L’Aquila, il santuario di Roio e il simbolo della rinascita, al Collegio Romano

di Romano Maria Levante

E’ stato presentato a Roma dalle più alte autorità ministeriali e regionali il protocollo d’intesa e il progetto preliminare per il restauro del Santuario di Santa Maria della Croce a Roio, provincia dell’Aquila. Al Ministero per i Beni e le Attività Culturali,  nel salone del Collegio Romano, sono intervenuti, il 17 gennaio 2013, il Ministro Lorenzo Ornaghi, i Presidenti delle regioni Abruzzo e Liguria, rispettivamente Gianni Chiodi e Claudio Burlando, e i direttori generali per i Beni culturali delle due regioni Fabrizio Magnani e Maurizio Galletti. Non c’era la folla di giornalisti, quelli presenti occupavano uno dei due lati del lungo tavolo al centro del salone, nell’altro c’erano i vertici ministeriali e regionali, quasi fosse una trattativa sindacale. Ma le domande non sono mancate, si è parlato anche  delle altre iniziative e degli aspetti più generali della ricostruzione dell’Aquila.

Gina Lollobrigida, “Vivere insieme” 

Perché la regione Liguria è intervenuta al massimo livello? Il restauro viene finanziato con la donazione di 1.500.000 euro che tale regione ha destinato all’Abruzzo dopo il terremoto del 6 aprile 2009, dimostrando una partecipazione fattiva che può essere portata ad esempio nell’ottica dell’unità nazionale e anche, se si vuole, di un federalismo che non può non essere solidale.

Il ministro Ornaghi e Chiodi, governatore d’Abruzzo

Il ministro per i beni culturali Ornaghi  ha voluto sottolineare alcuni aspetti di carattere generale,prima di entrare nello specifico delle donazioni legate alle “adozioni” di monumenti.

Ha iniziato con il rilievo da dare a iniziative che potrebbero sembrare minori ma sono altrettanto rimarchevoli dei grandi programmi: “Le cose che sembrano piccole invece sono grandi” per il significato che rivestono e il messaggio che mandano al di là del momento e della consistenza.

Un secondo aspetto è il recupero del patrimonio culturale, la grande risorsa del paese: “Giornate come questa testimoniano gli aspetti altamente positivi legati agli interventi per l’arte e la cultura”.

In una visione ancora più generale, è questo il terzo aspetto, si tratta di un atto di solidarietà da considerare  “non solo come segno di generosità e fraternità, ma anche come prova della capacità di tenuta della società e delle istituzioni”. E tutti  sappiamo quanto se ne ha bisogno nell’attuale crisi.

Non solo parole ma anche numeri: è in programma: il restauro di 500 monumenti con una spesa prevista di 525 milioni di euro dal 1913 al 1921, nove anni in cui si opererà per il recupero delle opere danneggiate con semplificazioni burocratiche. Ha ringraziato gli altri donatori, oltre alla regione Liguria, rivolgendosi  ai governi stranieri che hanno voluto aiutarci, soprattutto i governi russo e kazaka, tedesco e francese impegnati con le “adozioni”, e l’Eni tra gli italiani. Ma ne parleremo in dettaglio fornendo la specifica dei restauri finanziati con le “adozioni” di monumenti.

Il presidente della Liguria Burlando,  oltre a rinnovare la sua vicinanza alla regione colpita dalla catastrofe naturale, espressa in modo tangibile con la donazione, ha voluto trarre una conclusione dal  modo in cui si è fatto fronte all’emergenza: “Se il  nostro  paese riuscisse a fare nell’attività ordinaria quello che riesce a fare in condizioni straordinarie risolverebbe  i suoi problemi e sarebbe un grande paese”. E’ una giusta considerazione,  riproposta ogni volta che eventi, anche positivi, come il Giubileo e grandi manifestazioni sportive, danno luogo ad una mobilitazione di energie e risorse i cui risultati appaiono sorprendenti per tempestività ed efficacia. Ma non sarà anche perché vengono allentati i lacci e lacciuoli burocratici  e i vincoli di altro tipo e può esprimersi lo spirito di iniziativa e la capacità della nostra gente come è avvenuto per i connazionali  che hanno operato nelle terre di emigrazione e in condizioni molto difficili hanno raggiunto posizioni di eccellenza?

L’Abruzzo è terra di emigrazione e può portare tanti esempi positivi. Il suo presidente Gianni Chiodi si è richiamato alla considerazione di Burlando sulla capacità  di reagire con successo all’emergenza ma di non saper gestire altrettanto bene la quotidianità, sostenendo che questo dimostra l’esistenza delle doti necessarie, se non ci fossero non potrebbero venire dal nulla. “Allora devono essere fatte valere anche  nell’ordinarietà, senza perdere la nostra identità: Anche se non siamo tedeschi e ci teniamo ad essere italiani, possiamo migliorare”. Un bel messaggio!

Ricorda che il sisma rovinoso intervenne dopo soli 69 giorni dal suo insediamento alla presidenza della Regione. Sappiamo che aveva presentato un programma preciso ed articolato che ne risultò sconvolto come il capoluogo della sua regione. La capacità di reagire all’emergenza è stata messa duramente alla prova, ma i risultati positivi non sono mancati: “La popolazione è tornata a  casa prima di quanto era avvenuto in tutti gli altri terremoti, e si è riusciti a realizzare gli alloggi prima dell’arrivo dell’inverno, poi sono stati accelerati i lavori per il ripristino delle abitazioni in modo da consentire il ritorno nelle case sistemate di metà dei 65 mila senza tetto”. 

Ha dato atto alla protezione civile di aver lavorato bene, dimostrando come si possa fare  “un coordinamento di grande efficacia tra le istituzioni nazionali e locali e le strutture operative  in grado di intervenire, dal genio civile e militare ai vigili del fuoco, fino ai volontari”. Inoltre ha espresso apprezzamento per la soprintendenza ai Beni culturali della Regione e per le direzioni competenti del Ministero per i beni culturali che hanno operato fuori da ogni logica burocratica.

Nel fare il punto della situazione ha detto che “si tratta ora di gestire i programmi e i flussi di risorse, gli aggregati sono definiti e i progetti sono stati predisposti,  i tempi di realizzazione dipendono dalla complessità della realtà”. Ha precisato:  “Ho firmato 2 miliardi e 500 milioni di mandati di pagamento per lavori effettuati”, il lavoro è stato immane. Riguardo alla ricostruzione del centro storico – che non è ancora decollata come era nelle aspettative  di tutti –   ha sottolineato la difficoltà di progettare in tempi ristretti interventi anche radicali su 800 edifici monumentali. Per questo ha avuto un’importanza decisiva la loro “messa in sicurezza”, che ha definito “un’opera imponente sotto il profilo qualitativo oltre che quantitativo, premessa necessaria per la fase successiva, che richiede tempi non brevi”; è stato un intervento senza precedenti, “unico al mondo, con tecnologie d’avanguardia, tanto che vengono da molte parti  a studiare la nostra esperienza”.

In proposito una rivista specializzata, che già si è occupata degli aspetti costruttivi legati al sisma, nella conferenza stampa  ha proposto che si faccia tesoro di come è stata affrontata in positivo la complessa problematica del terremoto registrando le varie fasi degli interventi, dall’emergenza alla ricostruzione, per farne una sorta di manuale operativo cui ricorrere in analoghe situazioni.  

La solidarietà nelle “adozioni” e l’esempio che viene dall’Abruzzo

Una cosa ha deluso il presidente Chiodi, il mancato mantenimento di tante promesse, soprattutto dei governi stranieri che al G8 – tenutosi, come si ricorderà, proprio all’Aquila – avevano potuto toccare con mano le condizioni disastrose di tanti monumenti e chiese gravemente danneggiati dal  terremoto. Le hanno mantenute il governo russo con oltre 7 milioni di euro e kazako con 1,7 milioni, il governo tedesco con 3 milioni e quello francese con la partecipazione al 50% a un intervento di 3.250.000 euro.  Tra le regioni la Liguria spicca con 1.500.000 euro per il restauro che prende avvio dall’incontro al Ministero, tra le altre regioni solo il Veneto è presente nella lista delle “adozioni” con 300 mila euro. Mentre fra le organizzazioni di natura diversa l’Eni svetta dall’alto dei 10 milioni di euro, seguito dalla Fondazione Roma con 3 milioni di euro. Consistenti anche le donazioni di  “Porta a Porta” inclusa la Banca popolare di Vicenza con 1.600.000 euro, di  “World Monument Fund” e Fondazione Pescarabruzzo con 1.500.000 euro e della Camera dei Deputati con 1 milione di euro.  La Cassa di risparmio dell’Aquila e la sua Fondazione si sono avvicinate con la loro donazione a 1 milione di euro; il Fai ha donato 500 mila euro,  gli altri cifre inferiori.  In tutto circa 38 milioni di euro per circa 20 chiese e monumenti, ben poca cosa rispetto alle esigenze.

Il presidente Chiodi alla fine dell’incontro ci ha dato una notizia che riteniamo molto significativa nella fase di crisi che il paese sta attraversando: “Per il 2013 abbiamo diminuito le imposte di nostra competenza riducendo del 30% le addizionali regionali su Irpef e Irap”.  L’impegno  di una regione così duramente colpita nel non aggravare il peso sui suoi cittadini  è rimarchevole considerando che tante altre regioni, in situazioni normali senza i gravi postumi di eventi catastrofici, hanno fatto a gara nell’aumentare le addizionali.

Ci è noto, per conoscenza diretta, un altro esempio positivo che viene da un piccolo comune  sempre abruzzese, in provincia di Teramo, sul versante del Gran Sasso opposto a quello aquilano, anch’esso investito dal sisma che ha reso inagibili molte abitazioni;  tanto che in tempi rapidi è stato realizzato un piccolo aggregato di alloggi confortevoli per i paesani dalle case inagibili, in un’area ai margini del paese cui è stato dato il nome di  “Largo della Rinascita”, che in piccolo corrisponde alle “new town” provvisorie sorte intorno  all’Aquila per le molte migliaia di cittadini  rimasti senza tetto.  Ebbene, questo paese,  che rientra nel cosiddetto “cratere” del sisma, non ha aumentato le aliquote Imu, nella stessa logica di non pesare sui cittadini già duramente colpiti, a differenza di quanto hanno fatto tanti altri che hanno infierito sui rispettivi amministrati. Il paese è Pietracamela, il sindaco è Antonio Di Giustino che si affianca al presidente della regione Abruzzo Gianni Chiodi  nell’attenzione verso i propri concittadini cercando di contenere l’insostenibile aggravio fiscale.

Il presidente Chiodi ha anche detto che parlano male della ricostruzione coloro che ne sono esclusi e non conoscono fatti e situazioni, a parte motivi di altra natura;  mentre quelli che vi lavorano ne parlano bene con cognizione di causa. E ha insistito sul fatto che “la macchina della ricostruzione ha preso a marciare”, e sono stati smentiti i profeti di sventura:  “Le scuole non sono state chiuse, la popolazione non è andata via” , quindi “L’Aquila è viva!” 

ll santuario di Roio, la facciata della chiesa di Santa Maria della Croce

Un simbolo della rinascita con tanti significati 

Le parole del presidente ci incoraggiano a reiterare una proposta avanzata da tempo, ma che ora trova le condizioni migliori per essere presa in considerazione. Sarebbe bello dare a questa rinascita un simbolo, con l’espressione visiva del ritorno alla vita e alla crescita in tutti i sensi.  Ci sembra un sigillo ideale del rilancio una scultura che ha rappresentato l’Italia all’Expo di Siviglia del 1992, è opera di una donna – e si parla tanto di valorizzare le espressioni del sesso femminile – e che donna!

Ebbe nell’occasione la Legion d’Onore dal presidente francese Mitterand  che la definì “artista di valore”, la scultura è “Vivere insieme”, un ragazzo felice con le braccia protese in groppa a una grande aquila, che ci piacerebbe scrivere con la maiuscola. E’ come se L’Aquila volasse al di sopra della terribile prova cui è stata sottoposta verso l’innocenza primigenia, per tornare a “vivere insieme”.  E’ un’opera diretta e immediata, né classicismo né avanguardismo contemporaneo, l’autrice è Gina Lollobrigida, esempio di una vitalità rara per una diva internazionale del cinema.

L’icona della bellezza e dei sogni cinematografici non si è ripiegata sulle glorie del passato né ha nascosto i segni del tempo, ma ha seguito con dedizione appassionata la sua vocazione per l’arte, prima con la fotografia poi anche con la scultura. Ha fatto reportage ammirati in tutto il mondo, fissati in una serie di volumi preziosi, poi le grandi sculture che sono un inno alla bellezza oltre che all’arte. Tutto questo su una matrice genuinamente popolare, essendo le sue origini nella Ciociaria dalle tradizionali e dai costumi paesani così vicini a quelli dell’Abruzzo. Anche l’esempio della sua tenacia nell’intraprendere  nuove vie dell’arte  per rinascere alla vita esprime valori  molto positivi.

Per questo a Gina Lollobrigida con il suo carattere popolare ben si addicono le espressioni che qualificano l’abruzzese verace, “forte e gentile” e anche “forte e fiero”. La gentilezza e la fierezza, come la forza, sono parte del suo essere, l’intera sua vita ne è stata e ne è tuttora espressione.

I restauri dei monumenti “adottati”

Santa Maria della Croce a Roio, è uno dei due santuari di cui è previsto il restauro con le “adozioni”, partirà operativamente fra tre mesi con i citati 1.500.000 euro donati dalla regione Liguria.  L’altro è il santuario della Madonna d’Appari a Paganica, i cui lavori finanziati con 130 milioni della Banca d’Anagni si sono conclusi; come quelli per la messa in sicurezza e il restauro delle porte della basilica di Santa Maria di Collemaggio, circa 250 mila euro di Acri e organismi come i Lions; è in ultimazione nella basilica il restauro dell’organo monumentale, finanziato al 33% con 200 mila euro da “memento Aquila”, mentre è in fase di redazione il progetto per il restauro completo della basilica e dell’area circostante finanziato dall’Eni con la donazione di 10 milioni di euro, la più cospicua tra tutte le “adozioni”.

Segue il Palazzo Ardinghelli, “adottato” dal governo russo con donazione di 4.700.000 euro, è stato completato il primo lotto dei lavori e avviato l’appalto per il secondo lotto; mentre è il fase di redazione il progetto per la chiesa di San Gregorio Magno  per 2.400.000 euro, donati anche questi dai  russi. E’ in fase di redazione il progetto per il restauro della chiesa San Pietro Apostolo di Onna, interamente a carico del governo francese per 3 milioni di euro mentre stanno per essere ultimati i lavori di restauro dell’Oratorio San Giuseppe dei Minimi, a carico del governo kazako per 1.700.000 euro, come quelli del Teatro Comunale con la spesa di 1.600.000 euro  raccolti da “Porta a Porta”  e in parte donati dalla Banca Popolare di Vicenza e quelli del Conventino San Giuliano per 226.000 euro dell’associazione Saroptimist. Tra i lavori conclusi spicca il restauro totale della Fontana delle 99 cannelle, dall’alto valore simbolico, “adottata”  dal Fai con 500mila euro, e il restauro del Complesso monumentale e chiesa di San Clemente, a Castiglione di Casauria, con 1.500.000 euro del World Monumentum Fund e Fondazione Pescarabruzzo, bella prova di solidarietà intraregionale.

Tra gli altri restauri conclusi spicca San Biagio ad Amitenum, ora San Giuseppe, con i 3 milioni di euro della Fondazione Roma, intervento ingente e lodevole di un’istituzione che sostiene l’arte e la cultura con un’intensa attività espositiva nelle due sedi museali a Roma e non solo; poi  il Palazzetto dei Nobili, cui la Camera dei Deputati ha destinato 1 milione di euro, ricordiamo la mostra sull’arte ferita dal terremoto che fu ospitata a Montecitorio. Seguono con importi minori Porta Napoli e la chiesa della Madonna Fore, restaurati con 725.000 euro della Fondazione Carispaq, che ha impegnato anche 200 mila euro per la messa in sicurezza del Palazzo Braconio, mentre la Regione Veneto ha finanziato la messa in sicurezza di San Marco con 300 mila euro. Infine il più modesto restauro di Porta Castello con 25 mila euro del Lions Club dell’Aquila. 

 Il snntuario di Roio, l’interno della chiesa di Santa Maria della Croce,  con l’abside e l’altare centrale,

 Il santuario di Roio, fede e storia, arte e tradizione

Dopo questa panoramica sulle iniziative di restauro legate alle “adozioni” di chiese e monumenti torniamo al  santuario di Santa Maria della Croce di Roio, nel quale dopo la redazione del progetto definitivo ci sarà l’avvio dei lavori previsto fra tre mesi. Completato il restauro delle  strutture e l’adeguamento sismico, nel 2015  si passerà alle superfici decorate, interne ed esterne, stucchi e affreschi, lo ha detto il Direttore generale dei beni culturali e paesaggistici della Liguria, Maurizio Galletti, parlando anche del gemellaggio con il Santuario della Guardia della sua regione. Molto significativo il fatto di aver notato come i flussi di fedeli verso il santuario aquilano  ne fanno un “polo spirituale per la comunità locale”, con il valore sociale di fede e storia, arte e tradizione.

La chiesa è stata edificata nel 1625 ampliando la  cappella medievale del 1200 dedicata a San Leonardo in un luogo oggetto di venerazione per due motivi: vi era apparsa la  Vergine Maria e c’era una Croce su un piedistallo di pietra che i cavalieri di ritorno da una crociata in Terra Santa collocarono sul poggio di Roio, inoltre un pastore aveva trovato una statua lignea del ‘500 della Madonna, che fu portata nella cappella sin dal 1578. Questi eventi straordinari alimentavano pellegrinaggi, di qui l’ampliamento della cappella  per farne una chiesa dedicata a Santa Maria della Croce.  La posizione  della Croce sul poggio ha ispirato da allora una Via Crucis il 3 maggio di ogni anno, con i fedeli che partendo dalla Croce si sono sempre inerpicati sul colle di Monte Luco.

Il popolo ebbe dalla Santa Sede il diritto di patronato sin dal 1628, e la chiesa non fu fatta dipendere dall’autorità religiosa locale, per cui i roiani  reagirono quando nel 1638 il Vescovo dell’Aquila  Gaspare De Gaioso voleva imporre la consegna delle chiavi e dei libri della chiesa al Capitolo della Cattedrale minacciando di interdire la chiesa:  ricorsero alla Congregazione vaticana  che confermò il diritto di patronato  e la sottrazione della chiesa dall’autorità religiosa locale. L’autonomia fu rafforzata dalla nascita della Masseria della Madonna con le donazioni dei pellegrini del santuario: si trattava di poderi e terreni coltivati, di case e botteghe, bestiame di allevamento e denaro.

Nel 1837 il santuario fu consacrato dal Vescovo dell’Aquila, mons. Girolamo Manieri, e un secolo dopo, nel 1942, sotto la minaccia della guerra, il vescovo di allora, mons. Carlo Confalonieri, affidò la sua diocesi alla protezione della Madonna della Croce di Roio e pronunciò un triplice voto pubblico; nello stesso anno fece restauri all’interno del santuario. Finita la guerra sciolse il voto ponendo sul capo della Vergine due corone d’oro in una manifestazione corale  in piazza Duomo. Nel 1956 il santuario diviene parrocchia di Santa Maria della Croce.

Un giorno di particolare intensità è stato il 30 agosto 1980 con la visita di papa Giovanni Paolo II, che si prostrò ai piedi della Vergine e parlò ai fedeli dinanzi alle vette dell’amato Gran Sasso.

Alla fede e alla storia si aggiungono l’arte e la tradizione nell’arricchire di opere pregevoli  la chiesa, a pianta di croce greca. Le cappelle all’interno vengono decorate con marmi, stucchi e pitture che raffigurano  la storia del santuario e delle apparizioni miracolose.

Intorno al 1650 Giacomo Lambruzzo realizzò l’altare maggiore e il paliotto artistico, i rivestimenti marmorei della cappella absidale e il pavimento, il fonte battesimale e i portali, spesa 233 ducati; inoltre Fabrizio Mingarella dipinse il quadro a olio dell’Apparizione della Vergine  e Felice Calcagno i 4 affreschi della volta oltre a un affresco sulla facciata andato perduto per le intemperie, un altro affresco sul rinvenimento dell’effige della Vergine fu dipinto da Francesco Avincola. Negli stessi anni a Matteo Luca fu affidata la realizzazione dell’organo per 280 ducati.

Dal 1660  le notizie incalzano: si acquistano 12 candelabri e una croce per circa 130 ducati, poi viene  abbellita la facciata con una cornice in pietra lavorata per 44 ducati, e soprattutto viene eretta in 69 giorni lavorativi la torre campanaria cui lavorò il lombardo M. Pietro, per una spesa di 156 ducati. Prima della fine del decennio Giacomo Farrelli dipinge sulle pareti e sulla volta le storie miracolose che hanno dato luogo alla creazione del santuario, mentre nel 1670  si acquista la campana per 153 ducati, fu fusa “in loco” dall’aquilano  Filippo Donati. Aggiungiamo che la storia della campana grande prosegue, nel 1789 verrà fusa di nuovo,  perché lesionata, da Matteo Albini per 50 ducati, e nel 1858 un’altra fusione della fonderia di Nicola e Pasquale Marinelli.

Nel 1700 i 4 angeli scolpiti da Bernardo Ferradini e Pietro Pitto, poi Giuseppe Mariani indora gli archi. A a metà del secolo, il lombardo M. Andrea costruisce gli altari laterali e predispone le nicchie per le statue, mentre il roiano Luciano Fatigati  realizza il confessionale e Pietro Del Grande con Leopoldo Clavelli completa la doratura e stuccatura . L”aquilano Francesco Speranza dipinge nel 1780 il quadro a olio “Prodigio della pioggia”, nel ricordo della grande processione penitenziale dell’anno prima per invocare la fine della grave siccità.

Siamo nel secolo XIX, nel 1822 viene aperta una finestra della chiesa verso est per 39 ducati, e nel 1839 si apre una porta laterale e si realizza il pulpito sopra al confessionale per 90 ducati.  

Infine il ‘900, tra il 1942 e il 1950 il restauro ordinato dall’arcivescovo dell’Aquila mons. Carlo Confalonieri, che nel 1944  incoronò la statua della Vergine con le due corone d’oro di cui si è detto.  Nel 1960  viene realizzato l’Istituto di suore annesso alla chiesa e su impulso di Confalonieri divenuto cardinale vengono  sistemate le stazioni del Rosario e della  Via Crucis sull’erta di Monte Luco, mentre sul timpano dov’era l’affresco di Mingarella cancellato dalle intemperie viene realizzata l’immagine della Mater Ecclesiae.

E’ un percorso registrato fedelmente anche nei suoi dettagli amministrativi, sembra di riviverne le varie fasi dove la fede e la storia, l’arte e la tradizione danno il senso della vita di una comunità stretta intorno al Santuario che tocca profondamente la sensibilità popolare.  Per questo il suo imminente restauro ha un valore non solo religioso e artistico, ma anche sociale e umano.

Info

La proposta di assumere come immagine simbolo della rinascita dell’Aquila la scultura “Vivere insieme” di Gina Lollobrigida è stata da noi avanzata per la prima volta il 3 settembre 2009 in “Perdonanza 2009, un pellegrinaggio per ricordare e riflettere”, su “cultura.abruzzoworld.com”; poi negli articoli del 27 ottobre 2012 “Roma. A Palazzo Barberini due dipinti dell’Aquila restaurati” sul sito ora citato e del 28 ottobre 2012 “L’Aquila. Due restauri a Palazzo Barberini e una proposta” su questo sito; fino al recentissimo “L’Aquila. Parte il restauro del santuario di Roio”, del 18 gennaio scorso su “cultura.abruzzoworld.com” dove apparve la proposta iniziale.

Foto

In apertura “Vivere insieme“, la scultura di cui è autrice Gina Lollobrigida, l’immagine, è stata tratta dal suo sito “ginalollobrigida.com”, si ringrazia per la concessione; seguono 2 foto del santuario di Roio, la facciata in primo piano della chiesa di Santa Maria della Croce,e l’interno con l’abside e l’altare centrale, tratte dal sito del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che si ringrazia, insieme con l’autore delle foto Giovanni Lattanzi; in chiusura, l’immagine dell’incontro con la stampa delle autorità nazionali e regionali ripresa da Romano Maria Levante il 17 gennaio 2013 al salone del MiBAC, parla Gianni Chiodi, alla sua destra il ministro Lorenzo Ornaghi con alla destra Claudio Burlando. 

La presentazione alla stampa, parla  Gianni Chiodi, alla sua dx il ministro Lorenzo Ornaghi con alla dx Claudio Burlando