Accessible Art, i timbri di Badelita e le “mappe dell’anima” di Blanco, a RvB Arts

di Romano Maria Levante

La RvB Arts in via delle Zoccolette 28 presso ponte  Garibaldi, con l’Antiquariato Valligiano nella vicina  via Giulia, espone dal  26 marzo al 18 aprile 2015  le opere di Cornelia Badelita basate sull’uso di timbri a inchiostro con parole che creano forme e  chiaroscuri; e di Lorenzo Blanco  con forti segni materici su sfondi scuri  a specchio che creano  immagini suggestive ed intriganti. Come le precedenti di RvB Arts, la mostra, realizzata e curata da Michele von Buren,  si inquadra nel programma “Accessible Art” , da lei portato avanti con passione e costanza, nell’intento meritorio di far entrare l’arte nella quotidianità delle famiglie con prezzi accessibili e scelte oculate, e nel contempo di promuovere giovani artisti.

Iniziamo  questo servizio chiedendoci  “dove eravamo rimasti”, perché da qualche tempo non diamo conto delle mostre che la RVB Arts ha continuato a presentare con impegno costante.

Le mostre precedenti

Ricordiamo la successione di quelle di cui abbiamo parlato diffusamente,  sono 10 dal 2012 ad oggi.

Nel 2012 dai 2 artisti presentati a maggio ai 6 artisti di novembre, alla” Christmas Collection” di fine anno con 13 artisti; nel  2013  in cinque mostre abbiamo visto a febbraio la “City Life” con 3 artisti, tra marzo e aprile”Looking Back” di Christina Thwaites, e Re-Cycle” di Alessio Deli,  a giugno il “Full Circle” di Nicola Pucci, e a luglio la “Summer Collection” con 6 artisti, a novembre “Qualcosa di importante”  di Lucianella Cafagna, a dicembre “A Christmas Tale”, con 15 artisti; e siamo arrivati al 2014, a marzo “Self-Shaping Paintings” di Lorenzo Bruschini,  e a giugno, prima parte del mese, “Capricci” di Luca Zarattini.   

Fin qui i  nostri resoconti. Le altre mostre, soprattutto successive,  le abbiamo viste con interesse, perché andare alle esposizioni della RVB Arts  è  come ritrovarsi con gli amici, che non sono persone fisiche, sebbene lo spirito di accoglienza  di Michele von Buren sia pari alla sua grazia e al suo dinamismo; sono  le  espressioni artistiche dei precedenti espositori divenute familiari.

Non ne abbiamo fatto i resoconti per lo più  trattandosi di artisti che avevamo descritto raccontando  le mostre precedenti, quindi già noti ai  lettori anche se venivano presentati in modo più completo. Sono le mostre da metà del  2014, a maggio “Delta of Venus” con 3 artisti tra cui Lucianella Cafagna, nella seconda parte di giugno “Past Times” di Christina Thwaites, a luglio “Incontro” di Andrea Silicati; mentre a ottobre con “Encounters” abbiamo visto  Francesco Spirito e Alessio Deli, il secondo con temi diversi dai suoi consueti, anche se i materiali usati sono sempre quelli di risulta, nello spirito del riciclo: alle grandi figure scultoree delle “Summer” , ai gabbiani e ai piccoli soggetti  come il nido si sono aggiunte grandi composizioni floreali con piante e fiori di lamiera riciclata, un ardito utilizzo di materiale “hard” per esprimere un tema “soft”, diremmo..

Ci sono state poi  la mostra natalizia “Beauty and the Beast (La Bella e la Bestia)”, con 13 artisti, e, nel febbraio 2015, “Head Box” di Roberto Fantini, con le sue figurette di bambini  nelle più diverse espressioni, un bagno di innocenza e di delicatezza che riempiva l’animo di indicibile tenerezza; abbinata a una estrazione a sorte tra i visitatori per aggiudicarsi  il box artistico offerto dall’autore.

Opere divenute familiari anche perché una caratteristica della galleria  RvB Arts è la permanenza, nella parte retrostante lo spazio espositivo, di opere degli artisti non in mostra, ma visibili,  che fanno parte della “scuderia” di Michele von Buren, accresciutasi nel tempo: ora è composta di circa 40 artisti, 21 pittori, 5 scultori, 13 fotografi, con un ricco stock di opere.

 Il saluto agli “amici” non è mancato neppure questa volta,  abbiamo ritrovato le composizioni vegetali metalliche di Deli che hanno preso il posto delle imponenti sculture con materiali di risulta, le piccole figurette infantili di Fantini, l'”album di famiglia” della Thwites, i cani di Maiti, ecc..

Fanno parte del “corpus” artistico della galleria, un insieme organico di opere d’arte selezionate con accortezza  nell’ambito di un progetto innovativo di indubbia rilevanza culturale. 

L’Accessible Art

E’ appena il caso di ricordare che si tratta dell’ “Accessibile Art”, l’iniziativa coraggiosa di  Michele von Buren  volta a far entrare l’arte nelle normali abitazioni come componenti di un arredo di qualità alla portata di tutti. Un’accessibilità economica per i prezzi contenuti indicati  nelle etichette delle opere esposte, in concreto assicurata dalla scelta oculata di opere che possono convivere con i comuni arredi, escludendo  tante forme d’arte contemporanea che sono inadatte.

La  prova tangibile è data dalla presentazione delle opere in due spazi espositivi, la RvB Art di via delle Zoccolette e l’Artigianato Valligiano nella vicina Via Giulia, nei quali sono inseriti tra gli arredi di un antiquariato ugualmente  accessibile, anch’esso in esposizione. Si può vedere così, praticamente, l’effetto dell’opera presentata congiunto  ai mobili tra i quali è inserita,  e se del caso  anche l’acquisto può essere congiunto, ma si tratta solo di un’opportunità in più.

Non è di poco conto questa impostazione che differenzia positivamente le mostre di RvB Arts : è uno dei motivi che fanno sentire il calore della casa e della famiglia nel visitarle, l’altro è la presenza permanente di opere già conosciute che restano in secondo piano ma danno il senso della familiarità e della confidenza. Come non è di poco conto voler diffondere l’arte al di fuori dei confini consueti, creando le condizioni perché possa entrare nelle case di tutti, e non con multipli o altri surrogati, bensì con opere originali di artisti contemporanei ai quali va il riconoscimento  per la loro dedizione e la loro disponibilità a  dare forma concreta all’impostazione di Michele von Buren  che resterebbe un sogno visionario se non vi fosse anche la loro passione per  l’arte ad unirsi alla sua in un’intesa che si rivela sempre più promettente.

 Inquadrata doverosamente la nuova mostra nell'”Accessible Art” di cui non  ci stanchiamo mai di sottolineare il carattere meritorio, dobbiamo sottolineare che le opere  presentate costituiscono una novità nel panorama stilisticamente già molto variegato degli artisti della scuderia di Michele. 

Dei due artisti che espongono, Cornelia Badelita  utilizza dei timbri al posto dei pennelli, della tavolozza e degli altri strumenti pittorici, creando ombre e chiaroscuri con le loro impronte più o meno addensate;  Leonardo Blanco impiega alluminio e resine  ottenendo un effetto luminoso  a specchio pur da fondi molto  scuri.

Un cenno  alla loro storia personale, e poi uno sguardo alle opere esposte.

Le forme con le parole  timbrate di Cornelia Badelita

Cornelia Badelita, nata in Romania nel  1982 e laureata in Grafica d’Arte all’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, dove per due anni è stata “tutor”. Presente in un gran numero di mostre collettive, dal 2005 al 2014 ne abbiamo contate 40, tra cui l’esposizione nel Padiglione Accademie della  Biennale di Venezia del 2011; 7 mostre personali in Italia e all’estero, 2 premi  a Torino, le sue opere sono in alcune collezioni permanenti e private.

Parte dall’incisione e dal disegno, ce lo dice lei stessa,  guardando l’opera da lontano si ha l’effetto  incisione, mentre avvicinandosi si può vedere il meticoloso lavoro di “timbratura” nel creare le forme e dare ad esse ombreggiature e chiaroscuri  con maestria tecnica unita a  genialità artistica.

I timbri recano in genere parole scelte come sigillo del soggetto raffigurato, ed è intrigante pensare che vengono impresse in modo infinitamente ripetitivo  incarnandosi come più non si potrebbe nel soggetto rappresentato formato da tali parole.  Il pensiero va – e lo abbiamo detto all’artista – alle Parolibere del futurismo, ma soltanto come associazione di idee a un uso delle parole nella pittura peraltro molto diverso, in quanto venivano immesse per un irridente “non sense”. Le parole costitutive della forma le troviamo nel dipinto di Cangiullo, “Grande folla in Piazza del Popolo”, esposto di recente alla mostra “Secessione” alla Gnam, al posto della persone che diventano verbo. In Badelita, invece, alla parola reiterata si aggiunge il timbro, usato come spatola e pennello.

L’artista ci spiega come sceglie la parola o la frase che diventa timbro e poi forma, ombra e chiaroscuro:  deve essere una sintesi estrema di quanto vuol esprimere nell’opera. Guardiamo insieme il grande quadro con la Deposizione e in primo piano un grosso cane, con una contaminazione tra due artisti, Pontormo e Rubens, la parola usata nei timbri che formano l’immagine è “High Fidelity”, alta fedeltà nel cane, il fedele amico dell’uomo, come nella fede, fedeltà al Cristo della nostra religione nel Premi  aTorinotmomento finale e più toccante della sua avventura  terrena, tutto ciò accomunato; stessa considerazione per “Wanna Be Your Dog”.

Con questi due temi sembra di essere dinanzi a singolari “d’aprés” da Pontormo e Rubens , e la mente  torna ai “d’aprés” di Giorgio de Chirico presentati nella mostra romana del 2009 “De Chirico e il Museo”.

Non finisce qui, la mostra della Badelita  prosegue nell’altra sede espositiva, l’Antiquariato Valligiano di Via Giulia, dove a differenza dello spazio di RvB Arts  sono prevalenti i mobili e gli arredi, ma i suoi 4 quadri realizzati a colpi di timbri spiccano ugualmente. Li guardiamo da vicino, “Keep Meat” è il titolo  per una figura animale, realizzata con timbri che recano proprio queste parole; mentre i due quadri intitolati “Autore sconosciuto”  sono ottenuti usando timbri senza parole. Ecco perché l’autore è sconosciuto.

Un’ironia da parolibere futuriste? Non sappiamo. A questo punto ci soccorre un’altra associazione di idee, questa volta interna a RvB Arts, dove vedemmo nella mostra del  maggio 2013 un’altra forma di uso delle parole per realizzare un’opera d’arte: si tratta  delle composizioni di Tindàr, nodose radici di alberi disegnate sopra fitte riproduzioni a stampa di parole di libri epocali, dalla “Divina Commedia” di Dante  al “Canzoniere” di Petrarca fino all'”Iliade” omerica.

 Michele von Buren non ha bisogno di consigli, però ci permettiamo di suggerire una mostra con abbinati i due artisti, la Badelita con un campionario più ampio, e  Tindàrcon i suoi alberi verbali.

Ci piace concludere con le parole usate da  Viviana Quattrini,  nella sua costante cura critica delle mostre di RvB Arts: “Attraverso la ritualità del gesto ripetitivo e freddo dello stampare, l’artista arriva a creare immagini di grande forza espressiva ed evocativa… Tutto appare scosso da un dinamismo che pervade forma  e contenuto in composizioni ricche, complesse e teatrali”.  

Le “mappe dell’anima” di Lorenzo Blanco

E’  Lorenzo Blanco l’altro espositore, di San Marino, che ha iniziato la sua vicenda artistica partendo dalle tradizioni locali per poi spingersi verso l’approfondimento della condizione contemporanea in un’arte che si muove  nell’alternativa tra l’addensamento e la rarefazione.

Ha partecipato a molte mostre collettive dal 1998, le principali sono 25, e ha esposto in 10 mostre personali, vincitore di 6 concorsi artistici, le sue opere sono in alcune collezioni permanenti.

Appare particolarmente complesso decifrare le sue espressioni artistiche, realizzate con dei segni calligrafici o spessi, neri o cromatici, che irrompono in un fondo scuro reso vivido dalla superficie  a specchio: l’effetto di addensamento e rarefazione nasce da questi elementi contrastanti.

Così  Viviana Quattrini : “E’ attraverso un continuo processo di addizione e sottrazione che nascono, come l’artista stesso le definisce, ‘mappe geografiche dell’anima’. Si tratta di mondi al limite tra reale e immaginario, universi dove l’armonia della composizione è pervasa da una poesia che si intensifica nell’iperbole del gesto. Lo scorrere costante del segno calligrafico è traccia del vissuto, narrazione muta”.

Cerchiamo di penetrare in questi mondi partendo da ciò che l’artista ha scritto in occasione della mostra “Without” del settembre 2014, del cui titolo è stata sottolineata la compresenza degli opposti, una sorta di ossimoro nella parola inglese, “con” unito  a”fuori” per formare “senza”. Per l’artista ciò vuol dire “cercare le parole per dire cose che non riguardano le parole”. E come?

Qui nasce l’addensamento quando le parole degli scrittori si affollano alla sua  mente, quindi  la rarefazione allorché “si confondono dentro di me, si impastano, si nascondono dietro una quinta, dietro un’ombra, non so. Poi riaffiorano stratificate nelle attese”.  Ma non è finita, “le parole si ri-mettono in fila, poi la pioggia le cancella, perdi di nuovo il senso, il filo del discorso, ti accorgi che ‘‘non hai niente da dire'”; e l’alternanza continua perché “improvvisamente ritornano sotto altre forme, dentro a un segno, un’immagine”.

Così si crea l’opera d’arte  che esprime questo inquieto processo interiore: “E allora giù  a testa bassa ad accostare campiture piene, geometriche e buie, a zone più leggere, acquose e trasparenti: ecco, cerco asimmetrie, lavoro sul confine, sul passaggio, sul rimo, una danza. Luoghi luminosi, spazi neri, pertugi e poi materia affiorante, superficie e sfondo”.

E’ una descrizione quanto mai efficace delle sue opere, non solo l’interpretazione autentica del processo creativo, lo vediamo dai quadri esposti nei quali si ritrovano “sovrapposizioni di materia e di colore, residui calligrafici, temperature, strati di esistenza”, lo dice lui stesso.

Quanto ai contenuti si ricavano anche loro dalle sue parole: “Un lavoro fatto di attese, di sguardi obliqui  e lontani, sguardi quasi rubati ma soprattutto passaggi di tempo. L’idea di poter svelare luoghi muti, inviolati, percepire in quei centri vuoti l’energia giusta per un pieno”.

La compresenza dei contrari lo pone sempre al limite, sulla linea di confine tra il nulla e il tutto, del resto la sua mostra dell’ottobre 2012 si intitolava “Limen”, e così veniva presentata da Alessandro Masi:”Vivere ai bordi di uno spazio, sul limite di un territorio sospeso tra assenze e presenze, sentire la pittura come un codice dell’esistente che scorre e scivola via contrapposto ad un altro che sta e che si fa contrappunto  e voce dell’Altrove, è per Leonardo Blanco la sua condizione prima del suo agire di pittore e scultore”. 

E sulla manifestazione pittorica aggiunge: “Pittura di confine, quella di Blanco si presenta come un crocevia di segni  che transitano dall’una verso l’altra parte dello spazio, che si infrangono in una liquida tumefazione di materie bituminose, carnali, acquose, più o meno leggere a seconda delle trasparenze che le leggi dell’opera richiedono”.  Fino a precisare: “Sono transiti provvisori di codici grafici  che fronteggiano inspiegabili muri, che li oltrepassano, che li scavalcano, nell’ansia sempre eterna del movimento”.

Questa la descrizione della Quattrini: “Flussi di luce, macchie informi, masse mutanti si animano e si dissolvono in atmosfere sospese e silenti. Lo spazio diventa il luogo dell’azione e della riflessione in cui un sentimento lieve ed intenso, intimo ed universale, sembra coesistere allo stesso tempo”.

La sinfonia degli opposti, l’ossimoro nell’arte, non c’è nulla da aggiungere. Ma molto da vedere e da decifrare nella galleria intrigante di Lorenzo Blanco all’RvB Arts di Michele von Buren.

Info

RvB Arts, via delle Zoccolette 28, e “Antiquariato Valligiano”, via Giulia 193. Orario negozio, domenica  e lunedì chiuso. Tel. 335.1633518. info@rvbarts.com; http://www.rvbarts.com/. Cfr. in questo sito, i nostri precedenti articoli sulle mostre di “Accessible Art” alla galleria RvB Arts: nel 2014,   14 marzo, 17 e  27 giugno, nel 2013,  27 febbraio e 26 aprile, 21 giugno, 5 luglio e 5 novembre, nel 2012,  21 novembre e 10 dicembre. I cataloghi delle mostre di Leonardo Blanco,  da cui abbiamo tratto le citazioni del testo, escluse quelle di Viviana Quattrini, sono: “Leonardo Blanco. Without”, presentazione di Alessandro Masi, Casa Moretti, Cesenatico, giugno 2014, pp. 66, formato 24 x 28, e “Leonardo Blanco. Limen”, a cura di Alessandro Masi, giugno 2013, pp. 78, formato 28,5 x 24, e “Leonardo Blanco. Open End”, testo critico di Luigi Meneghelli, maggio 2009, pp. 50, formato  28,5 x 24. Per le altre mostre citate cfr,. in questo sito, i nostri articoli sulla mostra “Secessione”  12 e 21 gennaio 2015,e sul “Padiglione Italia” alla Biennale di Venezia 8 e  9 ottobre 2013; infine i nostri articoli in “cultura.inabruzzo.it”,  per la mostra “De Chirico e il Museo” 22 dicembre 2009, per  le  mostre sul Futurismo a Roma 30 aprile 2009, a Giulianova (Teramo) 1° settembre 2009.    

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante alla RvB   Arts e all’Antiquariato Valligiano alla presentazione della mostra, si ringrazia l’organizzazione, in particolare Michele von Buren, con i titolari dei diritti, in particolare gli artisti Cornelia Badelita e Leonardo Bianco per l’opportunità offerta. In apertura, Cornelia Badelita, “High Fidelity”, seguono  “Wanna Be Your Dog” e “Keep Meat”, poi due affiancate intitolate “Autore sconosciuto”; in successione opere di Lorenzo Bianco, “WO-23” e “HM-5”,  quindi “WO-25” e “WO-22”, in chiusura, “WO-32”.