Viaggio in Italia, 150 anni di fascino e di emozioni, al Vittoriano

di Romano Maria Levante

Nelle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, oltre alla storia patria e ai diversi campi in cui si è realizzata l’unità nella diversità regionale, si è dedicata doverosa attenzione anche a ciò che ha reso  “il Viaggio in Italia: 150 anni di emozioni” indimenticabile per i tanti che nei secoli sono stati attratti a visitare il nostro paese, e ne hanno avuto un’impronta indelebile. Rievochiamo il convegno così intitolato, promosso dal Ministero del Turismo il 16 giugno 2011 con l’intervento dell’allora ministroMichela Vittoria Brambilla: ne hanno parlato Giordano Bruno Guerri e Maria Teresa Benedetti, Filippo Maria Battaglia ed Heinz Beck, Mario Morcellini con  Bruno Vespa che ha moderato l’incontro al Vittoriano, curato da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia. Sono trascorsi oltre due anni, mutati molti personaggi, ma le prospettive evocate restano valide e attuali.

Un’eccellenza-simbolo: Il Vittoriale

Giordano Bruno Guerri ha parlato del “Vittoriale” di Gardone Riviera, una perla del Bel paese che conosce molto bene per essere il presidente della Fondazione  cui è affidata l’inimitabile residenza di Gabriele d’Annunzio, che il vate lasciò agli italiani a testimonianza di un pezzo di storia patria, tante sono le memorie lì racchiuse con le realizzazioni della sua inesauribile fantasia.

Più che descriverla, ha documentato l’attrattiva che permane ad oltre settant’anni dalla scomparsa del Poeta ricordando che nell’ultimo biennio, era il 2009-11,  il trend dei visitatori, in prolungata flessione negli otto anni precedenti, è tornato a crescere anche per effetto delle iniziative di rilancio.

E’ stato sistemato il Parco, anche con nuovi alberi simbolici, sono stati aperti due nuovi Musei: un Museo degli artisti contemporanei che hanno offerto gratuitamente le loro  opere per l’esposizione in omaggio al Poeta; un altro museo  che espone quanto faceva parte della vita quotidiana del Poeta contenuto nei cassetti e negli armadi, dagli oggetti di uso comune agli articoli di abbigliamento anche i più stravaganti, “D’annunzio segreto”, insomma, così si intitola il museo, che risponde alla sua volontà di lasciare agli italiani l’ abitazione, con il relativo contenuto, per accostarli a quella che era la sua vita di tutti i giorni. Guerri ha annunciato anche l’apertura di un terzo museo, poi avvenuta, su“D’Annunzio eroe”, con i retaggi della guerra, dalle spade e i pugnali ai manoscritti, che facevano parte dei doni scambiati con i personaggi  raccolti da un diplomatico collezionista.

Poi il rilancio della stagione teatrale nell’anfiteatro all’aperto tra il verde del Parco e la vista incomparabile del Lago di Garda, sotto il titolo accattivante “Tener a mente”, con una propaggine dalla stessa denominazione a Pescara. Non si è fermato alla  città natale del Poeta il coinvolgimento, si è esteso a molte altre città attraverso i “Gemellaggi dannunziani”, fino all’idea di allargarlo alle nazioni rivierasche con il “Festival dei due mari” nelle due sponde dell’Adriatico.  Ha concluso con il motto dannunziano “Io ho quel che ho donato”, l’omaggio al Poeta è un amore ricambiato.

Il viaggio in Italia secondo la storica dell’arte, il giornalista, lo chef

Dopo questa visione particolare di un’eccellenza nazionale altamente simbolica, si è passati a una visione più generale, cominciando con la storica dell’arte Maria Teresa Benedetti che dopo D’Annunzio ha ricordato Goethe, il cui primo viaggio in Italia avvenne a 25 anni, per fare poi un excursus sugli altri viaggiatori calamitati dal fascino dei luoghi e dal richiamo del nostro patrimonio artistico. Oltre ai grandi personaggi ha citato  gli studenti dell’Accademia di Vienna, a riprova che il viaggio nel Bel paese era un fatto culturale e formativo, non solo un piacevole diversivo per le élite.

La visione generale ha riguardato anche il giudizio complessivo, con il quale il giornalista Filippo Maria Battaglia ha delineato i volti contrastanti dell’Italia dati dalle contraddizioni con le quali convive la sua straordinaria caratteristica di museo a cielo aperto. Contraddizioni che non passano soltanto per la dicotomia tra Nord e Sud, ma attengono a tanti aspetti della società e del carattere degli italiani: da un sondaggio è emerso che solo due su tre hanno il senso di appartenenza alla nazione, ma un sondaggio successivo ha elevato al 90% la percentuale di coloro che danno un valore positivo all’unità del paese.  

Ne hanno scritto Montanelli e Flaiano, Croce e Manganelli, è stato detto che “amare l’Italia è saperne dire male”. Le immagini ugualmente positive del lato artistico e monumentale  e di quello tradizionale e quotidiano che ancora resiste, come le vecchie osterie, hanno concluso l’amabile conversazione del giornalista che ha detto come entrambi questi motivi apparentemente contraddittori abbiano costituito anch’essi l’attrattiva costante del viaggio in Italia, sentito sempre come un “percorso del cuore”.

Ed è stato uno straniero come Heinz Beck, chef di un rinomato ristorante romano, a dare la misura di un affetto che nasce dall’ammirazione per le eccellenze del nostro paese. Ha detto che il viaggio in Italia rimette in discussione ognuno al cospetto dell’immenso patrimonio artistico e culturale che ha valore universale e tutto il mondo ci invidia; dobbiamo rilanciarlo e non banalizzarlo. Poi è passato a parlare della cucina italiana, anche questa lo ha catturato, il suo pregio è di non essere elaborata come quella francese, ma semplice e genuina, “c’è da togliere, non da aggiungere”; e oltre a pasta e pizza c’è molto di più, la varietà è la sua caratteristica, come lo è quella della “mia cucina italiana”. Per concludere con un atto d’amore: “L’Italia è il paese più importante del mondo. Non si può scegliere dove nascere ma si può scegliere dove vivere. Io ho scelto l’Italia”.

La visione dell’accademico

Mario Morcellini, preside alla Sapienza di Roma della facoltà di Scienza della Comunicazione, ha portato il pensiero accademico. Ha iniziato inquadrando il viaggio in Italia nei tempi moderni, ora non è più un fatto di élite come in passato, ma ha una vasta estensione sociale, come è avvenuto in settori quali la musica e le visite archeologiche, il teatro e in genere gli spettacoli dal vivo. Quindi ha spiegato che il turismo è il mezzo utilizzato da chi considera la cultura un modo di aspirare alla modernità, in particolare dai giovani, e non è stato investito dalla crisi economica; le sue forme sono articolate, dai pacchetti collettivi alle forme individuali del tipo “clerici vagantes”.

Ha poi approfondito l’analisi, osservando che troppo a lungo c’è stato un complesso di inferiorità rispetto alla bellezza, come se non si fosse all’altezza delle meraviglie dell’arte. “Viaggio è una delle parole più nobili, va letta in senso interiore, come scoperta di sé mentre si aprono gli occhi su ciò che si è trovato”. Significa non stare fermi ma muoversi, non restare seduti ma alzarsi, andare verso il nuovo e diverso: “Andare o non andare distingue le persone perché significa lasciare le certezze e mettersi in discussione”. La celebrazione del 150° ha portato alla ribalta il bene primario dell’unità d’Italia, e va ricordato che l’identità culturale ha preceduto l’unità politica, e “la bellezza che si ammira nel viaggio in Italia è il bene culturale per eccellenza”.

Il viaggio in Italia secondo l’allora ministro del Turismo

Un’associazione di idee dissacrante ci assale al nome dell’allora ministro, la nostra generazione ricorda “la famiglia Brambilla in vacanza”, “nomen omen” per la titolare del dicastero del Turismo, Michela Vittoria Brambilla. Ma non si è presentata su “una vecchia Torpedo”, ha definito il viaggio in Italia “una tappa fondamentale, un’emozione imprescindibile nella vita di poeti, artisti, scrittori, filosofi e scienziati”. Per questo nei secoli “è stato raccontato e vissuto come una categoria dello spirito, un’aspirazione insopprimibile, il capitolo centrale del proprio romanzo di formazione cui non ci si può sottrarre”. Un excursus storico porta ai mercanti del Medioevo, ai pellegrinaggi dei Religiosi e a quelli laici degli Umanisti, intellettuali degli Illuministi, sentimentali dei Romantici.

Ha avuto, dunque, un’uguale attrattiva su persone delle nazioni più diverse e con motivazioni  diverse, “dal carattere pratico o contemplativo”, con identità diverse, “statisti o poeti, scienziati o filosofi,atleti o pittori, attori o musicisti”.  Ed è evidente il perché: “E’ un’emozione continua la scoperta, ovunque si vada, dei gioielli d’arte, perle di paesaggi dai mari ai monti ai laghi, un’emozione continua la scoperta di musei, chiese, palazzi storici, reperti archeologici, un’emozione continua la scoperta della nostra cucina, dei nostri sapori e profumi”.

Ma alla base dell’attrattiva anche un motivo più profondo: “Ognuno di loro ha trovato in Italia, con estrema naturalezza, le risposte alle domande che lo inseguivano, e quella serenità necessaria per poter affrontare a testa alta le sfide dell’esistenza”.

Di qui l’augurio ai visitatori del nostro paese, per il periodo di celebrazioni dell’Unità d’Italia, ma valido per sempre: “Che ogni ospite possa trarre dal viaggio in Italia le esperienze piacevoli, le forti ispirazioni e le suggestioni indimenticabili che, talvolta inconsapevolmente, andava cercando”. Perché resta immutato il fascino dell’Italia con le sue eccellenze e le emozioni che suscita “l’unicità di una terra e di un popolo straordinari, sempre capaci di sorprendere e di farsi amare”.

L’Italia nelle parole dei personaggi di ieri e di oggi

Potrebbe sembrare un’enfasi nazionalistica ad usum delphini dai toni eccessivi e scontata? Non è così, le espressioni dei grandi visitatori del passato e del presente sono ancora più calde, come nelle dichiarazioni d’amore.  La Brambilla ne ha proposto un florilegio dal quale riportiamo le parole di cinque grandi personaggi tra l’ottocento e il novecento, tre pittori e due scrittori cui ne aggiungiamo uno che sarebbe ingiusto ignorare; e di cinque protagonisti diversissimi del nostro tempo.

“Il problema con l’Italia è che è troppo bella…  perché preoccuparsi di dipingere quando si ricava un tale piacere semplicemente guardandosi intorno ?” dichiarava Pierre-Auguste Renoir. “Tutto è colore cangiante e fiammeggiante, è ammirevole…e io sono incantato del paese”, aggiungeva Claude Monet. Il cerchio dei tre pittori si chiude con Paul Klee: “Mi sto innamorando di tutti in questo paese”.

Altrettanto fervidi gli scrittori:  Oscar Wilde: “L’anima mia ardeva, Italia, mia Italia, al tuo nome: e quando uscii… e vidi la terra agognata della mia vita, risi come chi ha conquistato un gran trofeo”; e  Sigmund Freud:  “Un tale splendore di colori, profumi, vedute e benessere non li ho mai avuti tutti in una volta”.

Dei contemporanei Abebe Bikila, il maratoneta etiope, ha detto: “Non ho mai visto niente di più meraviglioso e sono contento di averlo visto durante la notte più bella della mia vita”, dopo aver superato vittorioso a piedi scalzi il traguardo all’Arco di Costantino nella maratona delle Olimpiadi di Roma del 1960. E un’icona della musica, Sting: “Qualcosa mi ha attirato qui… a questa terra di colline, alla sua trascendente bellezza. Ho tratto da questo posto ispirazione per la mia musica”.  Un altro americano, il divo del cinema George Clooney,si è espresso così: “E’ il posto più bello che abbia mai visto. Dopo una settimana di villeggiatura non riesci a immaginare di vivere altrove. Gli italiani mi hanno insegnato a celebrare la vita!”. E Isabella Rossellini, diva internazionale e figlia d’arte: “Io sono felice di essere italiana… perché da italiana… io vivo per il piacere di vivere: di viaggiare, di conoscere, o anche solo di godere una giornata di sole”.

La visione diviene storica agli occhi dello statista, del livello di John Fitzerald Kennendy: “Tutti noi, nel senso più vasto, dobbiamo qualcosa all’esperienza italiana. E’ un fatto storico straordinario: ciò che siamo e in cui crediamo ha avuto origine in questa striscia di terra che si protende nel Mediterraneo”.

Un’immagine che non identifica l'”espressione geografica” dell’antica irridente definizione, ma una terra di cui è giusto ricordare le nobili origini e l’impronta lasciata nella storia, oltre a sottolinearne la persistente bellezza. Che fu tanto ammirata da Gogol che abbiamo ricordato nel 2009 per le manifestazioni del suo bicentenario –  e per questo motivo lo aggiungiamo al florilegio di personaggi meritoriamente offerto dal ministro: “Che terra, L’Italia! … Oh, se solo poteste guardare questo cielo accecante, tutto soffuso di splendore! Ogni cosa è splendida, sotto questo cielo”.  E ancora: “O Roma, Roma! O, Italia! Quale mano mi può strappare da qui? Che cielo! Che giornate!”. Riferendosi alla capitale: “Di Roma ti innamori molto lentamente, poco a poco, ma per tutta la vita”. Infatti vi soggiornò più volte, e a lungo, tra il 1837 e il 1847, alla città dedicò il racconto “Roma”, vi scrisse parte di un suo capolavoro, “Le anime morte”. E prima di morire, cinque anni dopo l’ultimo viaggio in Italia a Roma, ebbe a dire che “è sotto un’aria e un cielo benedetti”. Una benedizione laica che si aggiunge a quelle “urbi et orbi” della sede pontificia.

Il viaggio in Italia, nella  “trascendente bellezza”  di Sting che fa sentire “il piacere di vivere” della Rossellini , è un viaggio nell’anima che “ardeva” in Wilde al sentirne il nome. E bene si è fatto a evocarlo nella celebrazione del 150° dell’Unità,  che abbiamo voluto concludere con il nostro ricordo del grande scrittore russo: “Quello che rende unico e incomparabile Gogol – ha detto Claudio Strinati nel bicentenario – è il suo essere nello stesso tempo profondamente russo e intimamente  italiano”. Quanto questo sia possibile lo abbiamo sentito dalla dichiarazione d’amore per l’Italia di Heinz Beck: si resta legati alla terra dove non si è scelto di nascere, ma si ama perdutamente la terra dove si è scelto di vivere, in questo caso la nostra bella Italia.

Abbiamo voluto riproporre questo amore per il nostro paese nel tempo d’estate in cui viaggi e turismo si intensificano. Il “viaggio in Italia” resta pur sempre un’esperienza indimenticabile, lo testimoniano i giudizi ammirati di tanti personaggi.

Foto

Un’immagine del Convegno ripresa da Romano Maria Levante al Vittoriano, parla il ministro Michela Vittoria Brambilla, a dx.