Carabinieri TPC, recuperati 25 reperti negli USA

di Romano Maria Levante

A poco  più di un mese dalla presentazione di tre opere d’arte di grande valore recuperate, tra cui un Picasso, al Ministero per i Beni,  le Attività  Culturali e il Turismo, il 26 maggio 2015 nuovo incontro con il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, questa volta nella caserma La Marmora. Con il comandante gen. Adriano Mossa, e il Ministro Dario Franceschini,  l’ambasciatore degli Stati Uniti d’America John  R. Phillips ha sancito in modo solenne la consegna a titolo definitivo  dalle autorità americane a quelle italiane di 25 preziosi reperti trasferiti i in modo illegale negli USA  e recuperati dopo complesse indagini svolte dai Carabinieri in collaborazione con l’Homeland Security Investigations – Immigration and Customs Enforcement (ICE) americano.

L’azione di vigilanza del Comando Carabinieri a tutela del patrimonio culturale e  di contrasto ai trafficanti, si svolge anche mediante indagini all’estero nelle sedi di destinazione dei reperti trafugati, in contatto con i servizi locali,  e con l’intervento presso le autorità per il successivo recupero dopo la scoperta dei traffici illeciti.

Fondamentale è la sinergia con le sedi americane dell’ICE basata sul MOU – Memorandum of Understanding – l’intesa tra Italia e Stati Uniti per regolare le importazioni di materiale archeologico  –  con cui si è sviluppata una stretta ed efficace collaborazione. Abbiamo già illustrato l’attività  del Comando Carabinieri per la Tutela, di recente alla presentazione dei recuperi ricordati con il bilancio per il 2014. E’ stata così ricca la presentazione dei nuovi recuperi negli Stati Uniti che passiamo subito alla loro descrizione, rinviando ai nostri resoconti precedenti per  gli aspetti generali della tutela.

I crateri e i vasi  dal c.d. Archivio Medici, dal VI al II sec. a. C.

Sono 10  i reperti archeologici costituiti da crateri, vasi,  oinochoai e simili, soprattutto delV-VI sec. a. C., per ognuno una storia intrigante di successi investigativi sfociati nel recupero. Cominciamo con alcuni  vasi  che risalgono al 450-500 a. C, appartenenti al c.d. Archivio Medici, il cui titolare, ben noto al Comando, è stato sottoposto a procedimento penale presso la Procura di Roma.

I primi due vasi sono un  Kalpis etrusco a figure nere con scene di delfini, del pittore di Micali, venduto  nel 1982 al Toledo Museum of Art sito in Ohio, e un  Cratere attico a figure rosse, del pittore di Methyse, venduto nel 1983 al Minneapolis Institute of Arts: si è accertato che i reperti erano stati venduti da Giacomo Medici con false attestazioni di provenienza. Investite del problema dal  Comando carabinieri per la Tutela,  le sedi dell’ICE  hanno ottenuto dai musei la restituzione all’Italia, con la stesura di appositi accordi,  attraverso l’Homeland Security Investigation,   con la ratifica delle rispettive sedi giudiziarie.

Stessa provenienza per l’ Oinochoe configurato a testa maschile, del V- IV sec. a.C. con una Nubia, recuperato dopo un controllo della Sezione Elaborazione Dati del Comando sul  sito web della galleria Griffin Gallery di Boca Raton , in Florida, con la quale

c’è stata una lunga battaglia giudiziaria; così per l’Askos configurato a forma di cane, IV-II sec. a.C.

Le provenienze dal c.d. Archivio Becchina, dal V sec. a. C. al II d.C.

Dopo il c.d. Archivio Medici, entra in scena il c.d. Archivio Becchina, dal nome di un altro trafficante:  vi appartenevano  vasi a figure rosse, provenienti da scavi clandestini in Puglia negli anni ’70-’80, e destinati alla vendita all’asta da Christie’s, e un grande coperchio di sarcofago.

Il Cratere attico a campana, del V sec. a.C., e lo  Skyphos attico del  pittore di Penelope, V sec. a.C. sono stati  individuati tra i beni archeologici di un noto ricettatore di Montreal su segnalazione dell’ICE di New York al Comando Carabinieri per la Tutela; le indagini del Comando ne hanno accertato l’illecita acquisizione in Italia nel 1992 e 1979, e si sono trovate foto “polaroid”  scattate dopo gli scavi abusivi e i restauri, comprese false “expertise”  di provenienza. Sulla base delle  relazioni tecniche degli archeologi del MiBACT sono stati smascherati i falsi attestati  prodotti all’ICE dal collezionista canadese, compreso un certificato di libera circolazione rilasciato dal Ministero  della Cultura francese e false fatture d’acquisto da collezioni private, e si è provato il collegamento tra il collezionista operante in modo illecito e  i ricettatori italiani.

Poi vediamo il Cratere lucano a campana, attribuibile al pittore di Amykos,  440-410 a.C., individuato mediante gli  accertamenti con la Banca Dati, e l’invio di una sua foto  dal Comando Carabinieri per la Tutela all’’ICE di NY; e uno Stamnos apulo peuceta, VI secolo a.C.,  .

Del II sec. d.C. lo spettacolare  Coperchio di sarcofago in marmo stilizzato, con una matrona sdraiata, di epoca romana, che nella presentazione alla Caserma Lamarmora è stato collocato dinanzi al tavolo delle autorità, Ministro,  Comandante e Ambasciatore USA. Il reperto, posto in vendita da una galleria newyorkese per 4,5 milioni di dollari, non è sfuggito all’ICE di New York che ne ha trasmesso le foto al Reparto Operativo del Comando Carabinieri per la Tutela,   la cui Sezione Elaborazione Dati ha accertato l’acquisto da una ditta romana operante nella lavorazione di marmi, ma la provenienza irregolare dal c.d.  Archivio Becchina, con una parte del sarcofago  venduta nel luglio del 1986 a un collezionista e ricettatore elvetico. L’ICE ha verificato che il sarcofago era di proprietà di un collezionista giapponese, noto per aver  già restituito all’Italia migliaia di reperti sequestratigli dal  Reparto Operativo del Comando Carabinieri,perché del c.d. Archivio Becchina; il collezionista coerentemente non si è opposto alla confisca anche di questa opera per cui nel 2014 ne ha concordato la restituzione con la Procura distrettuale di New York.

Altri reperti archeologici dal IV sec. a. C. al II d.C.

Dal grande coperchio appena illustrato passiamo alla Cuspide di sarcofago pestano, con Auleta, IV-III secolo a.C. L’ufficio ICE di N.Y.  ne ha trasmesso le foto con la notizia che veniva dalla Svizzera come  provenienza macedone e proprietà di una società del Liechtenstein, l’importatore  un noto collezionista americano già noto al Comando che gli aveva sequestrato preziosi reperti come la bellissima fiale d’oro da Morgantina, stimata 1,6 milioni di dollari, e un bronzetto sottratto al museo di Taranto.  Nonostante le apparenze sembrassero regolari, si sono svolti approfondimenti investigativi con “expertise” da parte di studiosi del  MiBACT che ne hanno accertato la provenienza furtiva dall’area archeologica di Paestum – da cui era stata asportata con scavi clandestini all’inizio degli anni ’70 – nel cui museo, tra l’altro, c’è una cuspide analoga. Di qui la positiva conclusione, con la confisca da parte dell’ICE di N. Y. e successiva restituzione all’Italia.

Vediamo anche  una  Pelike apula a figure rosse,  e una  coppia di Oinochoai apuli trilobati in stile Gnathia, tra il 340 e il 300  a.C. e una Testa votiva in terracotta con volto maschile, III sec. a.C., recuperata a seguito del controllo al sito web della galleria Griffin Gallery di Boca Raton in Florida, che ha portato al recupero dell’oinochoai con testa maschile, già citata. La Sezione Elaborazione Dati l’ha riconosciuta come proveniente da un furto del giugno 1982  in un castello di Pratica di Mare, vicino   Roma, e attraverso l’ICE di  Miami ha ottenuto confisca e restituzione.

Poi un Bronzetto romano raffigurante “Marte”,  II sec. d.C., anch’esso individuato dalla Sezione Elaborazione Dati su un catalogo d’asta Christie’s New York , dove era stato posto in vendita come proveniente da una collezione privata degli anni ’80. Le indagini del Comando Carabinieri per la Tutela hanno provato che il bene era stato venduto nel 1991 alla Merrin Galleries di New York con false attestazioni di provenienza, dando modo all’ICE di N.Y,  di chiederne la confisca per la successiva restituzione. C’è anche un Medaglione con un busto di giovane donna e un amorino sulle spalle, I sec. a.C.

Dopo i vasi,  gli affreschi di epoca romana di cm 70 x 60 circa, del I sec. a. C.,  preziosi per la loro rarità. Vediamo un Affresco con figura maschile,  e un Affresco con figura femminile dal lungo mantello rosso e una piccola Oinochoe nella mano destra.  

Anche questo recupero è merito della stretta collaborazione tra il Comando Carabinieri per la Tutela e le sedi americane dell’ICE. I Carabinieri del Comndo, presenti a New York per recuperare altre opere d’arte, furono informati dall’ICE della metropoli che stava per essere messa all’asta la collezione privata di un magnate americano, e un primo esame faceva sospettare la presenza di reperti  di provenienza illegale dall’Italia. La Sezione specializzata del Comando in base alle foto fornite dall’ICE accertò che  tre affreschi della collezione  provenivano da un furto avvenuto il 26 giugno 1957 nell’ufficio Scavi della Soprintendenza Archeologica di Pompei; gli affreschi, la cui scomparsa era stata denunciata all’Interpol, erano segnalati sul Bollettino del Servizio per le Ricerche delle Opere d’Arte Rubate dei  Carabinieri. A queste prove inconfutabili è seguita la confisca e restituzione all’Italia.La storia non finisce qui, perché  nel furto  erano stati trafugati sei affreschi:  ebbene,  oltre a quelli ora citati, sono stati recuperati anche gli altri, precisamente in Svizzera nel  2000 un affresco con  figure, in Gran Bretagna nel 2008 uno con Dioniso, negli USA nel  2009 uno con la Ministra officiante.

Sempre in campo figurativo, del periodo romano,  vediamo un   Frammento di pittura murale con Cristo Benedicente, di  1,25 x 1 metro, sec. XII. Anche qui il recupero è stato possibile per il controllo sui beni in vendita all’asta, questa volta da Sotheby’s , eseguito utilizzando la Banca Dati del Comando, sui beni culturali illecitamente sottratti: ne è stata individuata la provenienza da un furto del 1987 in un Cripta di Guidonia Montecelio, provincia di Roma,  che era stata dichiarata di particolare interesse culturale con D.M. del 26.5.1978. Dopo l’individuazione è scattata la procedura, con la consueta collaborazione dell’ICE americano, per  localizzare il frammento segnalato  a  New York, metterlo in sicurezza e identificare il proprietario/possessore con la documentazione sulla provenienza; tutto è andato liscio, le prove presentate sulla provenienza illecita sono state tali da  indurre i proprietari alla restituzione all’Italia senza resistenza.

Altri reperti, dal cannone  al cammeo, dal Manoscritto alle Historiae

L’esposizione dei 25 reperti recuperati negli USA è quanto mai varia, comprende anche oggetti diversi dai reperti archeologici, si spazia in diversi campi.

Tra loro un Cannone veneziano a retrocarica in ferro, XVII secolo, che nel 1914 è stato trovato dal personale del Custom and Border Protection di Boston nascosto all’interno di un escavatore, nell’ambito di una spedizione proveniente dall’Egitto e diretta nel Massachusetts. Anche qui, sebbene le verifiche sulla Banca Dati non avessero fornito risultati, ulteriori accertamenti  sui fregi rilevati nel cannone, ne hanno provato l’appartenenza al patrimonio culturale italiano. Tali prove presentate dal Comando Carabinieri per la Tutela,  hanno portato alla confisca da parte del citato ufficio di Boston per illecito tentativo di importazione e alla successiva restituzione all’Italia.

C’è poi un Frammento di ceramica, con una figura mitica, tipo Minerva, armatura ed elmo,  il cui recupero è stato reso possibile anch’esso a partire dalle foto trasmesse dall’ICE di N.Y., al Comando Carabinieri per la Tutela nell’ambito della stretta collaborazione in atto, di beni sospetti, trovati in un controllo passeggeri all’aeroporto newyorkese JFK, al   titolare di una galleria di N. Y. al suo rientro  da Monaco di Baviera. Anche se dai primi accertamenti sulla Banca Dati non erano emerse irregolarità, il  Reparto Operativo ha richiesto  una “expertise”  da parte degli specialisti del MiBACT dalla quale è risultata l’appartenenza dei beni al patrimonio culturale italiano.  Immediata conseguenza la confisca da parte dell’ICE e la successiva restituzione all’Italia. Abbiamo anche un  Cammeo di tipologia antica con iscrizione riferibile alle cosiddette gemme gnostiche o a carattere scaramantico. Ma passiamo ora a un’altra tipologia di opere recuperate, esposte in bell’evidenza.

Oltre ai preziosi reperti archeologici, un Manoscritto del XV  sec., sottratto dagli Archivi dell’Arcidiocesi di Torino nel 1990, contiene una delle pagine mancanti dell’opera lombarda “Messale di Ludovico da Romagno”. Il controllo sul sito web della University of South Florida, Special Collections ha consentito al Comando Carabinieri di individuare la pagina miniata, e, con la collaborazione dell’università, l’ICE  di  Tampa ne ha accertato il riferimento a due coniugi della Florida che lo avevano acquistato legalmente ignorandone la provenienza illecita. I coniugi  lo hanno riconsegnato spontaneamente allo United States Attorney’s Office del Middle District of Florida, per la  restituzione all’Italia.

Ed ecco l’“Historia natural”, anno 1672,  di Ferrante Imperato, sulla “diversa conditione di Minere pietre pretiose e speciale altre curiosità” , lo  “Stirpium Historiae pemptades sex sive libri XXX Varie ad Autore Paullo ante mortem”, anno 1616, di Dodoens Rembert,e il “Rarum Plantarum Historia”, anno 1601, di Ecluse Charles.Anche qui una storia investigativa intrigante, legata alle indagini seguite  a quella che viene chiamata “spoliazione della Biblioteca annessa al Monumento Nazionale dei Girolamini di Napoli”. Il sospettato, De Caro Marino Massimo, in stato di arresto ha confessato  di aver sottratto numerosi volumi di botanica dalla Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura nel Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, e di averli dati per la vendita a una Casa d’Aste fiorentina; la Procura di Roma ha ordinato  la perquisizione, e sono state individuate le tracce di 17 volumi, gran parte recuperati e riconsegnati alla Biblioteca. Tre in Usa,  e sono quelli restituiti ed ora esposti insieme ai beni archeologici e di altro tipo: i primi due già venduti a un collezionista americano per 7.000 dollari, il terzo a una libreria per 4.320 dollari. L’ICE li ha localizzati da un privato e nella John Hopkins University di Baltimora, provata la provenienza illecita, sono stati riconsegnati dai possessori  senza strascichi legali per la restituzione.

Alcuni reperti, in particolare quelli archeologici, dopo la confisca e prima di completare la restituzione, sono stati esposti al Consolato Generale d’Italia di  New York nell’ambito  dell’Anno della Cultura Italiana negli USA che ha coinciso con la loro disponibilità in attesa del rimpatrio.

Riproponiamo una fiction tipo “Caccia al ladro d’autore” 

Una riflessione conclusiva riguarda i metodi di indagine e i protagonisti. Uno strumento efficace è la Banca Dati dei beni illegalmente sottratti, ma non è risolutiva perché in molti casi, come si è visto,  non vi figurano i reperti  che solo in base ad ulteriori indagini si rivelano di provenienza furtiva o irregolare. A tal fine sono essenziali gli approfondimenti degli esperti del MiBACT che individuano le provenienze,  e le successive indagini che consentono di risalire alle circostanze del  trasferimento all’estero. Negli USA sono risultati decisivi gli stretti rapporti di collaborazione basati  sul Memorandum d’intesa, il MOU, con l’ICE, Immigration and Customs Enforcement , nelle diverse sedi americane: è l’organismo che procede, quando occorre in collegamento con gli organi giudiziari, alla confisca e alla successiva restituzione all’Italia.

Una rete internazionale del bene, dunque – con le sezioni del Comando Carabinieri per la Tutela e gli organi specializzati del MiBACT in Italia e, per gli USA, con le sezioni locali dell’ICE – impegnata nel contrasto della rete internazionale del male, che comprende trafugatori e ricettatori, importatori e falsari fino ai collezionisti irregolari, giungendo ad inquinare anche destinatari inconsapevoli, dalle grandi case di aste ai singoli acquirenti.

In questo quadro, le vicende delle opere d’arte trafugate ed esportate illegalmente assumono contorni interessanti anche  sotto l’aspetto poliziesco con l’atmosfera di “suspence” tipica delle azioni investigative, che si svolgono negli ambienti più vari, dai luoghi degli scavi clandestini ai musei e case d’aste, fino alle gallerie e ai depositi dei ricettatori. Perciò ci sentiamo di insistere nel riproporre una  fiction del  tipo di “Caccia al ladro d’autore” trasmessa dalla RAI nei primi anni ’80, che al fascino del giallo in un clima da “Codice da Vinci”, ggiungerebbe il  coinvolgimento del pubblico in questa lotta senza quartiere a chi,  per spregevoli e illeciti interessi personali, depaupera le nostre ricchezze culturali. Sono patrimonio dell’umanità, e vanno difese con la mobilitazione dei cittadini, da sollecitare avvalendosi della sensibilizzazione mediatica.

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Info

Cfr. i nostri precedenti servizi sulle presentazioni di importanti recuperi, nel 2015 in questo sito  “Carabinieri TPC, recuperati 5000 reperti archeologici” 25 gennaio, e “Carabinieri TPC, recuperati un Picasso e altre due opere d’arte” 25 aprile; per gli anni precedenti  su www.antika.it . Inoltre cfr. i nostri servizi in questo sito e in quello appena citato sulle mostre organizzate dal Centro Europeo per il Turismo a Castel Sant’Angelo con le opere recuperate dalle forze dell’ordine.

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante nella caserma Lamarmora alla presentazione, si ringrazia il opere d’arteComando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale per l’opportunità offerta. In apertura,  il “Coperchio di sarcofago in marmo stilizzato” del II sec. d. C., seguono 2 visioni d’insieme e 4 primi piani di alcune opere citate nel testo; in chiusura la presentazione, al centro dopo il Comandante gen. Mossal’ambasciatore Phillips e il ministro Franceschini.