lkay Samli, i colori per un sincretismo religioso, all’Ufficio culturale turco

di Romano Maria Levante

Dall’11 settembre all’11 ottobre 2013 presso l’Ufficio cultura e informazioni della Turchia a Roma, un’altra tappa del cammino congiunto arte-misticismo che l’Ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, Kenan Gursoi, sta portando avanti attraverso mostre pittoriche ispirate a grandi richiami mistici. Nel marzo scorso lo fece con la mostra “I colori dell’opera ‘Mesnevi’ di Rumi su tela”  della pittrice Tulay Gurses; questa volta con la mostra della pittrice Ilkai Samli, il cui Richiamo dei Colori” si ispira ai versetti del Sacro Corano e utilizza una tecnica “goccia a goccia” che riporta alla sintesi delle particelle verso l’unità mediante la meditazione per penetrare il mistero E’ intrigante come una forma d’arte come la pittura, dove tutto è visibile e palese, sia utilizzata in un modo del tutto particolare per esprimere contenuti appartenenti non alla realtà o all’interiorità personale, ma alla fede; e questo con  una tecnica, non utilizzata in Occidente, che a sua volta è lo strumento per rendere un processo cosmico di convergenza delle singole componenti verso l’Unità.

Ebru,  una tecnica che diviene arte

Cominciamo con il disvelare questa tecnica, di nome Ebru,  “nube” o “simile a una nuvola”, “venatura increspata” o “superficie acquosa”, definita così dall’artista che l’ha utilizzata per le opere presentate: “Un’arte di raffigurazione realizzata con il riversamento su carta di tinte a base di terreno battuto con acqua distillata e fatte galleggiare su acqua raddensata”.

Nella pratica l’acqua crea uno specchio su cui si forma  la tavolozza cromatica mediante pigmenti oleosi diluiti in trementina, per effetto della bile bovina che dà luogo alle condizioni fisico-chimiche per la  loro deposizione sullo specchio liquido secondo il disegno dell’artista, che utilizza delle assicelle per spostare le gocce di pigmento sospese nell’acqua. Questa formazione liquida con sospensioni oleose viene trasferita sul foglio che vi viene poggiato sopra e viene ritirato quasi subito perché l’acqua vi penetra lasciandovi i propri segni e colori; poi si asciuga e l’opera è nata. Nulla di segreto, l’artista ne ha fatta una dimostrazione pubblica, cui è stato dato il nome “Dipingere sull’acqua”,  il 12 settembre, due giorni dopo la presentazione, a Palazzo Baleani sempre a Roma.

L’arte dell’Ebru, nata in Asia centrale e diffusa lungo la Via della Seta,  essendo basata sulle gocce di pigmento insolubili che si ricompongono sull’acqua, rende la superficie “marmorizzata”, e lo si vede nei risguardi di libri preziosi come in antichi documenti e carte di valore realizzati con questa tecnica; esemplari che risalgono al 1447 sono esposti nella biblioteca del palazzo di Topkapi, creazioni uniche, non replicabili né suscettibili di correzioni e cancellature. Venivano prodotti anche quaderni con la carta marmorizzata per i doni dell’Imperatore  alle famiglie reali europee e agli ambasciatori stranieri presenti a Istanbul.

Dall’Ebru  alla relazione cosmica tra l’uomo, l’universo e il divino

Il rapporto dell’artista Ilkay Samli con la tecnica Ebru è molto stretto, l’ha imparata  dal maestro  di fama mondiale HIkmet Barutcugil e – si legge nella sua biografia – “quando si è accorta del fatto che l’arte di Ebru sia l’arte di arrendersi ad Allah e dei misteri dell’esistenza, ha cominciato il master per poter addottrinarsi nella traduzione e l’interpretazione del Sacro Corano”. Siamo nel 2001, nel dipartimento degli Studi islamici alla Facoltà di Teologia  dell’università, l’artista ha 30 anni, l’argomento della sua tesi è “Il fatto dell’arrendesi ad Allah nel Corano e l’interpretazione di Inb-i Arabi”; dal 2006 al 2013 ha insegnato l’arte di Ebru a 500 appassionati.

Da quanto abbiamo premesso si può comprendere come siamo dinanzi a qualcosa di più, e non solo di diverso, di una tecnica  o di uno stile, entriamo nel campo della spiritualità e del misticismo.

L’ambasciatore Kenan Gursoi lo ha fatto capire chiaramente nell’introduzione, sottolineando il “rapporto con la tradizione cristiana della cultura occidentale” e definendo “i colori e la loro armonia  simbolo della creazione collegato al concetto di pace”; riferendosi alla tecnica seguita,  ha precisato che “sono colori allo stato puro come in natura, non artificiali”, e rendono “la saggezza del divino respiro universale”.  Con il  rispetto delle regole della creazione, ha concluso,  “ci si libera dall’egoismo verso la giustizia e la trascendenza divina”.

A lui ha espresso gratitudine l’artista per “aver sempre invitato alla meditazione”, e per “aver insieme eseguito il ‘richiamo dei colori’, ma soprattutto per aver insieme ascoltato quel ‘io’ divino della moltitudine”. Siamo nel campo della spiritualità più alta, vediamo ora come si coniuga con l’arte, anch’essa nobile ed elevata, nel dare espressione terrena e tangibile a qualcosa di superiore.

E nel riflettere qualcosa di misterioso:  Maometto, alla domanda “dov’era Dio prima di creare l’Universo” rispose “in uno spazio indeterminato e senza tempo”, usando la parola “ama” che oltre a indeterminazione significa segretezza e anche nuvola, cosa che ci riporta all’Ebru. Ma l’artista va ancora oltre nell’introdurre le proprie opere:  “Nel Macro Universo, o più specificamente in tutti gli esseri viventi – afferma –  ogni particella esistente rappresenta soltanto un unico e singolo nome di Dio”; mentre “i limiti fisici e l’aspetto di ciascuna di queste particelle, tra le quali non vi è alcuna esplicita correlazione, sono come uno specchio nebuloso deformato  costituito da punti separati”.

Per concludere:  “L’essere umano, invece, che è parte del Micro Universo, è la cera di questo specchio; giacché la struttura di tutto l’universo è molto evidente e, mediante l’intercorrelazione di tutte le sue particelle tra di loro fino a formare un unico ‘io’, si riflette nell’essere umano”. La metafora dell’Ebru non potrebbe essere più calzante ed eloquente: “Anche l’arte Ebru, proprio come nello ‘ama’ di cui sopra, realizza il proprio richiamo goccia a goccia, con espressioni dall’aspetto nebuloso formate da svariati colori”. E in particolare l’esposizione delle 28 opere, nelle parole della stessa artista, “dovrebbe essere considerata alla luce del pensiero spirituale di Ibn Arabi, mistico Sufi musulmano del XII sec., che prende il nome dell’Unicità dell’Essere”: le singole gocce insolubili che si ricompongono nello specchio acquoso.

Le opere devozionali sul Dio unico, altissimo

Da quanto abbiamo riportato risulta evidente l’impossibilità di penetrare nei significati reconditi dei dipinti da parte di chi non è immerso nella spiritualità e nella cultura che ne è la fonte ispiratrice. Ci limitiamo, quindi, a qualche constatazione basata sugli elementi che possiamo percepire e decifrare.

Notiamo subito che 18 opere  comprendono lettere calligrafiche i cui autori, gli Hattat, sono indicati nominativamente: Arif Yucel per ben 6 opere, Alì Toy per 3, Mustafa Cemil Efe  Huseyin Gunes per 2, più Deniz Cimen,e Musa Mahmut, Munevver-Kaya Ucer, Levent Karaduman e Emin Barun. Le gocce di pigmento si sono coagulate in queste grandi iscrizioni arabe, al centro del quadretto, di diversi colori oltre che differente forma, sempre calligrafica.  

Ci viene indicato che la prima lettera dell’alfabeto arabo, Alef, indica l’essenza di Dio, il mistico Ibn Arabi vi identifica la voce e lo Spirito di Dio e la ritiene “assoluta” e “inglobante”, è una A che simbolizza Allah, il Dio unico, le sue qualità si riunificano nell’essenza divina.  Si insiste nell’identificare la Divina verità nell’Unicità dell’Essere, “Lui è tutto e niente, e niente è Lui. E lui è onnisciente”.

Per questo la lettera o le lettere composte dall’emulsione dell’Ebru  sono qualcosa di ben diverso da un’espressione grafica, sono un’espressione spirituale e di fede ai livelli più elevati. Ciascuna ha un titolo che ne riassume il contenuto, ne citiamo alcuni: “Nel nome di Allah” e “Quel Allah che…”, “Il Vivente” e “Colui che sussiste da se stesso”, “Il Custode” e “L’Altissimo”, “Il Sublime” e “Verità assoluta”, “Misericordia per i mondi” e “I veri discepoli di Maometto”, Le doppie Waw” e “Le Waw che scorrono”.  I versetti del Corano cui si ispirano ne ricordano le qualità soprannaturali, nella ben nota assonanza con le altre divinità monoteiste, quella cristiana in primis: “Creò l’uomo da un gene” e “Il tuo Signore è l’Incessante Creatore, il Sapiente”;  “Il suo Trono è più vasto dei cieli e della terra” ed “Egli è l’Altissimo, l’Immenso”.

Concetto questo espresso in 4 opere  con un elemento centrale solo o dominante. In “L’Unico” è rappresentato come un numero uno: “Dì: ‘Egli Allah è Unico. Allah è l’Assoluto. Non ha generato, non è stato generato, e nessuno è uguale a Lui”;  in “Signore degli Universi”, il numero uno è raddoppiato, intorno a un fiore, mentre in “Il potere assoluto” si eleva in una vetta stilizzata, segnata da questo versetto: “Chi agogna l’onnipotenza, sappia che l’onnipotenza compete solo a Dio; a Lui ascendono le buone parole ed Egli accetta le buone azioni”; fino a “L’autentico possessore” nel quale “il creatore” ha un’immagine che nella concentricità dei cerchi ricorda l’empireo dantesco: “Egli fa compenetrar la notte nel giorno e fa compenetrare il giorno nella notte; e vi ha asservito il sole e la luna… tale è l’opera d’Allah, vostro Signore e Suo è il Regno”.

Le opere terrene di forte spiritualità

Gli altri 10 dipinti esprimono dei contenuti figurativi a loro volta riflesso di una profonda spiritualità ma più terrena. “Rota fortunae” è un volteggiare di piume variopinte su fondo viola, il versetto recita: “Egli ha creato per voi tutto quello che c’è sulla terra. Poi si è rivolto al cielo e lo ha ordinato in sette cieli. Egli è l’Onnipotente”. Con “La Genesi” si va alle radici, sono agglomerati di cellule che si aggregano e si separano su fondo celeste: “Creammo l’uomo con argilla secca, da mota impastata. E in precedenza creammo i demoni del fuoco di un vento bruciante”.

“Il diavolo” è il titolo di un’opera con lingue di fuoco che si levano a lambire un fondo blu, i versetti evocano la ribellione: Gli angeli dinanzi ad Adamo “si prosternarono ad eccezione di Iblis, che non fu tra i prosternati. Disse (Allah): ‘Cosa mai ti impedisce di prosternarti, nonostante il mio Ordine?’ Rispose: ?Sono migliore di lui, mi hai creato dal fuoco, mentre lui lo creasti dalla creata’”.

Le fiamme percorrono orizzontalmente l’opera “Castigo del fuoco”, ispirata al versetto: “Signore, non hai creato tutto questo invano. Gloria a Te! Preservaci dal castigo del Fuoco”.

Il rosso è anche in immagini serene, come “I semi che germogliano”, ali incolonnate e rivolte verso l’alto: “Muhammad, il Messager di Dio, e i suoi seguaci son severi coi miscredenti, e indulgenti tra di loro… mentre nel Vangelo essi son paragonati ad un seme che emette il suo germoglio”.  Non è verticale ma obliqua la composizione “I cuori che si deviano dalla verità“, sono cuori divenuti fiori con l’anima verde quasi trascinati in basso: “Signor nostro, non lasciare che i nostri cuori si perdano dopo che li hai guidati e concedici misericordia da parte Tua. In verità Tu sei Colui che dona”.

Ma ci sono “I penitenti“, raffigurati con un fiore rosso dal lungo stelo su fondo celeste percorso da striature bianche: “Essi avranno in compenso il perdono del loro Signore e i Giardini in cui scorrono i ruscelli, e vi rimarranno in perpetuo. Che bella ricompensa per coloro che ben agiscono!”. E “Quelli che hanno perseveranza nella carità” sono raffigurati a loro volta da tre fiori rosa in un ovale prezioso, lo stesso fondo celeste, entreranno  nei “Giardini dell’Eden”: “Pace su di voi, perché siete stati perseveranti. Com’è bella la vostra Ultima Dimora!”.

In definitiva, “Chi ha la pazienza raggiunge la Vittoria”,  l’immagine mostra una grande iscrizione bianca appena visibile nel denso agglomerato di fondo: “Coloro che perseverano… saranno benedetti dal loro Signore e saranno ben guidati”.

Fino a “La Resurrezione“, un dinamico susseguirsi di onde  vitali che si accavallano nelle tinte calde, l’ispirazione è in questi versetti: “E’ Dio che invia i venti i quali smuovono le nuvole che, poi, dirigiamo verso una landa brulla vivificandone, così, il suolo dopo la sua morte: similmente avviene la resurrezione”.

Si torna sulla terra con “Le foglie cadenti“, una pioggia di foglie che sembrano di edera, dal verde al rosso al marrone  con il versetto “L’era”: “Per l’era in corso, inver, l’umanità è in perdizione. Tranne quelli che credono e fanno il bene”. E si risale in alto con “La digradazione sacra”: “Dì: ‘Lo ha fatto scendere lo Spirito di Santità con la verità [inviata] dal tuo Signore, per rafforzare coloro che credono, come guida e buona novella per i musulmani”.

E non solo per loro, i cristiani si riconoscono appieno in queste parole – si pensi allo Spirito santo – ed è stata una bella occasione trovare conferme sul sincretismo religioso in una mostra d’arte, cosa non inattesa conoscendo il mistico Ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede. L’ultima citazione vogliamo dedicarla a “I veri discepoli di Maometto”: il dipinto mostra  formazioni simmetriche molto armoniose su fondo rosa, saranno le figure parallele che si muovono in sincronia. Ce lo dicono i versetti, “nel nome di Dio, Clemente, Misericordioso”: “Dì: ‘Crediamo in Allah e in quello che ha fatto scendere su di noi e in quello che ha fatto scendere su Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e le tribù, e in ciò che, da parte del Signore, è stato dato a Mosè, a Gesù e ai profeti: non facciamo alcuna differenza tra loro e a Lui siamo sottomessi”.

Nessuna parola, in questa come negli altri versetti, si discosta dalle parole che siamo soliti ascoltare nei nostri riti religiosi. Dopo lo Spirito santo si nomina anche Gesù, e se invece di Allah ci fosse Dio, del resto usato nel titolo, l’omologazione sarebbe totale. E allora come possono nascere i conflitti di civiltà, le persecuzioni, l’Islam contro il Cristianesimo? Forse dall’ignoranza oltre che dal fondamentalismo. Ebbene, questa mostra ha il grande merito di  rompere questo muro, peggiore di quello dell’indifferenza, perché dall’ignoranza viene il pregiudizio e poi l’ostilità, fino all’odio.

Ritrovarsi immersi nello stesso mistero illuminati dalla medesima luce che squarcia le tenebre cercando di dare un senso alla vita e alla creazione non può che fare partecipi di un destino comune. Il dialogo religioso e il sincretismo non devono restare parole astratte: quanto illustrato dalla mostra con immagini suggestive e con evocazione di profonde meditazioni ci sembra più efficace di tante conferenze e tante dichiarazioni pur solenni ma che restano estranee al grande pubblico.

L’Ambasciatore Gursoi ha fatto già una cosa straordinaria nell’inaugurare la precedente mostra ispirata al mistico Rumi il giorno dell’intronizzazione di papa Francesco; per scoprire che Bergoglio è nato nello stesso giorno in cui, secoli prima, moriva Rumi, non estraneo, sembra, all’incontro di san Francesco con il Sultano.

Questa volta, ci sembra di poter dire, l’Ambasciatore è andato ancora oltre. Siamo sicuri che su questo piano ci farà ancora delle sorprese. All’insegna della meditazione e della spiritualità che accomuna tutti i credenti, quale che sia la fede; e anche i non credenti di buona volontà.

Info

Ufficio “Cultura e Informazione” della Turchia, Piazza della Repubblica 55-56, Roma, pressi Stazione Termini. Dal lunedì al venerdì ore 9,00-17,00, sabato e domenica chiuso. Ingresso gratuito. Tel. 06.4871190-1393; http://www.turchia.it/; turchia@turchia.it. Catalogo “Richiamo dei colori”, introduzione dell’artista Ilkay Samli, settembre 2013, pp. 60, formato 22×22. Per i riferimenti citati, cfr. in questo sito:  sulla mostra precedente il nostro “Tulay Gurses, a colori il misticismo di Rumi”  il 21 marzo 2013; per “Istanbul,viaggio nella ‘nuova Roma’” i nostri 3 articoli il 10, 13, 15 marzo 2013; per “La Via della Seta”  i nostri tre articoli il 18,21,23 marzo 2013. Ciascuno degli articoli citati è illustrato da 6 immagini.

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante all’inaugurazione della mostra nell’Istituto culturale della Turchia, si ringrazia l’organizzazione con i titolari dei diritti per l’opportunità offerta; in particolare l’ambasciatore Kenan Gursoy e l’artista Ilkay Samli  che abbiamo ripreso davanti alle opere esposte. In apertura l’ambasciatore Gursoy e l’artista Samli all’inaugurazione, dietro di loro, da sinistra “Il potere assoluto”,”Quelli che hanno perseveranza nella carità”, “I penitenti” ; seguono “La Genesi” e “Il diavolo”; poi “La digradazione sacra” e “L’autentico possessore”; in chiusura un gruppo di 6 opere basate sulla grafica di lettere degli artisti della calligrafia, da sinistra in alto “L’Altissimo”, “Quel Allah che…”,  “Il Vivente”, in basso “Il Sublime”, “Il Custode”, “Colui che sussiste da se stesso”.