Roma, Dea e Donna celebrata nel 150° dell’Unità, a Piazza Navona

di Romano Maria Levante

Dopo il “viaggio in Italia”, nel clima estivo rievochiamo la celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia svoltasi il 7 luglio 2011 con un’immersione nella memoria della capitale, in uno spettacolo multimediale di Graziano Marraffa, fondatore e presidente dell’Archivio storico del cinema italiano: un mosaico di suoni, parole e immagini, con le grandi figure che hanno dato lustro alla città. nell’arte e nello spettacolo. La dea Roma è un retaggio antico che vive tuttora, è anche la donna celebrata per la sua sensibilità e apertura al mondo: sono questi i caratteri della città eterna.

Piazza Navona, era una calda sera di luglio di due anni fa, con lo spettacolo pittoresco della varia umanità che si raccoglie intorno alla grande fontana dei Quattro fiumi, monumentale e imponente con le gigantesche statue sopra le quali svetta l’obelisco; l’antica vasca per gare nautiche è animata come non mai, turisti e romani, giocolieri e artisti di strada ne animano il movimento.

Ma non è nella piazza  la festa alla quale ci ha chiamato il tam tam di Facebook, bensì nel primo grande edificio che si incontra venendo da corso Vittorio Emanale  II, palazzo Braschi, una delle sedi monumentali del museo romano. Non è neppure l’interno del palazzo la meta della serata, bensì il vasto cortile quadrato, sovrastato dai diversi ordini di finestre come un fondale d’epoca, le cui trabeazioni sono sottolineate da giochi di luce che danno loro una speciale profondità.

L’attrazione  è l’arcata sul fondo con una statua dal lungo panneggio al centro; alla sua destra una breve scalinata che sale al primo piano, a sinistra una vetrata ad arco. Un tappeto rosso copriva la scalinata e la prosecuzione nel cortile in una pedana che è stata il palcoscenico della serata: per le sfilate di moda e per i cantanti lirici, per le voci recitanti e per gli ospiti d’onore; ma c’era anche il video-schermo, anzi era l’elemento fondamentale, nella serata il cinema è stato importante.

All’inizio dello spettacolo si è avuta una combinazione, o per meglio dire una contaminazione di generi, indispensabile per evocare quanto fa della capitale la  “dea” e la “donna” celebrata.

Le indossatrici che scendevano dalla stretta scalinata, percorrevano la pedana, e poi tornavano indietro per scomparire nel palazzo non facevano pensare a una sfilata di moda; ma alle immagini suadenti e seducenti della città, i loro abiti non erano quelli spesso stravaganti delle sfilate, ma in stile “Dolce vita”, va reso onore allo stilista Luigi Bruno che ha saputo esprimere le tante forme e i tanti colori della bellezza e dell’eleganza senza voler sorprendere con l’originalità ma  prendendo gli occhi e la fantasia materializzando sogni e desideri che la città fa balenare nei frettolosi incontri.

Per questo le loro apparizioni si dileguavano come se rientrassero nelle loro case dopo un rapido giro “in centro”, magari alla Galleria Colonna che ha preso il nome di Alberto Sordi.  Nome che ha introdotto la parte prevalente della serata, in cui si sono evocati i principali interpreti della romanità, divenuta italianità a tutti gli effetti. Del resto non fu “Storia di un italiano” il titolo che Sordi diede a una sorta di serial costituito da brani dei suoi film di una commedia all’italiana che meglio dei trattati di sociologia ha descritto i caratteri della nostra gente? Senza retorica né infingimenti, ma con l’umanità che ci viene riconosciuta da tutti.

Il poker d’assi Sordi-Gassman-Manfredi-Mastroianni è stato calato nel cortile di palazzo Braschi, sul video schermo le immagini dei manifesti cinematografici, dei quali abbiamo potuto apprezzare la rilevanza sul piano del costume oltre che della comunicazione: perché nell’evocare i soggetti delle loro interpretazioni, in una galleria memorabile della memoria collettiva, hanno stimolato anche la memoria individuale, richiamando i momenti della nostra vita nei quali ci siamo imbattuti in quei titoli con quelle figure.Altri poker d’assi  sono stati calati, altrettanto presenti e vitali:: più indietro nel tempo Aldo Fabrizi-Anna Magnani-Renato Rascel- Petrolini; arrivando ai giorni nostri con Gigi Proietti-Claudio Villa- Gabriella Ferri- Monica Vitti.

Con Villa e la Ferri è scesa in campo la canzone. Nella pedana di palazzo Braschi  due voci liriche hanno intonato le arie più celebri e intense, compresa “E lucean le stelle” per la voce del grande tenore Sergio Panaija;  altra straordinaria voce femminile quella della soprano Argia Sara Pastore con il gruppo “Spazio teatro 80”. La contaminazione di generi è stata incessante, ai suoni e ai canti si sono unite le parole,  poesie e prosa,  anche brani e sketch dal teatro di rivista e dialettale; ha recitato l’attrice romana Gina Rovere. E la danza? Sulla pedana Jack La Cayenne, ballerino e fantasista, in una coreografia di Patrizia Paccari  della Gts Danza di  Nettuno e di Anzio.

Anche una premiazione a un maestro dello spettacolo, il Premio alla Carriera all’autore Luigi Magni, per aver esaltato l’anima della città. Graziano Marraffa, dominus della serata, ha consegnato il premio che riproduce il logo del suo Archivio storico del cinema italiano, un frammento della vecchia, cara pellicola, come la ricordiamo immortalata in “Nuovo Cinema Paradiso”. Filiforme in completo scuro con fiammante cravatta rossa ha letto la sobria motivazione, di cui ricordiamo le parole “impegno e qualità”, che riassumono i requisiti dell’eccellenza.

L’evento rientrava nel programma, organizzato da Zètema Progetto Cultura,  “Roma in scena – Estate”. Ebbene, si può dire che mai come in quella serata di luglio la città è stata in scena. Come fucina di artisti, fonte di suggestioni e di emozioni. Roma Capitale ma soprattutto Città Eterna!

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante a Palazzo Braschi, si ringrazia l’organizzazione, in particolare Graziano Maraffa, per l’opportunità offerta.