba di Oklahoma City che nel 1995 fece centosessantotto vittime! esclama.

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Torna il dubbio angoscioso, l’ipotesi più volte affacciatasi alla sua mente comincia  diventare certezza.

-Che si tratti di un vile attentato?

Un’umanità dolente si riversa dal varco aperto nel fumo e nei detriti. La polvere è mescolata all’aria con i mefitici odori che trasporta, puzza di bruciato, di carburante, di materiali fusi, di quanto un alchimista infernale abbia potuto immettere nel suo lambicco di morte. Tutti uguali nel terrore, una coltre di polvere ne fa maschere tragiche. E’ difficile aiutarli, corrono come impazziti per allontanarsi dalla bocca dell’inferno da cui sono appena usciti.

Si è tolto la giacca, avanza. Le persone arrivano stravolte senza vedere chi si trova sulla loro strada.

-Non è per il freddo che quel giovane ripiegato su se stesso corre a zig zag squassato da brividi, è per lo shock che lo attanaglia, devo aiutarlo! pensa.

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Il giovane lo schiva, impegnato allo spasimo quasi dovesse  evitare i proiettili dei nemici, lo supera, scompare. E’ l’immagine di un campo di battaglia , non di football o di rugby, si corre per la vita e non per il pallone.

-Posso soccorrere  quella donna con gli occhi sbarrati, è ferita, trema, la coprirò on la giacca. Trascina a fatica una gamba, devo sorreggerla! esclama.

La donna scoppia in un pianto dirotto, gli cade tra le braccia, lui tiene stretta la figura minuta che altrimenti  finirebbe a terra. Poca cosa in confronto a ciò che lei ha provato precipitandosi lungo l’interminabile scalinata, in un fiume umano che cercava la salvezza  sforzandosi di mantenere l’ordine e la calma. E incrociava la teoria ininterrotta di vigili del fuoco che saliva per raggiungere la parte alta della torre colpita dall’aereo.

Jane, così dice di chiamarsi, si stringe nella giacca che le ha messo sulle spalle e racconta piangendo di aver visto al morte in faccia quando è caduta per le scale ferendosi a una gamba e stava per essere travolta dalla fiumana di fuggitivi, e di nuovo all’esterno al momento del crollo.

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-Ebbene, i vigili del fuoco mi hanno salvata due volte. Mi hanno protetta dalla massa che scendeva, se non fossero intervenuti sarei stata schiacciata. Noi non potevamo pensare a niente, dovevamo soltanto correre a rotta di collo per centinaia e centinaia di scalini, in un tunnel nero per il fumo accecante in fondo al quale c’era la luce. Solo un miracolo ha potuto far arrestare quel fiume umano per il tempo necessario a rimettermi in piedi  e riprendere la corrente verso la salvezza. Il miracolo del coraggio, della solidarietà, del rispetto per l mia vita rischiando la propria. Sono arrivata all’uscita poco prima dl crollo e devo ancora ai vigili che mi hanno allontanata immediatamente se non sono stata sommersa dalla valanga di detriti.

Adesso deve uscire dall’ottovolante della disperazione.

Si avvicina barcollando un vigile del fuoco con un’espressione di terrore negli occhi che guardano senza vedere.

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-E’ proprio il vigile che mi aveva fermato! Esclama Johnny. Mi ha bloccato mentre volevo accostarmi alle torri, poi è andato sul luogo del disastro.

Una maschera tragica, coperto com’è di polvere e sangue. Lo ha investito di striscio l’onda d’urto del crollo. Ne è riemerso lacero e ferito, in preda a shock. Trema battendo i denti, accartocciato   nel suo metro e novanta. Si accascia.

Lui non sa che fare, continua a tenere la giacca sulla schiena di Jane, non si sente di lasciarla per soccorrerlo. E’ la donna che all’improvviso si alza, va verso il vigile, gli cinge le spalle  cercando di coprirlo; ci riesce perché sembra diventato più minuto di lei. L’uomo è ripiegato su se stesso come per rifugiarsi tra le braccia della madre. Dinanzi a quest’immagine dolente Johnny si ritrae temendo di profanarla. Nella fragile figura femminile che stringe a sé l’uomo colpito nel corpo e nello spirito c’è l’incarnazione della “Pietà”. Con la straordinaria mescolanza di umano e divino che gli ha fatto amare il capolavoro michelangiolesco.

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Paul, il vigile del fuoco, parla con voce tremante.

-Ero a breve distanza dalla torre allorché si è dissolta, quasi volesse conficcarsi nel terreno fino a  scomparire. Non credevo ai  miei occhi, mi chiedevo cosa stesse accadendo. Riscuotermi e gettarmi sulla destra per trovare riparo è stato tutt’uno. Mi ha salvato un tuffo di quelli visti al cinema con “Rambo” che esce incolume dall’esplosione lanciandosi in mezzo a nugoli di schegge tra fiamme e  fumo,polvere e detriti. Quando  mi sono lanciato verso la salvezza, schegge, polvere e detriti erano scagliati ad altezza d’uomo, mentre in alto divampavano le fiamme e il fumo dell’esplosione.

Può ringraziare il suo volo da stuntman se la valanga non lo ha schiacciato. Ora Jane e Paul sono stretti l’una all’altro, con la medesima maschera di polvere e gli occhi che cominciano a rivedere le stelle scacciando l’incubo dei gironi infernali che hanno attraversato. Lei ha potuto esprimere la gratitudine verso i vigili ai quali deve la vita ricambiandone la generosità con il suo gesto spontaneo”.

Continua...

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Info

Si tratta della 2^ delle 4 parti della rievocazione della cronaca vissuta in diretta dell’attentato alle Torri Gemelle nel romanzo-verità di Romano Maria Levante, “Rolando e i suoi fratelli, l’America”, Andromeda Editrice, 2005, pp. 366. L’intera cronaca è alle pagg. 321-344, la 2^ parte sopra riportata è alle pp. 326-332. La 1^ parte è uscita, in questo sito, l’11 settembre 2021, a 20 anni, le altre 2 parti seguiranno nei giorni 15 e 17 settembre.

Photo

Le immagini sono tratte da siti web di pubblico dominio, si ringraziano i titolari precisando che il loro inserimento è a titolo meramente illustrativo, senza alcun intento di natura economica nè pubblicitaria; pertanto, qualora la presente pubblicazione non fosse gradita, le relative immagini verranno subito rimosse su semplice richiesta. Sono alternate le immagini delle torri fumanti con quelle dei vigili del fuoco prodigatisi nelle operazioni di sosccorso, tranne le ultime 5 dedicate solo ai vigili. I siti, indicati nell’ordine in cui sono inserite le rispettive immagini, sono i seguenti: latinatoday.it, focus.it, hellpress.it, cdt.ch, m.famigliacristiana.it, chemusica.it, favusjunior.it, sportellodeidiritti.org, tecnicadellascuola.it, vanityfair.it, panorama.it, ilpost.it, corrieredellosport.it, corriere.it, ansa.it, levocidellanotteforumfree.it, ansa.it, canopo.it, panorama.it, pinterest.it. Ancora grazie a tutti i titolari dei siti citati per l’opportunità offerta.

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2 commenti

  1. Su questa seconda puntata sull’inferno di cristallo e il crollo, l’angoscia e gli eroici salvataggi, altre 20 foto stupende nella loro realtà, crudeltà distruttiva con tante vittime innocenti, nel celebrare il triste ventennale.
    Un vissuto del personaggio del romanzo, presente a questo evento terribile di un atto terroristico che grida vendetta in nome dell’umanità.
    L’aver visto i due grandi aerei di linea, gli hanno fatto sentire i brividi e con l’orrore che l’ha colpito nel vedere figure umane precipitare in un volo straziante.
    Il pensiero è andato anche ai passeggeri, con una tristezza scoraggiante di parenti, ma anche di persone non conosciute per i due impatti rovinosi.
    Il Levante li sente tutti suoi fratelli in questa tragedia che non è solo per le torri ma, principalmente, in chi c’era dentro.
    Tanti i fatti e i pensieri del protagonista descritti ma, vedere una Torre alta più di quattrocento metri, ingoiata e annientata non si poteva prevedere né spiegare.
    Ripensa alla grandezza militare, finanziaria ed economica della grande America e che nessuno oserebbe e non potrebbe giungere fino al cuore del paese per le misure di sicurezza.
    Sono pensieri di pochi attimi, senza riuscire a capire cosa sta succedendo senza distrarsi dai rumori e dalle immagini e la sua attenzione ne resta assorbita dallo spettacolo agghiacciante.
    Esce dalla stanza e corre verso l’ascensore, nessuno sa cosa è successo, scendono a terra, attraversano alcuni isolati con tanta gente ad andare anche in direzione opposta
    Torna il dubbio angoscioso, comincia a diventare certezza, che si tratti di un vile attentato?
    Un’umanità dolente tra fumo, detriti, polvere mescolata all’aria, puzza di bruciato, di carburante, di materiali fusi, tutto nel terrore, impazziti per allontanarsi dell’inferno.
    L’argomento, è talmente importante che deve essere letto, come anche le altre due puntate, e l’invito a farlo viene anche dalla brillantezza dell’autore, che riesce a catturare l’attenzione con il suo modo di renderlo.

    1. Il lettore Francesco, che ringrazio per l’apprezzamento come sempre generoso, riesce a cogliere ed evidenziare nella sua sintesi alcuni aspetti salienti di un dramma così tremendo: l’alternarsi e il susseguire nell’evento collettivo di dimensioni e gravità inimmaginabili, delle tragedie personali che si consumano in modo straziante nell’orrore davanti ai nostri occhi; l’assommarsi in modo altrettanto sconvolgente della dimensione apocalittica della catastrofe materiale con la dimensione altrettanto senza confini e senza precedenti sotto l’aspetto umano, anzi disumano; il confronto impietoso tra il Golia americano abbattuto al suolo e l’infernale Davide terroristico che si sente asceso nel paradiso islamico con le Urì; il contrappunto tra i soccorritori che accorrono verso le torri consci del pericolo ma non sapendo che molti perderanno la vita, e i sopravvissuti che si mettono in salvo sbucando laceri e sanguinanti dalla nuvola di polvere; il parallelismo insito nel modo in cui è costruito il romanzo-verità tra la vicenda reale e quella non solo descritta e romanzata ma vissuta indirettamente però intensamente per il collegamento dell’autore, io stesso, con il padre del personaggio che vive la vicenda “in diretta” non solo nel romanzo, ma nella vita come persona che ha fornito l’ispirazione.
      Ringrazio Francesco anche per aver invitato gli altri lettori a non perdersi le ultime due puntate, sono uscite su questo sito il 15 e il 17 settembre, mentre le prime due, per chi non le avesse viste, sono state pubblicate l’11 settembre, il giorno del ventennale, e il 13 settembre, ovviamente del 2021.

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